Dei libri da leggere

Dei libri da leggere Dei libri da leggere — Lei — diese la signora, accomodandosi ira cuscino dietro il dorso — lei dovrebbe veuirmi in aiuto e suggerirmi qualche bel libro. Mi annoio tanto. Non so più che cosa loggere. — Qualche bel libro... — disse sorridendo l'uomo di lettore. — E' presto detto, ma non così presto trovato. I bei libri non sorgono precisamente come i funghi... — Oh dio, non domando un capolavoro. Un qualche libro nuovo, interessante, piacevole... — Serio o faceto? —r Pjfl»»» no; non amo la letteratura fevppo allegra; serio, sì, ma non troppo, tilt tengo ai miei sonni. Quell'ultimo romanzo che ho letto mi ha dato degli incubi ter- j ribili. — Che cos'era? — Sa... Oh Dio, non mi viene il titolo: lo sono famosa per dimenticare i titoli. Mi •iuta. . . — L'aiuto. Di ohi era? — L'autore?... Aspetti. Oh Dio, nemmeno il nome dell'autore mi viene... L'uomo di lettore scoppiò in una risata discreta. — Perchè ride? — Perchè ne ero sicuro. Per le donne il nome dell'autore non ha importanza: il titolo ne ha un po' di più, ma non molta. Su dieci signore che hanno letto un romanzo, setto hanno, dopo qualche settimana, dimenticato il nome dell'autore, e cinque il titolo. E' una prova che ho fatto cento volte. — Che maligno. — La malignità non c'entra. E' una cosa perfettamente psicologica e logica. — Perchè psicologica? — Perchè l'autore è assente o ignoto. Essendo assente e ignoto non è interessante. Se fosee noto e presente sarebbe molto più interessante dell'opera, come infatti avviene. Un romanziere asino, ma vivo e pre- j eente, può essere adorato come un genio, j mentre un genio morto o lontano può sembrare un asino... La legge può estendersi ai musici, • ai poeti, agli artisti, agli scienziati... — Grazie. Dunque è un torto grave il non ricordare il nome dì un autore niente affatto famoso? — E' un piccolo difetto di gratitudine verso l'ignoto che vi ha procurato una commozione poetica; dato che ve l'abbia procurata... Ma non me ne dorrei; anzi me ne compiacerei come di un compenso a tante ingratitudini in cui l'eccellenza dell'arte non entra che come pretesto... — Perfido... — Sarebbe assi uno dei rari casi in cui, preclusa l'ammirazione per l'autore, la donna sarebbe capace di'una pura ammirazione estetica per l'opera... Ma... — C'è un ma? — C'è un ma... Perchè ciò fosse, bisognerebbe che la donna avesse letto il libro y*r un bisogno d'arte e con un senso estetico... — E naturalmente, non ne siamo capaci... — Capacissime anzi. Ci sono molte donne che per coltura e gusto sarebbero capaci di gustare e giudicare un romanzo come «pera d'arte... — E dunque? — Sarebbero capaci: sortocene in pratica il loro senso estetico è ottuso da un altro senso più vivace e imperioso : l'interesse per la sostanza vitale, vera o fantastica, del libro. Ciò che in un romanzo attrae una donna, sartina o signora che sia, è unicamente l'intreccio... — Unicamente? — Unicamente. Tanto è vero che tutte le 4oane,- eolto o incolte ohe siano, quando leggono un romanzo, cominciano dall'ultima pagina, per vedere la soluzione del caso umano... Tutte le donne, salvo lei, naturalmente... La signora sorrise. — Sono troppo sincera — disse — per non ammettere che faccio anch'io così, qualche volta, spesso anzi. Ma che vuole: è curiosità: siamo donne: quindi naturalmente curiose... — Già. Ma non cominciano solo dall'ultima pagina. Riprendendo da capo, molte, moltissime, tutte, saltano a pie pari tutto le descrizioni, le analisi psicologiche, le digressioni filosofiche, in una parola tutto ciò che inceppa lo svolgersi rapido dell'azione. Molte, moltissime, tutte, eccetto lei, naturalmente... La signora sorrise di nuovo. — Ebbene, sì — disse — è la vita che ci interessa. E che male c'è? — Nessun male: eccetto quello di confondere il godimento estetico dell'opera d'arte col diletto delle cronache dei giornali. Ma ciò non mi riguarda. Voglio soltanto concludere che l'unica cosa che interessi la donna in un romanzo è l'intreccio e non l'opera d'arte. Tanto è vero che laro signore non rileggono mai due volte un romanzo, se non quando l'avessero completamente dimenticato. Conosciuta la' soluzione drammatica del caso umano, quel libro non ha più interesse o bisogna leggerne un altro. Donde la loro spaventosa sete di libri nuovi, e l'ecatombe giornaliera di pagine. — Faccia il piacere; lei ne leggerà ben più di me. E' un errore comune quello di credere ohe i letterati leggano molto. Nulla allontana di più dalla lettura intensiva quanto la conoscenza della tecnica letteraria. Io non leggo che in rarissimi casi : di regola non faccio leggere, — Rileggere? Ma non c'è più l'interesse. Sicuro. 