Il maresciallo Capezzutti inizia la sua testimonianza

Il maresciallo Capezzutti inizia la sua testimonianza Processo Cuocolo Il maresciallo Capezzutti inizia la sua testimonianza Come e dove venne trovato l'anello di Cuocolo (Per telefono alla STAMPA) Viterbo, I, notta. L'avvocato Ltoy, appena aporta l'udienza, domanda la parola, per informare che una grave sventura ha colpito il perito, professore Pol-idorl. Il perito PoKdori ha perduto, infatti, la madre. L'avv. Lioy crede di faTsl interprete del sentimento di tutti, esprimendo al Polidori pubblicamente le sue condoglianze. Oli altri avvocati, il Presidente, ed il Procuratore denerale, si associano. Le contestazioni al delegato Baschi Si richiama il delegato Buschi, al quale continua a rivolgere domande l'aw. Colozza, difensore del Di Matteo. Avv. Colozza: — Com9 nel gennaio del 1!K)8 il delegato ha potuto scrivere un rapporto contro il DI Matteo, ee questi era tornato al paese da un mese dalla data del rapporto, essendo il Di Matteo in carcere dal mese di maggio per un furio ad una cassa forte? Teste: — Il Di Matteo appena tornato a San Giovanni a Teduccio ha cominciato subito a fare il camorrista e scrissi allora il rapporto ner farlo rientrare nel domicilio coatto. Presidente: — Ha conosciuto certa Erminia di Hierno. titolare dell'ufficio postale ai Bagnoli ? Teste: — L'ho conosciuta dal 1908 ed ebbi molti rapporti con lei. che fu sempre una fonte utilissima d'informazioni. Avv. Colozza: — Chiedo che sia richiamato il processo svolto alla Corte di Assise di Trapani contro Nicola Pastore e Di Matteo accusati di omicìdio. Non opponendosi 11 procuratore generale il presidente ordina che sia richiamato quel processo. Di Matteo: — Sa il teste che cosa faceva la mia famiglia? Teste: — Un vostro fratello 6 stato condannato ai lavori forzati a vita e l'altro a 15 anni di reclusione per grassazione. Di Matteo:— Ma io non sono camorrista! Presidente: — Non dubitate, che nessuna mette in dubbio che siate camorrista. Ciò che depose il defunto questore Ballanti Posto in libertà il Buschi, si dà lettura della dichiarazione del questore Ballanti, essendo egb morto. I questore Ballanti, nella sua dichiarazione, dice: «L'anno scorso, mentre ero questore di. Na.poli, giunse tiri telegramma riservato, .inviatomi dal questore Cannai-ino. Il telegramma era talmente personale, che, essondo in cifra, lo decifrai da me. Mi pare che i! telegramma dicesse che dovevo decifrarlo io. Ricevetti anche un altro telegramma dal comm. Canuarino. In uno di questi telegrammi, non ricordo più bene, se il primo od il secondo, il Carmarino mi accennava a sospetti su persone di Napoli, che io ora non* ricordo quali siano, come partecipanti all'assassinio dei coniugi Cuocolo. Nell'altro telegramma mi invitava a mandare a Buri un funzionario di Pubblica Sicurezza di fiducia, per poter esperire le opportune indagini. Io mandai il delegato Roggero: Questi,. quando ritornò, ini riferi a voce quanto già il comm. Carmarino mi tiiveva telegrafato. Diedi allora incarico ai funzionari della squadra mobile, Ippolito e Catalano, addetti al servizio per la scoperta degli autori dell'assassinio Cuocolo, di iniziare dello ricerche e vagì'are bene le notizie, per vedere quanto risultasse a carico delle persone sospettate dal questore di Bari. Non ricordo se il' delegato Ippolito o il delegato Catalano mi abbiano dato risposta sull'esito delle Indagini compiute. Su tal punto, ossi corrispondevano direttamente con l'Autorità giudiziara. Se mai, mi avrebbero riferito l'esito dille indagini per semplice notizia. Bicordo che. Ja persona che venne indicata d«il questore di Bari era quella stessa, che era già stata indicata come sospetta, al giudice istruttore-capo, cav. R. Ciccaglione. e, siccome le notizie rlie mi dava il questore di Bari, erano le stesse che erano siate fornite a.l Ciccaglione cosi io non credetti necessàrio di comunicare all'Autorità giudiziaria quanto, in linea del tutto riservata, mi aveva detto il que- store di Bari, salvo noi far noto all'Autorità giudiziaria il risultato delle maggiori indagini «•seguite dai delegati Ippolito e Catalano. Ag- giungo di essere sicuro che il delegalo lppoli-, to fu da me posto al corrente di quanto mi|Siveva telegrafato e mandato a dire il questore i di Bari. Quanto a Catalano, non sono ceno • d avere indicato a fonte di cui avevo