L'Italia non commetterà debolezze

L'Italia non commetterà debolezze L'Italia non commetterà debolezze Niente sovranità religiosa, nessuna indennità permesso pensare una volta a noi stessi? È (Per telefono dal nostro corrispondente parlamentare)* 17. In questo momento tatto tace nel campo Italiano in Tripolitania ed in Cirenaica: tacciono 1 cannoni ed alla Consulta ed a palazzo Braschi scarseggiano le conferenze con gli ambasciatori. Le Potenze, che negH ultimi giorni gareggiavano nei buoni (uffici per la pace, si sono rassegnate al Ir non pcssumus» molto gentile ma reciso 'drau on. Giolitti e Di San Giuliano. Voi già sapete che il «non possumus» fu opposto alla proposta di lasciare la Tripolitania alla Turchia, sotto l'alta sovranità dei Sultano dì Costantinopoli. Poiché l'Italia ha dichiarato di non poter accettare la discussione su tale terreno facendo dell'annessione pura e semplice una « conditio Bine quii non » a qualsiasi trattativa, le Potenze hanno trasportato il loro campo di azione da Roma a Costantinopoli. Avendo l'Italia respinto subito e recisamente ricrea dell'alta sovranità turca, le Potenze non credettero opportuno di insistere sugli altri capi della mediazione, fra i quali c'erano, come vi annunziai più giorni or sono, la nomina di un funzionarlo religioso turco vicario' di Maometto V e del pagamento di una indennità di 50 milioni dall'Italia alla Turchia. Formulando queste proposte i nostri alleati ed i nostri amici consideravano la cosa in un modo che non aveva nulla di comune con la realtà. Proporre all'Italia di riconoscere l'alta sovranità turca e di lasciare insediare m Tripolitania un agente giovane turco con le funzioni di capo religioso di tutti i mussulmani, il quale si sarebbe creduto in dovere di eccitare il fanatismo religioso contro' gli italiani, e di pagare par giunta una cinquantina di milioni alla Turchia significherebbe trattare • l'Italia come il vincitore tratta il vinto. Se la flotta turca avesse distrutto la flotta italiana e l'esercito italiano sbarcato in Tripolitania fosse stato ridotto a mal partito dall'esercito turco, non si sarebbero fatte proposte peggiori di queste all'Italia. Le Potenze avevano dunque dimenticato la storia di tutte le guerre? Avevano perduto di vista la disparità di condizioni fra vincitore e vinto? Si comprende il turcofllismo fondato sugli affari, come si comprende l'italofobta della stampa legata ai grandi sfruttatori della Turchia ed ai borsisti di ogni paese, ma fa specie che le Potenze ciascuna delle quali ha una propria storia di imprese coloniali e di guerra abbiano idampcdnBlidplezgstvssfiqqrmmldeunnpaitWsmddtstnpcthper un momento creduto l'Italia capace di accettare quelle condizioni. F.cco un altro etntomo molto eloquente del prestigio nega- tlvo dell'Italia all'estero, della pochissima considerazione in cui era tenuta l'Italia al di là delle Alpi e del mare per colpa della sua tradizionale politica ultra remissiva, a»i ™„ ^if»*™ ...millanto « a*ì =„n fa^n.idel suo pacifismo umiliante e del suo f amo- ! so piede di casa. Perciò non dobbiamo pun to meravigliarci che proprio oggi la Sublime Porta si sia degnata farci sapere per mezzo d«U'« Ikdam » ohe essa sarebbe propensa a fare all'Italia le seguenti concessioni in Tiripolitania : diritto di preferènza per la costruzione di ferrovie, ponti e strade, diritto di preferenza per l'esercizio delle miniere; cessione di un tratto di terreno per un deposito di carbone. Come vedete, la Turchia si degna offrirci queste sue graziose concessioni dall'alto in basso come se a Tripoli ci fosse ancora il Vali itolofobo, che si divertiva ad umiliare il console generale Pestalozza e à ridere della potenza dell'Italia, a far scannare di tanto in tanto qualche suddito italiano secolare o religioso. Per gli ottimi diplomatici del Comitato « Unione e Progresso » non ha alcuna importanza il fatto che sul castello di Tripoli anziché la mezzaluna sventola il tricolore. E poi i giovani turchi si immaginano che la guerra possa durare eternamente con gravissimo danno dell'Italia e nessun nocumento alla Turchia, la quale continuerebbe impunemente la sua barbara caccia agli italiani in tutto l'ini pero ottomano essendosi l'Italia impegnata a circoscrivere la guerra alla Tripolitania. L'Italia si e soltanto impegnata a non portaro la guerra' nella penisola balcanica, dove, come ognun sa, è una piccola parte dell'impero ottomano. Continui la Turchia nella via-nella quale si è messa e vedrà molto presto le navi od i soldati d'Italia in altre parti dell'impero, come li vede ora in Tripolitania ed in Cirenaica II Governo italiano riuscirà ben presto a far rinsavire i turchi giovani o \ecchi che siano, i quali dovrebbero leggere attentamente la bella lettera del nostro presidente del Consiglio al direttore del Daily Express. L'Italia dovrebbe forse mutare rotta, umiliarsi, perchè qualche giornale estero vi è contrario e minaccia il finimondo? **» Il corrispondente viennese della Stampa ha ragione. Non bisogna dare grande importanza all'articolo apparso nel Berliner Tageblatt, con il quale un anonimo chiede la cacciata dell'Italia dalla Triplice. 