Le vie del caso

Le vie del caso flOVEliIiETTE D'ESTATE Le vie del caso n n o o , a . r i a a i l e i o i è a e B.... il 15 luglio 1911. « Mio carissimo Rinaldo, Dopo che avrai letta questa mia, io ne sono convinto, tu dovrai ammettere che io ti sono un incomparabile e diligente amico... Penso a te ed alla tua opera con un affetto ed una premura inesauribili. E tu devi rimproverare soltanto lo strano argomento del tuo libro, se lincia non ti ho potuto offrire che due soggetti per le tue novelle. Una bizzarra ed incauta idea fu la tua. di volere con racconti d'episodi vani dimostrare che la onestà della donna è più treuuente di quanto dagli scettici, ed anche da quelli che scettici non sono, si creda, perchè essa si salva, soventi o per virtù altrui, o per virtù del caso, o per virtù propria. Un mese fa ho potuto confortare la tua prima supposizione con un fatto vero e vissuto; ora te ne racconterò un altro, che riguarda la seconda virtù; ma è per la terza, mio carissimo, che temo di non trovare nulla nella realtà della vita vera. Ma per intanto eccoti il secondo caso. Da quattro giorni sono qui, a B... Perchè ci sia venuto, nè a te può interessare saperlo, nè in verità io te lo saprei dire... Ti basti l'assicurazione che non v'è alcuna ragione sentimentale. Viaggio per rinnovarmi; ed è per questo forse che adoro le città antiche, molto antiche come questa. C .. Se io poi dovessi credere, come tu credi, che ogni nostro più piccolo avvenimento, ogni nostra più insignificante determinazione sono voluti da una legge superiore inflessibile, che rreordina questi atti e questi pensieri nostri ad un fine preciso, che noi non oossiàmo prevedere, dovrei diro che io ho fatto quattrocento settantacinque chilometri perchè era destino che a questa distanza io dovessi salvare la virtù della moglie d'un amico e preparare la trama di una tua novella... Eh? il nome dell'amico? Ah! zutt! Onesta tua curiosità va oltre l'obbligo mio verso di te ed il tuo diritto di scrittore Dunque, da quattro giorni sono qui al Grand Hotel. Una folla di antipatici turisti inglesi e tedeschi! Non una donna per lo meno discreta! Non già che io sia a caccia di avventure, ma ho sempre desiderato, per uno schietto sentimento estetico, avere, quando viaggio, per compagne delle donne per lo meno simpatiche: e ima preparazione dell'anima a meglio ammirare la bellezza della natura e dell'arte. Ti puoi dunque immaginare con quale entusiasmo e conforto ieri, a mezzogiorno, salutai nell'intimo dell'animo mio, tediato dall'immutabile rigido aspetto dei miei compagni di albergo, l'apparizione nella sala da pranzo di una nuova ospite, meravigliosa di bellezza, di grazia e d'eleganza. Che occhi, Rinaldo! che labbra! Divina! Io non ti so dire meglio e tu ■tmnagina quello che io non ti so descrivere... lilla, dopo un momento d'esitanza, venne a sedersi ad un piccolo tavolo proprio di fronte ;i me cosi che tutta mi avvolse l'onda del suo profumo... M'avvidi presto che ella però pareva vivamente inquieta, ed invano il suo serio contegno cercava, nascondere un'agitazione intensa, cosi che le sue sottili mani bianchissime 'remavano, ed il petto dimostrava un'ansia affannosa del respiro. Se mi aveva colpito la sua mirabile bellezza bionda, mi doveva interessare però ancor più questo strano suo contegno, oel quale, tratto tratto, avveniva ch'ella quasi, a reazione del suo orgasmo, si astraesse o si dimenticasse di quanto attorno la circondava. II -mio sguardo era attratto quasi con persistente violenza su di lei... Già. tu lo sai. 