Un'antica missione italiana

Un'antica missione italiana Un'antica missione italiana al Marocco Roma, 6, notte. o a a e e o n i o Nel momento attuale può servire non per svegliare il sonnolento spirito politico del paese, ma come ricordo e dimostrazione dell'inerzia dello spirito pubblico e del Governo l'evocazione di ciò che avveniva 35 anni fa nel 1876. Cesare Correnti e Giulio Adamoli allora deputato ed oggi senatore progettarono una di crucilo spedizioni che oggi il nostro Governo tanto paventa, cioè una spedizione ài Marocco. Questo ricordo viene evocato dall'Ideo Nazionale, organo del ' partito nazionalista italiano. Ecco in quali termini l'intrapresa coloniale di allora oggi ignorata viene evocata. « Cesare Correnti, allora deputato,- in uria conferenza pubblica tenuta il J3 febbraio 1876 quale presidente della Società geografica italiana, nell'annunzinre la prossima partenza della missione Anttnort (la.prima, che la nuova Italia avviava nell'Africa «ino ' allóra veramente tenebrosa per opera «Iella Società stessa e con i mezzi forntti da una pubblica sottoscrizione che in breve sorpassò le centomila lire, domandate) accen- 3ava quasi misteriosamente ad un'altra speizione in Africa ed invocava l'esempio della Frància affermando che due spedizioni non dovevano, parere troppe alla nostra rinascente attività. Pochi giorni dopo In una pubblica adunanza di addio alla spedizione Antinori ne faceva di nuovo menzione felicitandosi di essere riuscito nel difficile e da molti giudicato disperatissimo compito di imporre in mezzo a questa querula ed arida ostentazione dì pubblica e privata indigenza una sopratassa scientifica e di esigerla senza legge senza fiscali e senza maledizioni. . « Vogliasi o no — egli esclamava — vi è. ancora (se non manchi chi sappia, toccare il tastò) un gagliardo battere- di cuori ed una spinta di fatidici pensieri ». Senza rumore, senza chiasso lon. ing. Giulio Adamoli intraprese sotto gli auspici della Società, geografica un viaggio al Marocco ove rimase sei mesi imnnrando la lingua, e molto é bene osservando. Nella, relazione di quel viaggio-presentata nella conferenza del.3 dicembre, W76 con la quale rendeva conto della' suà-.rnissiòne sono contenuti rilievi ed osservazioni' che si .leggono utilmente nache oggi dopo che~ ner opera in specie dei francesi si e venuta formando sul Marocco., una ponderosa, se non sempre obbiettiva letteratura. Da questa relazione si viene a conoscere come fln'dài primi del 1875 « si era parlato con insistenza nei circoli del-nostro paese, che su tali questioni ai interessano, di vantaggi che armorterébb'e lo stabilimento di una fattoria commerciale sulla' costa che si prolunga al sud dell'impero degli sceriffi (Marocco) fra il Nun e il capo Bajado, e propriamente nei dintorni di porto Cansada o Arzila secondo gji indigeni o ancora Mata di San Bartolomeo poco- in su del capo Juhl fra il 28. ed if 29 di latitudine in faccia alle ipolé Lanzarotta e Forte Ventura delle Canarie, Si diceva che su taHe còsta non sventolava ancora bandièra europea, che le kabilie indipendenti che vi dimorano erario disposte ad avviare relazioni commerciali con/negozianti europei che offrissero loroquelle derrate indispensabili che ora. sono, obbligati a procurarsi nei mercati marocchini con dispendio di strade, di tempo, e ciò che più importa loro di denaro ». Essendo il paese al di là della prima zona di sabbia fertile in grano, ulivi, bestiame, il commercio locale si sarebbe avviato subito c«n attivìta-e- con il tempo si sarebbero pq^ -tute attirare le-carovane del Sudanijcoiv la polvere d'oro, penne, di struzzo e gomma. , E' questo — pensavano gli italiani o almeno alcuni tra i più degni nel 1875 — un lustro dopo" che l'Italia appena composta ad unità con un esercito scarso, una' marina da guerra ancora ih embrione si dibatteva tra le distrette finanziarie ed i pericoli esterni e gli imbarazzi interni di ogni sorta inseparabili da una recente unificazione. • « Che cosa vi era di vero in questa voce ? .