Diecine di lavoratori italiani travolti in una catastrofe edilizia air "Eldorado,, di Nizza

Diecine di lavoratori italiani travolti in una catastrofe edilizia air "Eldorado,, di Nizza Diecine di lavoratori italiani travolti in una catastrofe edilizia air "Eldorado,, di Nizza I morti sarebbero 3(Servizio spedalNizza, 8, notte. E' crollato l'Eldorado: i morti e i feriti ** contano. Questa notizia corse verso le 11 di bocca in bocca destando enorme e- T^ annunciando un grave lutto per la rlasse operaia italiana, che le vittime sono quasi tutte italiane. ».' L'Eldorado è il più gran teatro di Nizza, „ , „. . , " . ... ' posto all'avenm de la Gare, a mano destra, E' uno stabilimento elegante e vasto, che go- finta che vi venne rappresentata, con il so- lito successo, fu la Vedova Allegra. Pof, il teatro si è chiuso volendo i proprietari re- staurarlo, provvedere a nuovi locali e ren- derlo più attraente per la ventura stagione. Ora, appunto, si facevano questi restauri e questi ingrandimenti, e precisamente du- rante i lavori è avvenuta la catastrofe che piomba nel lutto tutta Nizza e provocherà l _ ia desolazione in numerose famiglie italia- ! si dovevano creare, tra l'altro, nuove sale caffè- Ma .purtroppo la prima notizia 1 ne. Appena sparsasi la prima notizia, tutta Nizza si è riversata verso l'Eldorado.' Vera- mente questo non era crollato; ma era croi- lato un edificio della sua dipendenza, dove non era esagerala per quanto riguardava la quantità delle vittime. Lo spaventoso crollo La catastrofe è avvenuta poco dopo le ore 10,30. Ecco il racconto che mi ha fallo una signora, abitante ne' pressi dell'Eldorado, e che era discesa spaventata in strada subito dopo il formidabile crollo: — Il fracasso è stato immenso: scrosci come di tempesta, schianti di legname, fragore di ferravecchia, hanno dato per qualche attimo l'impressione che tutta la città crollasse, che tutti dovessero inabissarsi tra ogni sorta di macerie. Passato il primo spa¬ vento, si è vista una immensa nube di poi j vere e si è compreso che non si trattava di j un bruito sogno. L'Eldorado doveva essere \crollato! Subito abbiamo pensato ai nume^nÀ operai che vi lavoravano, e che tante volte ci compiacevamo di sentire cantare le ì toro nostalgiche canzoni italiane. Infatti, credo che all'Eldorado lavorassero tutti ope rai venuti dall'Italia o quasi tutti. Arrivati qui, abbiamo visto che per quanto riguarda jte rovina della fabbrica, la sventura era molto minore di quanto sembrava in prin-cipio; ma disgraziatamente i poveri operai erano rimasti sepolti in gran numero;.. Il prefetto, próntamente avvertito, è ac corso senza alcun indugio sul luogo, e cosi ^ il sindaco< il Procuratore della Repub blica e tutte le Autorità locali. Ordini im- \mediati sono stati imparliti per l'organizza- —-..„. - r cernente armato dalla parte di via Pasto-ù reìlt. In questa hall dovevano collocarsia nuove e ricche sale di consumazione. La fac- i (iala era Timasta in piedi, ma anch'essa in^mod0 tuttallT0 che rassicurante, cosicché le-l Autorità hanno invocato l'intervento di al-o r.uni tecnici perchè studiassero subito i prov- [vedimenti da prendere per impedire nuovesventure. La tomba urlante Le ricerche tra le macerie sotto il sole\zione dei soccorsi mediante l'intervento del-\la iruVVa.àeì gendarmi e dei pompieri. Mal non è stato facile rendersi conto, nelle prì-rne indagini, della catastrofe e spiegarsela, Il mucchio delle macerie era impressio- nante. Da esse partivano gemiti straziantidi uomini sepolti vivi, tormentati dalla im-minetìza della morte. Bisognava pertantoagire con molla prudenza: infatti i muririmasti in piedi minacciavano di crollaresui salvatori e di moltiplicare il numero del-le vittime. Perciò, le Autorità, pur facendodi tutto per affrettare il salvataggio dei se-polti, hanno dovuto trattenere lo slancio eroico con cui i salvatori sfidavano il peri-,r.olo per sottrarre dalle terribili macerie gli'sciagurati operai C1ie cosa era d Che cosa era dunque precisamente acca . . . ,, . ., ,,„_ „-„-Ao **>'J?