Il capitano Fabroni investe l'avv. Lioy al processo Cuocolo

Il capitano Fabroni investe l'avv. Lioy al processo Cuocolo Il capitano Fabroni investe l'avv. Lioy al processo Cuocolo Oli " affari „ di don Vittozzi = Il solito incidente provocato dai difensori Il "trucco,, Ascrittore - I camorristi di Castellammare (IPer telefono e per telegrafo ri 1 In '* Stampa,,) Viterbo, 19, un. . Aperta l'udienza, si richiama 11 capitano | •Fabroni per Droeegiuire nelilia eira, deposizio- i ikv occupandosi ancora d&IUa versione Asorit- tore. Su preghiera dell'avv. Salomone vien ! fotto uscire dalla gabbia Ascrittore, che si , mette a sedere al posto di Gargiulo, che preci- \ de 11 posto di Don Ciro Vittozzi, 11 quale pas-1 b.i dalla parte opposta, vicino ad Abbate- | maggio. "In c„nn„ « ,.„„i ji n__„iii I/o sanno anche 1 Sassi di Napoli!» |Capitano Fabronl : — Chiedo venia se ieri ho i saltato a pie pari tutte le indagini fatte in- i torno al Vittozzi prima di venire al suo ar-iresto. Riparo oggi all'omissione. Contempora- neamemo alle indagini sul Parlati e sull'A- scrittore si fecero indagini su don Ciro Vit-1 tozzì e si trovarono dei testimoni. Un tale;Napolitano dichiarò che don Ciro era in rapporto con la camorra e prendeva parte alle vendite nelle «iste pubbliche. Avv. Pistoiesi : — Ma questo riguarda l'associazione a delinquere, In cui il Vittozzi non entra. Tengano presente ciò i giurati. Avv. Lioy: — Il Napolitano è stato condannato par grassazione. Presidente: — Va bene, in ultimo ne riparleremo, signori avvocati. Fabroni : — Aggiunse il Napolitano che il Vittozzi si occupava di emigrazione clandestina. Un altro testimone, tale Stellato, confermò la notizia fornita dal Napolitano aggiungendo che il Vittozzi era di carattere prepotente. Un altro testimone ancora, il Luttieri, confermò anche lui tutto ciò, come cose che gli constavano, non più per averle sentite da :iliri, ma di scienza propria. Non vi è dubbio che il Vittozzi fosse amico di Erricone e non vi è dubbio neppure che prendesse parte alle aste pubbliche. Questo lo sanno anche i sassi <i»i*j puLMM'iuniL*. uueaw iu binino u.ijuh« i scasai di Napoli! Quanto all'emigrazione clandestina, bo potuto accertare per mezzo del maresciallo nova, che il Vittozzi mediante pagamento di1400 lire riusci a far emigrare il fratello di Un lI prete, autore di un omicidio in ~i° Anche ! significativo è il fatto della donna Toscanèlli. che pagò a don Ciro le sue magre economie di oor, firo nf,,. pcapvQ rifnvoratn in un nsniyin ^ju tire pei e.sscie ricoverata in un ospizio. \ Siccome la promessa d. ricovero non si rea- lizzava, la donna si reco a protestare contro ; don Ciro, che, infuriatosi, dopo averla presa! £f poi, temendo quaJchecosa, raggiunse la don na sulle scale e Kinvitò a pazientare, assidi ra.ndola che avrebbe mantenuta la promessa. La donna, tornata a casa, disse tutto al marito, che la consigliò a venire da noi. La Toscanèlli venne infanti e denunziò la cosa. Fu istruito il relativo processo ed il Vittozzi venne condannato, rni pare, ad un anno. Avv. Pistoiesi: — No, a quattro mesi. Fabroni : — Va bene, fu condannato a quattro mesi, nonostante che la Toscanèlli fosse minacciata in tutti i modi dalla malavita. Avv. Lioy: — Ma la Corte d'Appello assolse il Vittozzi! Fabroni : — Va bene, ma l'assolse per non provata reità, maLgrado che tutti i testimoni si fossero ritrattati; e questo dimostra come sia difficile mandare felicemente a termine dei processi, in cui, comunque, è implicata la camorra. Questo, dunque, della Toscanèlli fu uti processo caratteristico per la dimostra- zione di_ quello che si fa a Napoli per far fai- \lire certi processi. Ora, la Toscanèlli, è beneUche si sappia finalmente, ha potuto ottenere il posto nel ricovero per cui si era compromesso don Ciro, ma, indovinate chi le ha fatto ottenere questo posto? L'avv. Lioy. Lioy: — Domando la parola. Fabroni: — Mi riservo di fornire tutti i documenti per provare la mia affermazione. Io non vendo chiacchiere. Lioy: — Domando la parola. Presidente : — Non ora, ma in ultimo. Non posso consentire che il testimone sia interrotto. Il "campanello,, di Erricone _ . . „ . . ., _ IFabroni: — E torniamo ora ai rapporti fra Ascrittore ed il Vittozzi II 24 aprile 1907 silpresento alla caserma di Capodich.ino, dove.era il maresciallo Gapez/.iitt, un tale JoyeneiÈ^òk>nien~iTlpalB^chTàrt' eli? dieci giórni-« — • —w, ,4 .v. ....... ... - v.