Erricone e Menichiello condannati seduta stante per aver ingiuriato il presidente

Erricone e Menichiello condannati seduta stante per aver ingiuriato il presidente fR^A"Ti E PENE Processo Cuocolo Erricone e Menichiello condannati seduta stante per aver ingiuriato il presidente Erricone e Menichiello condannati aver (PnpznndViterbo, 80, arra. Aperta l'udienza, chiede la .parola De Angelis per rispondere a quanto ieri ebi-e a dire ii Sonino a proposito del collegio di difesa della pane civile. — lo ho ceduto, egli dice, all'avv. Tommaso Gosparre un'ipoteca di 7000 lire di legittima provenienza e così ho potuto provvedere alla mia difesa. Avv. Romualdi: — Tutto onesto non c'entra con la causa, e prego De Angelis a non proseguire.. 11 De Angelis torna silenzioso al suo posto. • Torna sulla pedana Gaetano Amodeo. (Presidente: — Aimodeo avrebbe chiesto di assentarsi per 10 giorni avendo da disbrigare dagli affari; hanno difficoltà gli avvocati? Nessuno risponde dai banchi della difesa. Avv. Bomualdi: — Soltanto prendo questa occasione per fare un'istanza: Desidererei che fosse richiamalo il processo per il furto al conte Filo, ritenendo che in quel processo si possa trovare il nocciolo del processo Cuocolo. 11 Presidente accoglie l'istanza dell'avvocato Bomualdi. Chi affittò il magazzino di via Guantai Si chiama il teste Pietro D'Oria, il quale prese, .in affitto nel 190S il magazzino in via Guantai dall'ing. Pellecchia. Non ricorda quando fu stipulato il contratto di locazione, ma ramni orna che entrò in possesso dei locali nel maggio. 11 Pedicino, colui che avrebbe informalo il Totaro del nome dei frequentatori di casa Stendardo, andò nel magazzino dopo l'apertura. • Presidente: — Che casa era quella della Stendardo? — Una casa un po' equivoca., dove andava molta gente. Presidente: — E che uomo era, secondo lei, il Tedeschi? — Un chiacchierone, che diceva un mondo di sciocchezze ed al quale io non credevo. Mon'a : — Bicorda il teste che io più volte mi recai da lui per lamentarmi del Tedeschi ? — 11 Morra, che per me è una gentile persona, si doleva spesso del Tedeschi. Presidente: — 'Lei sapeva però che il Morra, por quanto gentile persona, fosse tenitore di un postribolo? — SI, era noto che la casa Stendardo era un postribolo. Un ex carabiniere Viene Ugga Gaetano, ex carabiniere, che prese parte alla perquisizione eseguita Vi febbraio 10"7 in ensa- Salvi. Non ripete che ci-eostanze già note e come ji se su.to trovato l'anello, che si asserisce es-1Èe-rc appartenuto a Cuocolo. I— E' certo — egli dice — che la guardia di ;finanza Rondaniui sopraggiunse pochi istanti prima clic cadesse a terra l'involto contei-ente :ì'aneàlo con le iniziali G. C. !Presidente: — Alla perquisizione era pre-ianche l'amante del Salvi? — Sì, anzi fu lei a raccogliere di terra l'invol'o, che le strappai di mano, e le donne dicevano che l'anello doveva essere appartenuto alia madre del Salvi. a Presidente (ai teste): - Ricordato che quan-ido il .Salvi fu tradotto alla caserma di Capo- didimo voleva parlare assolutamente con una donna, che si aggirava in quei paraggi ? Feste: - Si, «.cordo perfettamente; Salvi scongiurava di panare con una dorma che di- cera essere sua sorella. ^ Presidente - Avete preso pane ali arresto M;Icta.J£22™lT sissignore. ■■ . », v&*«i^xr^M chev.n.