Come la Germania

Come la Germania Come la Germania afferma la sua potenza coloniale (Per telefono alla Stampa). Roma, 16, notte. I telegrammi avuti oggi da Berlino e da Parigi tendono concordemente a far crederà che sia prossima la soluzione pacifica 'del problema marocchino. La previsione ottimista degli organi ufficiosi di Francia e Germania è fondata sulla circostanza che il signor Kiderlein Waetcher ministro degli esteri dell'impero tedesco ieri, adla fine del suo colloquio con l'ambasciatore francese Cambon, chiese una sospensione delle trattative motivandola con ciò che egli aveva bisogno di consultare il suo collega von Lindequist, ministro delle colonie. La Germania, alla quale non viene quasi mai risparmiata l'accusa di prepotente, pure essendo da oltre quaranta anni arbitra del concerto europeo, non Ha saputo crearsi un impero coloniale. In verità 'dapprima non volle. Il principe di Bismark" aveva dimostrato in ogni occasione una grande avversione per le colonie. Ricordo di averlo sentito quando dalla tribuna del Reichstag dichiarò che per lui tutto l'Oriente non valeva la vita di un granatiere di Pomerania; per lui era indifferente anzi desiderabile che la Russia andasse a Costantinopoli e che l'Austria, sotto l'impulso del «drachnauoesten», si avanzasse fino a Salonicco. Del resto ciò che egli diceva dalla tribuna parlamentare dell'impero lo aveva dimostrato coi fatti nel congresso di Berlino, nel quale si era limitato a rappresentare la parte dell'onesto mediatore. In tale vesto egli consentì che l'Austria occupasse la Bosnia Erzegovina, l'Inghilterra l'isoila di Cipro e la Francia la Tunisia, quantunque nessuna di queste tre' potenze avesse preso parte alia guerra russo-turca. Se Bismarck l'avesse valuto, la Germania avrebbe avu- to anche essa un pezzo della, vostimenta del eulta.no di Costantinopoli e certamente il miglior pezzo. Ma a misura che l'impero tedesco andava prosperando in modo meraviglioso i successori di Bismarck sentivano il bisogno delle colonie. L'impero apparve tosto troppo angusto per la popola^ zione e per i prodotti industriali e per l'attività commerciale della medesima e l'espansione divenne condizione essenziale della vita. Ma essendo passalo il momento opportuno, la Germania come l'Italia dovette contentarsi di colonie africane molto lontane e pochissimo adatte alla colonizzazione. Giusto in questi ultimi giorni, occupandosi dei colloqui diplomatici francogermanici per gli affari dal Marocco, il prof. Shieman ha dichiarato nelle colonne della Gazzetta della croce, organo feudale molto letto alla corte di Berlino, che la Germania deve acquistare in Africa una posizione territoriale che corrisponda alla sua potenza perchè nella spartizione dell'Africa essa ò stata finora sacrificata sia per circostanze non favorevoli, sia per sua colpa. Partendo da questa premessa, l'illustre professore sostiene che, non esistendo più il patto di Àlgesiras, bisogna ritornare alla situazione che esisteva alla vigilia dell'8 aprile 1904, e che tra Francia e Germania bisogna concludere un accordo tale da fare sparire per sempre la questione marocchina come oggetto di disputa fra le due Potenze, un accordo tale da soddisfare In Francia e garantire gli interessi materiali della Germania nel territorio marocchino. Il prof. Schieman domanda a se stesso: «Ma come?», e risponde così: u Kcco la difficoltà. Noi lasciamo che rispondano coloro che conducono i negoziati. Noi non crediamo di ingannarci supponendo che i due Governi interessati abbiano la ferma volontà di trattare fino ad una soluzione definitiva e non provvisoria. Non sarà però il caso di mischiare la questione asiatica con la questione africana, non essendo la Germania disposta a ciò. Non si tratta nemmeno di tornare il Marocco allo statu quo ante. Noi siamo di fronte a una nuova situazione che esige una nuova soluzione: ». Se l'illustre professore è, come pare, bene informato, si deve escludere che la Germania sia disposta ad abbandonare Agadir. Ecco cosi confermate le mie informazioni di pochi giorni addietro che la Germania non si ritirerà da Agadir, nemmeno nel caso che la Francia sia pronta a ritirarsi da Fez, poiché la nuova soluzione deve essere definitiva e tale da dirimere per sempre la questione marocchina tra Francia e Germania. Pure, come dice il prof. Schieman, per soddisfare la Francia e garantire gli interessi materiali della Germania nel territorio marocchino con l'assoluta esclusione di qualunque questióne asiatica, appare chiaro che la soluzione del problema marocchino appoggia sul principio del do ut des e consisterà in compensi che la Francia darà alla Germania nella stessa Africa. In altri termini la Germania, pure restando ad Agadir, otterrà dalla Francia compensi territoriali africani. Tali compensi, secondo notizie ufficiose parigine non contraddette, e perciò implicitamente confermate a Berlino, saranno dati sulla frontiera del Camcrun e del Congo, cioè la colonia tedesca del Cnmerun verrà ingrandita con la cessione alla Germania di una parte della colonia 'rancese del Congo. La grande nazione, pur di tacitare la potente rivale nel Marocco, non esiterebbe a smembrare il suo grande imperio coloniale. Basta questo solo indizio per far supporre clic la Francia sia per ripetere al Marocco il fortunato giuoco della Tunisia. Se essa cedo alla Germania una parte del Congo, vuol diro che il suo trattato segreto col Sultano del Marocco con l'acquiescenza della Germania, si trasformerà per'intanto in protettorato ; vuol dire che il Congo per la Germania sta per diventare quello che sono la Tunisia per la repubblica francese e l'Egitto per l'Inghilterra, vuol dire che sta per essere proclamato il gran- de impero africano della Francia comprendente Tunisia, Algeria e Marocco. Conscia di questo pericolo, che sovrasta alle nazioni mediterranee, la Spagna ha preso la sua posizione debitamente contro e con ardimento mirabile. Appena entrate le truppe francesi a Fez, lo truppe spagnuole sbarcarono nel Marocco e procedettero a occupazioni territoriali, che sono andate sempre più estendendosi. La Spagna agisce nel Marocco con coscienza e con la sicurezza di un grande Stato che nulla e nessuno teme. Le esortazioni materne della grande nazione che si era abituata a trattare la Spagna come una sua pupilla, non vennero accolte, come non furono prese in serio esame le ammonizioni severe che hanno tenuto dietro alle esortazioni. Infine siamo alle formali proteste diplomatiche che sono l'epilogo dei molteplici incidenti diplomatici. Il signor William Marcel, incaricato di Francia a Ma- drid, obbedendo a un ordine venuto da Pa-| rigi, ha già. presentato al Governo spagnuolo una formale protesta per l'incidente di El Ksar, e appunto in seguito a tale protesta a San Sebastiano è stato tenuto ieri un gran Consiglio, sotto la presidenza del re, fra il presidente dei ministri, il ministro degli esteri e l'ambasciatore spagnuolo a Parigi. . Intanto l'organo massimo del Ministero degli affari esteri, il Tempi formula, in un articolo di fondo, le più gravi minacce della? Francia, se la Spagna osa resistere alle mire imperiali della repubblica. La Francia ha sempre intesa la fratellanza latina nel senso che l'Italia, la Spagna e le altre nazioni minori favoriscano, anche a loro danno, gli interessi francesi precisamente come ha fatto l'Italia al Marocco mediante il suo più grande diplomatico, il marchese Visconti-Venosta. or

Persone citate: Bismark, Cambon, Visconti, William Marcel