Testimonianze e confronti al processo Cuocolo

Testimonianze e confronti al processo Cuocolo Testimonianze e confronti al processo Cuocolo phm pnfezze if air. Lio} - lainio alffini dall'aula ■• "tarimi si. i stipi ai (Per telefono alla STAMPA) sdb Viterbo, 17, aer». Alte 9,30 si apre l'udienza. Il presidente comunica che è presente la Tancredi Annunciata tradotta a Viterbo dai carabinieri, la Suale dev'èssere sentita subito trovandosi inispoeta. La teste è moglie di Pasquale Avelino, proprietario della casa di via Nardones, dove m ucoisa la Cutinelli. La proprietaria della casa abitata da Cuocolo RwMetsa dal presidente la Tancredi ricorda Ohe i coniugi Cuocolo andarono ad abitare n vìa Nardones il primo maggio 1906. Dice di non aver mai parlato con Cuocolo, scambiò rnvece qualche parola con la Cutinelli, anzi, questa, parlando una volta di villcg- g,atura, espresse il desiderio di recarsi a San iorgio ed aggiunse di essere stata a Torre. I rapporti tra moglie e marito erano buoni, la Cutinelli si mostrava molto affezionata al marito. Non vide mai delle persone visitare l Cuooolo. Conosceva la Folicina Carusio che prestava servizio al padroni di giorno e ritornava a casa verso sera. Pres. : — Ci dica quello che senti la sera del 5 giugno quando fu uccisa la Cutinelli. Teste: — Io andai a letto verso ie 11, e non sentii alcun rumore. Presidente: — e, perchè al giudice istruttore diceste diversamente ? Guardate di ricordarvi bene. Non sentiste un rumore sordo? — SI, ma non vi feci attenzione, soltanto il giorno dopo, scopertosi il delitto, pensai che gli assassini uscendo dalla casa avessero chiuso la porta. La teste, poi, ripete quanto già ebbe a deporre l'Avellino e cioè che la Carusio, presentatasi alla porta dei padroni e bussando più volte inutilmente, avverti il padrone di casa, cioè il marito della teste, che a sua volta avverti la pubblica sicurezza. Avv. Lioy: — Quanto dista la sala da pranzo dalla carniera da letto della testimone? — La stanza da letto è divisa da quella da pranzo da due vani. Aw. Lioy: — Se si fosse fatto del rumore (n casa Cuocolo, si poteva sentire dalla ca- i mera della testimone? inella camera da letto della Cutinel- il rumore per chiudere la porta e dei Cuocolo somigliava a quello j No, io mi trattenni nella camera da pranzo fin verso le 10,30 di sera. Il Presidente leggo il verbale dell'esperi mento di fatto eseguito dal giudice istruttore, in casa di via Nardones, dal quale risulta che dalla casa o, meglio, dalla casa Cuocolo, nulla, va e si poteva che si fece li, mentre del quartiere udito dai testimoni la sera del 5 -giugno Avv. Sorrentino : — La signora ebbe a parare del fatto coi portieri? Teste : — Parlai col portiere e mi disse che andarono da Cuocolo alcuni giorni prima del delitto due uomini, che portavano' il cappello di paglia. La testo ò licenziata e si ritorna sull'episodio dell'Anastasio. Il maresciallo Fliippello Si chiama il maresciallo Edoardo Filippello citato coi poteri discrezionali del presidente. Presidente: — Ricorda di aver avuto l'incarico dal Fabroni nel 1910 di fare indagini sull'Anastasio? Testo: — Sull'Anastasio veramente no, nel 1910, andando a Gragnano, mi fu parlato del delitto La Mura e del processo svoltosi alle Assise di Napoli, e mi si parlò pure della innocenza di Raffaele Vlcedomini, ma a mo risultò il contrario c cioè che anch'egli aveva raccolto la sua parte della refurtiva. Proseguendo le indagini, appresi che tutti oondannati erano colpevoli e che altri, dei quali feci il nome in un rapporto che si trova ora dal procuratore generale, erano in libertà: quantunque fossero colpevoli del deitto. Ritengo di non poter faro i nomi dei nuovi indiziali. Pres. : — Tra