Se tornasse Bargossi...

Se tornasse Bargossi... Se tornasse Bargossi... oveeudecidei miei lettori, scommetto, non conoscono questo nome ; eppure il Bargossi ha avuto esso pure il suo quarto d'ora di statua. Più che statua si può dire un semplice busto, più che celebrità vera e prò-, pria una notorietà a scartamento ridotto come quella del lottatore Bartoietti o del ginnasta Stekel, il primo uomo volante apparso nei circhi equestri. Il Bargossi ei presentava trenta, trentacinque anni fa nei modesti ippodromi di allora, annunciato da avvisi magari scritti a mano, con un costume da saltimbanco, gambe nude, il petto coperto da una maglia di colore, la testa fasciata in un fazzoletto di cotone, una pagliuzza stretta fra i denti, e a piedi compiva trenta, quaranta giri di pista o correva per due e più ore attraverso cinquanta ova disposte a quadrato, l'una distante dall'altra non so quanti centimetri, scommettendo di non ammaccarne una sola. Il pubblico lo rimunerava con qualche soldo. Ma un bel giorno il Bargossi ebbe la idea.... madre, la luminosa idea di fare delle corse a piedi da una città all'altra;^e il pubblico che in principio accolse la trovata con diffidenza, finì per interessarsene, i giornali ne parlarono, apparve in qualche vetrina da tabaccajo l'effigie del podista, e il nome del Bargossi divenne popolarissimo tanto che in politica gli oppositori del Governo chiamavano i ministri con il. nome del Bargossi perchè correvano verso la rovina d'Italia, e in letteratura i critici realisti avevano battezzato per Bargossi tutti gli scrittori idealisti italiani, perchè scrivevano con i piedi. Ma dopo qualche anno non si parlò più del corridore. Diventò vecchio, non ebbe piìi docili al suo comando polmoni e polpacci, e fini, forse, in miseria. Ebbene — guardate stranezza — mi Sono sognato l'altra notte il Bargossi. Aveva fra le mani l'Illustrazione italiana e guardava attentamente? la vignetta nella quale un podista romano riceve una stretta, di mano dal Lord Mayor di Londra. ■ Chi non lo sa? Tutti i giornali hanno dato la notizia che il giovano Clemente Bansolli, di professione pittore, compiendo più di duemila chilometri a piedi ha portato il eaiuto di Roma alla città di Londra — nientemeno — e la fisonomia di questo camminatore è ormai nota a tutti, perchè egli ha avuto .l'avvedutezza di mettersi in posa davanti all'obbiettivo fotografico, diritto, serio, compreso della sua missione, con gli occhi molto aperti e la faccia bene in fuoco. Confesso che il signor Fansolli — oramai c'è di più quel signore — mi è molto simpatico perchè è certamente intelligente e di conseguenza furbo. Forse — io non l'ho conosciuto prima d'ora e per questo scrivo forse — preso d'amore per l'arte ha stu riiato lunghi anni, Dio sa con quanti sacrifizi; avrà passato giorni, mesi, anni, fra ■conforti e speranze ; avrà già nel suo stu dio graziosi bozzetti colti dal vero e con «lira dipinti ; avrà esposto, magari, nelle tante esposizioni qualche promettente qua' dro, ma il suo nome, finora non era uscito dalla sua città e nessun critico — a quanto no. sappia — aveva preso in attento, esame questo pittore da renderlo noto nelle riviste artistiche. Eppure è bastato che egli un., bel giorno abbia constatato che anche girando molto non soffre di calli, per diventare ... celebre ! Celebre? Voi direte che io esagero. Celebre, naturalmente, come lo diventa per un impresario un tenore che costi più del preventivato, ma sempre celebre per la popolarità che acquista con le interviste, le biografie, i ritratti e gli articoli laudativi sui giornali. Ma la vera trovata geniale del giovane pittore è stata quella di dare alla sua idea un significato patriottico. « In nome del cinquantenario della libertà italiana si sono fatte tante altre cose — avrà pensato — che va a pennello anche una corsa a piedi ! ». Dopo le staffette ciclistiche da Roma a Torino, andata e ritorno, dopo la gara delle Tre capitali, dopo il saluto di Roma a Londra e viceversa, che cosa mai si anderà a tirar fuori per 'tutte le altre corse che si faranno da oggi a dicembre sempre per festeggiare la libertà della patria? Si dice che è il trionfo della forza fisica associato al- sentimento patriottico. No: manifestato così, mostrato così — sarò magari in 'errore — non