"Il più papabile dei cardinali,,

"Il più papabile dei cardinali,, "Il più papabile dei cardinali,, Dalla storia d'un Conclave alle congetture per un Conclave eventuale {Per tele]ino alla Stampa) 5 t Roma,, 5, notte. (A.) — Specialmente nei giornali esteri va diffondendosi di giorno in giorno un pronostico, che qualora un Conclave dovesse ora adunarsi il più degno dei porporati chiomati a salire sulla sedia di Pietro sarebbe il cardinale Rampolla del Tiudaro. La Stampa si è già occupata ampliamene dell'importante argomento, allorquando queste voci durante la malattia di Pio X fecero la prima comparsa, senza essere però troppo organizzate. Esaminammo perciò a suo tempo le- direttive che nell'evenienza di- un Conclave potrebbe prendere il Sacro Collegio, e traemmo'da questo esame la convinzione che se la nuova candidatura del cardinale Rampolla rappresentava alto stato dei fatti ima indiscutibile positiva probabilità, c'erano però altri indizi che potevano mettere in dubbio la sicura riuscita di una tale candidatura.* Ora che specialmente la stampa estera insiste di giorno in giorno sulla candidatura Rampolla alla tiara, e vi insiste con dati di fatto errati, non è inutile opporre a queste affermazioni correzioni che valgano a riportare a giusto valore gli elementi da cui si vuole trarre l'augurale pronostico. Ed una correzione necessaria è quella che riguarda il mancato papato del segretario di Statò di Leone XIII per opera del veto pronunciato nell'ultimo Conclave dal cardinale Puzyna, per conto dell'Austria. "...reto exelnsionis contro E. D. G .Mariannm Rampolla del Tindaro,, Non corrisponde a verità che il cardinale Rampolla sarebbe stato Papa senza il veto dell'Austria. A parte argomentazioni di carattere politico, basta riportare il bollettino delle votazioni dell'ultimo Conclave per verificare l'errore. Infatti lo scrutinio del l.o agosto 1903 aveva dato questi risultati: Rampolla 29, Gotti 16, Sarto 10. La divisione del Sacro Collegio risultava già netta, ed era già evidente che il cardinale Rampolla non avrebbe potuto riunire sul suo nome i voti necessari per il papato. Ma eccoci al 2 agosto 1903 : dagli enormi flnestroni della Sistina la luce cade nella cappella modificata e trattenuta da grandi tendoni violacei, mentre il sole prepotentemente esce dagli spiragli per illuminare con raggi dorati qua e là la scena meravigliosa, incorniciata dagli affreschi divini di Raffaello. I cardinali seggono attorno, nei loro seggi sormontati da baldacchini: sono in quel moménto tanti Papi. In fondo le urne e gli scrutatori : dietro un altare severo, un gran¬ de Cristo, e in fondo ancora sulla parete lina enorme tela, con in mezzo una candida colomba. E' lo Spirito Santo che deve illuminare »i cardinali per l'elezione del Pontefice. Gli scrutini! sono già incominciati, e già i voti di quasi tutti i cardinali sono raccolti, il cardinale Rampolla siede in mezzo agli altri, senzu distinzione. Non un gesto, non un muovere di palpebra rivela che il- cardinale- Rampolla si sente vicino al triregno. - Pure il mattino egli ha' avuto un breve colloquio col cardinale Puzyna, detentore del veto, che gli ha confidato con molta umiltà ilisuo segreto, chiedendo consiglio. — Vi rimando al tribunale della vostra coscienza — aveva risposto semplicemente il cardinale Rampolla. Dunque egli sapeva che. oltre alla coalizione che nel Sacro Collegio si era andata già formando contro il suo pontificato, il cardinale Puzyna aveva aggiunto la parola di Francesco Giuseppe. F.arli •'< pòr»N )ì< trtrfdo, ieratico sul suo seggio: la palpebra sinistra cade