Un impero in vendita

Un impero in vendita Lia STAJHPA al Jflaroeco Un impero in vendita (Dal nostro inviato speciale) Tangeri, Agosto. Candida, — simile a un gran dado di neve rosato In cima dal sole e sagomato ai fianchi con gualche pretesa di Rinasci lrbonto> — la ^ua ha le palpebre verdi del- le. sne persiane ermeticamente chiuse, le st'™e g»aU« delia S""- veranda calate, e sembra che vi preghi di non svegliarla, Intorno, il giardino ha l'aria d'un neonato, con pochi capelli. La canicola lo bruloia e un lungo viale lo taglia, liscio come to a ^ un bigliardo. Stilla massicciato del viale, un maestoso marocchino tunicato di Manco disegna placidamente dei ghirigori calligrafici con un arnese straniero: un inafflatoio. Lungo l'alta siepe* di spini che rasentiamo, la torretta scheletrica d'una turbina a vento si rizza sulla bocca arida di un pozzo artesiano: e lascia sospettare che qualche volta,'-1 in tempo di bufera, ne pipi su qualche litro d'acquo. Lì preseo, un rullo di ferro per spianare vie che non esistono e un filo telefonico per la oleate dei passeri fanno altre confidenze ani gusti dell'abitatore del sito. — Ma chi è ? — Abd-el-A»iz. La Francia gli passa duecento franchi al giorno, — mi risponde l'arabo, semplificando molte cose. Abd-el-Aziz ! Pensavo a una figura tragica d'Imperatore folle, fuggito a nascondersi chi sa dove, dopo aver scialacquato dei milioni in biciclette e in lanterne magiche e dopo essere stato deposto dal fratello, Molai Ifcifid, il Sultano di oggi. Invece, niente. Gli diedero del matto per degli anni, da lontano; ma una cara vecchia dama inglese che lo conosce molto da vicino e lo tratta un po' come un auo ragazzo, mi diceva ieri sera che allora egli non era che un bimbo, mentre ora è uno squisito intellettuale: un giovane acuto, pacato, mite, amante sopralotto dei llbà-i. Per un Impero perduto na dunque guadagnato la sua pace ? — « Certo : Ed è ben contento d'esserne fuori I ». Lo credi felice anohe tu? — domando al mio arabo. « Mais oui, m'sieuT ». Non ha più fastidi, bta bene, va a Capo Spartel in « auto» (si è fatto rabberciare una. specie di strada a sue spese, «m'sieur», undici miglia di strada), e quando lo vedo qui fuori mi sembra un uomo tranquillo. Intanto torniamo verso Tangeri, a due o tre chilometri, digradando al mare. In faccia a noi l'immensa gemma liquida incastona il suo perenno azzurro africano trai i colli verdi e gialli della baili., e il piceoiaereo di Cento s'inciela lontano in un pa- radiao di luco. Ma scendiamo a passo di lumaca. Le cavalcature fanno esercizi a-crollatici sopra i macigni d'vna mulattiera torrentizia arginata d'agavi e di fichidindia, Alla line, la ■mulattièra' ci mette per stradlcoiole suburbane che pini e palmizi fiancheggiano tra selve di giardini ; le stradicciole cedono presto ai vicoli più prossimi alla città ; e in uno di questi, lungo un muro di cinta cieco ed accecante, indicandomi una gran porta dai battenti formidabili decorata di servi che oziano e fu- mano con dignità assisi su larghe stuoie lucenti, l'arabo mi dice: — E qui abita El Menebhl. E' un altro uomo tranouillo. Fu mini- stro della guerra a Fez. Ora «ne è fuori»! indie lui, con alquanti milioni, immune] lai fisco del suo paese e dal corruccio di Allah in grazia, della protezione britannica. E itóppur io lo disturberei, se egli e A'od-el-Aziz, nella loro posizione attuale, non fossero qui In Tangeri le due più perfette ligure rappresentative della casto che regge l'Impero. Essi ne hanno retto la loro) parte sino a ieri: Ilari venduto, con bel j garbo, ohi Marocco che ban potuto; e ora I » -e ^0"° l'iritroim da semplici privati | Ila Ria le e ^ 1™" ? 8 I j; ,?