La Germania, dopo l'accordo con la Francia, dovrebbe sentire più forti i vincoli politici che la legano all'Italia

La Germania, dopo l'accordo con la Francia, dovrebbe sentire più forti i vincoli politici che la legano all'Italia La Germania, dopo l'accordo con la Francia, dovrebbe sentire più forti i vincoli politici che la legano all'Italia (Per telefono atta Stampa). Roma, io, notte, prestigio diplomatili i o ! pr, , o a e e I colleglli tedeschi, i quali si occupano due volle al giorno della nostra impresa africana, ci riconosceranno certamente il diritto di occuparci della loro contrattazione africana, oggi, che in tutta Europa e arrivata la eco della discussione avvenuta al Reichatag. Ce ne occuperemo con la più grande equità, facendo completamente astrazione della campagna, punto equanime, punto obbiettiva, ohe essi conducono, pertinaci, contro di noi, loro amici ed alleati. Nè dentro, nè fuori dell'Impero germanico potrà passare inosservato il coro di biasimi, anzi, la vera insurrezione, contro il Ministro degli esteri. Kiderlen Waechter.ed il Cancelliere dell'Impero, Bettman-Hollweg. per l'accordo, che è stato il risultato delle lunghe e laboriose conversazioni diplomatiche per la soluzione del problema marocchino. Dal punto di vista territoriale, è indiscutibile che la Germania, senza aver sfoderato la sciabola, senza aver fatto il sacrificio di un solo uomo, di un solo marco, si trova arricchita di un nuovo, grande, utile possesso dell'Africa equatoriale. Il nuovo possesso coloniale ò certamente importante, ma non saremmo sinceri se dicessimo che il mezzo del quale si è servita, in questa occasione, la Cancelleria dell'Impero, è degno di ammirazione. Il mezzo è molto discutibile in se stesso; ma ci affrettiamo a dire che esso potrebbe apparire giustificato dal fine ed anche dall'azione contro la quale esso doveva servire. Se dovessimo ricorrere a quel linguaggio brutale, sconveniente, che parecchi colleghi tedeschi si compiacciono di usare negli articoli consacrati alla nostra impresa tripolina, dovremmo dire che la Germania ha fatto un ricatto alla Francia, approfittando di una mala azione di questi. La Francia, ad onta di tutte le deliberazioni prese nella Conferenza di Algesiras, approfittando di precedenti accordi con l'Itaiia e l'Inghilterra, le quali si erano disin teressate del Marocco a favore di eesa, commise la cattiva azione di lacerare la Conferenza di Algesiras. La lacerò, concludendo un trattato segreto con il Sultano, e mar ciondo su Fez. Dobbiamo qui ripetere ad alta voce che l'occupazione militare della Capitole del Marocco fu una aperta ed ingiù stificabile violazione della convenzione intemazionale sopra citata. La Germania, la quale dalla sua vigile diplomazia fu informata a tempo debito di ogni passo della Francia, la lasciò fare, la incoraggiò col silenzio ad andare innanzi, e a compromettersi in modo irreparabile. Poi o I un bel giorno, invere di protestare, invece i \ai denunziare la violazione della Convenzio mlienisenevezisae didimlitdebiRprmcocinFmreNnpl'p«< faCpstNncrnratpccEDdlessmppsm ali." Potenze firmatarie di essa, senza av vertir- alcuno, mandò segretamente la na ve da guerra Panthcr nelle acque di Aga dir. Disse dopo, ufficialmente, che la nave doveva proteggere la vita e gli interessi dei sudditi tedeschi. . Clic ci fossero ad Agadir sudditi.tedeschi, non fu accertato, ma fu riconosciuto da tutti elio nessuno minacciava la pace, la quiete. In perfetta calma di quella-pepolazione. Che la protezione dai Sudditi Igd^tìi! fosse un pretesto presso a poco con^4uello dei famosi « krumiri « inesistenti in Tunisia, lo dimostrò lo stesso Governo tedesco, affrottpudos: a far sapere al Governo francese che esso era pronto a trattare sulla base di compensi. Se noi, dunque, volessimo ripa gare parecchi dei nostri colléghi .tedeschi, rcn ta loro moneta, dovremmo dire che Iti Germania, còlta la Francia nèHa flagranza del fatto, l'afferrò per il braccio, gridandole u'I'orecchio: «O tu compri il mio silenzio, o ti denunzio ». La Francia, avuto riguardo a!!a grande ricchezza del