Tra i turchi in attesa ell'azione italiana

Tra i turchi in attesa ell'azione italiana Tra i turchi in attesa ell'azione italiana ell'azione italiana Dal iinostro corrispondente di perra tra Samos, Cirio, Cesine e Smirne 4-5 novembre Con ufficiali turchi Questa strana eroderà ohe vado facendo, mi procura degli avvicinamenti Inconcepibili. Sono saliti a bordo, a Sema», alami ufficiali turchi, », secondo l'obbligo di neutralità, il bravo comandante Gallowie ha rifiutato Rimbarco a quelli in uniforme ed ha dovuto naturalmente tollerare gH altri ufficiali che si adattarono a vestirti da turco qualunque. Li ho avvicinati mentre il Sai* sburg salpava e dlnanii a noi il piccolo equi paggio dell'yacht del principe di Samos era Iroccupato a ripiegare con cura la bandiera gturca ammainata al tramonto. Con due de- spgli ufficiali che ciangottavano il francese \ hho dovuto, naturalmente, non.vi dico con\f>qvanta pena, nascondere la mia qualità dig' smrvvre tuimSdHcmè muCitaliano; ma il mio scopo era quello di controllare le notizie sulle forze turche concentrate a Samos, Chio, Cesmè, Smirne e Mitilene; ma più ancora m'interessava conoscere lo spirito degli ufficiali e la misura delle loro effettive illusioni sui risultati del nostro insediamene in queste acque. Le risposte ad' Gonore di cotesta gente furono meno tracotanti di quello che io immaginavo, a Noi resisteremo sino alla fine » concludevano quasi mclanconicamente raccontandomi che al tramonto le truppe, tanto a Samot come a Chio, uscivano dalla città per andare ad occupare delle posizioni sulle montagne che le coronavano nell'intenzione di riuscire ad offendere senza essére offesi. In quanto edl'atteggiamento delle popolazioni, mi distero, alzando le spalle, che le consideravano come pecore, incapaci cioè di sollevarsi contro le truppe turche all'apparir: delle navi italiane... ulls sont trop abituis à ètre esclaves... » E ridevano ambedue rumorosamente, mentre i colleghi che non prendevano parte alla conversazione, perchè non parlavano che il turco, ridevano anche loro e mi offrivano delle sigarette domandandomi: — Auiriche? — volendo chiedere te ero austriaco. — Otti, oui, medecin, polonaisi... antrichien polonais... E ridemmo tutti insieme tome te da quello stravagante colloquio foste uscito il motivo della più irresistibile comicità. Dopo aver riso, uno degli ufficiali tstras te da una magnifica butta di cuoio giallo un cannocchiale Goerz e si mise a scrutare nelle tenebre già incombenti sul mare, verso Chio e la costa asiatica. Quand'ebbe guardato ben bene passò il cannocchiale ad un collega e cosi uno dopo l'altro gli ufficiali guardarono nell'orizzonte divenuto oscuro scambiandosi delle impressioni in turco. Cercavano la flotta italiana. Erano ossessionati anch'etti, come lo sono tutti fimici e nemici nostri in queste isole e sulla costa d'Agfci, ai fantasimi che un giorno appariranno improvvisi e tgomenlevoli, eia per i nemici come per, gli amici. tMbaIl massacrò? Perchè, ad eccezione di Samos, ovunque impera lo tpauracchio del mattacro. Non potrei dirvi te ti terrore di questa gente i giustificato e se effettivamente, come essi affermano, al primo tentativo di sbarco di truppe italiane a Chio a Mitilene o a Smirne, corrisponderà nelle città lo scoppiò dei furore turco contro gliinnocenti. Là còke non mi sembra impossibile. Benché in tutti cotesti punti la popolazione cristiana superi l'islamitica, quella sembra aver perduto ogni virtù di sapersi difendere. Il prestigio della violenza turca è enorme; io io constato da ogni atto, da ogni parola. Sembra che le centinaia di migliaia d'uomini che non sono turchi siano bollati a fuoco dalla incapacità di adoperare sino le armi che posseggono. TutH tremano, tutti paventano e in cuor loro tutti maledicono l'Italia venuta a turbare l'incoscienza caratteristica che è in loro e per la quale la vita è una dolce