Wagner contro Strauss

Wagner contro Strauss Wagner contro Strauss g(Nostra corrispondenza particolare) Berlino, novtm»re. Presentarsi ad una signora in giacca da lavoro, spettinato, a con la barba .ancora da radere, b come voler segnare la propria, irrimediabile condanna. Sopratutto con la barba ancora da radere. L'ha imparato a suo spese Siegfried Wagner, figlio di Riccardo, nume tutelare dell'integrità artistica paterna, autore egli stesso di qualche opera mal sopportata, direttore d'orchestra, impresario di Bayreuth. Un brutto giorno Siegfried, che è pure' diligente studioso, deliberò di fare una pas9eggiatina dalla sua stanza alla biblioteca. Poi che si trovava in casa sua, non ritenne necessario, prima di aprir l'uscio, di darsi un'oochiatraa nello specchio per osservare se la sua toeletta era perfettamente in regola. Cosi avvenne che in biblioteca ci fosse una signora, la quale attendeva lui, proprio lui, per intervistarlo. Siegfried si vide perduto: presentò due scuse in fretta, e corcò di svignarsela. Ma l'intervistatrice non lo lasciò più: cominciò un fuoco di fila di domande, al quale il disgraziato figlio di Riccardo ed autore di un'opera intitolata Kobold non potè sfuggire. Quante ore sia durato il colloquio, né l'uno nè l'altra si sono ricordati di raccontarcelo ; Siegfried ci ha però raccontato che la sua barba durante l'intervista è diventata due volte più lunga, ragione questa perchè la signora, tornata a casa, scrivesse un lungo articolo, facendo pronunziare da Siegfried delle fraBi che l'hanno ora compromesso dinanzi a tutto il mondo musicale tedesco. Siegfried, ve l'ho già detto, è un grande ammiratore di suo padre: per lui tutta la musica dell'umanità è racchiusa noli'Anello, nel Parsival e nel Tristano. Memore di una biblica sentenza — chi non è con me è contro di me — egli ha considerato il sorgere e lo svilupparsi delle nuove scuole come un attentato all'immacolata purezza del waguerianismo, ed ha ecagliato contro i novatori i suoi fulmini colti sulla tomba del padre. Il bersaglio più colpito fu, ed è ancora, naturalmente, Riccardo Strauss. Questo reprobo, che ha osato levarsi di fronte al gigante quasi in atto di sfida, che affolla i teatri ed allontana dalla sacra Bayreuth i devoti pellegrini, il cui nome è oggi come uno squillo di battaglia contro i filistei e gli ortodossi, questo scrittore di note deve essere annientato. Siegfried pensa: non c'è che una fiamma sola nella vita musicale; tutto il resto è carbone imputridito. Il sogno è bello: la fiamma custodita nel Sacrario. L'umanità vi giunge a piedi scalzi, orando. E' il simbolo del Santo Gral, resuscitato dall'evo medio a tutto beneficio degli eredi di Wagner. Ma noi siamo politeisti: un nume, per quanto grande, non ci basta. U feticismo >uò essere un segno di nobiltà d'animo, ma •.che di debolezza mentale, quando non la degli interessi particolari. In noi c'è posto per Wagner come per Strauss. In Siegfried non c'è che la cieca venerazione per il padre. Se è commovente questo amore figliale, è tuttavia pericoloso. Si può apprezzare, ma non seguire. £' così avvenuto che Siegfried, benché Sn toeletta da mattino, con la barba lunga e spettinato, abbia fatto alla signora intervistatrice delle dichiarazioni che non concordano perfettamente con il codice della buona educazione. Aveva egli dormito male? O aveva sognato di assistere ad una rappre sentazione del Rosenkavalier sulle scene di Bayreuth? Certo è Bayreuth la preoccupazione costante di Siegfried : nel 1913 il Parsifal sarà rappresentato, in tutto il mondo, sfuggirà alle cure di •Cosima pttr- essere interpretato