i nuovi indiziati si trovano De Angelis ed Amodeo? — Lo escludo assolutamente. Proc. gen. : — E che cosa risultò al teste sugli indizi che si erano raccolti sul De Angelis per l'omicidio La Mura? Teste: —- Nulla mi risultò. Mi risultò che il danaro del prete trovavi'si ancora a Gragnano. Compresi allora subito che la Rosaria Vuola, moglie di uno del condannati, cercava di turlupinare la giustizia, anzi, essa mi ndicò un teste che io interrogai, e proprio da lui seppi che il Vicedomine, condannalo all'ergastolo, e marito della Vuolo, aveva avuto la sua parte della refurtiva e cioè ino mila lire. "Non sarà difficile,, Prima di essere licenziato il teste aggiunge che il 15 agosto ultimo scorso ebbe notizia che a Castellammare, prima che si avesse la decisione sur una condanna di furto, un avvocato si era recato a Gragnano da certo Ferdinando Vicinanza per sapere quale fosse la posizione finanziaria dell'aggiunto giudiziario avv. Di Nola, il quale faceva parte della sezione, che doveva giudicare le cause di furto denunziate da Abbatemaggio, trattate alla IX Seziono del Tribunale, di Napoli. Le stesse nformazioni furono chieste da certo Angeli Rocco, facendo presente al giudice che poeva guadagnare 5 o tì mila lire, se avesse dato" 'sentenza favorevole. Avv. Romualdi: — e chi era quest'avvocato? Teste: — L'avv. Lioy. Aw. Lioy: — Un tentativo di corruzione a danno di un magistrato! Ma gli Immutati non prendono la cosa con tanta filosofia. Erricene protesta: — O vuotino ve' forza cu dinto! — esclama, mostrando la gabbia. — Non sarà diffìcile 1 — borbotta Abbatetoaggio. ; — I trucchi sono grossa, — commenta Nifcola Morra. — State zitto; non parlate di trucchi ! — ammonisce il Presidente, rivolto al Morra. L'avv. Salomone, che ha inteso l'ipotesi di Abbatemaggio, in risposta alla protesta di Erricone, richiama l'attenzione del Presidente sulle parole lanciate dal denunziatore contro l Lioy. Il Presidente riconosce giusto lo sde gno del difensore, e richiama all'ordine Abbaemaggio, ordinando che sia allontanato dal'aula, e dice: — Voi avete offeso un avvocato, che, fino a prova contraria, deve ritenersi rispettabile. Abbatemaggio esce, accompagnato dai carabinieri. Il vice-commissario Vigilante Si chiama Ludovico Vigilante, vice-commissario di P. S. a Livorno, citato coi poteri discrezionali del presidente. Presidente: — Che cosa può dirci dell'opera prestata come avvocato da suo padre nel processo di revisione per il processo La Mura? Teste: — Da oltre due anni sono uscito dala mia famiglia e non posso dire la parte presa da mio padre nel processo, forse sulla verenza sua con la Vuolo posso dire che mio padre fu difensore nel processo La Mura. L'Anastasio richiamata dice di non" aver mai parlato col delegato Vigilante. Il vigilante è licenziato. Si va a cercare il este Scrocca, per continuare'nell'ordine dei testimoni, ma non lo si trova. Allora, prima di passare a quel gruppo di testimoni la cui de-. posizione riguarda l'imputazione specifica di assassinio a carico degli attuali indiziati, si d<--1 cide di mandare a prenderei por sentirlo, un detenuto, che è u'clispi.sizione del Tribunale nel carcere di Viterbo. e' tale Giovanni iDe Vita. Inanto si legge, su richiesta dell'avv. Lioy, la deposizione scritta di un tale Scànnapiecoro, accusato di associazione a delinquere, ed asolto per insufficienza d'indizi. Ciò che depose Scànnapiecoro gsi Ncga la sua partecipazione al banchetto ai j Bagnoli e di aver conosciuto molti degli attuali l accusa*1 1 () In un altro interrogatorio del 7 maggio 1908, alquanto notevole, lo stesso dice: — Ho diretto al procuratore generale la lettera che mi si mostra d,el 29 aprile per far noto che Giovanni De Vita