eosa da trascorrersi senta lotta, senza lavoro, in lunghi riposi colmi di sensualità. Non avrebbero neppur la forza di difendere le loro femmine voluttuose. Mi fati*, no l'effelto veramente di bitantttit nega «4>j timi aneliti delVimpero àèi Pàlèotoghi. H massacro! il massacro!. Non si sente altra in ogni dove. La sola minaccia, che Visio* mismo può agitare ancora dinanzi all'impeto europeo di farla finita con esso in Europa, domina oggi su queste piaggie delU zi ose. Ma a Chio pare che un poco di paura l'abbiano anche i turchi. Vi giungiamo nel colmo della notte. Una folla di barche ai Attornia. Sono « dvcdqldpsmfLsccitmllpinr Irebbero essere il prototipo del levantino, fi glio di ;,adre inglese e di madre italiana, e sposato a una greca, di quella gente che non \ ha paese, che non ha patria, che cambia di \f>andiera come cangiasse di vestili, che megita sulla nazionalità da affibbiarsi alla ' stregua dell'interesse momentaneo... Costui mi fa un'altra osservazione fra quelle terroristiche del massacro ch'egli ritiene inevitabile: «Certo gli italiani saranno ricevuti con gioia da noi, ma purtroppo voi non rimarrete qui per sempre. Ve ne andrete un e Costantinopoli. 1 militari e 1 funzionari turchi di Chio ritengono Tattacco italiano imminente e fanno fuggire le loro donne. Sono ima cinquantina. Invadono la prora del Sedzsburg, vi si stabiliscono fra un coro H pianti, di urli, di imprecazioni, fra un caos di materassi, di coperte, di cesti, di miserie. Lo spettacolo sotto la luce lunare è impressionante. Capisco perfettamente come questa gente ci deve maledire.... Dopo un poco posso parlare con un europeo di Chio, uno di quegli strani uomini che po- ' Giorno, quando avrete fatto la pace e a noi i » , e o o o e e d n o a o a toccherà quello che è toccato alla gente di Mitilene che ha scontato con le più atroci bastonature l'accoglienza entusiastica fatta ai francesi». Un trucco e n i i i i e A Chio la Turehia ha già riunito 1200 soldati con due cannoni, comandati da ufci vecchio colonnello fanatico e valoroso. Pare che l'Autorità civile turca abbia ricevuto da Costantinopoli l'ordine di arrendersi, ma quella militare giura che è decisa di immolarsi. L'approccio a Chio non è minato, le disposizioni della resistenza sono presto a poco quelle di Samos: i soldati alla sera lasciano le caserme e occupano posizioni sulle montagne, da dove col mezzo di fuochi fanno segnali con Cesmè, Samos e Smirne, La presmza delle siluranti italiane è già stata segnalata varie volte. L'altro ieri accadde a Chio un curioso cato d'allarme, che sparse per tutto l'Egeo la voce che gli italiani fossero di già sbarcati a Chio. Una trentina di contrabbandieri risoluti si camuffarono in qualche modo da soldati italiani e da un veliero presero terra per lontano dalla città. Le sentinelle turche li presero per italiani e corsero a darne l'avviso in città. Nacque una confusione in-' credibile, si telegrafò a Costantinopoli che Chio stava per essere occupata da noi, la guarnigione turca si riunì, la popolazione cristiana si asserragliò nelle case... Finalmente il trucco fu scoperto, ma ì contrab bandieri intanto avevano potuto a loro agio sbarcare un'enorme quantità di tabacco ed internarsi nei monti. 12 olive per soldato Riassumendo dalle informazioni attinte a varie fonti, e alcune delle quali mi sono state date dalle persone medesime che hanno informato il nostro Governo, ho p'otuto dunque dedurre che i preparativi turchi ài resistenza si riducono ai 1200 soldati di Samos con quattro pezzi Krupp, a 1300 circa a Chio con due cannoni, e ad un numero identico a Mitilene. A queste forze si dovrebbero aggiungere i soldati di Smirne e dintorni, 7000 circa, che affidandosi alla fortuna di piccoli velieri prendono ancora il mare e sono spediti nelle isole a rinfor¬ ztqNdqcippsv[ a e i à i a r i ' e a e o d a o o i i a o e a a ¬ zare t presidi