*« crollato tl s0^"° dt u™ °rfndee hall d'ingresso che si stava costruendo »» , -'dardeggiante sono cominciate attivissime,- dove si sentivano più ìnsistenti'i gemiti; mae il suo volto era atrocemente deformato in- Una smorfia di disperazione. Poco lungi,- vìangevan0 accasciati alcuni operai sfuggie «- ' "V; " miracolo alla catastrofe, scappandoa mentre il crollo avveniva; ma altri purea sottrattisi a stento alla morte cooperavanoi r.oi salvatori ed indicavano il luogo dove levano trovarsi e le designavano- vutime dovevano o - mente la direzione delle opere di salvatag-- " ^ ,, - j- « ,. "j- i0 jyaiie macerie continuavano a salire ia " a- aM- A Voco a *oco * stat0 estratt0 une ; l o - ^. - a . o " ? a l o a o corpo ferito, ma ancora vivente — Chi siete? — domandò un pompiere. — Sono un italiano... — rispose il disgraziato, ed è svenuto mentre veniva condotto in un posto di soccorso. Alcuni scampati dicevano che i sepolti — tuttiitaliani — dovevano essere 40 o 50. Nepomeriggio,, sedici morti erano stati scoperii ed allineali, mentre all'ospedale, dopoqualche primo soccorso urgente e dato lorosul posto, erano già ricoverate U vittimepiù o meno gravemente ferite. Scene pietose Verso quell'ora, sono accadute scene particolarmente commoventi. Le mógli degli operai addetti alle nuove costruzioni dell'Eldorado venivano liete e festbse, come sempre, a portare la colazione al cantiere ai loro uomini ed a dividere con essi il breve riposo. Le poverette, oggi sono rimaste sba'ordite trovandosi tra tanta folla, e quando le disgraziate hanno saputo la grave sventura sono avvenute scene pietosissimeMolte di loro, facendosi largo, urlando, tra la folla e recanti talune in braccio uno o due figli, si sono spinte fin presso ai cordoni delle truppe, smaniose di passare; ma la consegna era rigorosa, come si richiedeva dalla difficoltà del pericoloso salvatag ,,36 - Numerosi feriti e della Stampa). | pio, e le povere spose supplicavano invano di correre presso il mucchio delle macerie, chiamando disperatamente per nome i loro ,cari. Qualcuna è svenuta ed ha avuto biso-, . „,, gno di aiuto. Motti cittadini, specialmente signore, si sono messe con nobile slancio a disposizione delle povere famiglie {folta- ne. / lamenti, benché più fievoli, si udivano ! . , ' . „ ' .. , . ancora-, taluni degli scampati elencavano nomi e nomi di gentef-che non si era anco- Ira trovata: si concludeva che il numero dei ! morti era almeno di 20. 7 tecnici, chiamati dalle autorità e costituitisi in commissione, cercavano di rendere meno pericolosa la febbrile opera ài'salvataggio. Ogni volta che viene fuori un corpo uncora vivente, un piccolo grido di gioia sfugge ai presenti; ma quei cprpi inanimati danno quasi sempre un brivido Si raccapriccio. Infatti, la maggior parte dei feriti presenta un aspetto impres stonante: qualcuno invece è in condizioni relativamente discrete. Straordinariamente difficile è il salvataggio di certi disgraziati che sono rimasti avvolti, imprigionati in un inesorabile lenzuolo di cemento: la mag gior parte d'i essi hanno le gambe spezzate j e molti hanno fratture al cranio. Molli feriti soffrono atrocemente e i loro gemiti accrescono cncora la tristezza del momento, io ho assistito alla scoperta di un {l'angoscia del poveretto, che sembrava aU I ferrite e piangeva disperatamente. Gli ho poveretto che era rimasto completamente sepolto ^sotto i rottami del tetto: è stata necessaria più di un'ora di sforzi per arrivare a liberarlo da una calotta di cemento, che lo circondava. — Aiutatemi! Aiutatemi! •— gridava il povero uomo. — Levatemi di qui! soffoco! muoio!... ' Si tentò invano di liberare il suo corpo e fu necessario, infine, rinunciare ad ogni tentativo : il ferito, che soffriva atrocemente, rimase come si trovavai però gli si dette da bere dell'acqua. " Com'è che sono vivo? „ Tra mucchi di macerie, che la presenza del cemento rendono eccezionalmente' compatte e resistenti, ho potuto avvicinare un operaio scampato alla catastrofe. La singolare fortuna di essere salvo non attenuava detto qualche parola di conforto, ma invano. — Posso io non piangere in tanta disgra- zia? Sono tante le famiglie rovinate! Qui, \tra le vittime,; contavo amici carissimi ed , l^.i,,„„,„ .