può forse dare utili schiarimenti alla giustizia in ordine agli autori del delitto. Conobbi il De Vita una diecina di anni or sono al carcere di San Efremo che mi trovavo por essere stato condannato per oltraggio. Ci siamo trovati poi nel carcere di San Francisco e mi ha detto che all'epoca in cui si facevano le indagini si faceva il nome di Tommaso De Angelis, detto la Francesca, quale possibile autore dell'omicidio Cuocolo; camminando in seguito certo Palombo in via Toledo aveva incontrato detto De Angelis e vedendolo gli disse: — Come mai con queste dicerio che corrono sul conto vostro, andate camminando, perche non cercate di emigrare? Allora il De Angelis rispose che non aveva denaro per farlo e che poi era sicuro di non essere riconosciuto, neanche so fosse entrato nella Questura stessa. Il De Vita mi disse che egli appena conosceva il De Angelis e che invece conosceva bene il Palumbo e mi aggiunse che il Palumbo all'uscita del De Angelis di non aver danaro osservò: — Ma come va, se voi mi diceste di aver fatto affari con i borderau del Pistolo (prete)? Al che De Angelis rispose: — Ma anche quello 6 un brigante, che fino ali ultimo, ha dotto di averli bruciati, aggiungendo che quel tale sconosciuto (alludendo a Cuocolo del quale si parlava) se l'era meritata, perchè voleva tutto per sè. Lo Scannatiecoro si protestava innocente dell'accusa di associazione a delinquere e diceva di non essere camorrista. A questo punto si pensa di richiamare, sempre nell'attesa del De Vita, il capitano Fabroni, perche dia delle dilucidazioni su qualcuna delle circostanze deposte dai testimoni precedenti. Si richiama il cap. Fabroni Viene richiamato il capitano Fabroni : Pres. : — Nel primo rapporto in data 2 settembre 1910, sempre sul fatto dell'Anastasio, i accennò che la donna era stata spinta a fare ile rivelazioni al procuratore generale per la minaccia di querela per truffa. Fabroni : — Lo confermo. Il Fabroni torna al suo posto e si chiama il maresciallo Silipiello: Questi dice che trovandosi in missione per sai enne anelato a Porto Longone per r,of'lt^n1a.JIsh"aJ'Jpf. noi un certo Andrea j Jfyuom p in «?P«n Te^^l^iS,^1'!^6 la Vuolo, e lo stesso Isocrate riferì "che il vice commissario era stato a pranzo dalla Vuolo a Casola. 11 Vigilante nega. Xon venne fatto ciò, non solo per il suo gulantomismo. ma anche p«r delicatezza, data la posizione sua e del padre. 1 utti i fatti denunziati dal maresciallo debbono ritenersi inventati. E' richiamato il Vigilante li quale nega assolutamente di aver parlato con la Vuolo e tanto meno che sia stato a pranzo da lei. Torna ancora una volta alla pedana il capitano Fabroni Proc. gerì, al Fabroni: . „ conosceva^Do Angelis. 1 ...ì.,,_31.0, ~,J*?.;Jn H'ieiiti u i L'Anastasio ven- np rìa ini" i t.i/.^^.n^V," «™ ..«.~i-.V^—Li, '"j" i nè da lei a ricorrei e per una truffa subita da | certo Amatrice? Fabroni. — Si. e ricordo di averla mandata dai carabinieri di Fuorigrotta. Presidente. — E non era vostra confidente 1 Anastasio? Fabroni. — Lo escludo assolutamente. Presidente. — Guardate cho il pretoro dol mandamento di Ghiaia in un suo rapporto dice risultargli che l'Anastasio era confidente dei carabinieri. Fabroni. — lo lo escludo assolutamente. Trattandosi di un magistrato, desidererei di sapere da lui come mai abbia potuto affermare una simile circostanza, non vera. Il presidente, valendosi dei suoi poteri discrezionali, «ita per martedì prossimo il pretore de! .mandamento di Ghiaia. Fabroni. — Del resto debbo anche aggiungere ohe anello, il Vigilante In esclude. . Alfano, intervenendo: — Come non lo avete accusato? Lo accusaste quindici giorni fa. Fabroni, inquietandosi, seccato, ad Alfano: — •Ma che c'entrate voi. Alfano; credete di continuare a .fare il capo-camorrista7 All'ano, •con la solita voce stridula: — Voi siete il capo assassino, Il presidente oed leg.cv; il rapporto ilei "indizinoli rovi s;n;i'e "dei'" proi:eTsn"'La"MVira.