'iiiesiu Ithperuueiite vezzo di fissare !e doline belle l'ho sempre avuto, e forse dal primo giorno che ho imparato a distinguere una donna da un uomo. Non ei;ò' io. soltanto l'indiscreto, bada! Ma il mio vicino di tavolo, un pezzo di gagliardo, con una folta barba nera autoritaria e due occhi piccoli, ma lietissimi e penetranti come succhielli, aveva inchiodato sulla bellissima nuova ospite io sguardo con slacciata insolenza. Ho noi saputo che era un commissario di polizia. La signora non tardò ad accorgersi e a dimostrarsi seccata della nostra ammirazione e del modo un po' brutale col quale io ed il mio vicino osavamo dimostrarla. Ma per il momento non vedevamo mezzo miglioro. La bellissima incognita si agitava sempre più inquieta, quasi ansiosa, e tratto tratto ci lanciava diritto in volto uno sguardo dov'era tutta l'amarezza d'un rimprovero, .so non la fiera asprezza d'un vero dispetto. Domandai... prudentemente al cameriere, un ragazzone con due occhi infantili, in un volto pieno di malizia, notizie della nuova venuta. Non ne sapeva nulla : era giunta col dirottissimo delle lo, con pochi bagagli, forse per una breve fermata; per la prima volta scendeva a! Grand Hólcl. Il cameriere perù sorrise con un corto garbo d'astuzia. I-a psicologia d'un cameriere è profonda ed infallibile. <= Una signora, senza dubbio — egli mi aggiunse — ma della provincia! Ella è venuta a B... col pretesto di piccole compere... ma in verità... ». Gli occh: del cameriere risero anch'essi di una gaia malizia. « Oh! — concluse — molte signore fanno così... ». Quel tanto che avevo potuto sapere, era più che sufficiente al mio vigile spirito d'indagine e di curiosità, per destare in me un desiderio vivissimo di sapere di più ed in modo più certo, anche perchè ora dal fondo della memoria mi veniva a galla della mente un ricordo confuso d'un fatto, o d'un avvenimento al quale la bellissima incognita non doveva essere stata estranea. E più la guardavo e più mi convincevo d'averla altra volta vista. Ma dove e quando? La memoria nostra è come il mare, che tratto tratto rimette sulla spiaggia i corpi che ha sommersi ed inghiottiti. E. d'altra parto, non v'ha cosa più tormentosa ed assillante che gli assalti della memoria, tanto più quando il ricordo è confuso ed informe. Il mio sguardo non era più ora serenamente e tranquillamente ammirativo, ina era diventato penetrante ed investigatore, come quello del mio vicino, commissario di polizia, nella speranza di scoprire in un lineamento, in un gesto, in un atteggia mento di lei il filo d'Arianna per quel ricordo imi labirinto della mia memoria. L'istintiva, oserei dire, incosciente, insistenza del mio sguardo diventò senza dubbio insolente, intollerabile. Ora. la bella signora, più che seccata, si dimostrava diffidente e quasi impensierita. Chiamò ti sé il cameriere, gli domandò a bassa voce qualcosa su! mio conto e su quello del mio vicino, perchè vidi il garzone volgersi a guardarci or l'imo, or l'altro, e poi rispondere sommessamente, Neanche in quel punto abbassai il mio sguardo, e con sorpresa vidi apparire sul volto deliziosamente soave della signora un'espressione di sgomento e di terrore, mentre il suo sguardo si scagliò per un istante su di me. proprio su di me soltanto, colla violenza d'un odio intenso. Allibii. Che aveva detto di me quell'animale d'un cameriere? Ma in quel momento 'o chasseur recò alla signora un biglietto. Ella quasi lo strappò di mano al piccolo messaggero. Il suo volto si irradiò d'improvvisa gioia, ed una vampata di sangue le fece vermiglie le gole. Febbrilmente lacerò la busta, ed aveva appena potuto leggere le prime parole, che i suoi occhi si riempirono dì luce, raggiando... Diede un rapido sguardo all'orologio ed ebbe un sussulto, anzi u-.i fietiii! to di gioia: S'alzò improvvisamente, usci dalla sala... Mi decisi; per me decise in verità quel tormentoso spasimo dell'incompiuto ricordo. Volli sapere ad ogni costo. Era il destino che iier quella strana via mi s'imponeva? Chi co| nosco le vie del caso? Ci sono dunque del!? leg! gi più possenti di quelle del'e anime nostre e della nostra volontà?... Quando la bellissima fu appena uscita nelia via e. quasi presagii, si voltò a guardare dietro se e mi vide, ebbe uno I scatto, più "he di sorpresa, d'indignazione. E sul suo volto vidi la contrazione