11 primo a togliergli importanza è stato lo stesso Berliner Tageblatt, che fece precedere la pubblicazione da riserve notevoli. La redazione, infatti, ha dichiarato che non vuole dentificarsi con esso e che all'accusa fatta ll'Italia di non aver comunicato alla Germania ed all'Austria i suoi propositi su Trioli si può rispondere che la Germania non omunicò all'Italia i suoi propositi su Agair, precisamente come l'Austria-Ungheria on diede notizia dei suoi propositi sulla Bosnia-Erzegovina alla Germania ed all'Itaa. La redazione del Berliner Tageblatt è 'accordo con l'autore dell'articolo nell'aprezzamento che, in caso di pericolo, l'aleanza italiana non aumenterebbe la potena della Germania; ma, secondo essa, bisona considerare se l'Italia, una volta esclua dalla Triplice Alleanza, non rappresenerebbe un aumento di potenza per gli aversari della Germania e. dell'Austria. Queta nota della redazione, pubblicata in teta all'articolo, rende assolutamente inefficace l'articolo stesso, perchè dimostra quanto sia infondato il punto di partenza e quanto sia pericoloso il punto di arrivo. La edazione avrebbe certamente fatto molto meglio a non accoglierlo, ma adesso è di moda nei giornali tedeschi, in genere, e nele colonne del Berliner Tageblatt in ispecie, di dire corna dell'Italia e di tributare lodi d incensi u quel modello di Stato civile, umanitario, liberale, democratico, che hanno costituito quella perle di statisti che sono i Giovani Turchi. Non diamo alcuna importanza allo sfogo atrabiliare dell'anonimo autore, sicuri come siamo, che questi non nterpreta, neanche in minima parte, i senimenti ed i propositi che prevalgono nella Wilhelmstrasse di Berlino. La Cancelleria dell'impero tedesco ha preso fin dal primo giorno lealmente e apertamente posizione in favore dell'alleata, mandando al Wolf Bureau — l'Agenzia Stefani dell'impero tedesco —- quel chiaro, preciso od esauriente comunicato che ogni buon tedesco dovrebbe conservare intatto nella sua memoria. Non diamo dunque importanza all'articolo sopra accennato come non ne abbiamo data agli articoli che lo hanno preceduto, e non ne daremo agli articoli che lo seguiranno sulla stessa via, lastricata tutta quanta di affari e di speculazioni. Ma prendiamo nota di un fenomeno che ha una grande importanza. I buoni tedeschi, arricchendosi, si guastano e vanno sempre più assumendo tutti i vizi, tutti i difetti che per lunghissimi anni nocquero tanto ai francesi. Come per tanti anni per i francesi non ci erano al mondo che la politica, la gloria, la vanità, la scienza, l'arte e gli interessi legittimi e illegittimi, le speculazioni ed i giuochi di borsa della Francia, cosi da qualche tempo per i tedeschi non ci dovrebbe essere al mondo che la Germania, in tutte le sue esplicazioni,j-,,- u .^awuf .*-r.- dalle diplomatiche alle borsistiche, dalle in-e dustriali alle commerciali. E' appunto questo lento, ma continuo « infranciosamento »della pubblica opinione della Germania, cheva trasformando agli occhi del pubblico Jlcarattere della Triplice Alleanza. I tedeschi dei giorni nostri credono chela Triplice sia stata creata unicamente ed esclusivamente a beneficio della Germania. Il Compito dell'Austria e dell'Italia dovrebbe essere, secondo loro, limitato a servire in tutto e per tutto,' la politica, gli interessi industriali, commerciali, bancari e magari borsistici della Germania, mentre la Germania dovrebbe avere la piena libertà di azione anche contro i più vitali interessi dell'Austria-Ungheria e dell'ItaliaGli esempi abbondano. L'Austria-Ungheria si alleò alla Germania per difendersi da un eventuale attacco della Bussia, ma subito dopo la Germania stipulò un trattato segreto con la Bussia, che non mirava certamente a favorire l'alleata di Vienna e di Budapest. L'Austria ^ìella conferenza di Algesiras non fece che abbassare sempre il capo a tutto ciò che usciva dalla bocca della Germania e dopo la conferenza l'Imperatore tedesco telegrafò direttamente al ministro degli esteri della monarchia austriaca per ringraziarlo caldamente della condotta tenuta da questa nella conferenzaQuel telegramma di un Sovrano