^^^^^t'^l^^lVvv. Colozza — Il t-este prima di oggi, durunto il dibattimento e mai sialo a Viterbo? — No. Avv. Colozza — E noi dimostreremo jl contrario. Avv. Lioy — Il teste può dirci se la caserma di Monte Olivete era frequentata da pregiudicati? — Venivano dei cnnlidenti. Avv. Lioy — 11 teste vide ni caserma quasi in permanenza il pubblicista Durante? — Lo vidi qualche volta. Avv. Lioy — 11 teste ha amoreggiato con una ragazza, certa Piceirilla? Presidente — Questa domanda non credo di rivolgerla al toste, dove vuole andare a Unire, avvocato Lioy? Avv. (ìomuaidi. — Eccellenza, l'avv. Colozza ha affermato una cosa gravissima ed « me pare debba, essere chiarita in questo momento, perchè non è lecito lasciare sotto sospetto un teste là cui deposizione è importantissima. L'avvocato Colozza ha affermato che j) teste I'"ga era già stani a Viterbo e precisamente cjrii in Corte di Assise, e ora. Eccellenza, credo che l'avv. Colozza abbia i' dovere di dimostrare quanto «-gli ha affermalo. Avv. Colozza — Io ho esercitai') un mio di- ritto rivolgendo una domanda al teste, temiio dimostrerò quanto ho detto. suo rirrn.a uno dichiarazione senza leggerla si chiama Anna O'ona. -— La stia famiglia — chiede il presidente — era in relazione con l'avv. Lioy? — Si, perchè un mio cognato fu praticante nello studio dell'avv. L'oy e questi era. gentile con noi e spesso Ci regalava dei palchi per il teatro. Presidente — E che può dirci d-el fatto dell'anello? -- Posso dire soltanto questo, che un giorno de! 1908 incontrai ltivv. Lioy che andava in corca di mio padre, commesso in un negozio so a:tr A domanda dell'avv ce che suo padre i scritta dall'avv. Lioy ma certo è cti-e suo pi Bomualdi, la teste d'rmò una dichiarazione s-.Tiza neppure leggerla, dr» non ebbe mai a co¬noscerò Gen laro Abbai-omaggio. giato il prPer telefono ella STAMPA)" Questojo dovete dire a lui ! „ Viene Domenico Olana. vecchio scttantunenne, ancora commesso di negozio. Presidente. — Conosce bene l'avv. Lioy? — SI, lo conoscevo molto, perchè un mio parente ha fatto pratiche da lui come avvo- r... i . i ... , , Presidente — Che può dirci di una dichiara- jzlone da Jei Armala e pubblicata nella 'lnbu- na aiuammal N€l,la ^!£ma.razio"e S] ««««"ma che nel car- dnevaio 1907 si sarebbe presentato nel casotto di incisore di Alfano, dove era commesso, un &individuo che poi avrebbe riconosciuto per Gennaro Abbatemaggio, che avrebbe fatto «n- dder« un anello pagando L. 3,50, è vero? «ZJ^J*0™?-1™?- Uoy mi T°mando se,nf nostro negozio si fosse presentato un indivi- duo in una domenica di carnevale del 1007 Por fare incidere 1 iniziale di un anello; io £ li iielii e che non potevo ricordare se era staio portato un anello da incidere da un giovane.)Presidente — iUcordate se nonostante que-1sta vostra risposta l'avv. L,oy ebbe ancora ad j può andare innanzi; noi protestiamo; si vuol 1 far dire al testi quello che non hanno detto; I qui s'imbeccano i testi. ; Il presidente fa quanto può, ma non riesce a ristabilire la calma, anzi, tutta la gabbia : freme e nell'aula si ripercuotono le voci stri ! tìul-e, specie di Erricone, che sembra un for- i sennato einsistere facendovi Jl nomo di chi avrebbe poriato l'anello? — Si, ma lo risposi che non ricordavo. Presidente — E se all'avvocato Lioy non a- vote detto nulla, perche ritmaste, alla cieca la dichiarazione scritta dall'avv. Lioy? — "Questo io dovete -dire a lui — dice il teste, accennando all'aw. Lioy. Presidente. — Prima di firmarla, (leggeste la dichiarazione? — No. avevo grande stima dell'avv. Lioy. Durante la lettura della dichiarazione il pre. sidente rivolge alcun* domande al teste, il quale risponde di nulla sapere. — Fu il Lioy — egli dice — a fare il nome di Abbatemaggio. Presidente — Como fuceva il Ljoy a sapere che l'anello, come s scritto nella dichiarazione. valeva~20 lire? L'apprezzamento fu dato da voi? — Sissignore, io dissi che valeva 20 lire. Presidente: — Se non avete visto l'anello, come potevate fare simile apprezzamento? 11 teste, confuso, non risponde. Presidente: — Forse voi riaste l'apprezzamento della descrizione che dell'anello il Lioy vi avrebbe fatto ? — Si. Gii imputati tumultuano e protestano A questo punto tutti gli accusati insorgono; Alfano e Menichiello gridano più degli altri : — 11 presidente — gridano — con questi metodi ci vuol mandare in galera; cosi non si Il presidente ^ordina che Alfano e Menichiello siano" tradotti fuori dall'aula. L due escono. Un altro processo Del processo i „ p. Gen Santoro, domanda in- to , fi, proceda C0Qtto due accusati per rcal0 di oltraggio. Il presidente ordina |.he A1Jfaao e Merdthlello siano tradotti di nu0vo nell'aula, - u cancelliere, per ordine del Procuratore Generale, ha già redatto il verbale. racco- glieudo ,e parole ingiuriose pronunciate dai <du« accusati. Il presidente, rivolto ai due accusati, dice: ^x^sr10 de! proccsso cuoco!o re?ta l ^'^^^ domanda ad Aitano |i a e n e e i - nominate per vostro difensore? -- Nessuno — risponde con tono arròg Alfano. Presidente: — Ed io nominerò l'avv. Aldo Veccliini. Presidente a Menichiello : — Voi chi nominate? — L'avv. Lioy. i Presidente: — Va bette. Il Procuratóre Ge. , nera le quali testi ha da addurre? i Proc. Gen. : — Si possono sentire il rnareI sciallo Barbone ed i brigadieri Dell'Isola e [ Deleo, tutti e tre vicini alla gabbia. Presidente ad Alfano e Menichiello: — Voi avete testi a difesa da addurre.' Menichiello non risponde; Alfano invece, col suo sorriso sardonico, dice: — Desidero che vengano a deporre in mio favore i marescialli Capczzuti e Farrls, cho vedo qtìi presentì. Presidente: — I-Io capito, voi non avete testi. E si passa all'interrogatorio di Aitano. Eri-icone è 'molto esplicito: — I^'i — dice, rivolto al presidente — finora è stato giusto ed imparziale, però (mesta mattina non fu cosi. Qui si tratta che noi possiamo andare all'ergastolo, alla péna perpetua, ed abbiamo il diritto d; difendere'. La o !'° risposta, ed io, che soffro, insieme agii sventurati compagni, da cinque anni ingiustaa ! mf.ite la reclusione, ho scattato. Presidente: — Ed avete detto: « Voi, presi¬— e e l o n o -, iai f-.-i-, .■.VtMtP T-nn-pnVvn in lana ... iLsit L.mnu.. ..ii.dente, cosi ci volete mai.dare in galera Avv'. Lioy; — Non ha detto cosi. Alfano, recisamente: — Ho pronunziate le parole: • Voi ci volete mandare in galer-t », ma non v -i-.'vo offèndere; constatavo un l'atto che io no-i v'-'vo civdcre. Menichiello nega assolutamente di aver ptoffe-rito 'aeTio puro'lo ingiuriose contro ,1 presidente. — lo soltanto mi son doluto, egli dica, quando ho sentito ridere e sorridere cenuro l'avvo- e a, ¬ pronunziate in oer chiedere scusa. Vengono intesi i test: indotti da! Pubblico Ministero,-jl maresciallo Barbone. Dell'Isola <' Beléò i quali dicono di aver sentito benissimo pronunciare da Alfano ,-> da Menichiello lo parole che, del resto, hanno sentito tutu". residente A) reat0 di Alfano e di Menichiello; constala le pravissime frasi rivolte, al presidente e chiede ja condanna dei due imputali a sei mesi di reclusione o 500 lire di inulta. Quindi prende la parola l'avv. Vecchinl in djfo&jx di Alfano. L'avvocato conclude essere ovvio mancai* ad Aitano l'intenzione di offen &CIe e llon vi era iwl!c svl0 pal.ole cne u 1)osit0 uniano di difendere la propria vita. Prcnde „0l la paroia i avv. .Uov n anale Sj uuolc, tlei carabinieri e dei sistemi seguiti nell'istruttoria ed attacca anche la stampa, che. secondo lui, continua ad inveire contro gU atlual, accusa». L'avv. Lioy conclude che c~ ; ciurlici luti ndiomi intrm-i.-inn ri-ito io 10 nnin ) ' 1 Chiedano perdono, ma sono condannati l ; e - La requisitoria del P. M. e le arringhe dei difensori II Procuratore Generale parla a lungo con-, eludendo che nessun dubbio può esistere sul I , y o ; i e - i a i e - i : a Prlfha ette il presidente si ritiri per deliberare. Alfano e Menichiello chiedono perdono, aggiungendo che non avevano avuto animo dj offendere. .Alle 13 meno un quarto entra il presidente, vi quale legge l'ordinanza con la quale condanna due imputati al minimo della pena, e cioè a ire mesi di reclusione, intanto l'udienza è tolta. " Di tutto quello che disse l'avv. Lioy io nulla sapevo „ Riprendendosi l'udienza allo 16,30, è richiamato il teste Domenico Alano, per proseguire nella deposizione. Primo a cliiodere 'la parola è De Marinisi — Slamane il test-j dis.ie che il valore dell'anello poteva essere di una ventina di lire; ora, come ha fallo ad apprezzare a'anello se non lo aveva mai visto? Testo. — Dalla descrizione fatta dai!l'avvocato |Lioy compresi che non poteva valere che una ventina di lire, come valgono, del resto, tutti gli anelli di quella specie. — Il reste si inganna: se fosse stato di 18 o •di 25 varati, valeva molto di più che se fosse stato di 1,0 o di 12 carati. Presidente. — Ci sarebbero dei -testimoni che affermano di avere visto 'l'avv. Lioy darvi <|uniche cosa 'di denaro, dopo che voi firmaste la dichiarazione. Vi dette del denaro a titolo di sussidio? — Lo escludo assoltilamionte, non ebbi denaro dall'avv. Lioy. Presidente. — Dove sottoscriveste la dichiarazione pubblicata dalla Tribuna Giudiziaria? — .Nello studio dell'avv. Lioy. Presidente. — Nessuno era presente oltre l'avvocato Lioy? — Vi era un individuo, che non conoscevo; era un uomo maturo. Presidente. — L'avv. Lioy vi avrebbe incaricato di pregare il De Francois di recarsi nel suo studio? » — Perfettamente; aliti prima volta il De Franchis non andò, e allora l'avv. Lioy mi pregò di insistere perchè il De Franchis vi fosse andato. Presidente. — Questa seconda volta vi andò? — Neppure questa volta. Avv. li in u io lidi, al tesia: — E' vera la dichia- razione da lei firmata e scritta dall'avv. Lioy? Sono vere le deposizioni dell'Alano rese al migisii'ato? Desidero una risposta tassativa. Toste. — -Di tutto quello che disse l'avv. Lioy io nulla sapevo. Avv. nomualdi. — E allora il teste non aveva letta la dichiarazione, cho poi firmò? — Se avessi letto non avrei firmato. Teste che dice e disdice ulasrousscsLnpoSnfdddstRrnLII 'presidente toma a leggere la dichiarazione. o . e i ol o o i. ra tsea portato ad incidere? Testo. — .Sì. è vero. Un giorno il De Franchis mi di.1 se che doveva uscire per far fare una j incisione sopra un anello. Presidente. — Affermate una circostanza nuo¬ 'v.