Il valore agricolo della Tripolitania

Il valore agricolo della Tripolitania Dopo la lettera aperta della " Stampa „ all'on. Giolitti Il valore agricolo della Tripolitania {Per telefono alla Stampa) Roma, 31. notti. I giornali romani riproducono largamene la lettera aperta all'on. Giolitti, pubblitata dalla « Stampa» sull'atteggiamento del Governo nella questione di Tripoli. Sul valore agricolo della Tripolitania, afermato dalla «Stampali nella lettera aperta all'on. Giolitti, l'« Italia all'estero » pubblicherà nel prossimo numero un articolo dell'avv. Ernesto Vassallo, che visse lungamente in Tripolitania. Ecco la parte Sostanziale dell'articolo: «L'agricoltura, le miniere sono, o meglio Bi sa che saranno, un giorno, le grandi risorse della Tripolitania nel cui solo «yiQayet» di Tripoli (quasi 900 mila chilometri quadrati) soltanto 50 mila sono lino adesso coltivati in modo tuttora primitivo, mentre altri 3kJ mila sono securamente ntentiti suscettibili di coltivazione largaUnente compcnsatrice. Gran parte c'ei restanti terreni racchiudono giacimenti di fosfati di zolfo e di altri minerali. Vi è poi la Cirenaica della quale non si conoscono esattamente l'estensione e la produzione; riia può ben calcolarsi per se sola più grande dell'Italia e che è ritenuta da tutti i nochi che l'hanno visitata (ed ho avuto Snch'io la stessa impressione) più fertile tpvntgdella Tripolitania propriamente detta, Quanti siano gli abitanti di tutta la Tripolitania (e quando si dice Tripolitania si intende anche Cirenaica) non si sa neppure approssimativamente, perchè non esistono, come ognuno può immaginare, statistiche né uffici di stato civile. Sparsi qua c Jà a. varia distanza fra loro, di 15 giorni talvolta di cammino di carovana, vi sono centri abitati in mezzo alle oasi, la cui popclazione è fluttuante per i frequentissimi spostamenti che si verificano da parte delle restanti tribù nomadi. Fra un'oasi e l'altra intercedono sterminati tratti di sabbisi e di deserto, lungo i quali non si incontra un uomo o un animale, nè si vede un filo d'erba. 1 centri di abitazione si trovano dove esistono pozzi d'acqua. Questi, popolazione complessiva, prendendo U'in media fra le diverse cifre date dai vari esploratori, si può calcolare intorno ad 1.250.000 anime, di cui appena 35 mila sono ebrei c cristiani ed il resto mussulmani. «Ora. basta raffrontare queste sparuto cifre di abitanti con la sterminata estensione delia superficie coltivabile per de duino qua.le immenso campo offra questo paese ad un largo impiego di mano d'opera italiana. Quelle lande di sabbia desolata potrebbero a mano a mano, come per incanto, ricoprirsi di verde, trasformali dosi in vigneti, in uliveti, in frutteti. Non p sogno rii ingenuo o infondato ottimismo. Qualunque scettico può persuadersene vieitando la vicina Tunisia. Ad operare il miracolo bastano due fattori: l'acqua e le braccia, o per dir meglio bastano braccia volonterose ed esperte come le braccia italiane. Le oasi si chiamano Tripoli. Zanzur, Bengasi, Cariali. Spkna. Questi smeraldi di vegetazione, dispersi in vari punti del deserto africano, hanno delle delimitazioni del tutto accidentali nel senso che esse in tanto sono più ó meno estese ed in tanto sono circondate dalle sabbie in quanto al di là del confino della parte coltivata nessuno scava un altro pozzo, nè eètrac dell'acqua o inette in coltura una striscia delle subbie circostanti. Perchè =e questo avvenisse, questa striscia di terreno cesserebbe dall'essere un mucchio sterile di «abbia e diverrebbe un giardino, un orlo, come tutti gli .altri, che si seguono e si intrecciano senza discontinuità formando le oasi attuali. «Braccia, dunque, ci vogliono, sorrette c spinte dal capitale e con le braccia si avrà l'acqua e con l'acqua si avranno, dove più, dove meno, eccettuati tratti rocciosi ed infecondi, ubertosi orli ricordanti i giardini dell'Esperidi che formarono una volta la gloria e la ricchezza delle genti antiche laggiù emigrate. I commerci, le miniere, le industrie, possono è sono fatalmente destinate a fiorire in Tripolitania, come in tutto il resto dell'Africa, in un avvenire più o meno lontano. La Francia. l'Inghilterra, la Germania, se ne sono convinte assai prima di noi, ma pei1 gli italiani oggi, in Tripolitania, è l'agricoltura la principale e più sicura impresa econo-i mica. I commerci quasi moribondi con l'interno, e le poche industrie quasi esclusivaniente italiane che per ora esistono, non potranno svilupparsi senza, il simultaneo sviluppo dell'agricoltura. E' quindi prevalentemente questa l'azione concreta e proficua che noi possiamo e dobbiamo spiegare laggiù, conciliando gli interessi dell'Italia con quelli delia Tripolitania medesima. Siamo in grado di farlo più di