bottino, subì il ricatti). Quale differenza, fra questo mezzo parecchio loiolesco e quello altamente l--alc!. i.ll j. _ _I..JJIai, . a*a rlntPTtnlim I e pc»lettamente giuridico usato dall'Italia L'Italia ha proceduto secondo le norme del diritto internazionale e della Convenzione dell'Aia. Eppure, la massima parte dei gi:r-1 da oltre un mese si ostina a1 a o o e , r e . a ; e o oe e nn. a e e a edi il io re rn i aen lo nnvdi a oV hi erano na era. ui te ucgli, , J909 quando la Germania cominciò a ma. , ' M , ' . , hi, fendere a pali, con la Francia, quando dila -mostrò di essere disposta a mettere da par amcvsrsntotlcbdtcldilnali tedesch- oa aure uu «.,«.•«.?. <-*H«v-Ichiamare brigantaggio la nostra impresa tripolina. Dicevo, dunque, che. materialmente, 'a Gei-mania può essere contenta del risultalo delle conversazioni diplomatiche fra l'ambasciatore francese Cambon e il Ministro tedesco von Kiderlen-Wactcher. Può essere anche contenta moralmente, diplomaticamente o politicamente? Non pa¬ ure più vive sono state fatte, proprio;ito terreno. Moralmente, il prestigi-oiguadagnato, se puro ronte al problema re" che la risposta possa essere affermativa, jLe cens su questo della Germania non ha non ha scapitato. Di fronte marocchino. la Germania del 1011 non so- miglia molto alla Germania del 1905, e de-igli anni seguenti Per tutelare l'indipenden !za e l'autonomia del Marocco, la Germania !arrivò fino al punto di mandare il suo Im-1peratore nelle acque di Tangeri e di costriu-gers la Francia a. cacciare via dal Governo anco et immediate, il Ministro degli esteri, Delcassé. Per tutelare la porta aperta aiMarocco, e per impedire che questo facesse la fine della Tunisia, la Germania Impose alla Francia ed a tutta l'Europa la Corife- renza di Algesiras, nella quale, superando non pochi ostaceli, riusci in massima parte nel suo intento. II prestigio morale, tenuto alto per ben quattro anni, cominciò a declinareIrinnego' completamente la sua politica ma- Tocchino.; iniziata clamorosamente dall'Im- '^oratore iu persona, in quanto che. nelle Iconversuzidni berlinesi si dichiara subito'pivnia a lasciare che il Marocco cadesse ni-..«L Francia nurchè auesta le r-: ™" ' f-'f ***** "' P.u/ cD..*z£ ,"bri : desse compensi. Moralmente, danque la ne-]Germania nel 1011 è ben diversa dalla Ger> il nulgli rri ta oeri te il grande ideale, pur di partecipare al bottino che la Francia voleva per sè sola. I negoziati, cominciati poco dopo, furono prima trascurati, e poi troncati dalla Francia, appunto perchè questa, compreso il giuoco, non voleva soci nella lunisificazione del Marocco. Deluso il primo tentativo, la Germauia fece, con l'Invio della Pan ther • « j-_ -i Lnf,.,-™ ™i mini»,mi Agadir, il secondo tentativo, col quale mmemania, del 1905. Il suo prestigio morale non ci ha guadagnato. Non ci ha nemmeno guati agnato il suo prestigio diplomatico, perche giusto ieri, a e mentre al Reichstag il discorso del Canee! liere veniva accolto molto ostilmente, 11 mi nistro degli Esteri della Repubblica francese ha dichiarato che egli aveva respinto energicamente le domande che dapprima aveva fatto la Germania. Questa dichiarazione ufficiale, fatta proprio ieri, ci dispen sa dal riandare le fasi dei lunghi negoziati e ci costringe a riconoscere che sul campo diplomatico la Germania ha fatto la figura di quel negoziante, il qu>ale domanda cento ma finisce con il contentarsi di cinque. Politicamente poi gli allori del Cancelliere e del ministro degli Esteri sono poco invidiabill come hanno dimostrato gli oratori al Reichstag e il contegno sorprendente del principe ereditario. Politicamente la Germania si è trovala per la prima volta in condizioni di inferiorità di fronte alla Francia, Dal 1871 all'estate del 1911 la condizione delle due rivali fu sempre questa: chela Francia avev.a paura della guerra e la Germania faceva sempre comprendere di essere pronta a rinnovare le gesta del 1870-1871 Nelle trattative di quest'anno per la soluzione definitiva del problema marocchino le parti erano invertite. Appena costituitosi l'attuale gabinetto francese, un quidam