Processo Cuocolo

Processo Cuocolo Processo Cuocolo ,. Apertasi l'udienza, il Presidente comunica che il teste avv. Fregala non è presente, a vendo la madre gravemente ammalata, Viene chiamato il conte Luca Palli, sostituto procuratore generale della Corte di Appello <U Napoli, citato coi poteri discrezionali del Presidente. Egli partecipò all'istruzione del Processo attuale; spiega l'incidente avuto con l'àvv. Fragola, facendo notare che non appe na questi accennò a due circostanze, in cui era implicato un suo congiunto, pensò senza altro o ritirarsi, il che lece, avvertendo j su- Perlorl. Su domanda del Presidente, ricorda clle una y°,\ta ondando a Castel Capuano, fu brinato dallavv. Cuccio, che gli denunoio di: ?Y« sorpreso un carabiniere, che tentava di indicare a ^ Gennaro al Tedeschi Hicojda, vo\. ch« **\v& fu fatto occupare dal De Gen. Jjaro il fecondo J»s£Jnv«e Pr^jOtì» quando il tedeschi emròmfl a camera, c^ove si ^fi<#«, * 2?T^-&£m™ S?S 06 Gennaro precisameme queu ndividuo che 'aveva preso IT posto prima tenuto dal De Gen- «aro. Ammette poi che ciò gli fece impressiono, ma che non ne tenne conto. Viene richiamato il consigliere Lopez, il quale spiega come si facevano i riconoscimen tt. EgH dice che l'individuo doveva essere ri conosciuto aveva il diritto di scegliere il posto fra i slmiH e consimili, e quando lo rlchiede va gli era concesso anche di cambiare abiti, :Tutto ciò era tatto senza la presenza deile ' guardie carcerarie. L'accusato De Gennaro afferma che ad un | primo atto di confronto egli non fu riconosciu t0; p0j aggiunge che nel secondo egli teneva n secondo posto, otwndo entrò la guardia car ceraria; appena uscita, il consigliere Lopez gli domandò se voleva cambiare di posto; egli ac coiSe l'invito, e passò in mezzo. 11 Tedeschi (il portiere della famosa casa Stendardo), entrato r.e\\a stanza, indicò il terzo degli individui, che si chiamava Mormone, anche allora il ri. opDnoqutoteprcovefuqufucicecoBcepaFacrcichdstudcfasoabNnmaiiTo^'afferma cìw"il'l>e Gennaro dice unal chcosa inesatta; quindi, su domanda del Procu- ; nconoscimento non avvenne. l^"^™ m «mw auw, ubi s Hi",i c di Ibell°. cioè di lulti ' componenti la R «otoMw ^1 banchetto di Mimi a Mare. , teratore Generale dice che fu compagno di scuo. la dell'avv. Lioy, e che questi, durante ii prosieguo dell'attuale processo, mai andò a cercarlo, e che quando lo incontrava lo guardava in cagnesco. Nell'udienza pomeridiana il primo teste chiamato è il commissario di P. S. Ippolito. Accenna alle indagini da lui eseguite per l'istruzione del processo e la scoperta degli autori del delitto, descrivendo coane venne DMBctrovato il cadavere della Cui nielli, sotto il quale ssi scoperse una piccola cravatta nera che venne, sequestrata. I pII delegato Catalano in seguito ad indizi prò- tcede.ue all'arresto del due fratelli Alfano, del sl 7 a il 10 .giugno" mentre "si" procedeva * alle in-ildaginii sui cinque arrestati, .il cav. Ciccaglione ssi recò dal canini. Ballanti dicendo che si se- cguiva una incerta traccia e fece i nomi, come ddei possibili autori del duplice omicidio, di un Tcerto La Francesca (De Augelis) e di un tale dsoprannominato O' Quagliane (Amodeo). ! a— Il comm. Ballanti - prosegue il leste - det-' 'to a me l'incarico di seguire questa nuova tracaia, e rilevai che De Angells