pesantemente più della destra sugli occhi socchiusi. Il cardinale Puzyna invece si agita nervosissimo, con un piccolo foglio fra le mani: scambia alcune parole col cardinale Kopp, che gli slede vicino, cercando di dargli 11 foglietto ; ma il cardinale Kopp rifiuta, seccamente. Il cardinale Puoyna allora si alza: tutti gli occhi, meno quelli del cardinale Rampolla, si rivolgono verso di lui : ed egli, imbarazzatissimo, piuttosto in fretta dice, stringendo un po' convulsamente 11 foglio: — Honori mihi duco ad hoc offlcium jussn altissimo vocatus amillime rogare Vestras Eminentias prout decanum Sacri Collegi Curdinalium et Caineisariiim >. 11. E., ut ad notitiam suam tercipiat, idque notificare et declorare modo ufficioso velli nomine et auctóritate Suae Mairstatis Apuxtnlicae Francisci Jose uhi iniperatoris Austriae et regis lingotte, pire et privilegio antiquo, ubi volentis veto esclusioni? contra eminentissimum dominum meum cardinalem Marianimi Rampolla del l'indaro. E alede. " Vehementer doleo... „ Il cardinole Oreglia, decano del Sacro Collegio, si alza, a suo volto, ed afferma un po' freddamente che quella comunicazione non poteva essere accolta dal Conclave, nè a titolo ufficiale, nò a titolo ufficioso: perciò non se ne sarebbe tenuto alcun* conto. La freddezza dell'Oreglia viene subito compen sata dalla violenza del cardinale di Curia della Franciu, Matliieu, che mal sopporta, oltre 11 resto, che un tedesca interloquisca acqmRvctcgtppadElmcpdzcdcdmPstpdpldplocrdmdlrcg In un Conclave che la Francia voleva dominare. • — Respingiamo I Respingiamo l'Intromissione I — egli dice. — E' indegno I Ma ecco sorgere lentamente, signorilmente dal suo seggio, il cardinale Rampolla. Egli trova il gesto e la parola del momento in cui la sua figura culmina tutta una epoca della storia della Chiesa ; e lentissimamente con gli occhi semichiusi, con voce potente dico: — yehementcr doleo gravi vulnere illato Ècclèside Ubertali, quoa me nihil gratius, nihil juncundius accidere poterai ! Dopo una pausa, mentre siedo, aggiunge che, oltre a ritenersi indegno, non potrebbe accettare l'elezione. L'assemblea è agitata, ed appena accolta l'esito della votazione già fatta: Rampolla 29 voti. Sarto 21, Gotti 9, e diversi 3. In quel momento certamente tutti pensavano ad una rivincita ; ma nello scrutinio del pomeriggio non si riscontrarono che questi voti: Rampolla 30, Sarto 24, Gotti 3, diversi 5. Il veto è riuscito, è vero, sotto l'impeto di una reazione giustificata, a dare al Rampolla un voto di più ; ma si è insieme mantenuta salda la concentrazione sul nome del cardinale Sarto, ed il papato di Rampolla c sfumato. Corretto curi questo un errore quasi generale, e S3nza entrare in troppo profonde discussioni di carattere politico sulla probabilità che il cardinale Rampolla potrebbe avere per giungere alla tiara, accenneremo solo brevemente al nuovissimo aspetti'- assunto dalla candidatura del porporato siculo dopo la elezione di Pio X al pontificato ed a quello che ora vorrebbe assumere.La protesta della Triplice E' noto che tutta intera ^concezione del in politica rampolliahd fu''hasata sulla riconquista intera, reale e,'posiliva del potere temporale di 1 Ionia da . parte della Santa Sede, attraverso alla possibilità di una guerra. Abbandonate le-,velleità conciliatorisle con l'Italia, il pontificato di Leone XIII, con l'avvento d*el cardinale.fRampolla al potere, affermò risolutamente un'azione diretta a raggiungere attraverso ad una sconfitta dell'Italia o della Triplice il potere temporale col possesso di Roma. La Francia doveva compiere questo