-^., . o— - prima era stato avvicinato da Ascrittore, suo conoscente. Ascrittore, saputo come egli fosso iti quel momento disoccupato, gli promise di fargli guadagnare del denaro, purché dichiarasse alla P. S. di Castellammare che autori dell'omicidio Cuocolo erano il De Angelis e i'Amodeo, già arrestali dalla Questura. L'Ascrittore, poi lo condusse in una cantina presso il mercato del pesce e gli mostrò un prete, elio disse chiamarsi don Ciro , d essere » cumpariello » di Erricone e che. avrebbe provveduto a farlo emigrare una volta resa la testimonianza voluta da lui. Presentato che fu al sacerdote, questi, vedendolo titubante, gli disse che dopo la deposizione lo avrebbe fatto emigrare a New York. Aggiunse quindi,' che stesse tranquillo che sarebbe stato appoggiato da tutta la camorra. Si lasciarono, dandosi cui si fecero verifiche all'anagrafe, dove lo alato del Jovene non risultò, ed allora la con- seguonza che si trasse fu questa che lo Joveno dtede in modo erroneo le indicazioni del suo luogo di origine o qualche dato delle sue ge^ nercilltft. Fabroni, guardando per traverso Lioy. con- timia: — Il Cnpezzuti ha fatto ricerche delloJovene anche al domicilio da lui indicato, ma non lo ha rinvenuto. Si sono fatte anche a mezzo della squadra delle ricerche all'ana- grafe dei Comuni intomo a Napoli, ma con ri- stillati negativi Certo è, però, che lo Jovene, 51 ' rònfrnntri rnn V\w ttnrf V ™i Vit ?«77i li^rioonohhr^ nnrtV«P SS cenerilltà "S' \ Ar™intnrp 'ori vii^i^prS&d reS chi 'egli sii e' SoSoP'l sftj&srss^ssrper impedlrc cheio Jovene sia rintracciato. L'intemperanza dei difensori Da che Fabroni ha cominciato a parlare di questo Jovene, da più parti, di tanto, in tanto si sentono più o meno mormorare leparole: « E' un trucco! è un trucco! » Di questa parola, finora tanto usata da im-potati ed avvocati prima della venuta in u- dìenza di Fabroni, non si era più udito par- lare, non si era udito più il suono « falso ■■>da che Fabroni stesso è sul pretorio a renderconto delle sue azioni, che, anzi, il coro delle nntiche apostrofl e delle antiche invettive si era mutato, anche dooo alcuni incidenti, in un voluto concorso di cortesie: per Sorrentino Fabroni era « autorevolissimo » ed un « ga-lantuomo »; Lioy ha dichiarato di sentirlo o con devoto ossequio •; Bovio lo ha dichia rato « autorevolissimo »; Battaglia lo segue • con coìisiderazione. • Lo stesso Erricone, che è'il meno spregiudicato ed è colui che ha meno peli sulla lingua, si è una volta umiliato a dire che fra lui e Fabronl vi è una certa distanza. Di parole grosse ancora non se ne erano sentite pronunciare, ma stamane se no »> avuto un accenno. Come ho già detto in- nanzi, la parola «.trucco » durante 1 ultimaparte della esposizione, di Fabroni si è sen- tita pronunciare più volto por quanto som- messamente, ed ecco ora che allatto in cui ilFabronl ha detto l'uluma parola sul caso del testimone Jovene, l'avvocato Sorrentino, ilquale, fra l'altro, non è neppure difensore didori Ciro Vittozzi, nè di Ascrittore, si lascia ondare decisamente, e torse anche Inconsideratamente, ad una netta rievocazione del motivo antico: — E' falso! 6 falso! — egU esclama. — Questo testimone é un trucco. . Il capitano Fabronl a questa rievocazione | diretta, "a petto, a petto dell'oltraggiosa aci eusa ha uno stiramento della bocca cos'i acu to che pare uha smorfia, poi. acceso in viso, ! si volge tutto sulla sedia dalla parte dell'av, vocato Sorrentino, appunta il braccio verso di \ lui e prorompe : 1 — Allora, giacchè slamo a questo, io dirò | che cosa ha latto l'avv. Sorrentino in questi giorni di assenza. L'avv. Sorrentino si è re- calo sabato a Torre dei Greco a parlare coi |uarenU m queiio Speranza che lo ho qui ln- i dicalo, parlando della camorra, come colui, i «he, per non aver voluto sottostare alle preitose. della camorra, schiaffeggiò il Mandriere « fu dovuto allontanare dal carcere in cut era, per naiira di rappresaglie. L avv. Sorrentino 1 «stato pedinato dai carabinieri ed è stato vi;sto anche In compagnia di Mimi a mare. " Non è falso, e lo proverò,. L'avv. Sorrentino scatta m piedi e, diventando pallido: — A verbale! a verbalel — egli urla — ciò