Lo scandalo giudiziario di Milano sfuma

Lo scandalo giudiziario di Milano sfuma Lo scandalo giudiziario di Milano sfuma (PerielemoaaStampa) Milano, 7, sera. Nei corridoi del palazzo di giustizia è insistente la voce che lo scandalo si deve alla denuncia di persone del foro milanese che _ vollero prendersi una vendetta contro lama gistratura allargando la portata dello scan dalo. Intanto dalle ultime notizie appare ac certato che tanto il magistrato quanto il can celliere sono estranei alla corruzione, però essi sono responsabili di una grande legge rezza per avere partecipato ai famosi con vegni che tanto compromisero e che diedero modo alle persone che li circondarono di compiere tale nefandezza, La "ttonua giunonica,, e il cancelliere Palazzoni intervistati Appena giunta a Milano, Felicita Della Casa, che io a0 veduta, sostiene che in casa sua mai avvenute orgie e che il Curelli primo magistrato che vi si è recato Ammette di ver detto a Longhl nel corridoio sentenza che la ?on sonf mai avvenute orgie e che il Curelli del Tribunale poco prima della sen causa era perduta, non perchè il cancelliere Palazzoni le avesse detto qualcosa, me per- che aveva creduto di intuire la storia/delle *500 lire' e senti Parlare, ma accademicamente, dei noto processo upna sera a pranzo, • «a,c?noscjuto » S»* perchè presenta- tole dal suo amico Bertelli, il Curelli fu in casa temi '&<$£%$^®&&é?ì2$*Ì signora, Stamane, la Dell Casa voleva presentarsi subito al Procuratore del Re per essere udita dovendo recarsi a Bruxelles per affari. Ciò che dice il Palazzoni Il vice-Cancelliere Palazzoni ha tatto le dichiarazioni seguenti: Quando lessi i giornali mi parve di im: ; P^zzire; non volevo creder quasi ai miei oefflu. ideila cr-iale. tutto Isnoravo. Quale cancelli* i della VI1 sezione, io ebbi occasione di funa — » ^ -»-« : _ * i . ere funzio- Ì1^ al »TO™SSO f^vano e C. Un mese e . mezzo avanti questo processo, avevo conosciu re il fallimento vi si era opposto; da qui una , ! processo pp'r'nvére occasToriP flT'Tnenprsi " ; conUnuo rapporto col rag. Moro, onde iute-to per mezzo di un mìo amico carissimo, certo Italo Bertelli, che mi era stato presentato quale agiato negoziante di Milano. Appresa la mia qualità di addetto al Tribunale, il Bertelli mi raccontò di essere stato dichiarato di recente fallito, ma che il procedimento penale per gravi accuse in ordine al fallimento stesso e per altri fatti, si era risolto favorevolmente con una pronuncia di non luogo. Io nulla obbiettai. non constandomi le vicende giudiziarie del Bertelli, che fino a prova contraria, avevo ragione di ritenere una persona laboriosa e onesta, tanto più che egli mi riferiva di possedere in Cernusco sul Naviglio, un avviato laboratorio di legnami. t Continuando a parlarmi dei suoi interessi il Bertelli — nelle successive volte ch'ebbi ad incontrarlo e a intrattenermi con lui — mi disse che il curatore del suo fallimento prof. rag. Moro, invece di contribuire a far revocn certa animosità tra X due. Avvenne frattanto, che fosse discusso all'udienza il processo Pirovano e C, nel quale ora neritn di nccnsa il prof. Moro. Vidi allora il Bertelli frequentava le udienze di quel ressarlo alla sua procedura fallimentare, infatti il Bertelli profittava di ogni intermezzo, per conferire col curatore del suo fallimento, ed una volta anzi mi pregò di sentire dal professor Moro a anale minto si trovava In ran¬ , „ 1 tica Bertelli. Io non ebbi difficoltà a chiederne al ragioniere, che mi rispose che fra non mol'to riteneva di definire la vertenza, 1 01 frementi incontri tra me e il Bertelli 'I,er quanto casuali — stabilirono un certo af fìatamento, per quanto ci trattassimo col lei; flnchè un giorno il Bertelli mi invitò a pranzo a casa sua. Non vidi in questo invito se non un atto di cordialità; ed io accettai tanto più che in quel momento prendevo già 1 miei pasti fuori di casa, avendo la famiglia in campagna per ragioni di salute. « In casa Bertelli,, in corso Buenos Ayres, 63, a conobbi — come mi vennero presentirti — la moglie dello stesso Bertelli, ed altre poche per sona tra. le quali un certo Golia, impiegato vooamJnm»fPf«a«va. a n « L» *L™1°2* * L«2i8£0r!ì cJ?e ?