Nobiltà feudale

Nobiltà feudale Nobiltà feudale fNostVienna, ottobre Nel mutare e nel tramontare di tante cobo antiche, la vecchia aristocrazia austriaca fca conservato quasi intatta la sua città. Sono vie grigie e mute, dai grandi palazzi di stiln mitico, clic hanno qualche cosa di leolenne e di sonnolento con le loro finestre sempre chiuse, i loro portoni incoronati di stemmi marmorei scolpiti, i vecchi gravi .portinai che. vegliano, austere sentinelle in 'livrea, col bastone pomato, sul silenzio delle cose. W un mondo chiuso in se. Nella nuova vita cittadina rumorosa e plebea, Ila nobiltà si è isolata sdegnosa in una corona di silenzio. I suoi vuoti giardini melanconici e i suoi palazzi, solenni documenti marmorei della storia di Vienna e. dell'Impero, sono, come lei, pensosi d'altri tempi. Ogni sala chiude, fra i suoi ricchi damaschi, qualche memoria o qualche rarità. Nel gran salone barocco di ricevimento della principessa di Windisch-Gmetz il re Sobieechi ha dato «un banchetto ai principi e ai marescialli della monarchia dopo la liberazione dai Turchi. Nell'immensa sala da ballo del palazzo Pallavicini si davan convegno, dopo le discussioni politiche, i diplomatici del congresso di Vienna. Ma gli stemmi che stan sui portoni ricordano, già essi magnifici nomi antichissimi della storia austriaca. I Liechtenstein e i Khevenhiiller vivevano in Austria già prima che venisse Rodolfo, il fondatore della casa degli Asburgo. La norma della princiressa Alessandrina Windisch-Graetz era sorella dell'imperatore Guglielmo I. Queste Altera e splendida nobiltà austriaca, che non ha forse compagne in Europa, riassume veramente le più fiere aristocrazie di tutte le stirpi, con le sue radici genealogiche che attraversano l'Europa intera, daLla Rissie alla Francia, dalla Svezia-all'Italia, alla Scozia e alla Spagna. Con tutto ciò essa non ha sentito il bisogno di espandersi e di conoscere il mondo ; si è fusa in un piccolo cerchio orgoglioso, stretto alla Corte nelle ore estreme, impassibile ed eguale nel mutamento dei tempi, estraneo e ribelle alle cose e alla gente non uscite dal suo regno. Queste indifferenza sdegnosa, insieme al rigido esclusivismo altero da gran principe medioevale, sono tipici dell'aristocrazia au siriaca. I signori di Vienna viaggiano po co, riducono a Vienna tutto il loro orizzon te, come se nulla esistesse fuori della loro vecchia capitalo grigia, tranquilla e abitudinaria, e sopratutto non ammettono nei loro palazzi della gente straniera e neppure dei cittadini, che non abbiano uno stem ma storico e non discendano da antenati già ricevuti dai loro padri. I loro rapporti so ci ali sano regolati dalla selezione storica e dalla trhdizione. A Berlino la società blasonata è molto aperta, a Vienna essa è chiù sa e isolata some un mondo sacro. La sua intolleranza comincia già a Corte, la più rigida d'Europa, con la più severa, e glaciale etichetta, dove non si ò ammessi se non si vanta una nobiltà vecchia già di quattordici generazioni. Negli altri salotti essa fa ecee.»,ionc solo per qualche singolare uomo ella moda, che sia musico o letterato, e sappia parlare con charme e portar bene la marsina: ma respinge implacabile i borghesi e gli ebrei, i parvenus e i piccoli nobili di sangue plebeo, ohe si sono guadagnati dall'Imperatore un innocente stemma Qgr il loro grado ufficiale o per il patrimonio speso con una pazza generosità in qualche opera pubblica. Talvolta veramente le dame stemmate scendono anche fra i borghesi, organizzando qualche ballo o qualche festa di beneficenza che s'intitola al loro nome; allora le ricche signore semito, che rovinerebbero la fortuna dei loro* mariti per penetrare in un salotto nobile, s'affollano eleganti e ossequiose a torno la patronessa e le assicurano con le loro borse uno splendido successo finanziario: ma, chiusi i conti di cassa, la dama scomparo silenziosa, senza neppure ringraziare, e la piccola alleanza d'un giorno del rosso e dell'azzurro si scioglie. Una tale alterigia del nobile