che na detto il capitano Fabroni è tutto falso. - Non è falso — grida con pari impeto il capitano Fabronl — non è falso e lo proverò: Le ripeto che è stato seguito. Tutta la difesa è in subbuglio. A destra ed u sinistra si vedono braccia che si agitano, ai sentono proteste, colpi di pugno sui bari; chi Clii ad un certo punto batte più forte di tutti è l'avv. Pistoiesi, che apostrofa il capitano Fabroni con parole, che non 6 possibile cogliere, tanto è alto H clamore intorno. Il capitano Fabroni rimbecca l'avv. Pistoiesi, interpellandolo aspramente: — Ma clie vuole lei? E tiene testa alle grida confuse e rapide come può, muovendo la testa ed il braccio da destra vrso sinistra e viceversa. Dietro, nello ------ - , —,., ,,rr,.-,ii m/ir. sfondo, un più sommesso, ma ugnaie mor "'Orio del pubbljco £ da 'eU ".<"l':J^\f,. 1™ njRtog. h tannilo Mff£ S2L i»v >ii p'vin. *». ■*••«-—-.— — — j_ • l'ocando ogni tentativo di soprattozione oa parto del presidi I me. Soltanto allL . ozzi lancia di tanto in tanto alcune giacu. ! P^lf nostra llstra ddh 'Oro # ««• Sg"1"*0- ^J8&& SS? alcune fiorai j0"-1. lanc'a„,* =„ ? ouahdo è latone a mezza voce per conto suo. yuanao e \ T0 jli]c ottenere un po' d calma, la parola J^SunlmSe aU'avv Sorrentino, il quale ; ^JJ^Sa uJ%om e rinnova le sue proteste ! arriv^toormal il tempo di Unirla-di- ce _ con tutti questi sospetti, con tutte que; .sto insinuazioni, con tutte queste deplorevoli persecuzioni, a cui anche gli avvocati sono fatti oggetto. Ho esercitato sempre la mia professione lealmente, non ho mai avvicinato testimoni, neanche quando avrei potuto farlo, e tanto meno mi pennellerei di avvicinare 1 testimoni di questo processo, in occasione dei quale anche gli avvocati sono stati pedinati. Fabroni — E' falso ! Lioy — E' vero, è vero, battaglia — E' vero. Posso dire che vicino ti casa mia sono stati posti due carabinieri di piantone. Posso dirlo ridendo, tanto la cosa è miserevole. Fabroni — Questo non c'entra per nulla. Non stanno a fare la guardia a lei. "Non mi pieio, nè m'inchino,, Sorrentino — Sono stato a Torre del Greco ma ci sono stato perchè sono avvocato dello \ speranza, il quale 6 "un agiato utirapi^di-lUbre del luogo. Sor —no stato a trovare lo bperan- za in carcere, ma con biglietto di colloquio,rilasciatomi dal magistrato. Poi sono stato a parlare colla madre e colla sorella r^lloSpe-ranza e sapete dove? Nella sede del circoloalla presenza del cay. Albanese e del «WWftRotoli. Recatomi, poi, alla stazione, U Rotoli si incontrò con Mimi a piare e si mise a..0«l.-I-., ,— '19- - i«.k'i, „,„.! CI-nia»KI quali lei deve piegarsi ed Inchinarsi. Si pieghilo si inchini. „„B,celm„ i. La Difesa in coro — Benissimo. m,Ii. Fabronl, secco — Non mi piego e non mi.mia dignità e rispettabilità, davanti allo -inchino per nulla. 1,'ovy. Sorrentino non haj - i . «... l _ ».t..„.. ! i ■ detto tutto, non na detto che Jftonto ^Napoli e interpretato, ma ella ha dato sufficienti spie-«fazióni. Il capitano potrà essere stato male ■informato. Finiamola dunmie. Sorrentino - Insisto nella mia richiesta, o I ia malavita, e tempo ai ninna con queste - P^e -oJgMg^-^i. .S^^,^^^ o venga a ripetei mete Tra mez/. ora mori ai qui. Avv. Sorreiitmo - Non temiamo neppure lo^ ^f^l.'S^rt.;.- r,, w„«tnr«mn f,.n ri -flfron ^fm, - ri.anron^emo tutte m ffS^^R^Tn^hLo!., °",_V.!i °J, ? A » LSii»°trae auioniaie pei la causa cne propugnate. e L'avv. Sorrentino - „na nmnin inrhinst» - ,,„„ 2 „«,!L» ^„.«>-«,i« « L a,vv- Sorrentino si afferra nuovamente a k108'0 punto più grave per riattaccare con ! lc su0 Protesto, ma questa volta va anche pittS:111 Ia' '10ichè- e°rli dìcc' sl 50110 Portatl cluil ! ^ ffl^JSW ei y^F- sswi ss?