estero, a parte la deficiente correttezza di formanon fu certamente lusinghiero per l'Austria, che agli occhi del mondo apparve come un modesto satellite della GermaniaEbbene, quando l'Austria dovette procedere all'annessione della Bosnia-Erzegovina, la stampa germanica era fuori di sè, perchè l'alleata del Danubio aveva osato turbare in forma non disinteressata i rapporti della Germania con la Turchia. Che dire nerapporti con l'Italia? Chi non ricorda che l'Italia per lunghi diciotto anni fu vittima di una terribile guerra doganale, economico-finanziaria, diplomatica, perchè si era alleata alla Germania e perchè non usciva dulia Triplice? Quale misera cosa rappresenta il presente momentaneo turbamentdegli interessi tedeschi in Turchia dfronte alla guerra doganale, economica, finanziaria, che dovette subire l'Italia per 1anni per tener fede all'alleanza con la Germania? L'attuale momentàneo turbamentd'interessi non è nemmeno paragonabile aturbamento di interessi prodotto dalla lun dsciatmirtNspn i 1 *m**™h« ** "' nistn, ha detto molto forte di non aver ghisslma conversazione fra l'ambasciatore francese Cambon ed il ministro tedesco Kiderlen Waechter per la soluzione del problema marocchino. La Germania, che per i suoi interessi affronta l'Inghilterra e la Francia, tenendo in continua agitazione la diplomazia e mettendo frequentemente in pericolo la pace europea, si dovrebbe scandalizzare e dovrebbe rompere l'alleanza solo perchè l'Italia dopo cinquant'anhi daJila sua esistenza e dopp tante rinuncia, provvede illa tutela dei suoi ' vitalissimi interessi, del suo decoro, facendo una guerra altamente umanitaria e potrei dire persino pacifica? L'impresa tripolina è per l'Italia condizione essenziale di vita. Questo lo sa e lo ha proclamato per mezzo del « Wolf Bureau » la Cancelleria dell'Impero germanico e questo dovrebbero comprendere tutti i tedeschi, se non vogliono venire in uggia a tutto il mondo con la loro corsa sfrenata sull'i via dell'antico chauvinismo ed egoismo francese. Come i parigini di una volta, i berlinesi di oggi tendono a credere che basti solo la Germania a regolare il mondo. L'anonimo scrittore ha citato la crisi bosniaca per affermare che allora l'Italia fu contro l'Austria, e per dimostrare che la Germania e l'Austria da sole bastano ad affrontare e tenere in riga tratte le altre Potenze. Ecco un eloquente documento deU'ubbriaoat/ura chauvinista che ha guastato il cervello dei tedeschi. Innanzi tutto non è punto vero che l'Italia fu allora contro l'Austria. Ne sa qualche cosa Von. Tritoni che corse pericolo di essere rovesciato per la sua solidarietà col conte di Aehrenthal. Ne sa qualche cosa lo stesso conte di Aehrenthal che espresse pubblicamente la sua riconoscenza all'Italia che aveva reso air l'Austria-.un servizio prezioso vnelle rela;! zioni con il Montenegro e' con la Serbia. Non bisogna inoltre credere che il momento in cui avvenne l'annessione della BosniaErzegovina si possa perpetuare. La situazione internazionale di allora è già notevolmente modificata. Allora la Francia aveva una grande paura della guerra, e perciò essa fece del suo meglio per calmare l'irritazione dell'Inghilterra. Allora la Bussia, uscita dalla disastrosa campagna, contro il Giappone, era militarmente e finanziariamente del tutto impotente. Che le condizioni politiche e militali di allora abbiano subito una notevole modificazione lo ha dimostrato il contegno ardito, qualche volta spavaldo, della Francia durante le lunghe conversazioni fra Kiderlen Waechter e Cambon per la soluzione del problema marocchino. In questa occasione 1aFrancia non soltanto per mezzo dei suoipaura della guerra. Mentre la Francia assumeva un contegno quasi provocatore, un gravissimo panico invadeva la Borsa ger- e maniCa ed u popolo tedesco si affollava di. : nanssi aUe casse di rteparrr,ìo per ritirare i e e e i . a a o depositì. Quanto è costato ella Germania quel panico? Altro che il danno prodotto dalla guerra attuale! .Non conta finalmente nulla questa improvvisa resurrezione militare, economica, patriottica dell'Italia? Sarebbe proprio indifferente per la Germania se l'Italia esclusa dalla triplice alleanza, passasse armi e bagagli nella, triplice « entente »? Sarebbe davvero trascurabile l'aggiunta dell'armata dell'Italia alle armate di Francia e d'Inghilterra e l'aggiunta dell'esercito d'Italia agli eserciti di Francia e di Bussia? E' proprio questo il momento opportuno per intimare all'Italia in nome -della Germania l'uscita dalla Triplice? C. '

Persone citate: Braschi, Cambon, Di San Giuliano, Giolitti, Kiderlen Waechter, Pestalozza, Trioli, Turchi, Waechter