da cento direttori che poco prima, con lo stesso slancio, con eguale en tusiasmo avranno interpretato una qualun que opera di Strauss. E questo fu lo sfogo di Siegfried, autore d'un'opera intitolata Banadietrich : c E' doloroso ohe il Parsifal venga presto rap presentato nei teatri che sono contaminati dalle funeste opere di Riccardo Strauss, sui palcoscenici calcati dalla nauseante Salomè e dall'Elettra, la quale non si può chiamare altrimenti che un insulto a Sofocle, una profanazione di tutto il classicismo. Mio padre balzerebbe dalla tomba se potesse venire a conoscenza dell'abbassamento a cui è giunta la musica con le opere di Riccardo Strauss. Può essere arte quella che Riccardo Strauss offre al suo pubblico? E' compito dell'arte sfruttare le più basse inclinazioni degli uomini, la loro tendenza alla eenualità, alla libidine? Da quando l'arte è "itale alla lordura? Salomè, Elettra e il -.graziato Rosenkavalier non possono esse .e altro che una sensazione momentanea, fuggevole. Nuli'altro ohe una turlupinatura per ,far danaro. Il compositore specula sui più impuri, bassi istinti dei suoi uditori, li sfrutta per guadagnar soldi. Nel suo etu dio su Mozart il professor Rudolph Genèe parla molto giustamente degli istinti antiartistici e della musica falsa di certi autori tra i quali egli naturalmente annovera per primo Riccardo Strauss. Con una veramen te maravigliosa ironia Genèe • parla di Strauss, che nella sua ben nota modestia da dirottare d'orchestra si destina da sé ■tesso un poeto presso i più grandi maestri di tutti i tempi — presso Beethoven, Haydn, Mozart. Ancora non è morto ogni sano sentimento nell'anima del popolo tedesco. Il sole della vera arte non, può eternamente es sere oscurato dalle cattive e malsane esalazioni. C'è bisogno di ristabilire soltanto nn po' di corrente — ed i miasmi che provengono da un oerto indirizzo della letteratura, della pittura e della musica di Riccardo Strauss si dileguano. E' quasi da non credere ohe Riccardo Strauss osi introdurre un tale sudiciume. Poiché gli archi dei vio ldQtotmMc—mcumnsqqetdaSocnqagsptbBfteddclVtrcldtsltotbtlbEavbncrrvGapRpnnmtSgAdlnSgtdccBtpnfischppW—tpprdpEcsdcRatpdsLnsvLvuz1c lini scorrono alla rovescia — con la parto del legno — sulle povere corde per produrre degli strepiti, dei raccapriccianti strepiti. Questa io non la chiamo musica, ma espettorasione di malaria e di fantasia febbricitante. E' un grandissimo errore credere ah» mio padre non avesse apprezzato la melodia. Molto sue parole testimoniano proprio del contrario. La sua professione di fede dice: — Io credo in Dio, Mozart, Beethoven, come pure nei loro discepoli ed apostoli. Io credo nello Spirito Santo e nella verità di un'arte indivisibile 1 Ancora: ciò che esprime la musica (che dev« esprimere) è eternamente, infinitamente ideale; essa non esprime la passione, l'amore, il desiderio di questo o di quell'individuo in questa o in quella circostanza, ma la passione, l'amore e il desiderio stesso, negli infiniti vari motivi che sono fondati sull'esclusivo carattere della musica, e che non si possono esprimere altrimenti. — Ma per ritornare a Riccardo Strauss: la sua musica è una speculativa offesa all'umanità. Se mio padre vivesse ancora, egli si scaglierebbe con la sua voce tonante contro questo traviamento, contro questo oscuramento dell'ideale. Vi devono anche essere libretti volgari e musica volgare — per gli uomini che ne hanno bisogno. Ma la società equivoca faccia il suo piacere, e non si osi di portare sopra una tavola onesta dei piatti che brulicano di bacilli, veleno della peggior specie. Noi in Bayreuth ed