— prosegue Adamoli. — Meritavano essi effetivamente che sopra quella regione si fermasse l'attenzione pubblica? Era il caso di dirigere, verso quel punto le forze disponibili del nostro paese? Ecco, ciò che mi proponevo di indagare per il meglio che io avrei potuto, ecco in massima lo scopo della mia gita al Marocco. « Mi proponevo poi inoltre di studiare quale via si potrebbe tentare per giungere nell'interno e quali sarebbero le condizioni per intraprendere i viaggi commerciali e scientifici nel Sudan a Timbuctu e di là più avanti e quali vantaggi. potevano aspettarsi da tali ricerche ». Adamoli fu a Tangeri. visitò Larrache ove sono delle rovine romane, Llssus, vide Rabat Scella, si fermò a Casa Bianca, a Dar ci Beydn Mazagan, e Safl, e Mogador dal clima dolcissimo ed uniforme. Trovò parecchi italiani nei porti della costa atlantica : per molto tempo visse in mezzo agli indigeni, fu ospitato nelle case dei mussulmani, accettò poi ricovero sotto le tende degli arabi di Provincie diversissime, percorse il paese, penetrando nell'interno, insieme alle carovane ed a drappelli di indigeni, non trascurò, come egli dice, nessuna benché minima fonte di notizie. . ,",'-! Si. convinse che la proposta di fondare uno stabilimento-commerciale sulle coste..africane al sud del capo Nun offriva vantaggi sostanziali sotto' ogni aspetto. Era di avviso che la missione intrapresa dai negozianti a scopo di interesse e di guadagnò dovesse essere appoggiata dal Governo > col favorire seriamente gli interessi italiani dove esistono già cioè sulla costa marocchina. » stabilendo « qualche console di carriera che aiuti gli intendimenti dei finanzieri, i quali tanto si adoperano in quel paese a mantenere alta la bandiera italiana. Sopratutto poi col favorire lo stabilimento di una linea di vapori tra/Genova e la costa di Barberia». L'ing. Adamoli avendo dovuto ritornare in Italia a quanto pare per sue ragioni private dopo avere rimesso alla Società geografica note e lettere zeppe di commenti e di notizie raccolte da per tutto che disgraziatamente non consta siano state pubblicate consigliavo di tentare la traversata a Timbuctu, alla misteriosa Timbuctu, che, vista per la prima volta da un italiano, è ora in mano dei francesi, la quale traversata era nei disegni suoi e di quelli della Società geografica che aveva a tale uopo provvisto di strumenti e di oggetti. • Tali — osserva a questo puntò il giornale nazionalista — i disegni commerciali e politici ed i tentativi fatti in direzione del Marocco da questi due valorosi italiani, la prescienza dei quali dovuta ai fermenti atavici di 27 secoli di storia pare vadano sventuratamente ogni giorno di i-*à svanendo. E' vero che di questi uomini uno, il Correnti, prima che uomo di lettere e di Governo era stato uomo di azione sulle barricate di Milano nelle cinque giornate, e l'altro da San Martino a Mentana aveva combattuto tutte, le guerre dell'indipendènza. Pereto essi vagheggi a vnnn un'Italia non rinchiusa tra quattro mura come una comunità monastica quale è intesa purtroppo dai governanti attuali che alla pa ma non hanno dato che parole ed opere di inchiostro... non certo indelebile. « Africa che turbi i sonni dei porta-guanciali dello Stato — cosi osservava lo stesso Correnti in uno di quei, suoi memorabili discorsi come presidente della Società geografica italiana che- parevano programmi di Governo — è naturale che t'abbiamo sempre sugli occhi. Fin qui noi siamo come degli esiliati. Una volta vi erano delle ragioni, ma ora è la paura della paura altrui ». dLapldrmrvllpsIl Papa Tlsitato dal fratelli Angele Roma, 6. sera, Il Papa ha ricevuto, oggi, in udienza priva-ta, il cardinale Martinelli, prefetto della Con-gregazione del Riti. li fratello, signor Angelo Sarto, giunto aRoma, si è recato a visitare il Pontefice.

Persone citate: Adamoli, Angelo Sarto, Antinori, Cesare Correnti, Giulio Adamoli, Martinelli