\ si feoero a n™ Presentarono niente di speciale o anoro m*'®; da oltre due anni alla sezione VII, che i no- stri contatti sono quotidiani, e che il giudice mi onora della sua considtrazione e simpatia, accresciuta dal fatto che tutti i giorni percorriamo la strada insieme per recarci alle nostre rispettive abitazioni poco lontane l'una dall'altra. « Un giorno, adunque — giorno che non saprei ricordare — mentre mi trovavo col giudice Curreli, apparve il Bertelli, e poiché questi si avvicinò a noi, io lo presentai al giudice. Tutto si limitò quel giorno, allo scambio di poche parole di complimento. In un successi. vi incontro, a distanza di qualche giorno il Bertelli volle offrire le bevande. In quell'occa- sione poi il Bertelli mi invitò ancora a pran- ! Z3 a casa sua, e trovandosi sempre presente ! law. Curelli estese l'invito a quest'ultimo.: piazza del Duomo. Il Bertelli avendoci visti. Ma se non vuol" lasciarla sola, la sua fidanzata... Evidentemente, vedendo 1 rapporti cordiali tra me e il Bertelli, e da me anche incoraggiato, il giudice aderì all'invito. • .Veniamo cosi ada riunione nella quale apparve inaspettato — almeno da noi — il Raffaele Pirovano. Si era a tavola, allorchè il Bertelli, che sedeva accanta a me. ini'disse ad un certo punto che il Pirovano — quello dal noto processo — era un suo amico. Io mi limitai ad esclamare: Ah sii « Pochi momenti dopo — mentre il desinare ora sulla fine — si nidi una scampanellata. Corse ad aprire la signora, la quale con (frasi di amichevole espansione annunciò ed introdusse il Pirovano. Io rimasi sorpreso; contemporaneamente guardai law. Curelli che notai assai sconcertato. Anche il Pirovano sembrava imbarazzato, ma una volta entrato ed accolto con cordialità dal Bertelli e dagli altri, divenne disinvolto e «rese parte alla 'conversazione. Questa volse su argomenti indifferenti, ma non è da escludersi che il Pirovano abbia rivolto al giudice qualelie domanda circa il suo processo pendente. «Io — dichiara il cancelliere Palazzoni — non posso affermare nulla .di ipreciso a questo riguardo, non avendo Inteso le parole scambiate tra 11 Pirovano e il giudice, parole che ad ognu modo furono assai brevi, la serata fini .presto. < Avendo io fretta da restituirmi a casa — dove mi attendeva del lavoro — presi una carrozza e 11 giudice ne profittò per allontanarsi con me. • Inevitabilmente, tra me e il giudice et commentò la venuta del Pirovano; ricordo che io dissi che sembrava una combinazione fatta apposta; ma eravamo ben lungi entrambi dal sospettare qualche trama recondita. • < Quella stessa sera, che era un giovedì, ci venne avanzato un nuovo invito per il sabato successivo. Io mi schermii e cosi pure il giudice, il quale diceva, «ho senza di me non sarebbe venuto. Allora, siccome noi •pretestavamo impedimenti per il sabato, ad una voce si insistette perchè l'invito fosse accettato per il giorno dopo. L'indomani, poiché l'aw. Curelli aveva la fidanzata indisposta, prendemmo pretesto da ciò per esimerci. Io scrissi un biglietto e in compagnia deli'aw. Curelli ci recammo a portarlo all'abitaziane del Bertelfli. « Erano fra le 17,30 e le 18. In casa il Bertelli non c'era e sopraggiunse allorchè io e il Curelli eravamo sa'iti su di un tram diretti allasali sul tram successivo e ci raggiunse alla fermata del dazio. Cd raccontò poi che aveva dato 50 centesimi al conduttore perchè mettesse Ifl tram in corsa e raggiungesse 11 nostro. Non appena ci vide, ci domandò meravigliato- —poni anche «Si finì, di fronte a tanta cordialità e pre^ mura, ad accettare. E la sera col Curelli o la signorina si recarono dal Bertelli, ove con nostra meraviglia, trovammo già insediato a tavola il Pirovano, del quale nessuno aveva parlato, a Quella sera ci intrattenemmo fino a tardi e uscendo rincasammo con una carrozza, sulla quale prendemmo posto io il giudice, la signorina di questo e il signor Golia, dimorando tutti a porta Monforte. « Il giorno dopo lo e ti giudice, allorchè ci ritrovammo, ci rammaricammo idell'indelicatezza d'aver fratto trovare un ospite non certo gradito — e cioè il Pirovano. — iSe il primo incontro potev.'i essere casuale. W secondo doveva essere prestabilito. Ciò ci convinse a non accef tare altri inviti, e ipoàche 11 Bertelli insisteva con me. io non ne riparlai neppure più al giudice. , « iDa allora lo non seppi altro. Le notizie della cambiale di lire 1000 e delle 500 lire le appresi dai giornali. So che i miei verbali del ■processo Pirovano furono compulsati da tutte le wirtó In causa é dal prestoVnte e trovati esattissìmi. Ora atttendo di essere interrogato, si curo di noter provare la mia buona fede e diciamolo pure dabbenaggine e la mia inno cenza. >

Luoghi citati: Bruxelles, Cernusco Sul Naviglio, Milano