L'on. Bettòlo giudica possibile il ricupero della "San Giorgio,,

L'on. Bettòlo giudica possibile il ricupero della "San Giorgio,, L'on. Bettòlo giudica possibile il ricupero della "San Giorgio,, (Per telefono alla STAMPA) L'autorità giudiziaria| feti [finii lliii Roma, 20, notte. Oggi ho avuto una grande soddisfazione: uno dei più competenti in fatto di marina militare, conversando con me, ha riconasciuto giustissime le considerazioni da me pubblicato sulla immensa responsabilità del comandante Albenga e sul mancato allontanamento di questi e degli altri eventuali responsabili durante lo svolgimento dell'inchiesta e sulla nessuna importanza del preteso spostamento della boa. Nella respon-i sabilità, del comandante Albenga non ci 1 possono essere discriminanti, nè attenuanti di sorta. Il comandante Albenga non è responsabile di imperizia, bensì di negligenza e leggerezza colpevole. La colpa è evidente. Risulta dal fatto in se stesso e per accertarlo non vi era bisogno di alcuna inchiesta. Appunto perciò primo dovere del ministro era di provvedere energicamente all'immediato allontanamento dei colpevoli dalla nave nell'attesa del giudizio. Il dicastero della marina, vistosi ridotto a mal partito per la vera insurrezione dell'opinione pubblica contro la pioggia torrenziale delle interviste e dei comunicati tendenti al salvataggio del comandante Albenga, invoca ora il silenzio per il Catto che l'inchiesta è finita. Ma da parte sua non smette la diramazione di comunicati tendenziosi, non veritieri. In uno degli articoli ultimi comunicati dal Ministeri della marina ni giornali ufficiosi si afferma che il regolamento non permetteva al ministro di allontanare dalla nave i presunti colpevoli prima che l'inchiesta fosse finita. In questa affermazione non vi è nulla di vero. L'illustre marinaio, il quale conosce il regolamento meglio dei tabbricanti dì comunicati ttdvsum Delphini, mi ha dichiarato che io ho avuto pienamente regime dolendomi che il ministro avesse lasciato il capitano Albenga al comando della nave durante lo svolgimento dell'inchiesta. Se il ministro, appena avuta notizia dell'immane disastro, avesse spontaneamente preso il provvedimento, che doro otto giorni hu dovuto prendere sotto l'incubo dell'opinione pubblica, avrebbe compiuto il suo dovere nel miglior modo ed avrebbero guadagnato molto la giustizia, il morale dell'armata e il prestigio dell'Italia di fronte agli altri Stati. Egli avrebbe in tale modo smentita la voce, non del tutto calunniosa, che in Italia non sempre e non tutti fanno il loro dovere e che in caso di un omicidio, prima ancora che il morto sia seppellito, tutti contribuiscono a salvare l'omicida. Non abbiamo forse assistito durante otto giorni a descrizioni sentimentali in favore del povero comandante ed a sfoghi contro pubblicisti senza cuore, i quali osavano mettere in luce l'inarrivabile responsabilità dell'uccisore della San Gioriiio? Per il cero dei sentimentalisti, i quali erano purtroppo, se non ispirati, incoraggiati dai signori di Palazzo di Sant'Agostino, il fantastico tentativo di suicidio del comandante Albenga — ecco una notizia inventata a scopo di salvataggio — aveva più importanza del morale della nazione e dell'armata e dell'interesse supremo della difesa nazionale. Resta dunque cerio, per dichiarazioni fattemi dal personaggio eompetentissimo in fatto di marina militare, che il ministro aveva la facoltà di prendere subito dopo il disastro i provvedimenti che egli ha preso otto giorni dopo. Non essen dosi servito di tale facoltà, il ministro ha dovuto accontentarsi di una inchiesta cho non si è potuta svolgere liberamente, poreh* i dipendenti non potevano deporre liberamente contro il comandante, che era ancora, nel pieno esercizio delle saie funzioni, al quale, per giunta, il