11 vero godimento estetico comincia alla seconda lettura, quando sgombrato il superficiale intelesse per la favola, si può assaporare con calma l'armonia intima dell'opera artistica. Un libro che non regge alla seconda lettura e un libro inevitabilmente mediocre, uu libro che non ha che un'attrattiva di curiosità, un libro da signore, in una «arida... — Lei è gentile. — E' difficile esser gentile quando si vuol essere sincero... Tanto è vero, ohe quando in un libro non c'è il superficiale interesse per la favola, quando non c'è l'intreccio cattivante, il libro può essere un capolavoro, ma per loro signore rimane un libro chiuso echi sette suggelli... — Che esagerazione... — Proprio? Allora mi dica per esempio perchè L'Orme du mail l'annoia e il Mannequin d'oaier l'indispettisce. Oh, non mica lei soltanto: non si offenda: tutte le signore che sono veramente donne e non uomini in gonnella. L'opera di Anatole Franco, uno dei più grandi scrittori moderni, un artista delizioso, è per loro lettera morta. — Oh no: il Lys rouge mi piace moltissimo... — Brava; perchè è un romanzo a intreccio, 'infinitamente inferiore in sincerità e bellezza alle altre opere dell'autore. — Sia puro. Ma che vuole ? La politica, la filosofia, la sociologia saranno bellissime cose, ma noi donne ci annoiano : avremo torto, ma è 'così : ee non c'è la vita, se non' c'è il sentimento, se non c'è il cuore, è finita. — Adagio. Nella storia del prof. Bergeret tradito dal miglior allievo, di monsignor Guitrel che conquista l'anello di arcivescovo per mezzo delle aderenze femminili, di madame Worms-Clavelin che ottiene dal segretario del ministro con un piccolo sacrifìcio personale in vettura chiusa l'appoggio agli interessi del marito prefetto, non c'è la vita? Ma è proprio la vita, anzi la vita quale la guidano e la fanno le donne. E' strano che non amino veder riflessa nell'arte ciò che operano con tanto gusto nella realtà... Ma forse non è strano... — Dalle donne ! Da certe donne. E dov'è in quei mercati ignobili il sentimento puro, disinteressato, la passione vera ? — Il sentimento puro, disinteressato, la passione vera... Certo esistono, ma sono in realtà terribilmente rari. Direi che sono l'eccezione, mentre nei romanzi per signore sono la regola. Tanto è vero che dinanzi ad uno di quei casi rari loro sono le prime a dire : sombra un romanzo... Nei casi meno eccezionali la purezza del sentimento è quasi sempre offuscata da una rete di interessi più o meno apparenti, più o meno consci, più o meno ideali. E' meno colpa delle donne, che non della vita stessa. E' così facile che l'innamoramento di una giovinetta coincida con la necessità di farsi una posizione sociale, o che il rimorso di un legame adultero sia dolcemente temperato dalla possibilità di avvantaggiare la carriera del marito... — Che orrore! — La cosa le fa orrore presentata in astratto ; ma lei e le sue amiche raccontano ogni giorno senza orrore, anzi con un certo allegro cinismo, mille casi consimili documentandoli con nomi e cognomi, e non se ne sdegnano. Se ne sdegnano troppo poco, a giudizio di noi uomini... Ma guai quando sono riflessi nella parola scritta. Allora l'autore è un cinico, e il suo libro è disgustoso, od anche immorale. — Ebbene, se la vita è purtroppo una bruttura, non è nobile quest'aspirazione ad un'esistenza meno nauseante? Potrebbe darsi che noi cercassimo nei libri ciò che non troviamo nella realtà- Dovrebbe darcene lode, invece di fare dell'ironia. — Se fosse vero... ma ed ho i miei dubbi. Temo che non sia se non un inconscio inganno retorico. Mi è accaduto spesso di veder le donne più corrotte, frenetiche del sentimentalismo letterario più azzurro. E' ciò che avviene negli scrittori : i libertini più sfrenati sono di regola gli scrittori più pudibondi: soltanto gli uomini puliti nella vita hanno il coraggio di adoperare se è necessario, le parole sconce... Il sentimento puro, il cuore? Ahimè ! nella vita come nell'arte non sono spesso che l'etichetta ed il pretesto a sensi molto meno puri, ad organi molto meno elevati... — E lei vorrebbe bandirli perciò dall'arte ? — Tutt'altro. Ma come se ne fa un così cattivo uso mi destano una invincibile diffidenza. Per ciò confesso che i dialoghi del professor Bergeret col suo cane mi inteneriscono più che tanti lirici duetti di amanti. E' una realtà sincera, profondamente umana, pura di ogni inganno rettorico. Sì, in verità preferisco i romanzi senza amore... — Possibile? — Sì, ma è per tutt'altra ragione che quella del Manzoni. Lei sa che egli pensava esserci già troppo amore nel mondo perchè i romanzi avessero a fomentarlo. Io penso invece che nella realtà ce ne sia troppo poco perchè i romanzieri prendendolo a tutti i costi per argomento obbligatorio non abbiano a cadere inevitabilmente nel falso. Amore, intendo, degno di questo nome, perchè quello che nella vita ne usurpa il titolo è per lo più cupidigia sensuale, vanità di conquista, spasimo isterico, sport sessuale, speculazione interessata, voluttà animale. I romanzieri di moda lo vestono di ideali colori rettorici che possono ingannare gli ingenui e le ingenue (parlo di ingenuità letteraria) ma che agli occhi scaltriti rivelano la truccatura è fanno nausea; mentre a loro signore, obbligate ad un idealismo ufficiale, fa invece nausea la rappresentazione cruda e sincera di quella miseria erotica... — Ebbene, se anche siamo vittime di una finzione, benedetti i romanzi d'amore che ci fanno vivere qualche ora di una vita più alta. — Certo: ma il male sta in ciò che la donna non si arresta al godimento estetico dell'opera d'arte : esso non le serve che di trampolino : la donna che legge ha l'impulso irresistibile di tradurre subito in realtà ciò che ha letto. — Ebbene, che male c'è? — Che, per la fretta, la traduzione riesce troppe volte scorretta... 8IMPLICIS8IMU8.

Persone citate: Brava, Manzoni, Perfido, Worms