-i no'ì detta nel periodo istruttorio. Guardate l' ili'd'ire la verna. ; pres.: — Vedeste l'anello, voi? ! — Nei. il iv Franchis affi e ritornò poco dopo. Pres. : - - Perchè sarebbe andato dall'ilicipn:-.= il lì,? Fra.i.-bis e non voi che eravate .-olito a rare tali commissioni? — lo ero stanco e co-i andò lui. Avv. Salomone: — E quanto costò la incisione? -~ Tre lire e inr«:zo. (Commetti i). Vvv. Salomone: — Siamo a cavallo. E, poi, avrebbe inventato tutto l'avv. Lioy. Pi- -..: — E questa circostanza detta oggi, la die-esto anche all'avv. Lioy? — Si. come la ho dotta qui. Ti t«gte dice •? disdice'da un memento al- l'altro. lì.potè di avere saputo da'. De Frauchis chv la commissione fu data da un cocchiere, nai¬ r.in aggiunge subito di non averlo mai cono- n scinto e di non avere mai conosciuto Abbate- i. l,1.[ggi0 Avv. 'Forre: — E perchè il leste non disse ai carabinieri e ai gin-.li'.-e tu.to quello che I detto c'gi ? e a io fino- — Perchè non mi fu chiesta. Proc. Gemi — lo desidero sapere dal teste se ha detto la verità oggi o stamane. -- L'ho detta oggi; stamane non mi si è lasciato parlare. Avv. Romualdi: -- Concludendo, il teste ha se l'ha detta saputo che la commissione di'.'anello al De Franchis fu data da Abbatemaggio? o a so u". Il De Franchis non conosceva nò conobbe Abbatemaggio. Anna Alano, figlia del teste, lascia spenta- neamentc il suo posto e Mie alla pedana. "Mio papà no» sa quali» che si dice..— Signor Presidente — ella dice — io deb- bo intervenire; mio papà è sofferente ed è -lapido •■ non sa quello che si dice: io debbo iterVenire per difendere mio papa che è stu- palo. 11 Presidente invita l'Anna Alano ,i tornare al suo posto, ciò che ella non fa volentieri. E allora altre domande rivolgono al tc-stf l'avvocalo Romualdi della P. C^_ e alcuni difensori, i o e o i , I , o , y e e il teste ancora più stupito dalla confusione del momento risponde a monosillabi. Avv. Romualdi della Parte Civile -. — Dunque nessun dubbio che ti teste dice la verità affermando che un cocchiere in un certo tempo avrebbe portato al De Franchis una commissione come tante altre. Il lavoro degl'impiegati dell'avv. Lioy Il teste per il momento è licenziato e si chiama Francesco De Vita, contadino di Solofra. 11 teste narra che in un pomeriggio dal 19 al '20 novembre 1908 stava lavorando a. Solofra quando fu avvertito che una donna e un uomo andavano cercandolo. — Allora — prosegue il teste — lasciai il lavoro e nell'osteria di certo Vignoli trovai un signore, e una signora i quali ani domandarono se una sera di carnovale avevo venduto un anello a tre individui; io risposi di nulla sapere e loro dissero che se il fatto fosse stato vero mi avrebbero ricompensato. Pres. : — Voi non avevate mai avuti anelli? — Mai. Pres. : — Avevate saputo chi fossero l'uomo c la donna.? — Mai. Pres.: — E' pacifico: andarono Alfredo Rossi e Virginia Cosenza, impiegati dell'avvocato Lioy. Teste che dice bene dell'avv. Lioy Dopo breve riposo depone Giovanni Marinelli, redattore del non Marzio. Presidente:. — Si è detto che lei abhia. saputo qualche cosa dal brigadiere Lipieilo in ordine ai sequestro dell'anollo