ministro aveva dato lina cordiale stretta di mano in pubblico come se il comandante fosse stato una vittima dell'Incidente. Ben altrimenti si condusse il Duca d'Aosta, che pur non aveva la responsabilità del ministro. Da questi due errori del ministro della marina derivo, senza alcun dubbici, l'attenuante di massimo rilievo (sic), che la Commissione d'inchiesta ha generosainonte largito al comandante per il preteso spostamento della boa. A proposito di questa circostanza, che costituisce l'unico tentativo di difesa del comandante, io vi ho fato rilevare il. gravissimo inconveniente derivante dal fatto che la Commissione d'io.ehiesta non ha voluto interrogare gli onorevoli ArigitiIIi e Paratore ed altri testimoni oculari. Costoro se fossero stati interrogati, avrebbero deposto che la nave correva a grande velocità sulla direzione della boa e non alla distanza da essa affermata dal comandante. Oggi abbiamo di meglio o di molto più autorevole. L'illustre marinaio, al quale -ho alluso più volte, mi ha formalmente dichiarato che il preteso spostamento della boa non può costituire alcuna attenuante nella colpa del comandante. La Commissione d'inchiesta ha trovato una attenuante dove vi era invece una aggravante. La colpa del comandante è tanto più grave in quanto esso navigava ad occhio. Egli non doveva punto occuparsi della boa, che ò utile soltanto por le piccole Imbarcazioni. 11 comandante di una nave da guerra deve navigare sempre e dovunque con le carte anche di pieno giorno, anche nel golfo di Napoli e con un mare traquillo. Per II comandante di una nave da guerra non esiste alcuna boa; esistono soltanto le secche e gli scogli indicati, nel modo più preciso, dalle carte. Il comandante Albenga navigava ad occhio e, fondando la sua difesa sul preteso spostamento della boa, ha aggravato la sua responsabilità. E' questo il giudizio di un uomo molto più competente di coloro che hanno fatto l'inchiesta, di colorj che!hanno stupito tutti i competenti riconnscen- do che il preteso spostamento della boa è attenuante di «massimo rilievo» nella in- finita responsabilità del comandante Albenga. Stando cosi le cose, l'opinione pubblica non può acquietarsi alle risultanze dell'inchiesta e non dire più verbo per l'are piacere ai signori del Palazzo di Sant'Agostine, che tentano ancora di accreditare la versione ad vsum Delphini. Ora che le risultanze dell'inchiesta sono di ragione pubblica, abbiamo il diritto illimitato di discutere, perchè esse dovranno costituire la base del procedimento penale. Dobbiamo discutere per persuadere l'avvocato fiscale della necessità di completare l'inchiesta. C fflfiioìl Bettolo sul salvataggio della "S. Giorgio,, Roma, 90, notte- Il tribunale militare dì Napoli ha già iniziato la sua istruttoria sul caso del comandante Albenga per stabilire se e quali rerjsponsabilità penali pesano su di lui. Al mi- insterò della marina si hanno, all'infuori del eomumeato ufficiale oggi diramato, le se- guenti notizie intorno ai lavori per il diain- caglio delia .San Gioryio. Si mantiene il Itempo buono; i lavori procedono regolar- jmente; si è proceduto a togliere il fumaiolo prodiero per potere addivenire al più com-1pioto isolamento del sottostante locale delle!caldaie e probabilmente alla vuotatura dei suoi compartimenti mediante aria compressa. Si continua ad applicare ai fianchi della nave galleggianti diversi per formare il cosidetto « toro » per assicurare la galleggiabilità della nave una volta che essa sia liberata dallo scoglio. Un redattore dell'Alianti.' ha avuto oggi (come sono mutati i tempii) un breve colloquio con l'ammiraglio Bettolo sul ricupero della San Giorgio. L'on. Bettolo ha una speciale competenza in materia essendo notorio avere pirli rnn la Umberto rìi«inrfi°'iia I egli con la umoerto