avuto la notizia. « Ho sempre avuto la convinzione che i mandanti dell'omicidio dei Cuocolo fossero stati i fratelli Alfano, per la cui liberazione si è adoperato moltissimo don Ciro Vittozzi. Quanto agli autori materiali dell'assassinio si vagava nell'incertezza, e poiché i nomi datimi dal giudice istruttore corrispondevano a quelli dati dal prete don Ciro Vittozzi, non avendo io alcuna fiducia del Vittozzi, credetti andare cauto nell'affermare recisamente la responsabi1-tà dei presunti autori. Il corso de! processo ha giustificato queste mie cautele». li maresciallo Capezzuti Non essendovi altri testi di quelli chiamati dal presidente col suo potere discrezionale, viene fatto entrare il maresciallo Capezzuti, il quale e muscoloso, complesso, fortemente piantato, Nonostante queste caratteristiche di vigore, si direbbe un pacifico e serenissimo borghese, contento degli agi che Dio gli diede e di null'altro pago. Tutto in lui lo dice schietto, tutta la faccia esprime la franchezza, la stessa sua voce sonora esprime bontà. E' ammogliato ed ama la moglie come ama la madre. Il maresciallo Capezzuti ha 13 anni, si arruolò nell'Arma dei carabinieri nell'ottobre del 1887, fu promosso carabiniere nel maggio 1888, vicebrigadiere nell'ottobre 1891, brigadiere nel novembre 1894, maresciallo nel dicembre 1899 e maresciallo maggiore nel febbraio 1907. 1 suoi atti di valore non si contano. I servizi resi sono innumerevoli. E' stato solennemente encomiato otto volle per scoperte di associazioni a delinquere e per caccia di ladri, rapinatori ed omicidi, per arresti di pericolosi pregiudicati, con i quali egli più volte ebbe a sostenere delle lotto corno a corpo, decorato della medaglia d'argento al valore militare per avero nell'aprile del 1904 da solo affrontato e disperso, dopo una lotta violenta, nella quale era riuscito ad arrestasi) uno che l'aveva per primo assalilo, uh forte gruppo di malviventi raccolto al Campo di Marte per un dichiaramento. Il maresciallo Capezzuti è stato fatto segno anche ad attestati di pubblica benemerenza. Nel 1807 il Comune di Bagnoli Irpina volle nominarlo suo cittadino onorarlo per avere saputo rinvenire a Napoli le reliquie del Santo Patrono, che 'a molta fede dei paesani non era riuscito a salvare dalla profanazione dei ladri. Nel 1608 la provincia di Caserta trli conferiva la medaglia doro per i continui ed efficaci servizi speciali prestati alla causa della sicurezza pubblica e della giustizia. EkII comincia dicendo: cR i.o gluimo 1896 mi trovavo assegnato alla stazione di Catpodlchino. quando ebbi notizia dell'efferatissimo delitto Cuocolo. che destò nella popolazione grandissima impressione, specialmente per il modo brutale oome era stato compiuto H doppio assassinio. E' da sapere che la stazione di Capodichino sta presso il Campo di Marte, dove hanno luogo soventi dlchiaramentl e convegni Ui camorristi ». Giunto a questo punto Capezzuti, che non è un oratore, si ferma e. poiché egli ha perduto il filo logico della sua esposizione, si impunta e non va oltre. Il presidente gli fa osservare appunto che egli non ha da dire un'orazione e lo esorta, piuttosto che a tenere un discorso iiilato. a rispondere alle sue domande. Ma Capezzuti, che tiene anche lui a parlare .della camorra, si disunpegna dall'impaccio ed imprende a narrare una serie di fatti camorristici di violenze, a cui egli ha assistito ed in cui dovette intervenite ed intervenne senza esitazione, né preoccupazione per la sua persona, come era suo istinto e suo costuma. V ambiente Capezzuti racconta come ricevette l'incarico dal capitano Fabroni di fare indagini sul doppio assassinio Cuocolo : — Quando appresi il delitto dei coniugi Cuocolo, il capitano Fabroni mi incaricò di eseguire indagini tra gli affigliati alla camorra per scoprire gli autori del delitto. -Nel 1903 a Capodichino la camorra s'imponeva a tutti e commetteva delitti ogni giorno. Mi misi d'accordo con un delegato e tosto venne scoperta un'associazione di malfattori, ne seguì un processo, in cui tutti furono condannati. Per essere intervenuto ad un dichiaramento mi fu tirato da uti camorrista un colpo di rivoltella, che por fortuna andò a vuoto. Il Capezzuti si dilunga a parlare di altri incontri con camorristi, ed accenna ad alitri processi di associazioni a delinquere, le quali sono tutti terminati con la condanna degli