• ' ;ìe} ;l; di buon gusto, sotto la protezione d'una bandiera europea. Pure, non si riesce a disprezza.rli. Son | tutto, fuorché dei minchioni. Il che conci-] ia già Je simpatie. Poi, siamo giusti. Si governare dei paesi operosi e buona parte dei cittadini fa .dovere per abitudine e la fiducia|euire tiene asciutte le polveri ; il ! hello è governare un piccolo pa.es,? scorato e sfasciato soito l'ombra d'una sconfitta irreparabile. E l'aristocrazia marocchinarè riuscita a governarlo per tracent'anni, un paese slmile, e- a governarlo in moilo'isuperbo. E' riuscito a puntellare l'Impero contro molli uragani e ad ingrassa.rvisì a'furia di accortezza, di scaltrezza odi genio,]senza niente in mano, fuorché la cavezza|di un popolo onesto e bonario, ma acca- scialo o inasinito; E' riuscita a seminargli |at.torno 11 terrore e a tenerne distanti ,1lipi con dei semplici spauracchi. Ora. è|n)n| j | '.za ogni potere ell'Impcro, cui-1Maghzen, una"Machiavelli indulge qua e là al Castracani ti ad altra pelli ria tamburo. •** Qui il popolo canta meno di zero. Lo! I sapete, Chi conta o il suo padrone : cioè la costo governante, quella esigua minutai!-; r,a eredititria che monopolizza ogni poterei religioso, militore e civile dell'' imin.ludo nel trouo e „ei ! specie di luifiistero senza noie" elettorali. | Naturalmente, a un'analisi ortodossa, il -congegno di tutti questi poteri fa drizzare!ii capelli. Un'ira di Dio: elastici: saltuari,i confusi, imniagliati in una perpetua reU'| d'intrighi. Ma la casta oligarchica che se lij spartisce, se li sfrutto e vi destreggia con- tj° l'europa, è qualcosa di ben corto e di ì^ ^o, che ragiona con un cervello di ! diamante. Il guaio, per gli osservatori di passaggio, è ch'essa non ai lascia vedere, non si lascia sondare, e coltiva il silenzio con ! antica saggezza. I suoi arabi, alla porta, ivi rispondono quasi sempre ch'è a dormi 1 jre; e, se dsve svegliarsi per forza, conoj ^i^** "L??:1^!..? i'H!??' «?n. P'A?ftw isignorilità, senza dirvi niente. Cosi gl'ilhi straton del Marocco 1 hanno quasi dinien! tieni a, mentre il Marocco non 6 che lei. Tutto ciò cho succede qui, ancor oggi, è « *™*"> F. cavatevi pure dalla tosfa che sia una imasnada di don Rodrighi o di Sacripanti. 'Anche qui bisogna tener presenti lè 'realtà stòriche. L'oligarchia marocchina a.ppar ' tiene, come il suo popolo, alla categoria f|ei vinti. E una formazione di decadenza, il rimasuglio di un imperialismo disti ut.tn. Rialzò la Ironie al futuro, tre secoli ita, col cuore oppresso dalle amare nostal- gie di Granata e di Siviglia perduto per sempre, e con l'impronta dei calci cristiani sulle reni. Ma la sfortuna non le divelsc l'animo Dalla civiltà non uscì che ilsuo carcame, espulso dalla sconfitta. Il suo' spirito raffinato acuto e vigile sopravvisse.,Fu questo spirito che creò il Marocco. La grande opera dell'Impero Saraceno, suonata a piena orchestra fra due continenti, era finita. Cominciò l'operetta scerilfiana, con l'orchestra in sordina. I signori arabi e berberi caduti in disgrazia la recitarono da attori di gran raz-' za. Non già per gusto istrionico, bensì per empire la cassetta. Soltanto, il teatro era squallido. Non c'era che un popolo avvilito e mezzo nomade di agricoltori, pastori e montanari. Ma le aristocrazie in malora trovano sempre mille mezzi per sfruttare il popolo, e non pensano sd altro. L'aristocrazia marocchina escogitò subito la risorsa della religione. Veniva dalle armi e dalrimperiallsmo : tuttavia, a un tratto, inAlò il saio, fece sapere che scendeva in linea retta dal Profeta con la semplice missione di glorificare Aliali, e invitò il popolo a considerarla senz'altro come unta dal Signore e destinata a governare pei* ordine di lui, per l'namar Saidna. A com-; pir l'opera, calava proprio allora dal remoto Tafllet una nuova, dinastia araba, la dinastia odierna dei Silali, piena d'unzione e d'appetito anche lei. Ora, la gente che aveva fatto verdeggiare e fruttare come immensi orti in Provincie di Spagna in suo dominio, risospinta quaggiù si era buttata a terra, stanca, o Allah era tutto quello che le rimaneva di grande. Ubbidì quindi al suo volere, riconobbe la santità degli Sceriffi, nepoti di Maometto ed unti dal Signore, e si curvò a baciare i lembi dei loro « bùrnus ». Non si esaltò, badate bene, sino al fanatismo. Sono storie: era troppo vecchia e navigata,Il euo grado di saturazione giunse soltanto al punto di adattarla di buon animo a mantenere ben pasciuta la sua geniale co-, sta di parassiti cari ad Allah, lasciandosi: sfruttare quietamente. D'altra parte, l'ari-' stocrazia marocchina non usò "inai, verso 11 popolo che le si dava così, quelle prep-ipotenze brìi-tali ili cui corrono le favole. Non erano nella sua natura. La sua natura era piuttosto di pelare la gallina