détto La Fran- 1 oesca era stato compagno di delinquenza del nCuoeolo, mettendo in relazione questo fatto con Ml'altro che il De Angeli* era uscito di carcere .il 19 maggio; ritenni che la tesi portata dal Ciò Mcagiione fosse .possibile. Cercai, ma hiutilmen- Wte. di arrestare il De Augelis. Intanto i due fra- j telU Alfano, il Rapi e ribello furono scarcerati, ; ?Dovetti quindi allontanarmi da Napoli per ra-1 ^giani di servizio. Ritornatovi dopo alcuni mesi, ifil questore mi avverti che i carabinieri erano sulla strada per scoprire gli autori del duplice I aomicidio. 11 5 febbraio mi si "presentò il .pre- |cgiudicato Asci-attore, il quale a me ed al que- j ostore accusò del delif„o ti De Angelis e l'Amo- ^deo. Il questore si impressionò e avendo di 15. pfebbraao fatte nuove dichiarazioni, il De An-;ggejis fu arrestato e gli fu riscontrata..la cica- rflxce della quale aveva parlato l'Ascrittore. Il tgiorno dopo fu arrestato l'Amodeo, il quale tnon potè negare di non conoscere Cuoeolo. Mo t a a ^ e, ^ . toConsigliai quindi il questore di riferire tutto all'autorità giudiziaria, ma egli non volle. Scrissi allora due lettere al giudice istruttore, tutto riferendo. Siccome, il questore comm. Ballanti mi fece capire di noti intralciare le indagini eseguite da altri, chiesi di essere allontanato da Napoli. Infatti fui mandato in missione in Sicilia c quindi girai per varie città d'itala fino a che in seguito ad accuse gravi fui sullo scanno degli imputati a Napoli ove rimasi tre mesi per essere poi assolto. Non mi dolgo di quanto mi accadde, .perchè ritengo che non fu effetto della lotta contro la nostra istituzione. I carabinieri hanno un glorioso passato come la polizia. Purtroppo a Napoli sorse un dissidio, da! quale sorse un equivoco di cui fui anche io viltima, e non ho altro da aggiungere. Il presidente quindi muove alcune domande al teste sulle ferite riportate dalla Cutinelli, ed il teste dà ampie dilucidazioni. . Il presidente legge un rapporto redatto dall'Ippolito trasmesso alla autorità giudiziaria, nel quale è scritto della possibilità che Alfano non fosse estraneo al delitto. A domanda di Alfano il cav. Ippolito dice essere notorio come Alfano, O' Ceco ed altri "■sereitassero dei loschi affari e l'usura, ed aggiunge : Io fui a Napoli dal giugno 1901 Ano alla fine del 1900. In quell'epoca sentili dire che \lfano era capo della camorra, prepotente, sanguinoso e non ladro. Presidente (al teste) : — Ascrittore dopo di avere fatta a lei la rivelazione, fu invitato a scrivere la denuncia formale? Non fu invitato da me, ma fu lui che mi disse di avere intenzione di presentare la denuncia; la scrisse, io la corressi ,in qualche punto. Furono delle semplici correzioni di forma. Sono le 19,30 e l'udienza è tolta. Tittoni non scrisse mai a Rapi Parigi, 31, mattino. L'onorevole Tittoni ha spedito ieri al Presidente dt'lla Corte di Assise di Viterbo, questo telegramma : « Nei giornali giunti oggi leggo essere stato deposto in udienza che Rapi possedeva una mia lettera, con la quale gli promettevo un posto al Cairo. Ora, essendo ciò falso, non avendo io mai scritto a Rapi, prego Vostra Eccellenza di volersi valere di quei mezzi che la legge pone a sua disposizione, per fare piena luce di questo Incidente. — F.to: Tommaso Tit.oni ». pbaVGsnsclTpnmndFncclncvpf