accusati. Avv. Pistoiesi : — li tutto questo che c'entra col processo Cuocolo? Presidente: — Entra per descrivere l'ambiente. Veniamo ai fatti della causa. Foste incaricato — domanda al teste — dal capitano Fabroni di eseguire indagini sul delitto Cuocolo? Teste: — Sì, fui incaricato l'8 luglio 190(5, rn,a prima avevo raccolto notizie per conto mio. Appena appresi del delitto Cuocolo, tra gilì affiliati alla malavita mi diedi ad apprendere qualche, notizia. Mi fu detto elvs '/■ore ci' Guaglione poteva essere informato di tutto. Dopo molte indagini, identificai Tore o' Guaglione per Salvatore Faccioli, che doveva aver partecipato al delitto e doveva saperne turato. Tutto quanto mi risultò al riguardo si legge nei rapporti che rimisi al capitano Fabroni e nei quali accennavo alla Tosponsabilità della Francesca e del Mandriere. Certo, queste erano informazioni che non si basavano su circostanze serie, più che altro, erano voci raccolte. Anzi, seppi che il Mandricre aveva'cTctto a.l Faccioli di negare sempre tutto, anche che si conoscevano. Avv. Pistoiesi: — Da chi seppe questo? Teste: — Da un signore che ho incontrato in Gallerie e che mi dette notizie preziose sul delitto. fo non feci altro che fare rapporto al giudice Romano, il quale fece interrogare il Faccioli dall'autorità giudiziaria del luogo. Le mie indagini mi portarono anche a ricercare come sospptto, insieme al Faccioli, il Marasca ed il De Marinis. Però, questi sospetti, consacrati nei miei rapporti, non avevano una sostanza concreta di fondamento, specialmente nelle prime indagini. I! capitano Fabroni mi avverti di andare cauto per non lisciarmi prendere in«giro dalla malavita, la quale aveva interesse di sviare le indagini. " Il piccolo trucco non esiste per noi „ « Il capitano Fabroni mi incoraggiò a persistere nelle indagini, e fu allora che ini ricordai di avere conosciuto Abbatemaggio, che era amico di Erricone, e dubitai che Abbatemaggio avesse potuto partecipare al delitto Cuocolo. Feci delle ricerche al suo domicilio il giorno 4, ma non lo trovai. Tre volto ritornai insospettito della sua assenza, finalmente seppi dalla madre che il figlio era prigioniero a Santa Maria Capua Vetere per l'espiazione di una pena. Andato dal capitano Fabroni, ebbi l'autorizzazione a recarmi a pianta Maria Capila Vetere. Il giorno -1S agosto nel carcere oh bi un colloquio con Abbatemaggio; dopo alquanto tergiversazioni, gli dissi lo scopo della mia visita: era quello di avere da lui qualche informazione intorno al doppio assassinio di Cuocolo. Egli rise e mi rispose: Che 'cosa posso dire io? — però, nel contempo, era impallidito; il suo atteggiamento mi fece l'impressione di un uomo che sapesse e non potesse parlare. Per quel verso non ne cavai niente. Non rinunciai, però, a fare parlari Abbatemaggio; mi recai una seconda volta a trovarlo al carcere di Pozzuoli, dove- ora stato trasferito. Io esortai Abbatemaggio a dire tutto ciò clic sapeva nell'interesse della giustizia e del- la coscienza» Quantunque Abbatemaggio con sel.vasse l'atteggi amento della prima volta, il rnP m| confermò vieppiù nella impressione , rUc egll dovesse sapore qualcosa dell'assassì|„jn cmcolo, lo invitai quattro o cinque volle a pa,,|arei nia sempre con risultato negativo, • Hicm.ti0 an/i one una voUll ,pei. indurlo a pcutcmparlare, mostrai ad Abbatemaggio una lettera oome se fosse anonima, nella quale si diceva che egli avrebbe potuto rivelare moiré cose intorno al doppio assassinio. Avv. Lioy: — Era un piccolo trucco. Capezzuti, inquietandosi: — Il piccolo trucco non esiste per noi. Dinanzi acl un delitto così atroce, ed efferato, clic aveva commosso non isolo Napoli, ma tutta l'Italia, noi facem mo l'ira di Dio per trovare 1 colpevoli, che non devono rimanere impuniti. ' Gli accusati protestano dicendo: — Noi siamo innocenti. Presidente: — Se siete innocenti, i giurati vi assolveranno. Sapeva tutta Capezzuti, continuando: — Uscito Abbatemaggio dal carcere di Pozzuoli, feci di nuovo ricerche e lo invitai a venirmi a trovare. Infatui, egli, venne il giorno 4 ed il 5 dicembre e tornò noi giorni appresso. Io gli proposi di presentarlo al capitano Fabroni. Ci demmo, infatti, appuntamento per la sera déU'8 dicembre. La sera de!l'8 riìsjrnai a Monte Oliveto, lo portai alla caserma, dove insieme al capitano Fabroni vi erano il capitano Fontana ed il tenente