&: Ciare u sospetto, siete stati voi che avete .lanciato il discredito sui magistrati e special- |ni(mte sul SQStltut0 pr0Curat0I.e del Re De e (Tilla. j Sorrentino — Dal momento che si persevera i In questi sospetti invoco anche che il Gover Ino del Re compia una inchiesta sui magistrati -ldi Napoli, i cui nomi sono stati legati a questo processo, affinchè essi non rimangano sotto - la falsa luce, in cui sono stati trasportati. Io . invoco una inchiesta anche sugli uomini r!politici: è questo un dovere ohe il Governo e | dovrebbe sentire ormai e dovrebbe affrontai re senza esitazioni. DnP° di che, Sorrentino rinnova 1 istanza ; Per 1 inserzione a verbale dell incidente, e per-1 cnè siano compiute tutte le indagini relative, _ A sua volta Fabroni fa notare che quel tale e a o - Speranza, col quale il Sorrentino sarebbe stato in colloquio è proprio quello da lui nominato per le indicazioni sulla camorra e che avrebbe dato lo schiaffo al Mandriere, e conclude, a guisa di commonto, con intenzione: — E, poi, vengono le smentite. Il Procuratore generale osserva che nessuna indagine è necessaria. I fatti asseriti dal Fabroni e dall'avv. Sorrentino restano entrambi provati. E' vero che il Sorrentino è stato aia Torre de] Greco ed è vero, come asserisce ; u sorrentino, che egli si sia recato a Torre - (lcI Greco pf,r motivi professionali, cioè per al|vere un colloquio col detenuto Speranza. Non l ; rimane se non un sospetto di intenzione sullo l'scopo del colloquio, che non può essere prò ilato. Sicché, per quanto dolentissimo dell'ina jcidente, mentre si augura che non si abbia ;• ripetere, ritiene inutile che si facciano delk indagini su un fatto lecitissimo, quale è quelio di un avvocato che si reca a visitare in carcere un suo difeso. Senonchè il Sorrentino mostra di non volersi acquetare affatto. M — L'onore mio — dice - è troppo caro e non può essere insultato. Il Fabronl ha lasciato intendere che scopo mio era di manovrare del testi... Procuratore generale — Ma non ha detto questol Voci della difesa — Ma si capisce perfettamente. Sorrentino — E allora il capitano Fabroni smentisca. L'incidente e chiuso ,, , . . ._». « .Presidente si rivolge persuasivamente a Fa- 5r°™ ,T DoD0, 'e spiegazioni date dall avv. Sorrentino insiste lei ancora? ! .a IL VtSSL a ^hi„<=r, on a iMm. ™u»tr? rnrrn, n «SnrHrm rhi rìmnrnvtra il SpmWmiV» u^onrin Jho i'i„i » SSimJtinHiìSSn tSVmJ*T i»^?n trnnft» ìihort* Ai te ìtimnni i >«Jvr InrfoS ?rm ^«imo «Pinmn_ rnm* ria «nJ ?ivr>itr,nn«lình!, «nniintn? essere Mn „E V,,,," «irrontTrlII (i nrosirtonto 0 Sntn nn iL™, VnpnnrHepomionli Snn in rii °™ SXrefi 'SSH^.^mtói«; nppQtnrÌJhì?or,?i l n hi, «Kt fr.iri!m!r,nnirf nh!J,irt!n«, ri,- i^r,or^in r. ri! for mpyin animarne ai energia e ai ier-;Tanno nvrohhfl voluto nnpho nrntiri«r« la na- rnu i",ìv i inv ner• nSr?? nn ?«rn fnttn nor cnnnto fVn uìr*/ ii 5 n L« p h«I mf i nrSn J r Ulti in^n 3?5rn,5n' nrntifl 1 ?n rinmirt nmnrtLk mi min, li rti riSn ta cinque opporiunissimi minuti ai riposo. Il lavorio per la "versione Ascrittore,,'„. „ „' _ ... . ,, ,. _ . .Ripreso il dibattimento, il capitano Fabroni; indica tali Bastiano Gennaro e Camillo Cotu-i gno come altri testi che il Parlati avrebbe preparato m favore della tesi Ascrittore. Fu- rono anche interrogate altre persone, dopo 1 arresto dell Ascrittore, fra cui il portiere del- • ; v* »*•- 1 1 ut casa Ascrittore e sua moglie, ed un tale Setriflni, inquilino di Ascrittore, sulla circo- stanza precisa della venuta in casa Ascrittore . ..V11,'"',1;11380 carDOnal9 (IJ De Angelis), ma' tutti risultarono negativi. Il capitano Fabroni fa sfilare tutta una lunga liste, di persone, Tale Vadala Se' 1907, trovandosi di persone, lui ben conosciuti. Un tale Cestaro Carlo, det- io un uno, o studente, disse che 11 Pariaj*!lavorava da un anno intorno alla versione A- scrittore: anc.ie lui, come la sua amante, fu-, ^°n^^\^Lr^T]ntì per dcporre 11 falsù' ma non si prestarono. «Il Cestaro mi riferi personalmente, — ag- ungo 11 Fabroni — che il Parlati si vantava luna una lunga uste, ni persone. gala Salvatore disse che nel febbraio tndosi a Posilhpo vide una comitiva • ira cui vittozzi ed- Ascrittore, da giungo u raironi — cne n i-ariau si vaniavai ^.^ììoZ^^^^casa di Amodeo, che corrispondeva a quella trovata sul letto della Cutinelll. Il Cestaro ebbe e manifestò sospetti come suoi apprezzamenti che l'affare della cravatta fosse un truc co. E' da notare che l'Arma non sapeva niente di questa cravatta, perchè, come mi disse il'giudice istruttore, l'Ippolito portò con sè in;Sicilia oltre la cravatta sequestrata all'Amo-ideo, anche (1 verbale di perquisizione. Il Co-i staro disse pure che un mattino il Parlati si! era recato a Castellammare insieme con talliistituivano il suoiElino Cordello e Fago, che costituivano il suo|braccio riestro ed accreditavano forse la fon- -ldo^ìà'^^'i^^-o^eonìo cóncia'- ; pubblica sicurezza. Ne ritornò molto tardi. |,! . , , . , ... . » (a La reta.a osi camorristi m ^asteuamr.ra -i sostonUori QOlla Verslono Ascrittore si o.basavano sull'omicidio Lamura, legame ime- ftiressantissimo. perchè stabiliva dei 'vincoli fra i la camorra di Gragnano e di Castellammare e -|Vitella di Nanoli. La camorra di Cnstellaminarn >ul *U[>1JU1LI J II ' Ci L C'Udii I I IO. iti U ,111 IO 1 i .1 Ul <slellammare c quella di Napoli rapporti di i«ta Ho narrato nei giorni scorsi. Tanto il c Ideila camorra di Castellammare, come quelloi.