teniamo — per fortuna — fermi all'ideale. Noi non portiamo veramente nessun tesoro nella cassetta. Il musicista deve anche vivere, oerto, ma guai se egli diventa uno speculatore! > Respiriamo: è finito. In verità dei bacilli sembra ne contengano più queste parole che tutta la musica della Salomè o delVElettra. Siegfried, autore d'un'opera intitolata Sterneuwelten, per difendere l'eredità di suo padre ha scelto un tristo vocabolario. Che la musica di Strauss sia una lordura, ohe diffonda ovunque dei miasmi, del veleno della peggior specie, della espettorazione malarica, che Strauss sia uno speculatore, che egli faccia suonare i violini dalla parte del legno, e che i suoi uditori appartengano alla società equivoca: tutto ciò mi sembra un po' esagerato! Sta bene : Siegfried ha telegraficamente smentito l'intervista. O almeno : ha ammesso che le sue parole non erano destinate alla pubblicità. Gli avevano dunque teso un tranello. E sapete come lo spiega? Così. Si trovava a Vienna, e, leggendo le parole che dovevano rimanere tra le quattro mura d'una biblioteca, oercò di calmare il suo furore narrando ad un vecchio amico di casa l'incidente, n vecchio amico di casa, necessario deus ex machina in tali frangenti; sorridendo gli disse : — Siegfried ! Io non avrei mai creduto che tu fossi così sciocco! Già, non capisci che tutto l'aliare non è altro che una strepitosa reclame per la prossima rappresentazione a Berlino del Rosenkavalier? Questa volta hanno scelto te por vittima — poi che si ha bisogno di un nome che un poco risuoni, e Wagner risuona sempre, anche a dispetto dei signori modernissimi. Tu sei il ridicolo: si sono attaccati a te. Anche coloro che sono contro Strauss diranno: Come può Siegfried Wagner solamente pensare così volgari cose? Altri maligni esclameranno : Sì, sì. E' invi dia, perchè egli non può andare innanzi con le sue opere ! In breve : tu ci sei stato trascinato dentro, e chi ci guadagna è Riccardo Strauss. Ma l'intervistatrice non è stata zitta: og gi stesso ella ha rispoeto, confermando in tutti i punti la sua intervista. Prescindendo da questo: l'animosità di Siegfried Wagner contro Riccardo Strauss è troppo nota, anche fuori di Germania. E che l'autore di Bàreùhaiitcr, e di altre opere che si ascoi tano con rassegnazione, non sappia trop po spesso misurare le sue parole, è anche noto. Tutto si ridurrebbe ad una poco edificante polemica, se da questa non risultasse anche il contrasto violento di due scuole, ciò che Riccardo Wagner certamente non ha voluto. Nessuna società equivoca ha il privilegio sulla Salomè, come nessuna coni pagnia religiosa lo ha sul Parsifal. Siegfried Wagner, spinto — lo vogliamo ammettere — dalle più nobili intenzioni, combatte tutta la musica che non segue le orme di suo padre. E' bello questo entusiasmo, ma troppo sfruttato cade nel ridicolo. A noi, ammiratori di Wagner, si conceda qualche volta di spalancare le finestre, e di bere a pieni polmoni altra aria. Accanto alla purità di Elsa, alla passione di Isotta, vogliamo anche sentire l'ardore impuro di Salomè, il selvaggio fremito di Elettra. E non crediamo di essere una società equivoca. Ma Siegfried, l'ha dovuto confessare, non conosce nè la Salomè, nè l'Elettra, nè il Rosenkavalier. Egli è contento se « può accendere la sua lampadina ad olio e presentare le sue opere alla modesta luce della piccola schiera di coloro ohe si accontentano delle tradizioni del popolo tedesco ». Ahimè ! Una lampadina ad olio, oggi, nel secolo del radium... FELICI ROSINA. 1dfidlnsqnLpgTpgrllmctndta—nccfpnncdbdslzpbdisqdltvcdvn

Luoghi citati: Berlino, Germania, Vienna