| Fabroni — Tutto quello che si riferisce a :.11111», i dina od Alfano di tacere, e, lei capitano Fabroni, dal quo- Vigilante avrebbe favorito il Iquel rapporto ini è stato riferito dal maresciallo Filippiello. il quaie. credo, non ubbia detto tutto quollo che. sapeva al Vigilante. Si torna a chiamare il maresciallo 'Filippiello. iL quale afferma che la Vuolo ebbe a parlare col brigadiere Rlio, e così seppe che. il Vigilante si recò più volle a conferire con la Vuolo, dalla quale sarebbe stalo invitato a pranzo. — Posso parlare? — chiede dal suo posto di teste il Vigilante. Presidente a Vigilante — Parlate pure. Vigilante — lo posso dire che, suggerita dalla stessa fonie, fu eseguita un'inchiesta sul mio conto dal sotto prefetto di Castellammare r. l'inchiesta riuscì favorevole a me. Il procuratore «reiterale rivolge varie domande al capitano Fabroni sui rapporti avuti col Grimaldi il 1907, quando Grimaldi fu fermalo come ritenuto complice di associazione a delinquere. "Voglio dire tuttala verità,, Viene chiamato Giovanni De Vico. Entra accompagnato dai carabinieri, trovandosi in carcero per una condanna riportata dal tribunale di Napoli per furto a tre anni di reclusione. A domanda del presidente dice di aver conosciuto nel l'JOS nel carcere di S. Francesco un certo Scannatiecoro. Questi si trovava con ino indiziato di associazione a delinquere ed è lo stesso, di cui il presidente ha letto l'interrogatorio. Presidente — Ricordate che questo compagno di carcere parlando con voi ebbe a farvi delle rivelazioni sul delitto Cuocolo? Teste — Ilo saputo diverse cose sul delitto Cuocolo ed ora elio mi trovo dinanzi alla maestà della legge voglio dire tutta la verità. » Un giorno andando a passeggio con un mio amico, certo Palumbo Vincenzo, noi pressi ilei magazzini Bocconi, Incontrammo De Angelis. Palumbo e De Angelis sl conoscevano ed allora cominciarono a parlare. Si tennero a qualche passo distante da me ed io allora intesi clic De Angelis chiedeva a Palumbo informazioni sul min conto, ed allora gli fui presentalo. Ma prima della mia presentazione il De Angelis aveva domandato se fossi io o no confidente. Sentii poi che Palumbo disse a De Angelis: Se fossi noi tuoi panni avrei messo tra mo e Napoli il mare. 11 De Angelis risposo che non poteva farlo, perchè gli mancavano i denari. Ed allora a lui il Palumbo: «E dei soldi del prete che ne hai fatto?» F. De Angelis: «Quel pezzo e « sfacinune » si 6 preso lutto lui, dicendo che i titoli erano falsi, invece furono trovati nella casa dell'avv. De Tillà». Presidente — Voi diceste, di aver avuto paura di trovarvi in quell'occasione con De Angelis, perchè era ricercato dalla Polizia; da chi Io sapeste? Teste - - Dal giornali, e del resto era sempre ricercato per i suoi delitti. Presidente — Dicesle allo Scannatiecoro che De Angeli prilliti e l'ultima volta che lo vidi "Ho riportata 54 condanne!,, E1 quindi richiamato De Angelis. al quale il presidente chiede se ricorda dì aver conósciuto lo Scannatiecoro. De Angelis — Non lui memoria. Presidente — Avete sentito quello che ha i dello il teste? Avete parlato mai voi con Pa j bimbo? l De Angelis - E lalso; è tutte inventato da 1 lue»t0 signore. Fin dalla tenera età ho com- a ) rere ad Amodeo. col quale avevo commesso H delitto del prete La. Mura e l'altro Cuocolo, pmhò non si <™tlava un furt° semplice, messo dei delitti, e posso dire di aver riportato ci-nquantatre condanne, e di essermi procuralo a spizzico e