austriaco si adatta perfettamente all'anima docile dei viennesi, che sentono ancora il fascino dei gl'alidi nomi e non sanno immaginare un vero signore senza comando e senza arroganza. A Vienna un piccolo conte autentico è un astro in' una festa, un dio in un comitato e la causa di molto scompiglio in un negozio, se vi entra per le più semplici compere. Egli però accoglie con una fredda impassibilità questi onori, che gli sono dovuti, e, per dimostrare la sua discendenza legittima, si esprime invariabilmente nella lingua della sua società, che è una variazione del dialetto viennese, parlato con una cadenza lunga, senza variazioni di toni, come fosse senza respiro. I nobili austriaci ai assomigliano tutti. Come hanno una eguale maniera nel parlare, hanno pure uno stesto profilo, uno spirito uniforme e perfino una stessa andatura, quando, forse per reazione ai prussiani, camminano lenti, a passi lunghi, con la testa reclinata in avanti c le spalle un po' ricurve, come usa l'Imperatore. La lunga convivenza, la storia comune e l'imitazione hanno amalgamato col tempo le varietà delle loro stirpi in unico tipo generico che si può subito riconoscere fra cento, senza errore. Questa uniformità di classe, che ha isolato quasi omelie anatomicamente l'aristocrazia dal popolo, come un filone di metallo duro che passa attraverso una montagna 6enza perdersi e confondersi mai, vi appare-nei grandi convegni, nelle feste di gala che con tutto il loro splendore han qualche cosa di eguale, dij simmetrico e vi danno l'impressione di' una superba folla discesa da antenati comuni. Però il fasto dei si fluori di Vienna non è per ciò meno gran dioso. La nobiltà a Vienna si diverte mol¬ tsgvcCècQvlclpiecmddaddscftlemidiilcsplplcmgsdlntescge tra corrispondenza particolato e splendidamente. La sua « seasom », assai più lunga che a Berlino, comincia il 6 gennaio e dura fino al giorno del Derby viennese, la prima domenica di giugno, sole con un breve intermezzo di riposo;fra li Ceneri e Pasqua. La passione delle feste è anche una caratteristica di tutta l'aristocrazia austriaca, tedesca, czeca o polacca. Qualche cosa dell'allegro irrequieto spiritr. viennese che ride sempre ed ha in orrore le cose serie, ama la < partita » e dimentica per essa volentieri le preoccupazioni della vita quotidiana e politica, è penetrato pure nei suoi grigi palazzi severi. Anche i signori più poveri, costretti a vivere por economia molti mesi dell'anno nei loro vecchi castelli melanconici della campagna, non mancano di venire ogni anno a Vienna per dilapidare in pochi mesi tutte le loro rendite, nell'irresistibile desiderio di vivere allegri. Si spende molto senza pensare : al domani, secondo l'uso viennese, arrischiando anche un -fallimento, per. il vanto di essere reputati alquanto originali. ' Del resto nobili austriaci sono di solito molto ricchi, assai più che .in Germania, ■ e. ciò può forse anche spiegare la spensierata beatitudine - della loro vita. Nei- balli di gala le grandi dame, solo con i loro diademi, espongono tesori per il valore di ' qualche milione. Ogni famiglia titolata austri ara-ha, insieme ai suoi pingui forzieri, uno-scrigno di gioielli che si tramanda di generazione in generazione ed è come- una fiammante insegna della casa. Il popolo li enumerafra le rarità cittadine. A Vienna si conoscono come i quadri rari dei musei,- il' collier di smeraldi e le pietre preziose della principessa Francesca di Monteniiovo, usciti dalla Corte napoleonica : le enormi goccie di perle della principessa di Rohan ; la • collana a quattro fila di brillanti della principessa Teresa Schwarzenberg : i sei diademi di brillanti, appartenenti già alla famiglia napoleonica, della contessa Tassilo Festetùs. Tutte codeste meraviglie non splendono certo mai sulla strada : compaiono solo nelle grandi occasioni, quando gli uomini mettono le decorazioni ufficiali e la gente comune è assente. Anche nelle sue più solenni parate, la nobiltà di Vienna non si concede al popolo. Nei giorni comuni - le