qualunque altra Nazione: siamo anzi i soli che possiamo farlo per le numerose schiere di contadini che annualmente emigrano dall'Italia e per l'attitudine meravigliosa Che essi .hanno a lavorare in quel clima e ad assimilarsi all'ambiente. Invece, di continuare a dirigersi in Tunisia, una par- stnnnnmpecslpvcbldTfnt1dt pte almeno di essi potrebbe sbarcare in Tripolitania. La Turchia ha il dovere ed avr-ebbe anche l'interesse di permetterlo: noi abbiamo il diritto e, nel bene della patria nostra, anche il dovere di non indugiare a farlo ». L'uccisione del Tirreni e il dovere del nuovo console italiano Homa, 51, notte. Il prossimo invio a Tripoli del nuovo console italiano Luigi Mercatelli rende di attualità la discussione sul compito che il nuovo rappresentante d'Italia in Tripolitania deve proporsi di affrontare. In una corrispondenza da Tripoli al Giornale d'Italia, è_ indicato come dovere del nuovo console risolvere, fra le questioni rimaste in sospeso, quella dell'uccisione del povero Gastone Tirreni assassinato perché erano noti ai 'turchi gli incarichi da lui ricevuti : diffusione fra gli arabi di un discorso del ministro Tittuni debitamente tradotto in arabo, e l'installazione di una agenzia bancaria italiana ad Homs. Nella lettera tripolina del Giornale d'Italia lì detto: «Il Mercatelli non dovrà lasciarsi fuorviare dalla considerazione che dal gravissimo fatto sono passati tre anni. Egli farà invece opera doverosa per la memoria di una vittima del dovere e per il prestigio del nostro paese riprendendo in esanie la questione e risolvendola secondo verità e giustizia. Poiché la storia dei cavilli giudiziari creati dai Turchi e subili da noi c storia di umiliazione per l'Italia, vi e una doverosa riparazione da dare anche alla povera madre dei Tirreni: almeno la Turchia dia alla famiglia della vittima il giusto indennizzo. Pur troppo, non si è voluto riconoscere finora che l'assassinio del Tirreni è un episodio di cui debbono vergognarsi tutii coloro che vollero offuscarlo ostinandosi a non dire il vero. Si riprenda dunque, in esame il processo; si richiamino le perizie dei medici italiani e si vedrà che di suicidio non c'era neanche la parvenza. 11 doitor Zaccaria, che ammise, in un momen- 10 di suggestione, dovuta l'orse al contatto dei sanitari turchi, l'ipotesi del suicidio, dopo una notte insonne, agitata, per l'incertezza della sua coscienza, dovette con una nuova e più chiara perizia, frutto di meditazione convinta., accertale che la morte de! Tirreni non poteva attribuirsi che ad omicidio, all'omicidio cioè commesso dai Turchi incaricati di scortare il povero giovane. Ed è da ricordare questo : nel consolato italiano, sul tavolo dell'interprete di terza classe che oggi funge da console generale d'Italia, cioè del signor Saman, vi è un voluminoso incartamento con copertina grigia, sulla quale è scritto a lettere cubitali: «Suicidio Gastone Tirreni », ed alla pagina 11 o 15 è riprodotta la copia legale di un atto di morte ove Teggesi : « Gastone Tirreni » e più sotto interfecius, cioè ucciso, il giorno 20 giugno, il che dimostra che la versione del suicidio è smentita dagli stessi documenti ufficiali. Tutto ciò serva di compito al nuovo console Mercatelli di cui la colonia di Tripoli attende l'arrivo ». La missione archeologica e mineralogica La « Tiri bui ia » ha da. Tripoli che gli stessi componenti la Missione archeologica italiana hanno dichiarato fantastiche le voci di una aggressione, della quale, secondo quanto è stato pubblicato, essi sarebbero rimasti vittime. Per quanto riguarda la Missione mineralogica, il corrispondente della «Tribuna» dice di poter assicurare che è stato ottenuto il chiesto anniento della scorta. Tra due o tre giorni i gendarmi concessi in più partiranno su cammelli, sicché fra non molto la Missione potrà proseguire nel suo viaggio. Il corrispondente assicura poi che la notizia della concessione dei lavori per il porto di Tripoli alla, ditta Person di Malta è destituita di fondamento. La ditta Person è in trattativa col Governo ottomano per ottenere la concessione di lavori in Mesopotamia. Di lavori nel porto di Tripoli per ora non si parla nemmeno. Per l'ospedale italiano in Tunisi Tunisi, 31, nott". Il console d'Italia firmò ieri l'atto de) mutuo di centomila lire, concluso da questo ospedale italiano colla Banca commerciale italiana di Milano. L'operazione assesta a. condizioni favorevolissime le finanze del benemerito istituto. Il Consiglio sanitario dell'ospedale indirizzò un telegramma di ringraziamento al marchese Di San Giuliano, che all'uopo aumentò in congrua misura del sussidio governativo e facilitò la soluzione delle difficoltà, clic si opponevano per la sollecita conclusione dell'operazione. U Pi