spizzico moiti anni di reclusione. Conosco benissimo perciò le .pratiche delia procedura -penale: sarò uno stupido, un analfabeta... Il Presidente, interrompendolo: — Analfabeta, sì: ma stupido, no. De Angelis — Tanto meglio. Se non sono uno stupido, come avrei potuto confessare di essere autore di un cosi grave delitto con itilo che conoscevo appena, e alla presenza di un altro che vedevo per la prima volta? « Io non ho avuto mai l'intenzione di commettere un assassinio; ho sempre preferito di entrare nelle case altrui per prendere ciò che vi si trovava, senza recare danno ad altrui. Se avessi voluto commettere omicidi mi sarei potuto vendicare contro -persone che mi perseguitavano. Ascrittore (con voce stridula) : — Ma tu commetteresti un assassinio per dieci lire. Amodeo, sempre dal suo posto di testimone, sorge in difesa di De Angelis, e grida, rivolto ad Ascrittore: — Taci, tu sei un calunniatore, un vigliacco. Ascrittore grida-: — Assassino! assassino! Presidente, al teste: — Vi insistete in tutto quello che avete deposto? — Lo confermo — e. volgendosi verso De Angelis, dice: — Ricordatevi bene e state attento; ora vi ricorderò un fatto per farvi meglio ricordare. Del resto, credete pure che, se non si trattasse di un delitto cosi grave, per cui si va incontro alla reclusione con un biglietto di andata senza Titorno, non direi quello che ora sono costretto a dire. « Ricordatevi, quando ci incontrammo dinanzi ai magazzini Bocconi, Palumbo vi domandò se'avevate lavoro da preparare ». Si capisco che il teste usa la parola « lavoro » iper indicare l'operazione di furto.. Tre abili ladri a confronto « Voi rispondeste di avere per le mani un lavoretto e che avevate bisogno di uno svelto per salire ad un primo piano, rompere i vetri e penetrare in ima casa. Vi si è domandato quante persone si sarebbero trovate nella casa, e voi diceste che si trovava un vecchio ed altre due persone. La vostra proposta non fu accettata ». Presidente : — Quanti anni aveva Palumbo ? trentaquattro anni. — Ed allora ben poteva ricor- Ccrtamente, io dovevo rlcor- secondo quanto ha detto il teste, ma si trat lava di furto con complicazioni di procedura ! E' richiamato Amodeo. Tre abili ladri si trovano alla ribalta dinanzi alla Corte. L'avv. Pistoiesi vuol sapere se quando De Angelis si incontrò presso i magazzini Bocconi con Palombo era insieme con Amodeo. — Era solo, però prima era in compagnia. Il teste poi aggiunge che, essendosi trovato i in carcero con Amodeo, quando questi era stato interrogato dal giudice istruttore a prò- i posito del delitto Cuocolo, rientrando in coi | ,a, era tntt0 squilibrato e disse tra sè: - Sangue della Ma... Un'altra volta tirano fuori il processo Cuocolo ! — Non è vero '! — chiede il teste. Amodeo: — E' falso; è falsissimo. Tutte queste cose sono inventato dal teste. Quando lo rientravo in cella non parlavo con., nessuno. Sono le 12 e tre quarti e l'udienza è rinviata al pomeriggio. Una scena pietosa Prima che sia aperta l'udienza si assiste ad uno spettacolo doloroso, tiiovauni fctartoluzzi, vero e classico tipo di epilettico, si era divento e l e | "in, ina ilBaitolozzi non lo riconosce neppure, j :<; seguita ad urlare od a strillare, prendendosela \in ttuetsl glorili a fasciare la gabbia dalia sua I liane. Hate die nell'intervallo i carabìfiieri per I ordine del presidente, abbiano tolto la fascia; e i Bartplozzi, appena entrato nella «ubbia degli accusati, vedendo quello che avevano fatto il i i T~ " ' * — «w** i , Possono fare imLia per 'mettere fine alla scena. ! 