disincaglia-1 to la Sardegna nel Gran Belt con un lavo- ; io di quattro giorni respingendo gli aiutiipremurosi di Guglielmo II. L'on. Bettolo fu richiesto se ■ credeva possibile il salvataggio della San Giorgio. Egli rispose con sicurezza: — Assolutamente. Sa io facessi l'impresario di ricuperi marittimi vorrei assumere io il forfait del salvataggio sicuro che farei un eccellente affare. Per me è questione di tempo, ma la nave non è perduta. Il danno sarà in definitiva più morale che materiale essendo arrivato mentre la nostra marina si avvia al suo apogeo. — Fu detto che il comandante Albenga, Immediatamente avvenuto l'investimento, ordinò macchina indietro a tutta forza per tirarsi fuori dall'incaglio. — O non è vero (e non deve essere vero perchè la commissione di inchiesta non fa cenno di ciò) o se ò vero, é stato suprema fortuna che la manovra non sia riuscita, perchè infallibilmente la nave, sbalzata dal picco, dove, sia pure con grave disagio, posa, si sarebbe immediatamente inabissata. Quando disincagliammo la Sardegna noi portammo fino a Genova il pezzo di scoglio che tamponava In. nave. — Che dice dei risultati della Commissione d'inchiesta? L'on. Bettole si strinse nelle spalle con vivace movimento come di chi è deciso a non fare aporezzamenti. Soltanto osservò: — Albenga aveva dietro di sé una nota di brillante navigazione di 20 anni. — Ammiraglio, prenderà parte alla discussione parlamentare? — Sì. Se si farà una discussione parlamentare, "nrlerò e farò vedere tra l'altro che codesti avvenimenti sono tutt'altro che rari anche nella marina inglese. Io però non dico per scusare alcuno. E perchè mi si domanda di sollevare la fiducia del Paese, io vi autorizzo a pubblicare la mia ferma convinzione che là" San Giorgio può essere salvata. La proposta di tre operai Roma, 20, lotte. La Tribuna ha da Castellamare che tre operai del regio cantiere, ove, come è noto, é stato costruito il San Giorgio, tali msano, Longobardi e Bonocore, a sono reca i a Napoli per sollecitare un colloquio col mi- nistro della Marino e sottomettere al suo senno alcuni pratici mezzi per il dismca- jgho della nave. A richiesto del comandali- *e ^*^t^JSPa Ef^ìl, hS?i",1 a"j0 jmi memorandum i cui punti principali sono questi: adibire i bacini galleggianti posseduti dal regio arsenale di Napoli, a» sieurarli con cavi alla San Giorgio e ottenere, dato il vuotamento, lo spostamento necessario al disincaglio. La nave verrebbe poi assicurata mercè l'aiuto di appositi varicelli. Domani i tre operai spera- no di essere ricevuti dalla commissiona te- cnica a bordo della San Giorgio. scena avvenuta a bordo della San Giorgio quando il capitano di vascello Cutinelli, nuovo comandante della nave, ha ricevutoi 'luesia in consegna dal capitano AlbengaJ Due scene pietoso j a bordo delia "San Giorgio,,! Napoli, se, ieri. Il Mattino così narra la commoventisslmaì (( Il comandante Albenga in grande uniforme e decorazioni aveva radunato sul ponte anche l'equipag0'io pure in grande uniforme; egli ha ricevuto il conte Cutinelli sulla scaletta dell'imbarcadero. Era pallido, ma composto per un supremo sforzo di volontà nella sua assoluta rigidezza marinaresca. A sua volta il comandante Cutinelli' era anche esso molto pallido, polohò sapeva di compiere verso il compagno un estremo dolorosissimo ufficio. » Il capitano Albenga ha rigidamente compiuta hi consegna della nave. Ha presentato al nuovo comandante l'equipaggio che, schierato in posizione di attenti, mal celava la profonda commozione del momento. Ini omaggio alla consuetudine il comandante1 ha voluta dare il saluto di commiato ai suoi' marinai; poche parole di addio scandite! dapprima a voce mantenuta ferma dall'in-' terno sforzo; poi. a poco a poco la voce si è affievolita ed un singhiozzo ha spezzato