che ho già enumeralo. Le truppe hanno munizioni abbondanti. In quanto ai viveri la loro razione giornaliera è costituita da cinque gallette e da dodici olive, non una di più non una di metta. Naturalmente non è concepibile che codesta dieta rimanga tale nelle isole, dove lo: requisizioni forzate la completano. Si raccontano su queste povere truppe delle cose inconcepibili. Esse sono per la maggior parte reduci dall'Albania, dove furono impiegate a domare la insurrezione di quest'anno. Il colera le ha decimate nel viaggio in modo spaventevole. Un bastimento carico di 500 uomini partito da Prevesa arrivò al lazzaretto di Smirne con 62 superstiti. Gli altri erano morti in viaggio colpiti dal morbo. E da Prevesa come viveri di vianqio avevano avuto 'quelle gallette e [quelle olive alle quali ho accennato più sopra. Questi sarebbero i soldati dai quali si attende la resistenza eroica per l'onore delle armi turche. E' lecito pensare che non avranno molte disposizioni fisiche non foss'altro perchè una gran parte di cotesti soldati sono usciti dal lazzaretto da pochi giorni. Fra le disposizioni prese dalla difesa a Chio va notata questa: i turchi nella città hanno occupato j soli edifici religiosi crittiani e dove le ragioni tattiche lo hanno suggerito, o non esistendo chiese cristiane, hanno camuffato la casa da chiesa sormontandola con croci a salvaguardia dei co'pi di possibili bombardamenti. In una di queste anzi hanno chiuso le suore... Nella scìa d'una torpediniera turca... li nostro arrivo nel porto di Smirne è stato preceduto da un incidente abbastanza interessante, da distogliermi dalla conte m plazione della magica città che si annunziava enorme nel fondo del suo golfo, dominata dalle catene dell'Anatolia rutilant in inesprimibili graduazioni di colore. Una torpediniera turca ci attendeva al largo per guidarci attraverso il passaggio lasciato nello sbarramento delle mine che chiudono ti golfo. E' inteso che la marina italiana nel caso poco probabile che venga a Smirne conosce quello sbarramento a menadito, e saprebbe rastrellare il mare, pescare i gimnoti come fossero una serie di innocui delfici immobili. Comunque, questa è la difesa essenziale messa dai turchi a sei miglia dalla città e a due dal vecchio porto che la precede e che sorge su di un isolotto. Eccoci mlli. scia della torpediniera tutta orgogliosa nelle bandiere che l'ornano a poppa,'a pista e sull'alberetto dinanzi. Vanire du Btngasi ed esser guidati da una torpediniera turca, attraverso uno sbarramento di mine messo per far saltare in aria le nostre navi, dovrebbe rappresentare per un giornalista italiano una condizione sufflcente per ispirargli molti profondi e commossi pensieri. Confesso la verità che mi sembra viceversa di trovarmi nella situazione la più naturale del mondo... Le cose un poco sopranaturali le intendo poco dopo a Smirne dalla bocca di un nostro valoroso connazionale, il dottor Bassi, di Biella, medico della Regia ottomana, uno dei maggiorenti di questa disgraziata colonia, costretta ad attraversare tutte le più angosciose alternative, in fondo delle quali sorge il solito ossessionante spettro del massacro. Bandierina di latta Gli italiani a Smirne sono più et diecimila. — Ma ella crede effettivamente, dottore, in una simile eventualità r — Non la escludo, non si può escluderla. La psicologia di questo enorme eentro asiatico è delle più complesse e pericolose che si possa immaginare. L'impressione che produrrà in Smirne l'occupazione di Chio e Mitilene da parte dell'Italia non è valutabile. Tutta la popolazione indigena è per ora convinta, convintissima dei successi turchi in Tripolitania propalati dal Governo e confermati da questa specie di stampa greca che esiste-in Smirne e che informa il pubblico, ad uso e consumo del Comitato « Vnione e Progresso ». Le dirò che U Comitato giustifica le sue panzane con il fatto