La situazione

La situazioneLa situazion -v Roma, 1.ntte«ì&.J Le operazioni''tono ancora oggtconcert- Irate nell'azione navale della nutra flotta. Per avere una idea chiara della situatone navale bisogna considerare i varti scacchieri in cui opera la nostra flotta. Adriatico-.Tonio. — Le nostre siluranti, poste sotto il comando del Duca degli Abruzzi, hanno distrutto tre delle quattro siluranti ottomane rifugiate a Prevesa; hanno catturato un trasporto militare con 163 soldati ed uno yacht ; continuano a fare la polizia del mare e sono pronte a catturare gli altri trasporti che eventualmente volessero recare truppe dall'Albania in Tripolitanta. Tripoli. — Davanti a Tripoli c'è una squadra italiana che tiene il blocco. Secondo le notizie che ha il Governo, il bombardamento non è stato ancora inizialo: il Governo non ha fretta. Cirenaica. — Un'altra squadra preme evidentemente sulle coste della Cirenaica ed è probabilmente la stessa che si accingerebbe a ricever la squadra turca, ove, invece di rientrare igienicamente nei Dardanelli, venisse nel basso Mediterraneo. Il Giornale d'Italia riassume nei termini seguenti la situazione : « Bisogna non perdere di vista questa considerazione politica, che il Governo italiano ha più volte illustrato in documenti ufficiali: che, cioè, l'Italia intende bensì risolvere la questione del Mediterraneo e della Tripolitania, ma non desidera provocare in alcun modo mutamenti o complicazioni in Oriente e non infende affatto toccare l'impero ottomano propriamente detto. Cosi, il Governo ha sjtfeoato che le operazioni della nostra flo\-ta nello Jonio hanno il'puro e semplice scò-rpuro e semplii po di esercitare la necessaria polizia del m.are e non quello di toccare in alcun modo l'Albania e l'Epiro. Analogamente, se la squadra ottomana vuole venire nel basso Mediterraneo a disturbare le operazioni militari dell'Italia, vi troverà una degna accoglienza da parte della nostra squadra ; ma se la squadra ottomana vuole invece fuggire entro i Dardanelli, l'armata italiana non ha interesse politico ad impedirlo, giacché non è nell'obbiettivo del nostro Governo, dati i suoi propositi di non provocare com.plicazioni in Oriente, di portare la guerra in pieno Egeo, a meno che qualche fatto nuovo {come massacro di italiani in Levante e simili) non ve lo costringa. Quindi, una delle due: o la squadra turca si rifugia nei Dardanelli, ed allora non c'è che da augurarle buon viaggio, o invece viene nel basso Mediterraneo, ed allora le sarà preparata degna accoglienza dalle nostre forze navali. Ma fino a quest'oggi, nulla di nuovo era ancora accaduto e si ritiene più probabile nei circoli competenti che la squadra turca continui a navigare verso i Dardanelli. Del resto, al momento dell'apertura delle ostilità, oltre ottocento miglia dividevano la squadra turca dalle forze navali italiane ». Notizie infondate Bisogna guardarsi, in questi giorni di eccezionali avvenimenti pel nostro Paese e d'interesse internazionale, dalle voci precipitose, dalle notizie indeterminate, che sono diffuse facilmente da Agenzie di fuori e raccolte con trepida ansia dal pubblico. Cosi, fin da ieri sera, a Parigi, correva la voce di decisivi avvenimenti, di uno sbarco di nostri marinai, di un bombardamento con sanguinosi risultati per la parte nemica sulla costa tripolina; senza però che i vaghi dispacci di agenzia determinassero i luoghi. Inoltre, a tarda ora della notte scorsa, sempre da Parigi si trasmetteva a qualche giornale romano questo telegramma: «Corre voce che la flotta ottomana sia stata distrutta dall'armata italiano. Il sultano Maometto V avrebbe abdicato » ; e la stessa Agenzia Stefani avvertiva che