la parola dell'ufficiale che, per un'ora di' o-| jnj]0"è C0Vi ate'ocemente'puruto""daÌìa sven-l ; tura. j « La scena era divenuta.intanto molto pfe tesa, poiché il pianto dello sciagurato uffi oiale ne aveva suscitato un altro n#l cuora Idei marinai, che hanno pianto anch'essi' jmalgrado la disciplina, malgrado tatto..,, « L'Albenga compiuto uno sforno su sei 1 stesso si è allontanato rapidamente; in gran !de uniforme, colle decorazioni, ò sceso inj una lancia e si è diretto verso terra sensati voltarsi, oppresso dal dolore. i ii Si dice che sia partito ieri sera stessa» per Genova; ma la scena del supremo addio, del comandante non doveva essere la sola della giornata. « Essendo l'equipaggio costretto a dormire ed a pranzare sopra coperta e non essendo» ora la San Giorgio nelle dovute condizioni di nettezza, il comandante Cutinelli ha a- vutq l'ordine di sbarcare i trecento uomini di equipaggio. E' stata suonata l'« adunata» I n C0Perta ed il comandante ha impartito la 1 dtepo8Ì7.Ioni p^,. lo 8barco. Si è svolta al¬ ; In_A ,.„„ - „ 0t___:„„i^ T ■ ~j ~~ ; iX^nSu *n^SS±U? SS2^U*SJ prima stupiti del comando, hanno cominciato a mormorare, interpretando la disposizione dello sbarco come un'offesa, come*, una menomazione: che colpa avevano essi' dell'accaduto? « Il comandante allora, ha* epiegato coni parole amichevoli ed affettuose ai marinai! la ragione dello sbarco, ma ciò non è bastato per persuadere i marinai, che hanno raccolto sacco e branda piangendo e si sono' allontanati baciando le paratoie della Sani, Giorgio, abbracciando i sott'uffloiali e gli1 ufficiali che restavano a bordo e volgendo? gli sguardi al guidonacho sventola ancora' ardito di forza a di speranza, sul cielo di! cobalto e sul mare chiaro... « L'equipaggio sarà sostituito per turno a bordo della San Giorgio dagli uomini della' altre navi. « Il comandante Cutinelli Ba poi chiamato i palombari del cantiere di Castel-1 laminare per informarsi circa le condizioni1 della nave. « Da un lungo colloquio sullo stato della: nave è risultato questo: mediante taglietti si spera di otturare relativamente la falla? nella quale l'acqua penetra ormai solo per: infiltramento attraverso alle tele. « Il comandante avrebbe voluto procederei immediatamente all'aggottamente delle 3500' tonnellate di acqua che sono contenute nelle falle : l'aggottamento sarà possibile in breve1 tempo data la potenzialità delle pompe. Ma' i palombari hanno dichiarato di voler la-, vorare solo di giorno, cosicché all'aggotta-', mento si procederà stamane. I palombari hanno però dichiarato al comondante che' se sopravvenisse un'ora sola di tempesta la nave sarebbe irremissibilmente perduta, da-' te le mutate condizioni della statica della nave. « Ieri sera la Dandolo, sulla quale è imbarcato l'ammiraglio ministro LeonardiCattolica, ha ammainato il guidone ammiraglio, segno che il ministro la3cierà laf nave, ciò che. conferma quanto si diceva ieri sera nei circoli marinareschi, che cioè la direzione dei lavori di salvataggio sarà' lasciata al comandante del dipartimento marittimo, al comandante Cutinelli ed al cav. Serra ».1 11 \v&!g*£ilridfefi^Tquf dXna^a daU'aItra parte della corSa ed hahno ;ricominciato il rattoppamento delle fidìe per mezzo de, sugnerPye Spoppa. Altri jp.,iombari facevano deI buchi nella roccia] per mettervi delle nuove mine. Tutte la jerue che cingevano la San Giorgio sono state fatte allontanare per il cattivo tempo e perchè non vi sono più altri grossi pezzi dascaricare. Intanto gli operai degli stabilimenti Armstrong e Pattison sono intenti ai smontare le torri. Nonostante il tempo minaccioso ed il mas» agitato sulla spiaggia del mare chiaro sto¬ o - ziona la sollta'folìa di curiosi, - Lo stesso Boma ha da Castellammare ch'i a quel cantiere ò pervenuto l'ordine di co-