L'incendio d'una casa alla Venaria Reale

L'incendio d'una casa alla Venaria Reale L'incendio d'una casa alla Venaria Reale Monte Alain li d» «etti ih slami pei afflate Pooo dopo le ore 17 di ieri, giungeva .telefonicamente un avviso ai nostri pompieri che alla Venaria era scoppiato, nel cuore del paese, un grave incendio, il quale minacciava di estendersi a molte case, se non fosse vinto rapidamente. Parti allora dalla caeertma di Santa Barbara un distaccamento di vigili, al comando del tenente ing. Cerasa, con una pómpa a vapora Contemporaneamente noi pure ci recavamo sul posto e giungemmo alla Venaria proprio mentre si stavano compiendo le prime opere di estinzione e di salvataggio. Le origini. Nella strada principale della Venaria, che porta il nome di via Carlo Alberto, al n. 27 è una casa a tre piani divisa in tanti alloggi occupati da famiglie del paese. La casa, assai ampia, fa angolo con un viottolo che conduce alla Ceronda. Gli alloggi sonò prospicienti parte verso la via Carlo Alberto, parte verso il viottolo e parte verso un cortiletto che ai apre sulla Ceronda. Da quest'ultimo lato ebbe .inizio l'incendio che gettò nello scompiglio tutto il simpatico paese. La casa è di proprietà del sig. Vittorio Nano, residente a Torino. Gli alln.-.-ri, affittati a bottegai e ad operai, sono occupatdalle famigUe Raineri, Gamba, CasalegnoBongdovanni, Fagiano, Bottezzatii Taverna e da qualche altra. Poche camere modestamente ammobigliate comppngono ciascuno di questi appartamentini. Il pian terreno è occupato da una panetteria, che ha negozio verso la strada, e il forno in uno stanzone verso il cortile. NegK ambienti dei piani superiori corrispondenti a quello del forno vi sono le cucine. Bisogna notare che l'edifìcio è assavecchio e che i soffitti sono a travature in legno* e quindi facilmente combustibili. Molte' delle camere sono divise da travature pure di legno. Una scala interna, in muratura disimpegna i locali. Nel pomeriggio, salvo le persone che si trovavano nel negozio della panetteria, e due vecchie sorelle, certe Fasano, che riposavano in una camera del terzo pianonella casa vi era nessuno. Gli inquilineran tutti fuori, per le loro faccende. Solo una donna, abitante al secondo piano, era intenta a cucire nelia sua stanza. Nel paese, sul quale incombeva, attra verso l'atmosfera umidiccia, un cielo grigio, nebbioso, triste, da autunno inoltratoregnava una gran calma. * Nella panetteria i fornai lavoravano regolarmente. Ma all'improvviso una voce corse, un grido d'allarme si propagò. La casa n. 27 era in fiamme! Subito accorsero i dodici pompimi locali, prontissimi sempre nel disimpegno del laro servizio, al comando dell'assessore Luigi Cantari, e del loro capo sig. Greggio; il maresciallo dei carabinieri coi 6uoi militi; il picchetto armato del reggimento d'artiglieria, col maresciallo Feno, poi un nugolo di soldati, fra cui molti richiamati, che vennero spontaneamente alla spicciolata, con le tre pompe del reggimento; e insieme ad essi parecchi volonterosi cittadini. L'assessore Cantari ebbe l'avvertenza di far giungere prontamente una scala-porta del'impresa Starnini, e di telefonare ai pompieri di Torino. La casa era tutta avvolta di fumo, tutta circondata di fiamme. Lingue giallastre di fuoco uscivano dalle finestre dei piani superiori, verso il cortile. Ogni tanto s'udivano schianti rumorosi. Eran finestre e porte e tramezzi che crollavano incenoriti. A questi rumori sinistri, s'udivano dagli aloggi vicini voci di donna, pieno d'ansia e di paura. I primi accorsi videro subito come il focolare generatore