(li G,agnano erano vincolati anche da legami o a, rapp0,tl intercedenti fra la camorra di Ca-cu.ano jgj ui\eMsse"coir'gÌi'àtuwu'Vi'u.UcaWU.'senili ■ '■•** Ulivi CMli ^un 11 i v 11 ■ i 11 i ; i 111 ! 1 '.. ■ il i m i :. O'rilU I au0,.a ja necessita di fare una scorribanda -1tummò di avvisò che *h7 base"*ud"és'sà nòr7s1e ■(■potessero trattenere di tutti eli arrestali ohe .due soltanto, tale Manfredonia, che ora II ic ,0 ,„ leà[a dclia camorra e tale Plessi. lo, e |POte finalmente stendere denunzia per asso^ ctó«ton* a delinquere. . . o,Le gesta della camorra di Caste! amare " h rcati che f1 occertarono su quei malyi- tu,l° ? cotìico fe"àle- LÌ^1 trn,ttava di r"atl commossi con audacia e e;prepotenza, senza pan, di quei giorni. Per da- re un idea con che razza di delinquenti si aveva a cne tare, racconterò due fatti soltanto. ìusuita cno nei 1J04 u capo in testa Manfre-« JSi et Jì,,ll^n in,LmLc«nr " e Annnlfl ?da altri, si recarono, a scopo di furto, sopra una n barcaccia carica di carbone, ma, e qui sta ttili più grave, sulla barcaccia ora un ragazzo iidl undlcl anni' 11 quale' destatosi, se ne stavaW I oX ^ dV S^ffiSS* M :» p ^e gerlo in una coperta e gettarlo in mare e - aspettare, nel caso che tornasse a galla. Ilragazzo però, che aveva passato tutti gli anni suoi diguazzando nel mare, riuscì a liberarsi della coperta e, nuotando sott'acqua, potè cavarsela. Saputo della sua salvezza, i malviventi minacciarono la mamma del ragazzo e lo stesso ragazzo perchè non parlas- e a i o o isero. Cosi la giustizia non potè raggiungerli o i o a , e e l o e e n o ire di morte e credo che ) per insuffteenza di in- li seguente: uno scarl-« La piccola squadra da me lasciata a Castellammare raccolse la deposizione della mamma del ragazzo. Fu istruito il processo, ma, appena la squadra si ritirò, i malviventi ritornarono a minacciare di morte e credo che il processo sia sfumato dizi. « Il secondo fatto è catore del porto, certo Moresca, si era rlbel-lato ad una intimazione della camorra, edallora il capo in testa Manfredonia armò dipugnalo il braccio di un tale Cuomo e, con-dottolo sino allo spalle del Marcsca, fece col-pire quest'ultimo mortalmente. La polizia nonpotò raggiungere 1 colpevoli per il silenzio tenuto dalla camorra. Chiamato il padre dei Cuomo dalla squadra del carabinieri, egli am-mise il fatto, ma aggiunse che non avrebbe parlato, perchè 1 camorristi sovvenzionavanoil figlio nel carcere, ove si trovava a scontarela pena di dodici anni, dalla quale era stato k n o accusati furono condannati, tanto in Tribunale quanto In Corte d'appello. Tornando ora i noi, dirò che dovevamo anche fare qualche operazione a Gragnano, ma ci astenemmo dal recarvicisl, essen'" 11 paese in quel tempo perturbato dai partiti politici. Inviai sul posto due carabinieri, ma l camorristi stavano all'erta, spiavano, e l'azione dei duo militi non approdò a nulla, anche perchè fu ostacolata dalia autorità localo. Del processo per l'assassinio di don Lamnra « Intanto si svolgeva il processo per l'assassinio del prete Lamina, che la versione Ascrittore, come 6 noto, vorrebbe porro come causale del doppio omicidio Cuocolo, invol d , »' , u n A „ • t ,.0. modeo ef, „ c,locolo_ TenJJ0 a"fnroynotare che quando si iniziarono le indagini per l'assas- Dfuel1stdndqLd... ,i ri,*».. o ..v^u, u,c De AnKeH fu poi rilasciato, perchè gli indizi ! l scolti contro di lui non furono ritenuti atti. m11'1 incriminarlo. Ora, io faccio rilevare: come \ i mal non sì e accennato con dati positivi, du- sranle lo svolgimento del processo Lamura, nèic Cuocolo. nè all'Omodeo? Non vi ha acccn- d nato ,.ftvv Forlrlai cne compì indagini intor-1 t no all'assassinio, no.n vi hanno accennato tutti | c sIi avvocati del processo, tutti giovani abili ! c ed esperti. E furono appunto le