fatto iti casa Salvi? Il Lipieilo ebbe a parlare con me dell'anello e In polizia del rinvenimento dell'anello fu letta, da me sul Roma e nella Tribuna Giudiziaria. Lessi che l'anello era un trucco, ma di scienza mia nulla so. Avv. Pistoiesi : — Che cosa può dirci il teste dell'avv. Lioy? — E' uh galantuomo, facile .però a farsi suggestionare. Avv. Torre: — Il teste non è più «reporter » del Roma? — No, sono de'. Don .Ifririuo. Avv. Torre: — E perchè andò via dal Roma? Appunto per la campagna contro i carabinieri. Io vedevo bene l'opera dei carabinieri, come sul principio la. vedeva, l'avvocato Lioy, poi questi cambiò ed io me ne andai. Il teste è licenziato e l'udienza è tolta. iiawie uni carcere (Tribunale penale di Torino — so agosto). In località denominata Cariglia, del Comune di Lombardore, rasento la strada provinciale Leynì-Rivarolo, sorge una casa, disabitata, intorno alla quale sta un terreno incolto, circonaato da. un muricciuolo. Ivi l'ing. Miller Franz tiene, per speciale concessione avuta dal Comune, in deposito un dirigibile. Nella notte del 21 maggio certi Aragno Stefano, Desideri Pietro e Gallo Giovanni,, con audacia straordinaria, scavalcarono il muro e, mediante chiave falsa o grimaldello, penetrarono nella casa, e tentarono di asportare attrezzi ed oggetti attinenti al dirigibile. Disturbati, si allontanarono; ma il custode della casa, accortosi del tentativo di furto, denunciò il fatto ai reali carabinieri, che, fatte le opportune indagini, arrestarono i giovani colpevoli. I tre ladruncoli furono tradotti nelle carceri di San Benigno. Essi però nel giorno 26 maggio riuscirono ad evadere in un modo che ha del rocambolesco. Tolsero da una tavola di legno una gamba, e con quel giiosso pezzo di legno praticarono un buco nella vòlta della cella, pel quale poterono salire in una soffitta, servendosi dei materassi' dai letti per raggiungere l'altezza iì: essa. Colle strisele delle lenzuola, fecero una specie di corda, che legarono ad una trave del tetto, quindi la passarono per la finestra e si calarono dall'altezza, di otto metri nella sottostante via. Fatto ritorno a Torino, andarono da un negoziante di biciclette, noleggiarono tre biciclette, dando mentite generalità, e più non si fecero vivi II Gallo fu arrestato a Bra, dove si era re pvmtz j tane dalle c'ar- mente qualificati; truffa ceri mediante rottura. Il Tribunale assolse tutti gli imputati per il reato di truffa per inesistenza di reato: ri l'enne trattarsi di un solo reato di furto con (innato, e condannò Aragno a mesi 16 di re- ! clu.-ione, «Desideri a là mesi della stessa pena, ed il Gallo, incensurato, ad 8 mesi di ed bil reclusione. Applicò a favore di quest'ultimo la. condanna condizionale. Presidente: avv. Viarengo: P. M. :.. avv. Cavallerleone: Difesa: avvocati Maccari, Villabruna o Baravalle; cancelliere: Ba.ido. La condanna di un ladruncolo impenitente Tfihiiiwle lionate di Torino — so nociuto). Aragno Stefano, dipinto dalla P S. e dallo stessa « Gomitalo di difesa, dei fanciulli » colie ragazzo di pessima indole, dedito all'ozio Vagabondàggio, ladruncolo incorreggilia 10 anni appena e conta già. al. suo attivo, con quelle di ieri, ben cinque condanne Truffa, furti ed appropriazioni indebite sono li mezzi coi quali egli sbarca malamente il lunario, oggi scialandola da gaudènte, doma- ni ridneendosi a vivere