Serra. Presentai loro Abbatemaggio, che anche ad essi fece l'impressione ohe dovesse snpere. Per farla breve, soltanto dopo Abbatemaggio, cedendo allo unie esortazioni, cominciò a chiacchierare, come uomo che stesso sempre sulle spine. Guai se vedeva die si prendevano appunti. I verbali furono compilati a memoria e risentono appunto di questo Quando Abbatemaggio ini fece le confidenze, evitai di fargli comprendere che egli avrebbe dovuto fare il testimone, altrimenti egli avrebbe tagliato corto o non mi avrebbe dotto più nulla. Fu cosi che io raccolsi le rivoalzioni di Abbatemaggio. " Come ■ quando conobbi Abbatemaggio., « Ora, .prima di andare avanti, per aderire alla richiesta dei signori avvocati, dirò come e quando io abbia conosciuto Abbatemaggio. 11 Lo marzo 1906, incontrandomi col delegato Taruzy, mi disse che a Secondigliano si trovava un ladro abilissimo. Volli andare a conoscerlo e dopo qualche giorno lo incontrai fuori. Mi fermai con lui, ii quale si qualificò ladro e camorrista. Era bene tener d'occhio quell'uomo, che si era qualificato subito per ladro e camorrista ed amico di noti pregiudicati. Io gli dissi di camminar diritto e di stare attento, e cosi conobbi Abbatemaggio. Una sera del marzo 1906 sono stato avvertito da confidenti che brutte faccie erano venute a Secondigliano e si aggiravano nei pressi del palazzo Imbrota. Con questi io vidi Abbatemaggio e lo rimproverai. < Ma bisogna fare un passo Indietro. Egli mi aveva detto in un precedente incontro, subito dopo che lo avevo veduto a Secondigliano, che non mi dovevo meravigliare se lo avessi veduto passare da Capodichino, perchè egli faceva all'amore con una ragazza di quel paese. Egli aggiunse anche die era stato rilasciato dal delegato di Secondigliano perdio riconosciuto innocente del furto ascrittogli. Non avendo ragioni di trattenere Abbatemaggio, che ormai sapevo die faceva all'amore a Secondigliano. e le altre due persone, che erano con lui, rilasciai costoro, trattenendo soltanto quelli che mi avevano fatto sospettare di voler tentare un furto a Palazzo Imbrota e che identificai per tali Russo, Nappi e Achille di Gennaro. Senonchè cercltlavcsscrtndpqlmlvdpgsrcèmmnzssqrdsdbStltnbcpp1ncsedasbfdtmAdsrOCc più tardi sopraggiunsero alcuni agenti da Se-|condigliano, i quali mi comunicarono che una delle due persone che andava coll'Abba-]temaggio aveva, poco prima commesso un lmancato omicidio. » , jLa difesa non vede chiaro nella maniera come Capezzuti si comportò verso Abbate- mnggio in questa occasione e bersaglia subito!di domande il maresciallo. Il quale, invoco. non trova nulla strano c ripete che non ave- va alcun motivo per trattenere Ahbntemag-gio, clic sopravveniva da Secondigliano econtro il quale non risultava nulla. « E' vero che Abbatemaggio, — dice — fl-schiò por chiamare un individuo sospetto, manon è a credere elio volesse avvertire delladi lui presenza, perchè io mi tenevo nascosto e non ero stato veduto». A dare maggiori spiegazioni interviene su bito Abbatemaggio il quale conferma che non sapeva affatto che una delle due persone che stavano con lui. delle quali, anzi, ignorava il nome, avesse poco prima commesso un mancato omicidio. Quanto al fischiò incriminato: «O bella, ho fischiato, si signore, e chi poteva Impedirmi di fischiare? Avevano riconosciuto fra. i tre che erano sul posto, Achille di Gennaro, mio amico, e fratello dell'attuale imputato di assassinio, Mariano, detto «O 17», ed invece di chiamarlo per nome lo chiamai facendo «o sisco»... Dopo di che Capezzuti continua: — Rividi ancora due volte Abbatemaggio, poi, non lo vidi più che quando mi recai a trovarlo in carcere a S. M. Capua Vetere per vedere se conoscesse qualche cosa sul doppio assassinio Cuocolo. Ed ecco come e quando ho conosciuto Abbatemaggio. " Nulla di vere sulla mia parola d'onore,, Presidente — Quali furono i mezzi adoperali da voi per ottenere da Abbatemaggio, tanto restio a parlare, delle confidenze? Denaro, forse? Capezzuti — No, per conto mio non ho dato denari ad Abbatemaggio, soltanto, dopo preparata l'accusa, gli ho dato più volte, quando due, quando cinque, quando dieci lire, In tutto gli avrò dato trecento lire del mio. Presidente — Per farvi onore, non è vero? Capezzuti — Si, signore, e nell'interesse della giustizia. Presidente — E' vero che voi quando andavate al carcere vi facevate passare per zio di