deposizioni del g deleKat0 Farina e do1 maresciallo Amatta S — 11 "uflIe aveva anone coltivato II sospetto ; csu) De Angeij _ che fecero condannare quelli il ?h0: firnnr> navanti alle Assise, cioè gli Impu- s tatl- Ouindi, è assai strano olio, appena ap- e Parsl noi nel 1!)07' venisse fuori una nuova d verslone del Processo Lamura e gli avvocati ;c1nesto Processo non si siano serviti in al-Idcun modo np]]a ]f)ro niresa ai q,iesta nuova ! tversione, che faceva capo a) De Angeli, all'O-lsmodeo ed al Cuocolo. ! q Avv. Lioy — E se la difesa avesse sbagliato? | A voci — Ma che sbngliato! C'era Manzano's che non poteva sbagliare. a Fabroni — Ma, ripeto, ciò che pii'i colpisce, ! p e ji fatto che il delegato Farina ed il mare-;è sciallo Amatta, i quali avevano anche prosa- votiuuu .iman a» ì \\ ■ • «'■ i i inniauv imi^hu ^jl'jv«ì fiuto contro il De Angeli, stesero la loro rtepo-in sizione in guisa che la Corte di Assiso non' a 6bhc dubbio sulla colpevolezza degli Imputati, i a Avv nomualdi — Sta il fatto che in questo • L prnCpSS0 non (n indotta nessuna testimo- l t"."^-"' ^"al^u*n0n"potevano essere mancate praccomandazloni o minacce in favore degli l imputati c, ciò nonostante, li condannarono. I p ^vv r.iov — noi, invece di andare dal noto l all'ignoto, si va" dall'ignoto al r Presidente rw » A, nianza; nessuna prova a sostegno della ver-!e s1one Asf.,itlorc. UFnr)rnni _ E' da notare, signori giurati, che!e la condanna fu emessa da giurati napolc- cnoto. Ella è troppo filosofo, avv. g Con una risata su questa arguzia, l'udien ^ «™ inviata alle sedici del pomeriggio, Spiegazioni e chiacchere d'avvocati Riaperta l'udienza, l'avv. Sorrentino presen ta, ripigliando per un momento l'incidente di stamattina, la leuera di nomina a dilensore del detenuto Speranza, e portante la data del L"q2 luglio, cioè di parecchi giorni prima che Lil nome dello Speranza fosse stato fatto qui j s dentro. Di l)1Ui richiama la testimonianza del | l! pittore de Cillis di Torre del Greco. Resta i dopo ciò il fatto se un avvocato difensore, e i non degli ultimi, sul cui conto mir.n vi è da |i dire, sia stato pedinato dai carabinieri e 'spiato. Ed allora l'avv. Antonelli domanda | la parola per dichiarare che gli avvocati della (difesa non tollereranno mai che la loro opera siu menomata con sospetti o con insinuazioni, ed aggiungo che, so si avrà un cenno di eon imitazione di questa deplorevole azione, ab bandoliera la toga. Concludo con l'esortazione al capitano I-abroni di essere più sereno, per che questo .sarà il miglior. Sistemo per ritmo' iv e ;(l?! fatto, cui ha accennato stamane il Fabro- ini, che egli, cioè, si sta adoperato a far rin cliiiidcre la Toscanèlli in un ospizio dei poveri, dichiara di non aver inteso di far nitro ,_iie un atto umanitario ed aggiungo, :i discoi 'ì':' •'.',! Vittozzi, che il direlt ire dell'ospizi 1 . . , . . . . - - - glustlUco come il Vittozzi non ave; ai paafpndsllvult•|etì ottenni facilmente l'Intento; L'avv. Lioy dice ancora qualche altra cosa a perditempo, od infine si accomoda Quarto è; l'avv. Colozza, colui il quale, co- sgjI U capitano Fabroni esibisce i documenti ri-i miai-danti l'ODera di (avorecelamentò àll'emi ^iff ci.SgS't'tS spiegai da dòn Ciro a favore di quel tale Orlandi che commise l'o- mlctdio in .Migri, poi domanda la parola por rispondere all'avv. Liov circa l'affare della a Toscanèlli. Ottenuta la parola il capitano Fa-ìd broni dice che la Toscanèlli fu anche temila' l ^ rinchiusa ad Acerra e mantenuta dall'avv.; |Liov e si riserva di presentare documenti atti U provare le sue asserzioni. L'avv. Lioy non se la piglia molto a cuore, ma si limita ad c esclamare: i —Slamò ln pieno manicomio' ! Evidente volta è ' ^holSISfe.1 Tutti 'rùlóno' di c^re, Vom- r^c^u^-^. u teste J Iprende la sua deposizione là. dovo l'aveva sta-i mane sospesa. ìsospesa. Perchè si voleva la revisione del processo Lamura Dice il Fabroni: ('• Il processo Lamura si chiuse con la con-!bdanna degli imputati. E' vero che questi era-'no imputati di concorso, ma ó vero anche che le famiglie dei condannati risvegliatosi nel 1909, tentarono una revisione del processo Lamura senza riuscire a nulla. L'avv. Liov si fece sostenitore di questa revisione insic- me con il famoso avvocato Giuseppe Vigilati- te. Se l'avv. Lioy ha fatto questo, lo fece per o! procurare il piedestallo atto ad influenzare ji giurati del procosso Cuocolo. Il tentativo di'n: revisiono fu fatto dalla moglie di un con- d;dannato, tale Volo, mediante querela contro !un testimone, che aveva deposto a carico del .di lei marito. L'avvocato che sostenne la quo-. 