senza farla strillare. Anche !e tremende rivolta di cui si comporrebbe la storia del Marocco son delle spiritoso invenzioni. La gallina marocchina strillò sempre poco. Di or-. fjanimiloiié statale e nazionale degna, di questo nome l'Impero non ne ebbe mai. Ma- l'organizzazione dello sfruttamento del Popolo vi fu sempre di un'armonia e di una finezza meravigliose. E. dopo tutto la casto sfruttatrice può vantarsi di aver saputo tenere i marocchini iti eccellenti rapporti coi loro Dio: il servizio più prezioso che si possa rendere a un popolo vinto. Se talora li ha dissanguali un po' troppo, mettendoli e braccetto con la fame, ha sempre avuto pronto un contravveleno'p< r essi infallibile. Ha dotto loro: « M'ittub "l Rabbi!». Cosi fu scritto dal Signore». E ' tnai'qcnhlfji •hanno"-fatto eco, meno tristi «M'ktub el Rabbi!». E si sono riconciliati col destino. Ad ogni modo, la cuccagna oligarcìiica era impiantala.. Non doveva più cadere, Dall'interno, nessuna seria minaccia. Lotto di rivalità e imbrogli di successione, questo sì, in abbondanza, con pittoreschi insceiiamenti di guerre intestine ouasi sempre incruente e con opportuni' tagli di teste: ma furono come beghe coniugai! della còsta dominante, il popolo o,l largo non se ne immischiò mai, e ogni fazione vi professò sempre uh rispetto fondamen inli* e assiomatico per la cucca'-i,a r.'i tulio- dai suoi padri. Qualche noiosa sor- presa, piuttosto, poteva capitare dal di fuori. IJn'iuvasiune straniera, ad esempio o anche un puro tentativo platoniuo di civilizzazione, sarebbe stato un disastro Mica pel popolo: per i protetti di Allah. Avrebbe tagliato loro i viveri, fi allora i protetti di Allah iniziarono molto sa vitimente la politica estera del Marocco „, _ ,. ,* * ' *" (U una sottigliezza, e dì ua successo r'- 'W'ixu-u.iii. i suoi capisaloi lurotio, da pi-j ina: xenofobia e mantemmento di bnrburie *1,.™wrn0»cimisUftcariOne e spauracchi al 1 esterno. Su queste Lusi d'oscura ti liisin io c dl menzogna, per tener fuori dai piedi stranieri, ia diplomazia sceriifianu h.t '«oliato a bere le consorelle occidentali per due secai] e mozzo. Ha levato intorno ?!pC0CC0 JW -velario di mistero e di terri biuta: e- dietro non c'era che un buon poPol° dall'anima quasi europea, o freschià- simn almeno di contatti secolari con i'nnifla tenuto questo paese chiituiaccessibilo, senza strade, senza lumi, più uidietro della, Cina, più buio del Sudan: e il Marocco pende sullo ginocchia dell'Europa. Esso non aveva per mare se non qualche brigantino pieno di topi, in cuora'nessuna voglia di battersi : e passò per un grande arsenale °" " j"-* ioni, non uusseuovu 11,1 esercito che di nome: e le spedizioni the "' |UD-S° andare, facendosi animo, qualche . T' ." s<-oienao_ U'iDUvi ai pedaggio ou -*' ? nli."e volte pm torli. Non possedeva | I'ote''lZi'- europea sbarco qui, appena a tet- ^a. in l'^so «Iella temerità di marciare in!'^r™.,°BDDe,-° sempre 1 igienica ossessione icY 'ortilicarsi di tutto punto con le spaile |"J t!lnre- Entro il tinaie, aAaita ogni -,:-o j d»ta di pigliar la corsa, e in imme-'o schiacciante, i marocchini le ricacciarono regolarmente in barba olle torrette e ni ■neri che frastagliano ancora il profilo nv venturoso di Tangeri. E la cuccagna restò in bilico. Senonchft, a mezzo il secolo scorso, si levò un brutto vento dalla Francia. Là Fran eia era andata ad Algeri e voleva rima. n«rci. Il Marocco, invece, principiò suhi'. to a preferire che se ne andasse e aiutò Abd-el-Kader, il famoso ribelle, per togliersela d'attorno. Ne fu punito: a stento salvo la pancia, per i fichi. E non era che il piccolo aprirsi d'ima vasta epoca di guai. La cupidigia coloniale dell Europa nuova e rinnovata Mutò presto odor di buona cucina nel paradiso t?rrestre degli Sceriffi, e accarezzò le manovelle delle sue. mitragliatrici, di fronte a!le quali molle inaccessibilità si spianano ormai cpme montagne che rientrino. Così si preparò l'estrema crisi marocchina, ogni resistenza armata., eoo ja caduta, d'ogni spauracchio, diveniva inoiie. L'oligarchia sw-fìv «a !o compreso. Pure,-non si diede vi- ! ' ! àadouò la sua antica poli-

Persone citate: Agosto, Aziz, Granata, Lia Stajhpa, Lusi, Machiavelli, Manco, Profeta, Sacripanti, Saraceno