d'uno spasimo i e d'un angoscioso terrore. Ma che le ha dunque I detto di me quel manigoldo?, mi domandavo, 1 sorpreso. Ella intanto era rimasta un momento perplessa: poi, quasi con una improvvisa risoluzione, si lanciò in mezzo alla fitta folla, cercando di farmi perdere le sue traccio. Tu sai. amico mio. che ho qualche esperienza intorno alla strategia delle donne che si pedinano. La mossa non mi sorprese. Ormai mi trovavo impegnato colla più accesa curiosita nella singolare impresa. Rapido, attraversai aiichio la folla. Ella rni vide: ebbe un gesto di sdegno e di desolazione. Lo confessava a me stesso d'essere in quel punto un fioro villano. Ma che perciò? Non è forse molte volte stato uno di questi atti d'una insistenza quasi ineducata la prima mossa per la conquista dell'agognata felicita d'una avventura d'amore? Tu devi credermi che in quel momento io però non pensavo (e nemmeno ora, bada, ci penso dopo tutto quello che è avvenuto) ad una impresa amorosa. Volevo liberarmi dalla tormentosa gestazione di quel ricordo... Era una curiosità morbosa, inopportuna, ineducata fin che vuoi, ma soltanto una curiosità. Non ti racconto le lunghe ed accidentato vicende del pedinamento... Pedinamento? era un inseguimento piuttosto, perchè laUellissimaincognita, ed in vettura ed a piedi, fuggiva per il dedalo intricato delle antiche e quiete viuzze della città, sempre guardandosi dietro le. spalle, sussultando al suono dei miei passi, tutta sgomenta ed affannata. Ero grudele. è vero, ma ormai tanto valeva nella mia crudeltà andare sino al fondo. Ostinato, non lasciai la preda. Stanca, sfinita, in una straduzza deserta, ella ad un tratto si fermò: si volse. Era pallida, nonostante la fatica e l'affanno; pareva terrorizzata... Feci ancora un passo. Allora ella, appoggiandosi al muro, per non cadere, con una voce-fRinaldo. che voce!) dov'era tutto lo strazio e lo spasimo d'un'anima tremante d'angoscia e di spavento, mormorò supplichevole: — No. no. signore, non fatemi del male... vi prego, abbiate pietà di me... Non vi andrò più. non vi andrò più. lo giuro!... S'irrigidì. I suoi occhi rimasero spalancati come in una «jsione di terrore. Per un istante sostai, attonito... Per quale ragione incutevo tanto spavento nella disgraziata? t perche ella non aveva chiesto soccorso contro di me, magari ad una guardia? Me lo domandavo, senza sapermi dare una risposta. E d'altronde non ne avrei avuto il tempo, perchè la signora con un gemito stava per abbandonarsi svenuta. La sorressi, la trascinai fino alla vicina farmacia. Là sfrottolai non so quale scusa; feci chiamare un legno, riaccompagnai la signora all'albergo. Lungo il teagitto ella si riebbe, lernevo una nuova crisi di sgomento. Non fu nulla. Mi guardò un istante colle pupille immerse nelle lacrime e con un atteggiamento di profondo dolore. Poi parve chiudersi ih una cupa rassegnazione. Solo ad un tratto, improvvisamente, si scosse, per domandarmi: — Dunque mi accompagnerete da mio manto?... E la sua voce era fonda, senza fremiti. -- Da vostro marito?! 11 mio stupore parve meravigliarla... — Che volete dunque fare di me? Poiché ella s'accorse che io passavo da sorpresa in sorpresa, mi guardò fisso, con .ma strana espressione, dove erano dello sgomento e quasi della gioia ad un tempo. — Ma non siete dunque un commissario dipolizia? Dovetti rispondere con una cosi comica smorfia del viso che la bella signora scrosciò in un*gaia risata... Uueli'idiota o quel flirtante di camerlerà m'aveva indicato alla signora nella veste ufficiale del mio vicino di tavola! Giungemmo all'albergo quasi amici ormai. L'equivoco s'era formato per una serie strana di circostanze. La signora Elisa ini confidò poi. con una deliziosa ingenuità ciarliera, che aveva avuto un. terrore pazzo di me, credendomi un lunzionurio di polizia, perchè suo marito, che ha molti anni più di lei e che la nafta, come una bambina, le soleva, dire, per spaventarla, forse, o