'rela, fu, corno ho detto, l'avv. Giuseppe Vìltì- s Tante, padre di un vice-commissario di pub- p blica sicurezza di servizio a Castellammare, tiil quale fu visto frequentemente in casa della l Volo. Del resto, tanto il De Angelis, quanto m!I'Amodeo sono ladri solitari, non aggregati a e» rocchie di camorra». Essi, dunque, non a-1 p jvrebbero potuto disporre di forza atta a sol- c;iva per via diretta e legale, ma l'avv. Liov! tentò arrivarvi per vie sotterranee, valendosi •li una parente del De Angelis. tale Lucia A- nastasio, amante di Alfonso Grimaldi, terzo,malvivente che in quel tempo l'aveva con ili De Angells in seguito a contestazioni sorte fra di loro per una mancata partecipazione in un furto. Io seppi che la pubblica sicurezza era inferocita molto contro il Grimaldi .perchè lo riteneva un confidente dei carabinieri. Nel 1900 il Grimaldi fu arrestalo per Tinto di tessuti alla ditta D'Amato. Il Grimaldi fu assolto por inesistenza di reato. Il Grimaldi, uscito di carcere, trovò che la sua amante Lucìa Anastaslo si era fatta abbindolare e scroccare da un imbroglione faccendiere nelle sue frequenti gite al tribunale. Le due vie tentale per ottenere la revisione del processo Lamnra «La donna, che, come ho detto, era parente del De Angells, si imliattè in un tale Galano, che ora uno del più risoluti coadiutori del- l'avv. Lioy, a cui riferì la cosa e Lioy appro- mtù della circostanza. L'Anastasio si trovava in uno stato finanziario disperatissimo,-ma, siccome Lioy, quando si tratta di denari, non ici sente, si valse di quella tale Volo, moglie del Viccdomini, che aveva sporto querela con-1 tro un testimone, il quale aveva deposto a carico del marito nel processo Lamura, per ! conquistare la Anastasio a line di far conver- gere sul De Angelis i sospetti di colpevolezza Sell'assassinlo Lamura. Però, malgrado le continue abbindolatme ricevute, questa volta l'avv. Lioy, da furbo, portò la donna in Que- stura, senonchè il questore non volle saperne e disse alla donna di recarsi direttamente dall'autorità giudiziaria. La Anastasio fu ac-compagnata in Tribunale da uno del delegatideila squadra mobile. Ella si rocò tre o quat- tro volte alla Procura del Re e certo per que-ste pratiche il Lioy dove aver dato denari a quella donna, perchè ella ne aveva bisogno. Allora si che l'avv. Liov fu pedinato ed è stato il solo avvocato pedinato dall'Arma ed a ragione. Nessun altro avvocato fu pedinato, perchè il fatto riguardante l'avv. Sorrentino è dovuto ad un mero caso. In seguito alla visita della Anastasio alla Procura del Re, noi ricevemmo un rapporto dall'autorità giu- alzarla in cui ci si informava che l'Anastasio aveva denunziato come autori dell'omicidio Lamura, Gaetano Amodeo, Francesco De Ange ls e Gennaro Cuocolo, aggiungendo elio tutti pimmo. infatti, le indagini e ci risultò che l'A liastaslo avrebbe ricevuto tremila Uro circa per fare la denunzia che aveva fatto. Dopo l'Anastasio non si recò più dall'avv. Lioy. e tre costoro erano stati in casa sua a còlUoquio a Castellammare e che la refurtiva era stata portata in casa di tal Civitelli Fran ceseo e ci si incaricava di faro indagini. Com- Lioy vi tendeva per questa altra via. "Considero l'avvocato Lìcy come gli imputati,, 11 Fabroni non ha da dir nulla più suquesto punto, però domanda la parola l'avv.' Lioy. Egli vuole giustificarsi, vuole portare schiarimenti, vuole spiegare l'opera sua nel- l'interesse della difesa. L'avv. Carabellesi. di parte civile, si oppone ed ecco il presidente allo preso con l'avv. Lioy. Si impegna il solito antipàtico od urtante battibecco. 11 presidente fa osservare all'avv. Lioy corno egli non possa fare il testimone. ■—Aspetti le contestazioni, aspetti i testimo-ni, — egli dice, — ed allora per loro mezzodichiarerà tutto ciò che vorrà. , , . '!!""'