Il capitano Fabroni ricostruisce il delitto della camorra

Il capitano Fabroni ricostruisce il delitto della camorraIl capitano Fabroni ricostruisce il delitto della camorra Come e perchè furono uccisi i coniugi Cuocolo Un incidente provocato dagli avvocati difensori - L'attendibilità di Abbatemaggio (Per telefono alla STAMPA) (Viterbo, 12, sera. Anche oggi Taula è imponente, i posti distinti sono al completo, assistono anche molte signore. Sono le 9,30 precise quando entra la Corte e si apre la udienza. Il capitano Fabbroni imprende subito la sua deposizione. Il presidente raccomanda agli accusati e ai difensori di non Interrompere. i camorristi del porte ' — In quanto alla camorra sugli emigranti, della quale mi occupai ieri, dice il cap. Fabbroni, là P. S. nel 1005 denunziò un'associazione che sfruttava gli emigranti; tra i denunziati ■si trovava il Fraumeno. Anche la nostra arma si occupò del Porto e si tennero la molti confidenti per tentare la epurazione, ma il servizio non potè continuare. Prototipi dei camorristi del Porto abbiamo qui il Fraumeno, il Di Matteo e il Quirico. Gli emigranti sono dissanguati dai camorristi e la camorra del Porto continua a sussidiare alcuni degli odierni accusati. Le sorelle del sacerdote Vittozzi percepiscono ancora una tangente. Prima di chiudere questa parte generale, desidererei accennare ai reati centro la proprietà degli attuali accussti * — Ma questo è vietato dalla legge sul casellario giudiziario — dice l'avv. Lioy. — Non così la pensavate a proposito di Amodeo e di De Angelis — osserva l'avv. Romualdi. — Siete l'avvpcato del cap. Fabbro»!' — grida Erricone all'avvocato della parte civile. — Ne sono orgoglioso — risponde l'avvocato Romualdi. — Avete sentito, prosegue Erricone. signori giurati, l'avv. Romualdi è difensore del capitano Fabbroni; allora alla gogna 1 La camorra nelle elezioni — Rimarrebbe da parlare - dice il teste delle fonti di lucro eccezionali della camorra e specialmente sugl'intervento nelle elezioni sia amministrative, sia politiche, ma Fargomento è talmente poderoso e abbraccia l'organismo del nostro Stato, che io mi sento impari allo scopo e cercherò di stare a terra a terra, ed evitare i pericolosi scogli della politica, che mi allontanerebbero dalle vere finalità del processo. E venendo ora subito in argpmento, è da notarsi che la camorra, non avendo alcun senso di moralità, non piglia parte ad esse che j cuscplvpcpvmtiddmindfistamIDvvnlpduegnavClcidsper favorire qualche personaggio da cui si al tendono protezioni per loschi affari da cui i camorris' traggono proventi, o per fine di lucro immediato, e cioè perchè pagati. Nell'un Lcaso e nell'altro la camorra manifesta la sua i Aazione con violenze, collocando presrn le se-1 pzioni elettorali dei gruppi di camorristi per!Nminacciare i pacifici [Settori o suscitate risse, I qper rompere le urne e dar luogo a violenze e ; Ma incidenti di ogni sorta, sequestrando gli e- ulettori avversari, minacciandoli in casa e ri- dcorrendo spesso all'uso della rivoltella e del | Bcoltello. Gli atti della Commissione parlamenta- i re che parlano d'i elezioni, accennano a veri gfatti gravi della camorra; di tali eccessi vo- | Bgìiono fare risalire direttamente la colpa ai ■ Ccandidati o al Governo, ma la colpa, per me, j menpSsTisale direttamente alla camorra, che interviene nelle elezioni e cerca di imporsi. « Un deputato radicale - continua il teste mi narrava un giorno che era candidato in un collegio, ove più imperava la camorra. Venuta la vigilia delle elezioni, i capi camorristi mandavano a chiedere denaro con la promessa ci» appoggiarlo