è che la vecchia rettorica nella quale da tanti anni siamo inzuppati unita ad una reclame fruttifera... E' nò più ne meno, che il patriottismo di quel buon fabbricante di cesto, che ad una mostra industriale espose — vendendone moltissimi — dei busti del Re fatti di vimini con i capelli e i. baffi di steccadenti ; è il patriottismo di un altro buon commerciante pasticciere che fino a qualche anno fa in tutte le date, più o meno memorabili, riempiva là vetrina con la torta tricolore t alla 20 settembre » o con il panforte di Adua coperto da uno strato di cioccolate perchè avesse un colore funereo di circostanza ! Lo so; io parlo da retrogrado sotto l'impressione di avere visto in sogno il povero Bargossi dondolare mestamente il capo davanti a quel giornale illustrato. Dio mio, «c egli tornasse al mondo ! Se non lo fanno Re o capo di qualche repubblica poco ci manca! Pensate: Bargossi, colui che fu il primo a rinnovare il trionfo di Maratona — ora non si parla che di Maratona — Bargossi, il predecessore di Dorando Petri! E vedete invece che cosa vuol dire nascere sotto cattiva stella! Tutta la sua disgrazia è stata semplicemente di venire al mondo sotto una stella di parecchi anni fa quan do la gente di testa dava una relativa importanza ai piedi. E - non muovo certo rimprovero al Pansolli e con lui non mi permetto di biasi mare il Petri, il Ganna, il Galletti, il Coir¬ ìàTte e"tutti quelli "ch7gùadlgnan7 fàr^e fior di quattrini a furia di corse! Fanno benone e li invidio. E con me voi vedete quanti altri li invidiano e li imitano. Sonotante ormai le corse e i corridori a piedi e in bicicletta ohe se vi trovate solo da mez z'ora su di una strada, siete sicuro ohe vi passa davanti come un fulmine qualche cosa di polveroso e di sporco che vi obbliga a scappare dietro la siepe o giù per il .fosso; ma se siete così fortunato da non avere vicino il traguardo, potete meglio os servare quell'ammasso di roba che divorala via perchè non è ancora in volata. E' un corridore. Potrebbe essere un sacco di carbone, un moro, un orso nero, un pellirossa ma invece è un corridore e lo si sa dal numero che ha attaccato alla schiena e che gli occupa tutta la parte di dietro. E quel poveretto appena giunto alla meta è pigliato a braccia, portato su di un letta, raschiato, lavato, tornato a lavare per potere finalmente sapere chi ei nasconde eotto quella crosta di fango, mentre un gruppo di altre persone è pronta ad assalirlo con le pompe d'acqua, i cuscinetti per il maisaggio e i recipienti per la respirazione artificiale. Poi, quando egli è passato sotto quella tortura, ed ha dato segno di vita, firma il controllo e ee ne torna via, via in una nuova corsa pazzesca, non curandosi se ha un occhio pesto o nn polpaccio grondante «angue, e via via di nuovo' tra il fango e la polvere per la propria gloria e per la gloria d'Italia! Per la propria gloria? Mi pare! Chi si curava di sapere che Carpi è una simpatica cittadina che ha le sue bella pagine di storia patriottica ed artistica? Pochi. Ma da qualche anno è notissimo a tutti perchè è la patria... di Dorando Petri, il celebre podista, che dopo le vittorie inglesi e americane è tornato a caea glorioso e ricco accondiscendendo di quando in quando a muovere le gambe anche fra.noi per accontentare i suoi innumerevoli ammiratori che si pigiano alle porte d'ingresso degli ippodro mi con il loro bravo biglietto a pagamento, biglietto che dà diritto ad entusiasmarsi alle volate del loro prediletto Io ho 'visto l'entusiasmo per il ciclista Cprlaita, che ha cominciato la sua carriera come fattorino telegrafico, reduce nella stia città dopo il Giro d'Italia. Scommetto che in questi giorni il bolognese Berti, che ha conseguito uno dei più bei premi a Torino nella gara di telegrafia, tornato fra noi, si sarà seduto di nuovo mogio mogio davanti al suo apparecchio di lavoro ed avrà avuto soltanto le strette di mano dei suoi colleghi d'ufficio! _ Non è certo una novità che dico : tutto ciò che rappresenta la forza impressiona le masse ed è per questo che si rende popolare il nome del Petri e il nome del Raicevich più di quello d'un eletto scienziato che vive rinchiuso nel suo studio o d'un poeta che per farsi conoscere ha bisogno per lo meno che gli leggano — è troppo speraro che glie