..di sto e comincia a dire quello che'vuole diro" el'avv. Carabellesi torna ad opporsi, secondole più corretto norme della legalità. Non l'a-vesso mai fatto, l'avv. Lioy si fa paonazzo edurla : — Siete pagati da Fabroni! mercenari! Dalla gabbia gualche invettiva rafforza illinguaggio dell'avv. Lioy. L'avv. Carabellesi non muove risposta. L'ai-tro avvocato di P. C. Ilota, invece, si risente•■il esclama verso la gabbia- ' _ Voi pensate a fare gli assassini! j.sisto noi voler parlare — Noi — dice — intendiamo fare tutto in re gola. E perciò aspetti i testimoni, — impone jun corruttore di testimoni. Fabroni — E' quello che noi vogliamo diI mostrare essere tale. Presidènte — Si vedrà se la dimostrazionei corrisponda a volita. Lioy - Vostra Eccellenza vede che non mi arrabbio,-non mi arrabbio perchè sono sicuroìdella mia coscienza. Tutto ciò che dico il ca-' lutano Faln-oui ó effetto di ossessione, ; Presidente — Avvocato!,.. t . Lioy — No, no, signor, presidente, non è ingiuria, io non mi turbo, perchè so che non c'è da furo la guerra senza esporsi ai proiet-itili; li affrontai e li affronterò sempre sere-namente. ilo sofferto tutto, l'arresto le insi- nuazl.uii. il pedinamento, la diffamazione. O- ra. bo«rò £che l'ingiuria im,. Js^ffiCtCii ^^che acquistare forza nella lotto ed io ho fede ìche le insidie saranno fugato, le mali arti(diradalo, e le accuse distrutte, e che si faràstrada Un qui dentro la luce della verità, che ci darà la palma della vittoria. Dopo questo pistolotto, elio non commuove 'nessuno, l'avv. Lioy siedo, od il capitano Fa-!broni può concludere e conclude cos'i grave-'mento rispondendo al presidente che questi do- manda sa ha da dire più nulla, specialmente sull'affare dell'anello. — L'ultima aziono spiegata dall'avv. Lioy intorno all'anello è stata la più grave; credo elio rabida irrimediabilmente compromesso. Avv. Lioy — Lo vedremo, ó questa una pa- orina che ini onora. [/avv. Lioy re-Ma con questa sua convinzlo-'ne ed i! capitano Fabroni' passa sotto il fuoco delle contestazioni. , . . , , . . Incomincisno lo rcntosta2'.oni . Il presidente domanda ed il testo fornisce schiarimenti. Il capitano Fabroni conferma che por lui l'assassinio Cuocolo ha avuto il carnt toro di esemplarità, spiega la posizione dei luoghi dove fu commosso l'assassinio od espri- me la convinzione che Erricone avesse anche egli dirotto interesse all'assassinio Cuocolo,1 perchè era divenuto emulo del Cuocolo in ri- cettazione, corno a lui risultava da confidenze! Liov interrompe — Il prefetto dirigeva, non è vero? Presidente — Ma che c'entra il prefetto con,l'omicidio Cuocolo? i Lioy — Ma è stato il capitano Fabroni stes so che ha parlato del prefetto a Roberto Mar» vasi che ò qui presente e può essere chiamato. Il presidente non risponde. Le contestazioni continuano. Dice il capitano che risulta da pagine processuali del 1896 come il Di Matteo, il Morra od il Cuocolo si conoscessero. Erano tutti ladri celebri del tempo, era notorio a Napoli che fosse avvenuto un urto fra Cuocolo od Erricone ed il Mandriere od~è assurdo che non si conoscessero. Tutta Napoli sa che si conoscevano, ma quando si va per chiamare qualcuno, paro che tutti si ritraggano e perdano la memoria. ' — Il capitano Fabroni poi, da schiarimenti sul furto perpetrato in casa sua e dico che il furto doveva aver per (scopò la sottrazione di do ; conienti, come risulta dall'esame compiuto, !del modo come si comportarono i ladri, e che) non dovesse provenire da ispirazione di ca morra. Dice non essergli risultato che l'Abbatemag gio fosso stato confidente di Questura. Escili-" rie però che lo sia stalo dei carabinieri prima-:del 1906, tempo in cui fu conosciuto da Ca¬a pezzati. Dice di non aver assoldato come con-- fidente il Ricci, ma che fu il Ricci a presen- tarsi spontaneamente, portando alcune noti-! zie; esclude che la portinaia di Antonio Ccs salo, detto Mezzapalla, sia stata sua conflden^ te; confidente di mala vita non fu che il Galtoì :ed anche por poco. Gli altri» confidenti eranrj tutti avventizi, Avv. Salomone — I confidenti, naturalmente :sono pagati dal capitano? ; Teste — Certamente. , Presidente — Ella disse che Abbatomagelo ì doveva essere stato spinto allo rivelazioni da ;un sentimento di paura e allora questo senti ; mento non doveva spingerlo a tacere, pensan- do che i denunziati potessero un giorno rag giungerlo? ! Teste — Avendo reso un servizio allo Stato, doveva essere salvaguardato. ; Essendo le 19 l'udienza viene rinviata a do- mattina. I