con mi tozzo di liane ed a dormire sopra una panca, a seconda che il « colpo « e andato bene, o gli è fallito. Ieri fu due volte giudicato, la pi-ima, e ne ; parliamo in altra parte di questa stessa rubrica, insieme a due disgraziati giovanetti della, sua "stessa etti all'incirca, uus.ji(ei quali con lui un giorno riusciva, ad evadere dal carcere; la seconda insieme -a certi Laguzzi Ci priuuo e Foco Tommaso, accusati, questi Ul- timi, di ricettazione-, per avere acquistali dal- l'Aragno stesso oggetti di illegittima prove I nienza. i Si trattava di tre furti che il giovane ga| laiituoino aveva commessi nel breve giro di ! ^J!™11' 6 c!oè ddl 1U siuguo aI 3 lugli0 Furono prima due maniglie di bronzo, d«l | valore di L. 50. che egli tolse, dal portone della casa del signor Segre Davide, in via Fi reuze, 0; poi un contatore d'acqua del valore di L. 'GO, alcuni rubinetti di ottone e due grossianelli di bronzo da L. 100-ciascuno, che rubòdai locali della Società Elettricità Alta Italia,iii via Foggia, dopo di aver scalato un muro di cinta aito tre metri circa; infine altre duewm in unni ,n lii ni mi !»■■ ■ i j maniglie dì bronzo divelle dal portone della casa di via Cuneo, 6, iti danno del signor rasano Giuseppe. Tutta questa roba, ridotta in cattivo stato per allontanare da sè anche, il menomo sospetto, aveva poi venduto a vari rigattieri e fra gli altri il Laguzzi e, secondo la denuncia della P. S., al Foco. Arrestato, confessò, e ieri, tradotto- a giudizio, — dopo una latitanza di due mesi, poiché dalla, stessa Questura era riuscito ad evadere mentre si attendeva il carrozzone che lo doveva condurre ih carcere, — cinicamente ripeto la. confessione stessa. &ncrò nel suo cinismo, il ladruncolo incallito, il piccolo truffatore che, architettando le più abili menzogne, era riuscito altra, volta a truffare persone accorte ed avvedute, volle es sere onesta volta completamente, sincero a.l lorarjuando si trattava di esaminare la posizione giuridica "dei suoi due compagni di sventura. - AI Foco, disse, io non ho venduto nulla, non lo conosco nemmeno. Egli è innocente. Il Laguzzi acquistò bensì da me, ma perchè lo trassi in inganno. Voleva sapere lui. dove avessi presi gli anelli ed il contatore che gli offrivo in vendita, io gli dissi che si trattava di merce affidatami da. mio padre, il quale stava facendo l'inventarlo della sua. officina; gli soggiunsi anzi cho. presto sarci venuto a chiamarlo per la. compera di molti quintali di rottame o questa era la versione che già. aveva dato in istruttoria il Laguzzi, da nessun'altra. emergenza di causa smentito, ed era la conferma delle reiterate proteste del Foco che giurava essere la Polizia caduta in un equivoco. Furono pertanto d'accordo il Pubblico Ministero e la Difesa, nel richiedere l'assolutoria del Foco e. quanto al Laguzzi una sentenza, che escludendo il dolo, dicesse che solo di menomata diligenza e prudenza nell'esercizio del suo delicato mestiere egli doveva rispondere. Il rappresentante della leggo chiese per VAragno 12 mesi di reclusione; per Laguzzi lira 500 di .'immonda. 11 Tribunali'' condannò l'Aragno a mesi 10; il Laguzzi all'ammenda di sole lire 50; assolse il Foco per non provata reità. Pres.: avv. ViarcngO; P. M. : aw. Cavallerone; dif. : deU'Aragno avv. Raravalle, del Laguzzi e del Foco avv. Cavalli L. A. e Cccchelti; cane: Dando.