strenuamente. Egli, che è sempre stato nemico della camorra, oppose un rifiuto, e la mattina dopo gruppi di camorristi erano in attitudine minacciosa presso ogni sezione elettorale, pronti a commettere violenze, di modo che moltii elettori favorevoli a lui non osavano entrare. I capi degli elettori del candidato compresero allora che bisognava cedere e si dovette venire' a patti con loro mediante denaro. — Chi è il deputato? — E' l'on. Gargiulo. «Ed ora d+>hho per necessità del processo occuparmi della elezione di Vicaria, dove furono assoldati dall'on. Ravaschicri la malavita e la camorra. Si videro molti di questi signori con la coccarda tricolore spadroneggiare nelle vie di Napoli, e commettere ogni sorta di violenze. Rapi poi, più tronfio e più gonfio dol solito, gongolava. Anche don Ciro Vittozzi girava dappertutto. La causale del delitto « E wniro t nnvi-iwi sirurninrmpntp d^trii n" ! c^ilì^i&CTqUOTS^dttem bdi rattoppa scarpe, andava acquistando ter- reno nella camorra, e aiutato dal Itev «u,,™ I danaroso e da don Ciro, doveva trionfare. Egli non aveva che la mira di fare denaro: chi era il re dei basisti e dei ricettatori? Cuocolo. Per far denaro occorreva fare amicizia col Cuocolo. Onesta unione si fece. Erricone e gli altri, anche il De Matteo, fecero amicizia. Ma nacquero degli odi e delle rivalità fra loro e ciò fu per me la causale del delitto. " Ed ora veniamo alla causa. iMentre io continuavo lo studio della camorra, mi ero intorniato per sapere quale della compagnia fosse sialo più «(latto a svolgere le indagini il'ora ■ ""' ' sul delitto e ini era stato fatto il nome deli maresciallo Capezzuti Erminio, non solo per la sua onestà e la sua percezione, in fatto di I polizia giudiziaria, quanto per il molto latto | da lui usato nel trattare coi camorristi. E, poiché conosceva molti proprietari di bettole, frequentate dai camorristi, non conoscendo i rapporti dell'Autorità di P. ?.. consultai tutti i giornali. Quindi, chiamai il Capezzuti e gLi mostrai la, relazione de! Roma. La cronaca da! giornale popolar© era allora scritta dall'avv. Alessandro Lioy ed io lessi attentamente i suoi articoli, coi quali il Lioy diceva che l'assassinio Cuocolo era un delitto della malavita, e che Erricone era un « guappo » vero. Nei giugno 1906. attaccava la pubblica sicurezza meravigliandosi che gli autori de! delitto non fossero stati arrestati. Dopo l'arresto eli Erricone e degli altri, l'avv. Lioy parlò della sfacciataggine di Erricone di èssere ritoi'jiaitn sul lungo del delitto ITI giugno, parlò 4W.omicid.io Pasquino e descrisse Rotti a fedii colori: parlò dell'Incidente Massimi avi nuto in galleria, tra Erricone e l'avv. Do iogni. e disse eh" il Caffè Fnrluvio doveva ere il centro della malavita e die Abbate. i.ggio si accompagnava molto s-nesso con Eroine. I I prirm rapporti 1 /'«Quindi, diedi notizia al Capezzuti di tutti Atesti estremi ed intanto il maresciallo faceva iìn rapporto dettagliato il ti luglio, rapporto [che rimise all'Autorità giudiziaria. Con que/ sto rapporto si elevano sospetti contro un tale Salvatore Faccioli detto Tore a' Guaglione. Intanto, io incaricavo il maresciallo Capezzuti di recarsi a Caserta per chiedere informazioni su questo Faccioli. Le Indagini si protrassero per una diecina di giorni. Ritrovatolo ai Bagni lmprina e interrogatolo, nulla apprese sul suo conto ». II capitano Fabbroni aggiunge che in seguito a successivi rapporti venivano delineandosi sebbene in modo embrionale, la responsabilità degli attuali accusati. « Chiesi spiegazioni ;i! maresciallo Capezzuti al quale osservai che si parlava di persone di fiducia senza nominarle e che la cosa non poteva andare alla lunga, che se poi i suoi confidenti non avevano il coraggio di rivelarsi, era anche perché davano per sicure voci vaghe ed incerte notizie apprese sui giornali. Entra in scena Abbatemaggio , « I) Capezzuti si ricordò di aver conosciuto ai primi del 1906 un emerito ladro e camorrista, l'Abbatemaggio, amici di Erricone •:• d-.