miracolo. Basta rammentare il nome del cardinale Lavlgnrie, e gli archivi della Segreteria di Stato potrebbero dire con quale certezza con quali speranze si calcolava, ad e sempio, iicll'88 l'evenienza di una azione delle armi francesi contro l'Italia e dello partenza del Papa da Roma. Il veto del'Austria doveva rappresentare, e rappresentò certamente, la fiera protesta della Triplice contro questa politica ; ma fu inutile, per quanto si sappia che il cardinale Rampolla e i suoi amici tentassero all'ultimo momento di placare i Governi della Triplice con atti di pentimento. Si narra infatti che in' alcuni colloqui avuti prima del Conclave da Giuseppe Zauardelli con un illustre prelato italiano, il Bonomelli, il quale riassumeva in sé tutte e speranze conciliatoriste del clero italiano, il vescovo di Cremona, con molta arte diplomatica, si fece eco di questi pentimenti, esternando l'idea che il Rampolla papa avrebbe avuto verso l'Italia una, concezione assai più differente di quella che aveva avufo da segretario di Stato. Ciò sarebbe avvenuto, non per sentimentalità patriottiche o per finalità radicalmente opposte a quelle sino allora perseguite dal Vaticano, ma per fatalità di cose, dappoiché Waldeck Rousseau aveva già battuto in Francia, avendo saputo al momento opportuno catechizzare 11 cardinale Rampolla, ogni velleità di instaurazione di repubblica benedetta. L'indipendenza della Chièsa e del Papato— Il tempo, e lo splendido isolamento che il cardinale Rampolla volle darsi, fecero poi dimenticare affatto la cosa. Ma ecco ora risorgere e diffondersi con prudenza e sapienza il nuovo pentimento; ed ecco ovunque proclamarsi la seconda candidatura del cardinale Rampolla alla tiara, sopra un programma di transigenza e di conciliazione. Lo stesso cardinale siciliano, dagli ozi di Eirìsiendeln, ove si vendono cartoline del porporato con la scritta « il più papabile dei cardinali » ha tenuto a far sapere, attraverso ad una discreta risposta ad una discreta domanda, che egli è in cordialissimi rapporti con Mons. Bonomelli E' dunque tutto un programma di conciliazione e di italianità che si vuole affermare. Sarà sincera questa affermazione? A noi poco importa: poiché se fosse il contrario, l'impotenza della politica rarapolliana contro l'Italia ha avuto già la sua dimostrazione, e potremmo dire la sua punizione. Il liberalismo italiano non desidera che dimostrare ogni giorno di più al mondo l'indipendenza assoluta del Papato, diciamo del Papato, oltre che della Chiesa, da ogni sua influenza. Due conclavi hanno messo in evidenza questo: il pontificato di Pio JUcioè un pontificato di rigida intransigenza religiosa, durante il quale il Pontefice, nei limiti della* sua giurisdizione, ha potuto compiere i più gravi provvedimenti disciplinari che il Papa possja prendere, ha potuto lanciare un nuovo Sillabo, ha potuto largire scomuniche e scacciare dal grembo della Chiesa sacerdoti e compiere tutto un programma di reazione religiosa, senza che l'Italia abbia minimamente accennato di occuparsi di lui, ha ribadito nel mondo la convinzione che la breccia di Porta Pia ha risoluto insieme alla questione romana la questione dell'indipendenza del Pontefice da ogni influenza esterna. Non ci dobbiamo preoccupare quindi di conciliazione o di Papa conciliaiorista. • Solo abbiamo voluto rilevare alcuni errori, che non è bene restino radicati nell'opinione pubblica, an che se si tratta dell'elezione, lontana — auguriamo alla forte fibra del Vegliardo, che sta sicuramente ricuperando la sua salute, messa a dura prova dalla recente malattia — di un Papa futuro. '