il Matin di Parigi aveva ricevuto da Costantinopoli, in data 30 settembre, ore 5,30, un telegramma cosi concepito: «Alla Sublime Porta corre voce che tutta la flotta turca, eccettuato un incrociatore, è stata annientata. Il Ministero della marina non può nè confermare nè smentire questa notizia». E' naturale che una tale notizia, concepita in termini dubitativi, ma insistentemente riferita, destasse ovunque, e specialmente in Roma, forte commozione, tanto più che — perdurando il silenzio delle sfere ufficiali — non si trascuravano alcuni particolari: si aggiungeva, cioè, che la distruzione della flotta turca era stata consumata in maniera fulminea ; che due delle maggiori navi turche — la Barbarossa e il Mcssidii — erano state colate a picco ; che le nostre navi della terza e quarta divisiono, guidate dall'ammiraglio Faravelli, avevano di già prevenuto l'avversario sulla via dello scampo; che un rapidissimo servizio di in- formazioni radiotelegrafiche era stato orga nitrato iti modo da rendere impossibile alle navi turche di forzare la linea italiana ▼«reo-il rifùgio e la sicurezza, dei Dardanelli. Ed ancora, nei circoli non ufficiali della capitale e su alcuni fogli usciti in edizione straordinaria, ei diceva, che «1 turchi risposero al fuoco delie nostre navi, ma pari^ accertato che non uno solo dei loro colpi riuscì a procurare allo nostre navi una avaria seria ». < Ripetiamo ciào al diffondersi di questo voci di eccezionale gravità non segui immediatamente nè una smentita nè una conferma ufficiale; anzi potè sembrare che 11 linguaggio di qualche funzionario dei Ministeri della guerra e della marina persuadesse della verosimiglianza del fatto sostanziale cui si riferivano quelle notizie o voci di fonte parigina: che una importante battaglia navale, cioè, tra la nostra squadra e quella turca, fosse realmente avvenuta. Orbene, da ulteriori e sicure informazioni assunte al Ministero degli intorni, risulta — fino all'ora in cui scriviamo — che la notizia diffusa da Parigi di una battaglia navale nell'Egeo è infondata. Nói attendiamo, 'dunque, senza precipitare gli avvenimenti, che certo si svolgono vittoriosamente per noi sul mare, notizie definitive e sicure; ed invitiamo il pubblico a non prestar fede alle notizie affrettate e non controllate di bollettini straordinari. A riprova di quanto abbiamo scritto più sopra pubblichiamp questo dispaccio ufficiale da Costantinopoli: Costantinopoli, 1, sera (affidile). La squadra di ritorno da Bèyrouth non oorra alcun pericola.. "Il Ministero della 'marina non vuole rivolare la situazione della squadra proveniente da Bèyrouth, ma afferma categoricamente che le navi sono In perfetta sicurezza. La corazzata « Mestudioh » è partita per Ignota destinazione, , (Agenzia Stefani). Giù che narra no profugo di Tripoli Roma, 1, sera. Il dottor Esboter, proprietario dì molti giardini nei dintorni di Tripoli, sbarcato a Siracusa dal piroscafo Erculee, insieme con molti altri profughi tripolini, narra di avere tutto abbandonato: i suoi beni ed i suol servi. Il console italiano stesso lo invitò a fuggire. Riguardo al Derna, egli conferma che il trasporto turco è entrato a Tripoli sotto falso nome e con bandiera tedesca, iniziando lo sbarco di easse d'armi e munizioni, e di quindicimila tonnellate di granaglie e farina. Il ricco profugo afferma anche che il timore ha invaso gli europei. Una vera follìa di spavento ha cacciato i turchi in Tunisia e nell'interno della Tripolitania. Fra i rimasti a Tripoli, sono anche l'ingegnere Baldari e il Belli, un notissimo agricoltore. Il console di Tripoli accompagnò fino a bordo i partenti.

Persone citate: Baldari, Barbarossa, Faravelli