che, dicendo la verità, non saprebbe come domare il fanatismo pronto a divampare. Immagini dunque quale effetto produrrà nella seconda città dell'Impero la constatazione materiale che l'Italia, lungi dall'aver avute degli scacchi, è venuta a bloccare Smirne, occupando Chio e Mitilene... Può quindi credere che la nostra condizione non i molto lieta. Per conto mio temo l'arresto da un giorno all'altro. — E gli italiani sono perseguitati? — Veramente persecuzione nel vero senso, no. La polizìa, ad esempio, è andata a rivangare sino i piccoli reati commessi da qualche italiano quattro o cinque anni or sono e profittando della sospensione delle capitolazioni fauno scontare adesso le pene. Anche dei velieri italiani che erano qui la maggior parte è stata lasciata partire. I turchi non hanno sequestrato che quel piccolo catteT, sulla sommità dell'albero del quale c'è come lei vede una minuscola bandierina italiana di lamiera... Ogni giorno fra i barcaioli del porto o'è una specie di gara di cuccagna per giungere sin lassù e strappale la bandiera. Sinora nessuno è riuscito. — E il contegno dell'autorità turca qual'èf — La solita passività indifferente sostenuta dalla fiducia che l'Italia non potrà forzar la mano per non provocare lo scoppio del fanatismo e la conseguente temuta ecatombe di vittime innocenti... Ah! maledetto paese, quando sari il giorno della tua fintr... L'areoplano ! Sono sesso tranquillamente a Smirne, che a dire il vero mi è sembrata tute altro che immersa nella paurosa attesa del massacro. Tutto quello che di più seducente può offrire una città orientale, Smirne sembra pronta ad offerirlo nella mollezza e nel languore del suo dolcissimo clima e delle sue bellissime donne.'Una folla densa, festosa, pittoresca, riempiva il lunghissimo guai della marina, la grande via parallela interna, tutte le arterie della immensa città dove vi san venute mescolandosi tutte le razze d'Europa e d'Asia. Una fusione che mentre costituisce la ragione prima della bellezza fisica della sua gente, non è riuscita a stabilire fra questi duecentomila credenti in Cristo un'alleanza, una forma di difesa qualsiasi che valga a garantire nella città, almeno per.'qualche tempo, le loro vite e i loro averi contro una minoranza islamitica assai meno forte numericamente e intellettualmente. GU italiani non verranno di certo a Smirne perchè, al postutto, la sua occupazione non è indispensabile ai nostri scopi. Ma qui pare che i turchi ci attendano sul serio. Le fantasie suggestionate dai monchi telegrammi apparsi sui giornali greci, annunzienti le prodezze compiute dagli areoplani italiani in Tripolitania, vedono cose indicibili. La guardia del fuoco che qui, come a Starnòtti, sorveglia dall'alto di una torre il manifestarsi degli incendi, discese l'altra notte precipitosamente dal suo osservatorio per raccontare^he un altopiano italiano venuto dal mare si librava su Smirne, spiando... E la città lo ha creduto. Le cose vere sono di un'altra natura e si riassumono nel commercio scemato in guisa impressionante, nelle entrate delle dogane ridotte ad una cifra insignificante, nelle provviste di carbone tanto esaurite, che le ferrovie dell'Anatolia dovranno presto cessare le corse dei treni e la Compagnia del gas fUsuminazione della città. La divisi'one delle siluranti batte l'Egeo, e se è stato possibile alla Turchia rinforzare in qualche modo i presidii delle isole con i miseri contingenti superstiti del colera e tratti da Smirne, von ha certo potuto inviare qui rinforzi da Costantinopoli. Tra le mine Lascio questa sera Smirne per Mitilene. Eccoci fuori dal porto di nuovo. Beco il forte con i suoi dodici caimani da allindici e gli artiglieri pronti atte culatte dei pezzi, pronti naturalmente a fare eventualmente da bersaglio inoffensivo ai cannoni delle nostre navi ntaprasestrlmvurdsctuTt«uvngtrscgdvTanev/imucevmnrtmgtqtdcrturca, una