• oa „ • ■ ^aVra toriunato, di di) anni, coniugalo, muratore; Agostino Adamo; Giuseppe Ap buloni; Romagna; Ferrari; Luigi Ceresole. Ma secondo^ le dichiarazioni dell'impre sano rimarrebbero ancora sotto le macerie dieci cadaveri, tre dei quali sono visibili dal di fuori. Non si ha alcuna speranza di trarre un solo operaio vivo a meno di uno di quei \miracoli che possono attendersi nelle l)«- zarrie che producono simili frane. ' I feriti trasportati all'ospedale sono dodi- anche parenti. Eppoi non eravamo tutta una famiglia italiana? Il poveretto singhiozza, e passano alcuni minuti prima che possa richiamare alla mente il tragico momento. Infine, ricorda: — Eravamo più di 120 operai nel cantiere. D'improvviso si è udito il fragore di un rombo sinistro : « Si salvi chi può! », ha gridato ' qualcuno. In un attimo tutti si spandono, fuggono, scendono, saltando dalle impalca ture; ma intanto ogni cosa crolla si sfascia. \ Come è che io sono vivo? E' una vera com binazione. Mi trovavo ai piedi dell'impalca tura e stavo per salire con una quindicina di altri operài. Ancora per qualche momento dovevamo lavorare in basso. Questa è stata la nostra salvezza: un quarto d'ora più tardi saremmo stati sull'impalcatura e nessuno si sarebbe salvato: 120 operai sarebbero ri masti sotto le macerie... J un nuovo impeto di pianto soffoca la voce ai mw interlocutore, mentre si estrae un altro corpo e le ricérche continuano. Nomi di vittime Tra i sedici ca.daveri estralli sono stati aia ideniincati i seauenti ,^" ™f*M^c™J_/^B* ci, e cioè: Fava Carlo, nato nel issa, comu a O^to senza prole, impresario di costruzioni; n seppe, nato a Citta di castello u m marzo 1886, celibe, muratore; Simondi Davide, na- - to nel 1896, celibe, impiegato al riscalda- rpr>tral<c lìer o « tento centrale; Bernardi Giovanni, nato il e 3 agosto 1.67 ^^J^^^gjL^ o Festa Martino, nato nel 18^6, coniugalo cou e ire #ffJt-' Gastenacci Antonio, nato nei issi, o ammogliato, muratore; Teodato Carlo, nato - j e Pelisseri. j 7 fenli Fava, Festa Martino e Roggi Giu- i 1 • u" sevv hanno voluto, dopo medicati n raggiungere il loro domicilio. Due feriti sono in istato disperato e non sembra debbano sopravvivere. La fuga del capo del cantiere Non si sono potute ancora accertare le reìsponsabilità: sembrerebbe che il crollo sia o — l stato provocato dal fatto che l'ultimo taeò- ja(0 si è sfasciato travolgendo tulli gli altri, o secondo certe voci, si sarebbe caricato queo i sto tavolato di un peso che esso non avrebe j j>e dovuto sopportare. L'architetto che diri- e . a o a - ge i lavori è il signor Legresle, l'intraprendilore si chiama Caillet; il capomastro è il signor Tomats; l'impresa del cemento armato è affidata al signor Pietri che rappresenta la casa Canal e Schuhl di Parigi; il capo del cantiere ha nome Lafola. Si dice che un contrailo tra l'intraprenditore e il proprietario stabilisce da 15 a 18 mila lire di penale da rilasciarsi per ogni giorno di ritardo; sicché si potrebbe far risalire alla fretta con cui venivano eseguili i lavori le cause della catastrofe. I lavori, cominciati in giugno, dovevano essere compilili al principio di ottobre. Il capo del cantiere, Lafola, è riuscito a darsi alla fuga al momento della catastrofe. Egli ha una ferita alla parte superiore del petto. j.

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