deputato presentò la seguente interrogazione: «< Chiedo so il nostro esercito sia pronto a faro la guerra ». Il nuovo Presidente del Consiglio Caillaux si alzò subito e diede in piena Camera Ja seguente risposta: «Il nostro esercito è pronto a "fare la guerra». Null'altro. Sotto questi auspici cominciarono a Berlino quei negoziati che furono chiamati conversazioni e con essi cominciarono i ritornelli quotidiani del Temps. Finora la Francia ha avuto paura della guerra; ora non la teme. Appena la Gerniania accennò ai compensi da lei pretesi, ecco scattare il ministro inglese Lloyd George a pronunciare parole di minaccia tutt'altro che vaghe. L'Inghilterra non avrebbe mai permesso che la Germania si insediasse al Marocco. Ecco il ministro della marina francese, il Delcassè, che crede .arrivato il momento della sua rivincita ed esclama in un piccolo discorso: « La nostra marina ed il nostro esercito sono l'orgoglio della Francia; essi sono pronti a tutelare efficacemente i nostri diritti ed i nostri interessi ». Ecco il ministro della Guerra che dal fondo di un piccolo comune di provincia fa un discorso solil EvzadenuLHeratovalagtoLeritozafrhlalinpatidtudraè cafip80coper dire: «Noi vogliamo la pace, ma il no- instro esercito è in tali condizioni da poter | ge i , . e i o e i , i a e , o o c!norrae impressj0ne tanto enorme che il m I l e r-1 u> venend0 men0 al risertK) ^03^ d(U. a1 affrontare la guerra ». Ecco nuovamente il ministro della marina Deloassò che, non contento di magnificare la sua rivista navale, osa pubblicamente gettare il discredito sulla rivista navale tedesca fatta dall'imperatore in persona dicendo ad un giornalista: «Tutte le unità che hanno partecipato alla nostra rivista navale sono pronte a fare la guerra; alla rivista navale tedesca hanno invece partecipato parecchie navi non ancora finite ». A tutte queste provocazioni come rispondeva la Germania? Nel modo più mansueto, più cristiano. Basti ricordare che quando le borse tedesche furono invase dal panico della guerra, quando le casse di risparmio tedesche furono prese d'assalto da coloro che volevano ritirare i depositi, il cancel qsslosapNcncpapliere dell'impero diramò -un comunicato col Idduale assicurava nel modo più assoluto che'lin nessun caso la Germania avrebbe fatto la guerra per il Marocco. Eguale assicurazione dovette essere data più volte per calmare il panico 21 guerra dal quale-era stata invasa la borghesia tedesca. Tutto ciò accennato al Reichstag ha prodotto una e- principe ereditario del regno di Prussia e dell'impero tedesco, il quale era andato da Danzica a Berlino per assistere alla sedu- -Ila. sua .-altissima posizione, non ha minima^ a monte dissimu,Qt0 ,a sua yjva approvazio. ne agli attacchi che gli oratori facevano al- a o mee, a¬ la politica del Cancelliere imperiale. Anziché scandalizzarmi della condotta del principe ereditario, il quale dovrà renderne conto all'imperatore, non. posso non meravigliarmi altamente che la,, maggior parte dei giornali tedeschi, proprio in questo pe 1arlr1 pgro;* della politica dell'impero, senta il bisogno! -oidi vituperare ogni giorno una nazione ami-Uro ca ed alleata della Germania, che proprio 1a WM» le Francia, dopo quaranta anni diTa, jri0(io non molto brillanta della diplomazia o- inferiorità diplomatica e militare, si alza a e-i tacciare la rivaie, ci sitino ex ambascian !*°ri di Germania a Roma che scrivano ar--| a ! ticoli nei giornali per chiedere che l'Italia! m-1 sia cacciata dalla Triplice Alleanza anche u-j prima che il trattato sia scaduto. Io nonUno .posso non stupirmi che nessun Kiderlen Li, jWaechter e nessun Bethmann Holwegg sen.aitano il bisogno di pronunciare una parola ise I che suoni ammonimento patriottico a coloro 'se che si lusciano troppo dominare dagli inte-|e- j ressi finanziari, uua parola che sconfessi la do ! campagna pazza contro lo Stato alleato, te j contro la nazione che è stata la venerata 1 maestra della cultura, della scienza, del- er jl'arte. Se Goethe risorgesse dalla saa tomba! re' e

Persone citate: Cambon, Goethe, Hollweg, Lloyd George, Waechter