1 e| fortuna 1 aula e deserta. L'avv. Sorrentino, | IJ,1!111-'0 difensore presente, si avvicina alla gab-1 con tutto e con tutu. Ad un certo momento il Bartolozzl, in nien che non si dica, si toglie, la giacca e coi .denti e colle mani la riduce a brandelli, rimanendo col dorso nudo, con gli occhi fuori dell'orbita e. la faccia rossa, infuocata. 11 presidente, che è stato avvertito, è accorso .subito. — A voi voglio bene — ha detto il Bartolozz', piangendo non mi tormentino — State calino — ha detto 11 presidente e dovete dire ai carabinieri che! t uo\eu. une ai caiomnieri cne^Intat,teluscite'dall'a..la'le "ornate al'S ~j ■Bariolozzi si e finalmente persuaso ad uscire dalla gabbia Alle 10,30 il presidente legge il certificato me-!dico, dal quale risulta che il Bartolozzi non i può intervenire all'udienza. E' invece presente rVbbate.maggio. che stamane era stato ailonta-| nato dall'aula Viene richiamato il teste Giovanni De Vico. Avv. Romualdi, della Parte civile: — In quale mese è stato messo insieme all'Amodio, al carcere del Carmine? Teste. — Non ricordo; lo rammenterà perù l'Amodeo. Avv. Romualdi. — Quando Angelis, lo avvicinava con ricercato dalla Polizia. Sa per cercato il De Angelis? Teste. — Credevo lo si ricercasse per il delitto Cuocolo. 11. teste è per il momento licenziato. L'avv. Salomone chiede che eia richiamato il Do Angelis. " Se egli arava l'ingegno, io avevo l'esperienza ,, paura credendolo :rStottuSari" Avv. Salomone. Può dirci il De Angelis quali rapporti passassero tra lui o certo Ernesto,Liguori? — «Fu mio testimonio quando venni indiziato | Teste. — Non mi ricordo Avv. Salomone Lagno, ttere di gcusa ? Teste. — In fatto, quel furto ifu semplice. Cuocolo teneva a bada la padrona di casa, DI Matteo era stato basista, e io e un altro salimmo lo scale ed eseguimmo il furto. Forse, Cuocolo con una scusa aveva allontanalo il por- che'commeTtesfe1 ^comaHcflTnof ! che^ commetteste, fu complice il por-,Avv. Sorrentino. — Cf spieghi, i! iDe \ngeliis I questa frase. Teste. — E' semplice. Quando si commise il! furto alla Croce del Lagno, rubando sette od otto mila lire, la signora 'Cuocolo si avvicinò, a me. domandandomi quanto avessi trovato. Io risposi : .i E' andato bene; abbinino trovato qualche biglietto grosso ». « Egli mi chiese qualche cosa di denaro di nascósto dagli altri. Naturalmente, io non acconsentii, non avendo mai voluto che nel furti cui ho partecipato, e non sono pochi, accadessero degli sgarri. Gli sgarri so per pratica elié portano alla denunzia, lo stesso in quell'occasione divisi il denaro. Ilo sempre tenuto a che tutto procedesse regolarmente, prima per non essere rovinato, e poi per essere chiamato In qualche altro affare, (ilarità). i Cuocolo aveva un cervello quadrate, e uomini pome Cuocolo non se ne trovano più a Napoli. Però, se egli aveva l'ingegno io avevo l'esperienza (ilarità). Cosi Cuocolo non mi feoe mai sgarri ». Alfano : — Ma sa di sgarri commessi con altri da Cuocolo? Teste: — A me non risulta. Un ex indiziata come complice del delitto Si chiama il teste Salvatore Fardelli, che sul principio fu indiziato come complice del delitto Cuocolo. Il teste dice di appartenere a buona famiglia, o narra che, innamoratosi di una ragazza, la rapi, e fu condannato per ratto. « i miei genitori avevano per me grande affetto e debolezza, e, perchè non andassi a scontare la pena cui fui condannato., mi consigliarono a sposare la fanciulla. Andai a Salerno come rappresentante di forniture mtlitavi, e poi passai' a Caserta per stare in famiglia. Andavo e venivo da Napoli, e vedendo clie la casa mia era frequentata da un signore di non buona condotta, condussi con . me mia moglie, e, dovendo in seguito recarmi, j per il mio urilcio, ai Bagnoli, pensai di affit-| tare la casa. Una mattina si presentarono due] persone, che credo fossero carahinieri, i quali'andarono a Caserta a bussare alla porta di.casa -mia e chiesero di rne. Io non ero inacasa e mi trovavo ai Bagnoli, coinè ho detto, ! e mia moglie si dolse di essere stata distur-i bata cosi di buon'ora. I carabinieri ritoma-' rono al mattino dopo e perquisirono la casa e mi cercarono, dicendo che io avevo commesso un furto di buoni. Mi consigliai col mio av- vocato, Salvatore Almena, che si recò a Ca--serta.a parlare col maggiore dei carabinieri jper sapere di che cosa si trattasse; ma esso;non volle dire nulla. !