-gli attuali accusati. Pensò di ricercarlo. Sonei ti che si trovava al carcere di Santa Maria Capua Volere, venne da me per essere autor'/za tu ti recarvisi, ma io esitai, perche pensavo che si Abbatemaggio fosse stato camorrista, non avrebbe parlato. Tuttavia detti l'autorizzazione ed il Capezzuti si recò al carcere di Santa Maria Capila Vetere. Egli nulla concluse, essendosi Abbatemaggio rifiutate di dare qualsiasi notizia, però aggiunse che Abbatemaggio sperava di essere trasferito in j coatto di Lampedusa, un carcere più vicino a Napoli. In seguito, seppi che Abbatemaggio venne tradotto al carcere di Pozzuoli per intercessione di suo padre, uno dei più abili e provetti operai dell'Arsenale di Napoli. Il Capezzuti si recò a visitarlo 4 o 5 giorni dopo. Un giorno il Capezzuti ritornò da Pozzuoli con l'impressione che Abbatemaggio sapeva tutto, ma che aveva paura di parlare. Poco dopo Abbatemagcio venne graziato e non si fece più vedere dal maresciallo Capezzuti. Ma questi seppe che si trovava a.Capodichino. Allora recatosi colà lo invitO'a recarsi In caserma. Dopo un breve riposo, il capitano Fabbroni dice che Abbatemaggio fu invitato allora a dire recisamente la verità. Ma egli si schermiva dicendo "di avere paura della malavita. Il Capezzuti trattò duramente Abbatemagsio, il quale si allontanò, per ritornare alcuni giorni dopo, dicendo di parlare, purché quello che diceva fosse ritenuto come rivelato da un confidente, il cui nome doveva rimanere segreto. Tutto quanto ha detto Abbatemaggio fu trascritto in appositi verbali, dove si notavano tutte le tergiversazioni del delatore. Ciò che narrò Abbatemaggio Abbatemaggio narrò che nell'agosto del 1905 alcuni noti ladri si trovavano riuniti per commettere un furto in via del Chiatamone, N. 5 bis. I ladri sarebbero stati Di Matteo o' Porcaro, De Martire e Cuocolo. Essi si ripromettevano un bottino rilevante in brillanti, che dovevano essere ricettati da Alfano e De Marinis. Il Cuocolo volle rimandare ad altra epoca l'.eseeuzirw: del furto e. .poiché non volle prendere parte, raccomandò ai ladri di non « sgarrare », come era avvenuto alla Croce dell'Agno, dove un tal Gaito aveva commesso un forte « sgarro «. Nacque un vivace diverbio tra i camorristi, e soltanto De Martire, noto amante della moglie di Cuocolo, prese le parti di questi. Arena non volle intervenire, ed allora il furto andò a monte. Prima di tal fatto, Cuocolo ed Arena avevano progettato di fare sn furto al Ponte di Chiaia .insieme con Giovanni Zanelli. detto l'Acquaiolo. Arena, diffidando di Cuocolo, decise di fare il furto da solo. Allora lo Zanelli informò di ciò il Cuocolo, il quale propose di denunziarlo alla Pubblica Sicurezza. Arena ha scontato la pena di tale furto al domicilio Il banchetto a! Bagnoli Nella malavita si seppe tutto il retroscena. La sorella di Arena non potè non informarlo i Allora Arena scrisse una lettera a De Marinis 1 perchè lo vendicasse insieme con i camorristi, !Ne scrisse ancora un'altra, in seguito alla I quale, secondo Abbatemaggio, il Morra, il De ; Mai-tire, il Di Matteo e l'Alfano avevano deciso u| portare la cosa dinanzi ad una flimione di camorristi, che fu tenuta il 2G maggio ai | Bagnoli al Bar Aida. i A questo punto il