grandi dame non sfoggiano neppure una eleganza che possa sostenere il confronto di quella un poco chiassosa delle signore ebree. Ln ricchezza dell'aristocrazia ha conservato veramente nel suo spirito qualche cosa di medioevale. Essa è. immensa, talvolta favolosa, senza però manifestarsi ' quasi mai in un'espressione completa ed -armonica. Si compiace di aver assoldati molti domestici e di concentrare nei grandi cortili un'infinità di vetture ; accumula nei salotti arazzi rari e argenterie meravigliose; ma trascura i giardini e lascia vuote'e disadorne molte sale dei suoi castelli, assiste indifferente al lento sgretolarsi delle statue e delle cornici sulle facciate dei suoi palaz zi e mescola con tante cose preziose qualche pessimo campione della moderna paccottiglia tedesca. Una tale perpetua discordia del buon gusto e della ricchezza sembra essere già stata tipica della società feudale. Nell'alta società austriaca non^c'è veramente solo questo segno d'un feudalesimo superstite. Tutta la nobiltà, con l'onnipotenza dei suoi forzieri e del suo governo, è un vivo documento di quello splendido mondo scomparso. Non c'è grande famiglia titolata che non abbia nelle campagne dell'Austria o dell'Ungheria un suo feudo, con un antico castello turrito e merlato, cinto di tenute immense e di folti bòschi selvaggi. Là essa passa quattro o cinque, mesi dell'anno. I signori austriaci vivono volentieri in campagna : non per quella passione dell'agricoltura che fa grande la piccola nobiltà inglese, ma per l'amore dello sport, che è per essi un bisogno ereditario. Questo amore spiega già la quantità di bagni, di stazioni climatiche, di acque termali e digestive che popolano l'Austria. Le dame e i cavalieri vi vanno a cercare, come nei loro castelli, delle buone occasioni per la caccia e la pesca, le cavalcate, la musica e le rap presentazioni private : e non si occupano dfcriivsgsmpfrqvspnfisdttetsgslnasdgzubtdcdtespIz■| re) d'altro. La caccia ha ancora in Austria' un fasto scintillante d'armi, di costumi e di 'avalcature medioevali. Vi partecipano arciduchi.e principi in una ricca folla.pittoresca, che occupa pei' qualche giorno, con i suoi scudieri, i villaggi, come un esercito in armi. Le sue battute fanno migliaia di vittime. L'anno scorso,, una caccia organizsata dal conte Lonyay nelle sue tenute ungheresi di Oroszvar, abbatto in due giorni soli 2384 lepri, 159 pernici, 4 caprioli e 6 fagiani. Ogni castello ha poi un suo immenso, salone curioso, con le. pareti tutte puntate di migliaia di corna, riservate ai frofei di caccia, che vi' son tenuti in onore quanto un trofeo di guerra. Dopo le caccie vengono in campagna altre feste. Talvolta si danno d'inverno,,in mezzo alle-foreste "di pini, tutte bianche di neve, delle gaie céne notturne. Allora si accendono centinaia di fiaccole, che illuminano fantasticamente la spettrale fuga dei pini neri per la muta distesa nivea, si' fan venire musici, si vuotano coppe di champagne, sotto i gig-anteschi padiglioni di ghiaccio improvvisati^ e si:passa così tutta la notte nel bosco ad* tormentato, sino all'alba. ? In una sòia di queste fantàstiche, notti si spendono spesso, più di centomila corone.. I grandi signori- però sono abituati a questo sciupìo dei loro patrimoni e vi trovano la loro parte della felicità che è concessa, agli narrili. L'occupazione della migliore nobiltà austriaca, con poche eccezioni, è quella rM spendere molto e'di divertirsi.' Non bisogna domandarle di più. Le mancano per uri miglior ubo della vita l'abitudine, l'intelligenza e la coltura. L'aristocrazia austriaca ò una magnifica gerite disoccupata: , vi' abbondano, insieme alle grandi fortune, le teste piccine., piene di niolta arroganza e di molti pregiudizi, e ciò fa di: essa qualche cosa di piolto simile ad un. cofanetto d'oro, tempestato" di diamanti, perfettamente vuoto. In Russia almeno la signora nobile, assai più: progredita dei suoi cavalieri, rappresenta uh certo elemento' di equilibrio. In- Austria anche la dama vi appare