li comprino — i libri che scrive. Dopo tutto è sempre stato così e sarà così sempre. Aurelio Saffi, Francesco Rizzoli, Giosuè Carducci non Sono mai stati chiamati al balcone delle loro case a ringraziare il popolo plaudente come Maestrali, Bussotto, Banchini, giocatori di pallone. Quirico Filopanti, sebbene così popolare come scienziato, quando sulle piazze faceva le sue lezioni d'astronomia, non aveva mai un soldo in saccoccia, mentre il lottatore Bartoietti guadagnava quattrini a cappellate facendo toccar la schiena in terra ai più forti facchini di Bologna.'E adesso? A farsi ammaccare il muso, un profes sionista di box guadagna un milione, mentre quel bravo uomo che l'altro giorno si è rotto tutte e due le gambe per togliere una bambina di sotto le zampe d'un cavallo, bella grazia se non avrà noje da qualche lega di miglioramento per avere fermato troppo bruscamente una bestia ! E il bello è questo. Il popolo è così facile all'entusiasmo' per queste lotte, per queste corse, per queste scommesse e vi si appassiona tanto che non vede nemmeno, o meglio non si impressiona e non si ribella, anche quando il {rucco è evidente nella sfida, a singoiar tenzone che corre ogni tanto per mezzo di lettere sui giornali, fra qualche celebrità ciclistica o podistica, sfida che si effettua sempre davanti a un pubblico... pagante e che si risolve alle volte in una solenne canzonatura, perchè agli ultimi giri la celebrità perdente accusa un subitaneo dolore di ventre o una distorsione al piede e si ritira in buon ordine, protestando però di volere la rivincita; rivincita che regolarmente viene accordata qualche giorno dopo davanti al solito pubblico che di nuovo applaude, di nuovo s'entusiasma e di nuovo paga. E il giorno dopo è telegrafato, telefonato l'esito a tutti i giornali che pubblicano la strabiliante notizia nella rubrica apposita che è la più estesa e quella più in vista; le gazzette sportive pubblicano i ritratti dei contendenti i quali Sono ammirati con venerazione da tutti gli scolaretti che salano le lezioni per prendersi il gusto di una corsa di parecchi chilometri e arrivare a casa sudati e stanchi per il lungo studio, e da tutti' gli operai che nelle officine, nelle botteghe sognano di avere presto il loro ritratto sulle pagine del giornale accanto a quello del Re d'In ghilterra o di Riccardo Wagner. Ma una volta — se dobbiamo credere a quanto dice la storia — questo genere di sport era se non altro circondato da una bella messa in iscena ; i tornei, le giostre, i cavalli bardati, i cavalieri in armatura. Adesso invece la parte, dirò decorativa, per non dire artistica, è totalmente abolita : più si c sporchi e più si è in carattere. Mi commuovo — e chi non si commuovo? — davanti a migliaja di rosei bimbetti disciplinati che al suono di liete fanfare compiono esercizi di agilità e di forza ; godo e provo un senso d'orgoglio quando so che reggimenti di giovanotti con il fucile in ispalla e lo zaino sulla schiena hanno sfidato il sole bruciante dei giorni scorsi per mostrare che saranno bravi soldati anche quando si avrà di loro bisogno sul serio; questo sì, è bello, bello nel più alto significato della parola, ma non sono fatte per la gloria della patria le forsennate corse attraverso l'Italia in nome di Roma, di Fi renze, di Torino o il viaggio podistico fino a.Londra, che ricorda un po' quello del Milanese in mare che voleva andare a sari a piedi. Sforzi degni di robusti garretti e basta La gloria d'Italia non ci ha niente a che fare ! E ritorno al buon Bargossi. I nostri vec ! CK» seppero valutare l'abilità di quel oor rldoro, ,come " meritava. Questo voglio dire, " B*J*N» faceva ala .al *u? passaggio ap1 J«audendolo, incoraggiandolo magari, co me applaudiva ali esercizio del Ponte del Niagara che col naso per aria ammirava in teatro; ma allora non passò mai per la testa ad alcun sindaco di dare al Bargossi una pergamena o una lettera da portare al sindaco della città vicina, visto e conside dato che se avevano qualche cosa da dirsi fra di loro potevano servirsi della posta e 1 del, teleSr*fo. Come avrebbero riso i nostri 'padri a vedere il Bargossi correre per lo strade polverose del nostro paese con un rotolo a tracolla nominato ipso facto portalettere ufficiale della patria! ALFREDO TESTONI.