« Intanto mi recai ai Bagnoli, dove venni :arrestato, e fui trattenuto qualche giorno. : Venne il maresciallo Capezzuti, e fui interro-;gaio dal pretore. Ottenni la libertà e volli querelarmi contro i giornali che mi avevano dilaniato; ma l'avvocato si recò dal giudice Romano, che rispose di non avere spiccato mandato di cattura e che avevano agito i ca-jrabinieri soltanto. Non ho piò saputo la causai di tutti i miet mali, e mi riserbo di tutelare; il mio onore ». r .. . - capezzali ai nuovo alia soarra !Il teste ammette di avere conosciuto i fra-ìlelli Alfano, Rapi e De Marinis. : Si richiama il Capezzuti, il quale dichiara: 1» Seppi da un confidente come 7'orc o' qua-] nlione, Salvatore Faciolli, doveva avere par- tecipato al delitto Cuocolo o doveva saperne moh'r"Fsè-uii'TolleUrndàoM 5eM»B^n«er1llipresi che Tore si trovava ai Bagnoli awertii 11 m'iiHino Bnma,ifi /-ho in fac» IntwrneSTB 1WT il giudice Romano, che lo fece interrogare per. rogatoria dal pivtore ». U Capenti ti^n^che.U FacoJolU, auan-ltunque ammogliato, aveva una tresca e mena- va mia vita superiore ai suoi guadagni Il Faccioni nega quest'ultima circostanza,!er7vota™Tem« na. un rapporto in data 0 luglio_1907 firmato da Capezzuti e riguar-, soltanto ammette di aver avuta una semplicei relazione con una donna. Il cancelliere legge un _ rapporto in datai Riprendendosi" l'ddienza,u"cancelliere legge Iun altro rapporto del maresciallo Capezzuti dante il Faciolli. \lle 18.30 si ha un breve riposo. rapporto uui iiieiresuicLiiu *_.u.iic«.*.un : relativo al fermo di Salvatore Faciolli avve- mito ai Bagnoli. Il Faciolli aggiunge che pri- ! nui di essere liberato firmò una die" ' obbligantosi a non querelarsi contro u un-1 pezzuti. Il cancelliere legge un altro rapporto, sempre relativo al Faciolli. Il rapporto con-1ichiarazione"1DntroU Ca-: Aw. Lioy. —• Ma intanto era stato arrestato per 48 ore. Che cosa ne pensa la Parte civile? Avv. Romualdi. — Io penso che questo non entra nel processo, ma poiché questa non ò che una appendice dell'udienza, posso permettermi di dichiarare che la Parte civile, trattandosi di indagini per accertare le re¬ j e per mett \aeil nu,a Abbatemaggio, che è inferocito. sono le 19,30 e l'udienza è tolta stesso. 11. maresciallo, ammette che nei ri-IAvv. Romualdi. - Sta in fallo che. appena:convintosi il Capezzuti dell'innocenza, de ^Fa-1 ciolli vittima forse di una macchinazione- liuui, \iuiiiiil misi, ui uiid uidLiuiiirizione, icessò dal molestarlo. Il solito Incidente guardi del Faciolli fu ingannato dai suoi informatori, che avevano forse interesse a fuorviare la giustizia. Avv. Romualdi. — Dunque, per concludere, il Faciolli fu fermato e poi rilasciato in libertà, e perchè si rilasciò libero? Teste. — Per mancanza di indizi. I I spnnsabilità segrete di un delitto cosi or I rendo, non si sente in alcun modo terrificata i Pcr n fatto che dei pregiudicati siano stati 'rattenuti in casèrma per 43 ore. l \VY- ^iol'- ~ Questo è pensare da cosacco i . -■ _ >^ ,,. ! «'»«■• Allora avviene un vivace battibecco fra 1 | Abbatemaggio e gli altri accusati. Tutti si j1 lanciano ingiurie, ma ì carabinieri interven- j. —. ,metteie la calma trascinano fuori