Abbatemaggio? Capezzuti — No, fu lui Abbatemaggio, che per non dare sospetti agli altri carcerati e giustificare i nostri colloqui, disse che ero suo zio. Presidente — Nessun altro vincolo di parentela vi lega ad Abbatemaggio? Si è detto che voi foste suo compare. Capezzuti — Sì, lo si è detto, lo so, se ne è parlato per tutta Napoli. Abbatemaggio — Furono affissi pure dei manifesti. Capezzuti — Sicuro, furono fatti affiggere manifesti dall'avv. Lioy con la strabiliante notizia, non soltanto, ma la « Tribuna giudiziaria » narrava tutta la descrizione della festa e c'era pure la descrizione dell'abito della sposa (ilarità). Presidente — Non c'è nulla di vero in tutto questo? Capezzuti — Nulla di vero, sulla mia pa rola d'onore. Presidente — Ma non avete fatto il compari di anello alla sposa di Abbatemaggio? Capezzuti — Ma so non sono neppure sposati in chiesa. Il maresciallo nega pure di essersi mai adoperato per far ottenere la grazia ad Ab batemaggio quando questi era nel carcere dì Santa Maria a Pozzuoli. La grazia ad Abbatemaggio non fu in alcun modo favorita dall'Arma. Fu suo padre che si adoperò ad ottenerla e l'ottenne. " Doveva parlare per forza!,, Presidente — E, dunque, se non per denaro, se non per altro motivo, come è dio Abbatemaggio si arrese a farvi le confidenze? Capezzuti — Anzi, tutto è facile osservare che non fu senza fatica dio riuscii a farlo parlare, ma, secondo me, egli doveva parlare per forza, perchè, essendo egli stato a tulli 1 convegni che precedettero il doppio assassinio o, non avendo partecipato al delitto, un corto rancore, della malavita si era addensato sulla sua persona e certo un giorno o l'altro egli sarebbe finito ammazzato; questo, secondo mo; lui, invece, asserisce' di essersi deciso a parlare per desiderio di riabilitazione. Avv. Lioy — Lo avrebbe mosso dunque un sentimento di auto-conservazione. Capezzuti — Secondo me, sì. Salomone — E' conforme al capitano Fabroni. Presidente — E veniamo al rapporto del tre febbraio. In quel rapporto voi date notizia di duo furti progettati al Chiatamono ed al ponto di Ghiaia, di cui vi aveva parlato Abbatemaggio. Controllaste questa affermazione di Abbatemaggio? Capezzuti — Sicuro, le controllai con lo dichiarazioni di Adriano di Marti Presidente — In questo vostro rapporto vi sono alcune circostanze, elio hanno bisogno di essere chiarite. Prima di tutto parlando delle duo lettere scritte dal De Matteo da Lampedusa al Dcmarinis dicesto, secondo lo circostanze riferitevi, che nella seconda lettera era contenuto un biglietto per Ferdinando di Matteo. Abbatemaggio invece dico di non avervi menomamente fatto conno di una circostanza simile. Come va ciò? Capezzuti — Ho detto di aver scritto nel mio rapporto quello che mi sono potuto ricordare, certo non ho potuto fare cosa esatta e non pretendo di averla fatta. Botte e risposte Presidente. — Come va che nel istruì rapporto si ripete costantemente il nome di' Giovanni Sannicola e soltanto iti ultimo del rapporto questo Giovanni Sannicola diventa Corrado Sonino detto Sannicola? Capezzuti. — Abbatemaggio dovette dirmi cor tamente Corrado Sonino detto Sannicola, ma 10 ricordai solamente Sannicola. Siccome non potei trattenermi su questo punto con Abbate maggio, non avendo appurato altro su questo Giovanni Sannicola, lo indicai così ed avrei aiiclio potuto correggere il verbale dopo arrestato Corrado Sonino, ma volli lasciare le cose con l'impronta di tutta la loro schiettezza con cui erano trascritte, limitandomi soltanto a rettificare In fondo l'errore. Presidente. — Quanti giorni vi occorsero per stendere il verbale? Capezzuti. — Incominciai a compilarlo verso 11 itti o 27 gennaio e lo terminai il 3 febbraio. Presidente. — Però voi corrogeste un altro nome, quello di Giuseppe Salvi, che invece ti giurava come Giuseppe Esposito. Capezzuti. — Si, ina faccio osservare che il soprannome Giuseppe Salvi, cioè Poppo o' Curio, era indicato correttamente. Avevo indicato il Salvi nel verbale come Esposito, perchè cosi mi era stato indicato da un tale cui mi ero rivolto per avere schiarimenti appena arrostato il Salvi, e, saputo il suo vero nome, lo rettificai. L'udienza ò rinviata al pomeriggio. Le fonti di Abbatemaggio L'udienza pomeridiana si apre allo 10.30 c viene richiamato 11 maresciallo GapeziOiti uj1 avv. Lioy domanda come si svolsero le in- dnuiul ni ordino ali