dell'incendio fosse al secondo piano, nell'alloggio di certo Carlo Taverna, che in quell'istante non era in casa, come non era presente nessuno della sua famiglia; e dubitarono contemporaneamente che la prima fiammella avesse avuto origine, per un puro caso disgraziato, dal ornello della panetteria. , Intanto tutti si slanciarono con ardore all'assalto del fuoco. Ouando ciò avveniva erano le 17. L'incendio però da un pezzo doveva avere iniziato la, sua opera disbruggdtrice. Quella inquilina del seÉondo piano, infatti, a cui accennammo più sopra, ci disse poi che sin dalle due aveva sentito odore di di bruciaticcio, ma non vi aveva fatto caso. Ad ogni modo l'animosità dei soldati e iei pompieri, l'ardore di guerra di tutti gli iccorsi, ebbero tosto ragione sulle flamine. Sgombrando mobili, tagliando pareti, getando acqua, si potè intanto isolare l'edificio incendiato, dagli altri contigui ed impedire che le fiamme si propagassero a tutto l centro del paese, che ha, com'è noto, le case addossate una all'altra, in fila lunga e continua. Nel frattempo sopvaggiunsero, dopo soli venti minuti dalla chiamata, i pompieri di Torino, accolti molto simpaticamente dalla popolaione, ammirati per la prontezza e la rapidità dolio manovra. L'opera di estinzione. A questo punto una notizia grave corse ài bocca in bocca, ripetuta da tutti con terrore. Due donne, due vecchie — si diceva — erano sole, abbandonate, in .una camera del terzo' piano: Nessuno aveva pensato a loro, prima di quel momento. Erano le sorelle Fagiano. Prontamente il signor Stemmi, il pompiere Luigi Garino, e il soldato Ignazio Lovino appoggiarono la scala-porta al muro, e si arrampicarono su, sino al terzo piano, pressa la finestra della camera, ove le due vecchie attendevano tremando che si venisse a salvarle.. Il loro terrore era tale che esse non osavano nemmeno più gridare I loro occhi erano annebbiati dal fumo intenso, che penetrava dalla porta, dalle finestre, dal soffitto, da ogni parte. Avevano tentato bensì di passare dalla scaia; ma questa era invasa dal fumo, dal fuoco e dall'acqua delle pompe, che vi scorreva a rigagnoli, impetuosamente. Ora etavan là, presso la finestra, poiché nella camera l'atmosfera era irrespirabile, e aspettavano. >* Finalmente 1 salvatori apparvero. Le presero, una dopo l'altra, fra le braccia e le calarono giù. Fu-notato che una di esse, nella paura di cadere, si era aggrappata persino coi denti ella giubba del suo salvatore. Tolte esse dalla casa, questa rimase libera, alla mercè dei pompieri, che la invasero d'acqua, a torrenti. Se ciò però valse ad evitare l'estendersi del fuoco, non impedì la ruina, che le prime fiamme avevano prodotto. Le travature del primo e secondo piano, arse e consumate, si sfasciarono e pareochie vòlte crollarono. Nell'alloggio del Taverna, caddero i rottami del piano superiore, e questi, col loro peso, fecero sprofondare il pavimento, le cui macerie piovvero sul piano inferiore. Questo brano di casa, veduto alla luce incerta del tramonto grigio, osservato nelle sue pareti a brandelli, nei suoi mobili sconquassati, pareva fosse stato colpito dal terremoto. Se l'incendio fosse capitato di notte, quando le famiglie sono assorte nel sonno, si sarebbero purtroppo dovute lamentare delle vittime. Invece ieri, alle 19, ogni pericolo era scongiurato., II danno complessivamente si fa ascendere a circa 10 mila lire. Il proprietario della' casa è assicurato. Fu molto elogiato in paese di contegno dei soldati d'artiglieria e dei pompieri di Torino e della Venaria.

Luoghi citati: Torino, Venaria, Venaria Reale