deliziosamente inutile : è bella, parla con molta grazia il francese e l'inglese, che è anche più chic, ama la sua- eleganza, t suoi petteirolezzi, i suoi piaceri capricciosi e vive in . i n'atmosfera, che ha qualche cosa d'irreale e di morboso, senza un pàlpito di quella vita che passa e tumultua nell" strade. La sua anima, come quella dei suoi' signori, è piena e pensosa délì'àncif.n regime ; ella ha l'orgóglio ferreo della sua casta, ma. le superstizioni d'una femminuccia, della strada; crede ancora, al diavolo e al purgatorio, come vi credeva Giuseppe II; serba devotamente gli scapolari e le reliquie dei santi, e bacia con umiltà lo.mani ■ai vtscovi. E' una vita senza voli. Anche quello splendido mecenatismo dell'arte che faceva un tempo singolare la nobiltà, austriaca, per cui Beethoven dedicava ì'Eroira al principe Lobkov.-itz e Haydn, nel suo testamento-, esprimeva la sua più devota gratitudine al principe Esterhazy, ò morto. Le signore amano e proteggono la musica, quando hanno l'occasione di presentarsi con i loro diademi e di offrire delle coppa di champagne. : i signori preferiscono il Yocke» club ; bevono molto, giocano appassionatamente e ridono con le loro belle amiche dipinte. La lepgc in Austria punisce con molta severità il giuoco. Nei clubs aristocratici, frequentati anche dagli alti ufficiali e dalle nobili guardie dell'imperatore, si giuoca, sfrenataii.ente. In una notte si accumulano e si diÉmiggono interi patrimoni. Una volta un nobile ungherese guadagnò, in un colpo, tre milioni di corone. Le belle amiche dipinte si dividono poi queste fortume. A Vienna è assai elegante per un cavaliere aver un piccolo harem di due o tré dame. La ricerca ne è molto facile. Fra i luoghi di approvvigionamento è celebre a Vienna un'elegante pasticcerie, che ha nome Demohi ed è il convegno di molte signore borghesi, che cercano e aspettano. P'ie dame mature dell'alta società provvo|donj ad accogliere e partecipare le confi¬ cdatcEsdmngattd*dc denze d'amore. Ho conosciuto, fra le altre, una matronale contessa Tr. che, frequentando i più eleganti ritrovi, sa unire ia combinazioni - assortite molte anime che si cercano e ne ha in. compenso una buona rendita annua. Del resto, a Vienna c'è già una alleanza stabile per l'amore fra la gioventù titolata e le belle attrici. In teatro i principi e i conti hanno anch'essi un gran róle. E' vecchia consuetudine viennese che le steli' di primo rango non si accontentino della. protezione di un semplice borghese, ma si ritengano riservate alla gente blasonata La piccola tonda Niese, che furoreggia nell'operetta .viennese, confessa allegra ai suoi amici : « Io mi sono sposata con tutto il Jockey Club!... ». I cavalieri, che si vedono in marsina, alle tre di'notte, sorbire assonnati il • punch caldo nei caffè del Ifing^o della Kàrtnerxtr/is*e, vivono veramente' assai allegri. Prima del 'ntmch vanno a bere, nei cabarets, lo champagne, versandolo nei Kriigeln da bir ra, per parer degli eroi, fan ballare sui loro tavoli, senza scarpe, le damine allegre, e quando si sentono al colmo della felicità, rompono tutti i bicchieri, insultando i camerieri che li guardano impassibili. E passano così la loro giovinezza, fino ai qua• ànt'an.ii. Poi si occupano di politica. Ciò non sembra sempre convenirsi alla austera dignità dei signori d'Austria che si reputano qualche-cosa di più e di diverso degli altri cittadini ; ma sa di vecchio regime. Anche i- nobili di Francia bevevano, amavano e ridevano. Ma erano già alla vigilia della rivoluzione. I nobili d'Austria invece si 30iio salvati senza conoscere la rivoluzione e senza perdere nulla. Essi sono ancora i signori. Hanno serbato intatti i loro tesori, il loro governo invincibile, e non temono la plebe: e a Vienna, nella loro città del silenzio, bastano a vegliare sicuri, sui grigi palazzi stemmati, i vecchi portinai in livrea, con il bastone pomato... VIRGINIO GAYDA.

Persone citate: Asburgo, Beethoven, Esterhazy, Graetz, Haydn, Pallavicini, Teresa Schwarzenberg, Turchi