accertamento ilei Salvi, Teste — Non posso ricordare. Seppi solttm- io die il salvi ora soprannominalo « Beppe O Cinto » e clic Abbatemntfglo aveva indicato propito lui invece di Esposito come fu serit- tò per equivoco nella prima parte del ver- baie. Del resto, io avevo conosciuto • Beppe O' Culto» in una osteria. iAvv. Leva — Quando seppe elio Beppe O'iCurto era proprio Giuseppe Salvi? !Lo seppi dopo il di lui arresto, 'Teste cioè il 30 gennaio,' -| Avv. Leva — Di questo indagini sul Salvi ^ il lesto informò il capitano Fabroni? q] /resto — No, perchè non mi sembrava cosa m. pFaceste pedinare_Ab-l'esto lutile, j Presidente al teste batemaggio per sapore se realmente parlavaiS- con Di Gennaro e Salvi? Ilo! Teste — SI, e constatammo che in realtà! ; Abbatemaggio aveva frequenti colloqui con - Di Gennaro e Salvi. -j Presidente — Ma una volta che Abbatemag- e|glo era intervenuto a tutte le riunioni e tutto , isapeva della esecuzione del delitto, che biso-;-igno aveva di conferire con Di Gennaro e a'Salvi? ! —Noi lo vedemmo insieme con quel due, o ma Ignoravamo l loro disegni. Più tardi Ab-:jbatemaggio disse ohe trovandosi con O" Gen-!e o , o o o n a a n o i e n r o o l ' è nero e Salvi non parlava del delitto Cuo-j colo, ma di ben altro. Presidente — E perchè Abbatemaggio parlava con quei due? Testo — Per avere le confidenze. Abbatemaggio sapeva già tutto, ma disse che parlava con quei due per mantenersi in contatto con essi e ricavare qualche schiarimento. Sull'insistenza dell' amante del Salvi Presidente — Ricordate che il Salvi all'atto della sua traduzione in carcere fosso seguito da una donna? — Si, era certa Margherita Danieli, amante del Salvi, che scongiurava di potere parlare col detenuto. Questa donna era presente in casa Salvi quando si trovò l'anello di CuocoIo. Naturalmente i carabinieri non permisero alla donna di parlare con l'amante e la donna ^l^llln^reccnm^e!dlSalv?11C S sola parola all'orecchio de Sani. Per pai-jlare con quella donna il Salvi fece insistenze erculee. Egli tentò anche di faro dei segni, ma noi lo impedimmo. Portato il Salvi in caserma, questa donna attese dinanzi alla porta della caserma che il Salvi fosse tradotto dalla caserma alle carceri e già prima della traduzione il Salvi aveva domandato se vicino alla casa non vi fosse una donna che attendesse il suo passaggio ed aveva pregato che gli fosse permesso di dire una sola parolai fiLmga quella donna. Vero è che ogni qualvolta ^detenuti vengono tradotti dalla caserma al carcere si raccolgono davanti alla caserma, Ipersone delle famiglie degli arrestati per vederli passare, ma l'insistenza del Salvi per dire una sola parola alla donna era eccezionalissima e rappresentava un episodio non comune, che non poteva passare inosservato. Salvi — lo fui arrestato il 30 gennaio e il verbale del mio arresto fu redatto il 3 febbraio. Perchè nel verbale non si fece cenno di questa circostanza che era così importante? Capezzuti — Il verbale si redasse la sera del 31 gennaio. Presidente — Il DI Gennaro quando venne arrestato? Teste — La sera del 30. Presidente — Furono messi il Di Gennaro e il Salvi ih due camere adiacenti? Teste — Furono messi i due arrestati in due camere vicine e quantunque sorvegliati dai carabinieri è potuto accadere benissimo che tra loro abbiano potuto parlarsi, tanto più che il carabiniere di guardta, essendo stanchissimo, stava dormendo. Questa spiegazione serve a dimostrare la lossibilità nei due detenuti di comunicare fra ii loro e rendere possibile l'affermazione di Vbbatemaggio che egli sapesse il nascondiglio dell'anello dal Di Gennaro, al quale l'avrebbe letto il Salvi, profittando di un momento di rilassatezza della sorveglianza. ì perchè del rilascio del Di Gennaro Presidente: — Il Di Gennaro venne rilasciato? Teste: — Sissignore. Il 2 febbraio si rilasciò il Ui Gennaro. Nel pomeriggio del Lo febbraio 1907 vennero in caserma lo /.anelli e Abbatemaggio. Lo Zanelli mi pregò di metterò fuori il Di Gennaro. Io promisi di liberarlo purché mi avessero fatto parlare con Corrado Sonino. Acconsentirono, dicendomi che il giorno dopo, in galloria, mi avrebbero fatto arrestare il Sortino e, infatti, verso mezzogiorno, il Sortino venne fuori dal Caffo l'ortvnio e venne arrostato. P. G. : — E' vero che Abbatemaggio aveva la chiave della caserma? Teste: — E' una falsità: soltanto Abbatemaggio