per canzonarla, sapendola credula ed inesperta, che se olla avesse tentata unaavventura extra-coni uguale, egli, sospettandolo,! avrebbe messa in mano alla Questura. Un» guasconata da vecchio marito goloso! fu hai compreso subito che, giunti a questo punto delio spiegazioni dell'equivoco, erano naturali ed; inevitabili lealtre piccole confidenze. D'altronde tutto era ora intuitivo. Un unico punto rimaneva oscuro per me. L'informe ricordo galleggiava ancora a pena a fior della memoria. Dova avevo veduta la signora Elisa? quando? in qual1 altra occasione? Una confidenza ne tira un'altra. Noi. d'altronde, ora avevamo avviata una cosi deliziosa conversazione, da non più sapere misurare il temno, ed anche l'imprudenza o lainopportunità di certe rivelazioni. La signora Elisa aveva ormai in me una cortese e gaia fiducia, quasi a reazione del folle terrore che le avevo prima ispirato. Ella mi narrò allora la sua vita, insignificante vita d'unti piccola provinciale. Ma quando venne a parlarmi del suo matrimonio, e mi rivelò nome e cognome di suo marito, balzai in piedi, con un grido di trionfo. Ella riempi la sue bolle pupille di punti interrogativi. La signora Elisa è la moglie di Un mio antico professore ed amico. Mi risovvenni subito che dopo molti anni che non c'eravamo più visti, mi imbattei a Milano nel professore, il quale, con entusiasmo giovanile, mi' annunciò il suo matrimonio e mi mostrò il ritratto della sua sposa. Al'ora. rammento bene, riflettei al rischio cui il povero professore si metteva, poiché la moglie appariva nella fotografia giovane o deliziosamente bella! Le riflessioni di que' tempo furono dunque facili e giusti presagi. Ora, potevo spiegarmi lo strano c confuso ricordo della mia memoria! Tu vedi, dunque, Rinaldo, come io abbia, eoa una strana avventura salvata la virtù d'una donna... perchè tu avrai gii capito come proprio ieri la signora Elisa si recasse al primo. bada al primo (l'ha giurato) convegno col suo primo, proprio primo tanche questo l'ha giurato) amante, un giovane avvocato di qui.' Ho salvala la sua virtù e ho salvato anche il mto vecchio professore ed amico. Della quale cosaconviene dirlo, non mi è la signora Elisa riconoscente, ma nemmeno risentita. Ha un buon carattere questa soave provinciale ancora sciocchina ! E, del resto, e'Ia mi ha detto come Maeterlinck : il saggio che passa interrompe mille drammi. Il saggio! Tu. caro Rinaldo, non tsaresti mai immaginato di sentire qualificarequesto tuo vecchio antico come un saggio da una deliziosa donnina, proclive a peccare. Eppure! Con fervore e con coscienza disimpegnai la parto che mi aveva affidata il caso... Parlai alla signora Elisa dei suoi doveri di moglie, delle gioie tranquille dell'onestà in amore... Sono stato eloquente e persuasivo, nel ricordo anche dell'amicizia che mi lega al marito di Elisa. Ed Elisa ha pianto. Le lacrime sono la pioggia del cuore. Ella ha giurato che non tradirà mai più suo marito... Rinaldo mio. ci sono delle gio. te che non si possono valutare! Una di queste gioie mi ha dato il destino, eleggendomi a suo ministro nei piccoli intrighi della deliziosa signora Elisa! Ho fatto un'azione buona ed ho potuto anrhe offrirti il soggetto per una delle hip novelle sull'onestà delle donne, salvate dal caso. Ti saluto col cuore. Paoloa B.... iO luglio 1ML- Caro Rinaldo, Tu sei un grande psicologo. Rinaldo, ed uri conoscitore del cuore delle donne. Hai previsto giusto... Il caso non ha salvato nulla, ed io ho fatto, con me stesso,- una miserevole figura. Il destino d'una donna è somme un destino intimo... Sono l'amante d'Elisa! Rinaldo mio. tu sei stato un grande psicologo, ma non perfettissimo, lo sono stato come uno di quegli uomini che deviano o ritardano il corso degli avvenimenti, ma non l'arrestano. Elisa mi ha giti tradito col giovane avvocalo di qui. Tuo col cuore Paulo. CINI.

Persone citate: Dova, Maeterlinck

Luoghi citati: B., Milano