grossa nave... Possibile? Eppu re non c'è da sbagliarsi. E' uno dei tre bMa c'è una novità. Una nave da guerra'-w. .. _ ,nsdvecchi incrociatori che hanno almeno 30 an-\i" come ha fatto ad uscir dai ' . ., |meludere la vigilanza nostra a dgìunger qui e collocarsi all'estremo meri- vtonale della città dietro il forte delVisoloU ^to? E' proprio vero che la flotta turca gtuo- ca questa suprema carta di affrontare il combattimento? - Penso che questa lette-\ni di vita. E Dardanelli, ad e ra vi giungerà talmente tardi che voi medesimi potrete dare a queste mie affretta-, te e disordinate «"-"Tti-ni ima iajffjfliia\l ne più chiara e plausibile di quella che te.i tagliata da una settimana fuori del mondoj potrei tentare M dare. Sorpassato il forte avremmo dovuto frova*. re la torpediniera che ci avrebbe dovuttt]. accompagnare attraverso U varco dettai sbarramento détte mine. La toirpedmìera vii eeverta è scomparsa. Per non rischiare di saltare in aria bisogna arrestarci.. E cosà tacciamo. E1 il crepuscolo. Se la torpedinisi ra non «{unge a trarci fuori da questo peJ lago, c'è rischio che restiamo qui fino a dcA mani. Sapiente imprevidenza ivrea! attesta) voWa tu rischi di farmi trovare a MÌiilené una fortuita coincidenza che mi permette! rebbe di rifar la strada fra le isole in luogoi di andare a finir chissà dove. A Varna, fori se, o a Trsbisondat... Poiché, a dircela ini confidenza, oonto di meritare, di fronte aiturchi, quasi la fucilazione. Venire dallaì Tripolitania e andare in mezzo a loro è un\ toupé eccessivo. Non vi pare t A tavola coi nemici L'ambiente dei passeggieri dèi Salzsburgi « completamente mutato. Sono in mezzo adi una compagnia quasi del tutto turca. A tavola turco a destra, turco di fronte, turchi nette prossimità. Sono soltanto i meravigliosi occhi di una signora di Smirne che, tolgono air ambiente fatto di ufficiali superiori e di alti funzionàri che,vanno a Costantinopoli, l'insopportabilità della vita.in comune con i nemici... Non si parla della] guerra. La parlantina triestina del Cpman.\ dante ha spento in quelli che potevano a-\ verla la volontà di discutere sui referti de, Tanta o del J«un* Tare. Però mi sembra d aver notato che il comandante Gallowici non t più verso di me di quella espansione^ e di quelle disposizioni che mi ripromettevo di sfruttare a vantaggio detta mia.noni /acile impresa. Questa sera mi ha parlato in una eerta guisa di responsabilità, di timori, che mi hanno fatto capire che il mio uomo è più austriaco di quello che a ino converrebbe che fosse... In mano dei tur-\ ehi non mi consegnerà certo. Andiamo a-\ vanti dunque, ohe tutto andrà bene. Il cq-\ mandante mi ha consigliato di chiudermi] nella eabina e di non azzardarmi a scrive-, re in salone, fra i turchi. Obbediamo. H»\ tentalo di riconquistare le simpatie del comandante facendogli le più calorose congratulazioni per U modo come aveva evitato l'investimento di un cocciuto vapore :,j quello che superava con noi lo sbarrameli-\ to dette mine. Poiché, non ve l'ho ancor] detto, dopo alquanto attendere, un rimor-, chiatore è venuto al posto della torpedinie-\ ra per guidarci fuori del pericolò. Nelì'aU', tesa si erano radunati intorno, a noi. altri- bastimenti partiti in ritardo da Smirne E '-,, ,,_„ . „ ,n" procedere, una nave greca et volle pas-\ sare di prora. Per non sventrarla ilcoman-\ dante Gallowie dette macchina indietro, u-i \icmi9 d<ai0 strett0 emale fr j ^ „•,. > . _ _ '-. |mento, che * abbastanza profondo, sicché,, j„_„ .„,„„,_ ., , dopo over salvato il vapore greco rischia vamo di taltare in aria noi.. E' andato be ^ probabilmente perche le mine san fur cnCt nella condixione rioéj 1orae> di fft4eH di ehe a comanaante delìa pta„J \non llprese la briga di a1ton4are\ -, \l tanto erano vetuste... ARNALDO •'••JS Il ' - ■ • -. Ooraapsate turche nel Mar di Marmara " gìunger qui eni di vita. E Dardanelli, ad e