e lo Zanelli, invece di entrare dalla porta principale, entravano da una porta nascosta. Pres.: -- E perchè si rilasciò il Di Gennaro? Toste: — Perdio lo Zanelli e il fratello di Mariano Di Gennaro minacciavano continuamente Abbatemaggio. Questo corse in caserma e si raccomandò, clic il Mariano fosse messo in libertà, avendo lo Zanelli e il fratello del Di Gennaro giurato dinanzi alla Madonna die si sarebbero vendicati di Abbatemaggio. Siccome Di Gennaro era in caserma soltanto por il cosidetto fermo, cosi pensai, d'accordo col capitano Fabroni, di rilasciarlo, pur sempre sorvegliandolo. Pres.: — Perei, la prima, volta, per giustificare il rilascio del Di Gennaro, affermaste che mancavano contro di lui gli indizi, mentre e soltanto più tardi affacciaste la seconda versione delia minaccia ad Abbatemaggio. Come va questa contraddizione? Tòsto: — Non dissi la verità, cioè non accennai alla minaccia ad Abbatemaggio. perchè si sarebbe inveito contro di lui maggiormente dalla Zanelli e dal fratello di Mariano Pres. : — Ma voi, invece, nel maggio 190? diceste in una seconda vostra dichiarazione che, se non avevate esposto la orima volta lo vere ragioni, che vi avevano indotto a liberare bene. Cornea™ Pei"Cl'è "°n V° 'e untavate Capezzuti: -- Forse non avrò ricordato, coito è che Abbatemaggio non temeva nessun altro, se non che i parenti del Di Gennaro Ayy. Salomone: — Rimano intanto In ["otti traddizione che il maresciallo ne» ha spiegato. '' Come venne rinvenuto l'anello di Cuocolo Presidente. — Parlateci ora dell'affare dell'alieno. Teste. — Dopo l'arresto del Sortino, Abbatemaggio non si fece più vedere e si rinchiuse in casa per paura. Allora io mandai a cercarlo finalmente .venne in caserma la notte dal 7 ali 8 febbraio 1007. oli rimproverai di non essersi fatto più vedere e gli dissi che quello che aveva detto doveva ripeterlo all'Autorità giudiziaria. Abbatemaggio mi rispose che non aveva nessuna ditfieolta: anzi mi disse che il salvi gli aveva confidato die il MauUriere si era rilevato l'anello di Cuocolo — quell'anello die si doveva mandare per ricurdo all'Arena — e lo aveva tlato al Salvi. Al mattino appresso per tempo andò direttamente a Napoli a perquisire la casa del Salvi alla presenza della sorella e dell'amante di lui. Rovistato in tutti i sensi senza alcun risultato, furono fatti cacciar fuori dalla stanza, che costituiva l'abitazione del Salvi, i materassi, che erano tutti chiusi e vecchi, e fu incaricata la stessa sorella del Salvi di scucire i materassi stessi. Però, siccome la sorella del Salvi andava a rilento, si aggiunse alla bisogna il carabiniere Uggia. Il carabiniere Uggia tagliava, la sorella teneva, l'amante del Salvi agitava la stoppa. Si era già arrivati al terzo materasso quando sopraggiunse, scendendo ie scale, una uardia di finanza, la (inule, per non indirai tLtvsTdie■atcrdCdrrrtnnujuirsi, si fermò in capo al piano delle scale, sul quale avveniva l'operazione. In quel tempo stésso soprasfsiun«eva una venditrice di carne di (ratto, tale Francesca De Matteo, la quale, incuriosita, si fermò a fruardnre. Poco appressò, nell'agitare una manata di stoppa, cadde l'a nello. Appena caduto l'anello, ramante de! Salvi esclamò: . Oh, un anello! ». « Deve essere un ricordo di mamma» aggiunse la sorella del i Salvi. Presi l'anello tra le mani ed osservammo iche portava incise le iniziali G. C. DeJl'opera ! zi0ne fu steso verbale. Tutte le persone presenti al rinvenimento vennero con noi in caserma e 'firmarono il verbale. Còsi Analmente abbiamo saputo con precisione come andò questo famoso e tanto discusso rinvenimento dell'anello. Gennaro Do Marinis domanda, con aria solenne: — L'anello era por-to nella lana? — No. — A me — osserva con importanza O' Mandrlere — fu mostrato dal giudice ravvolto in ovatta e 'legato con un Ilio. . , , .,. Avv. fistolosi — Porche non richiese 1 Intervento del giudico istruttore nella perquisizione? / , Capezzuti — Perchi il tempo era prezioso e teanovo potesse essere fatto sparire. Pistoiesi — Ma se la famiglia del Salvi non e temevo che l'anello potesse essere fatto sparire. Avv. Caraballose — Ma il Capezzuti non sapeva elio la famiglia del Salvi non sapesse i ^"'''presidente °ià lettura del vernalo di per quisizloné A domanda del presidente, poi, il a maresciallo Capezzuti dà informazioni sulla perquisizione compiuta in cosa della sorella -Arena, il giorno appresso. Nella perqui- aiSiZjnne furono rinvenute due cartoline e due Ilettere di Luigi Arena, in una dello quali si à! mrf.iva <\\ wn progetto di evasione e si fan 'òva ti n0me di un Gassusaro e di Genna riello - L'Avena informa che questo Gassusaro delo ,e Vettore ora un tale Alessandro Campanile -;dlrnol,ante a c;anta Lucia, presso il quale ha e ancho lavorato Quanto alle lettere, esse era no i8ttere di 'risposta alla sorella, che gli e, „veva scl-itto raccontando le chiacchiere di b-:[|llol ohiacchleroricello di Abbatemaggio e di n-!s'uo zio capezzuti. In quelle lettere l'Arena o-j reao i o o e e n oo a u..pez..~. metteva in guardia la sorella contro Genna riello Abbatemaggio, il quale nientemeno aveva voluto darlo a/i intendere che sarebbe andato con suo zio Capezzuti a strapparlo dall'isola di Lampedusa con una barca a vela. Il maresciallo afferma di non aver mai veduto e di non aver mai conosciuto la sorella dell'Arena altro che all'atto della perquisizione in casa sua. Sulla deposizione dello Jovine Presidente — Narrateci ora i fatti appresi a carico di don Ciro Vittozzi, per il quale foste indotto a fare rapporto contro di lui. Capezzuti comincia subito col dire che era notorio in Napoli che don Ciro fosso indicato come camorrista e compagno di Erricone. Tuttavia, siccome egli non aveva ricevuto aluna denunzia, non si era mai occupato di S »S ?ali Svenato. Lettiéri^ altri i-j;^ fnn„r„ „ !„i Mr-Kiavarinni snentflohe a cae i, n a o a ie o ai oluzione e por la pretesa di truffa, in danno di certo Lancella il Vittozzi fu assolto in Tribunale. Presidente — Avete sentito parlare di un certo Bartolomeo Jovine? Teste — Si presentò da mo un individuo, che si qualificò per Bartolomeo Jovine, ami co di Ascrittoro, ma aggiunse che l'Ascritto re pretendeva da lui una dichiarazione per accusare De Angelis ed Amodeo quali autori dell'omicidio Cuocolo. Mi disse di essersi rifiutato di rilasciare una smile dichiarazione. Lo Jovine venne in caserma due o tre volte, ma non mi potè trovare e non feci raccogliere la deposizione del Jovine. che fecero a lui dichiarazioni specifiche a carico del Vittozzi, designandolo come colui che talvolta faceva anche le veci di Erricone, esigendo anche la camorra sul mercato. Fu allora che stese verbale a carico di don Ciro Vittozzi. Lo Stellato, poi, denunziò anche il Vittozzi per aver truffato la moglie sua che il prete aveva promesso di far rinchiudere nell'ospizio sotto compenso di una somma, di cui si ^^^^^^àJ^iSm^b inT^Tdi al \™Sn^?nn V««Sini lermmo 1 a, IAPP?110. co.n lassqlu/ er on . l o a e e e i e ù a a i o e i o o é a o a . o o "Non c'è niente di vere,, P. M. : — Io so già che cosa risponderà il teste ad una domanda che intendo rivolgergli. La faccio, però, egualmente per amore dell'arte. Che cosa, c'è di vero in quel che-disse una volta Menichiello, che cioè una volta voi vi sostituiste al Farris in una testimonianza in Tribunale, talché il presidente vi avrebbe cacciato dall'aula? Capezzuti: — Non c'è niente di vero, proprio niente. — E' vero — esclama Peppe Arribotta, ed aggiunge questi schiarimenti particolari ed apprezzamenti : — La cosa avvenne sotto il presidente Morelli. Fu lui che cacciò il Capezzuti dall'aula del Tribunale. Se ora si vorrà dire che anche il presidente Morelli è camorrista non so, ma egli potrà affermare la verità del fatto da me ■asserito.' Pres. : — In questo modo si sarebbe comportato verso un testimone falso? Io mi auguro che ciò non sia accaduto. Avv. Pistoiesi: — Del resto, il comm. Morelli era molto conosciuto. Pres. : -- E siccome è conosciuto, io non credo al fatto. Avv. Pistoiesi chiede nell'interesse di don Ciro Vittozzi alcuni schiarimenti sul processo di don Ciro sulla pretesa truffa. Capezzuti fa il nome della Langella, che risene truffata dal Vittozzi. Pisinlosi,: i— Invece fu luminosamente dimorato il contrario in una causa in cui don Ciro Vittozzi èra assistito dall'avv. Mugliano. Prpe. peh. all'avv. Pistoiesi : — Badi che nei referti si trova una lettera della Langella. Avv. Pistoiesi : — Lei veramente non potrebbe dire ciò, poiché i referti debbono rimanere segreti, ma io nello stesso tempo faccio istanza al presidente perchè i referti siano novamente aperti e Ietti. Altre domande si rivolgono al Capezzuti dagli avvocati Antonelli e Torre. Alle 19 l'udienza è sospesa. nap