teste ripete circostanze già note a proposito del banchetto tenuto ai | Bagnoli, come si decise la soppressione di ■ Cuocolo e come erano stati scelti gli esecutori j materiali del delitto. Prima questi dovevano essere Morra, Pepe o' Curio, Mariano Di Gennaro, Totaro Mezzapalla e Di Matteo, fu solo più tardi che vennero ad aggiungersi Giovanni San Nicola, Sordino e Fraumeno. Alle 11,50, essendo il teste stanco sì sospende l'udienza. ! brunire, per fare in tempo a fare altrettanto bS^81^»^ 11 artière chiuda J*JHfflS|*£^r&*^JtEW'&&& 'a I uccisione della. Cutanei!» aite 31, e attendire La ricostruzione del delitto L'udienza viene ripresa alle 16.15 e si richiama, il captano Fabroni. Egli dice che il l.o giugno il De Marinis e il Frammetto si recarono a Monne Vergine, e il De .Marinis il mattino del 3 lasciò 'Nola, e giunto .a Naipo'd, in Gallona ebbe un colloquilo con Erricone. Lu sera 'del 3 rimarti pei- .Noia, e fece ritorno alla sera del 4. La mattina del 5 si recò tìii'Ost-iria del Galla, fuori Grotta, per fare i conti. 1! capitano Fabroni prosegue, narrando come si svoli* il piano criminoso ideato dal De Matteo. — E' da notare che, sempre a consiglio del De ..Matteo, era stato deciso di uccidere il Circolo a Cuna Calatro, dove il Morra, una volta recatasi a Torre del Greco col Cuocolo .» col San Nicola, doveva deviare, per non transitare por tutto ''abitato di Torre del Greco e non richiamare la pubblica attenzione. Il Mezza palla doveva trovarsi anch'egli a Torre del (.ireco. per precedere e per seguire, la comitiva senza farsi notare dal Cuocolo, a cui era sconosciuto. Onesti doveva essere ucciso sull'ini- ■ uccisione della Cutinelli alle 31 aliti porta del Calìe Massa il .ritorno dell'altra spedizione. Giunti sul luogo del delitto, si recarono verso Cupa Calatro, cercando di ritardare per lare il colpo sull'imbrunire, dicendo al Cuocolo che era necessario giungere a forre Annunziata a tarda ora, per non dare ntili'occhio. 11 Mezzapalla li aveva preceduti. lì delitto > A Cupa Calastro, fermandosi a cinquanta metri di distanza da loro, e fingendo di bere un po' d'acqua, ad un eerto punto il Morra i cavò un fazzoletto e, mentre il Mariano colpi va col pugnale alla schiena il Cuocolo, il MezzaJ I palla a tal segno ritornava indietro. Intanto il | Cuocolo cercava di difendersi, estraendo di la sca uu piccolo temperino, mentre il Morra gli inferiva una forte pugnalata ed il Sannicola gli afferrava la mano destra per disarmarlo, rimanendo ferito alla mano sinistra. 11 Mezzapalla, visto die il Cuocolo era già a terra, e quivi si dibatteva, lo colpiva col bastone due 0 tre volte, poi, dicendo che voleva un ricordo, gli tolse, dal dito un anello senza pietra portante al disopra le iniziai: intrecciate del suo nome e casato. Fu il Di Matteo che, per far credere ad una rissa e per escludere la premeditazione, volic far credere che il Cuocolo avesse trafugato un coltello, mettendolo in mano alla vittima. « Con questo io non voglio dire che abbiamo le prove del'.a responsabilità digli attuali accusati, ma io ho la farina convinzione eh" essi siano responsabili, e richiamo l'attenzione dei giurati sulla circostanza del coltello, che è di importanza grandissima, giacché fu messo nelle mani del Cuocolo per far credere ad un dichiaratnento. Un tumulto « Mentre tutto questo accadeva, Libello, Erricone e il fratello Ciro, si trovavano a discutere a .Mimi o Mare assieme a Rapi ed al Jacoviti. Il Di Gennaro andò ad avvertire Erricone a Mimi a Marc. I giurati tengano bene presente questo convegno tenuto in quella occasione. » Secondo il delegato Vcnrimiglia, il proprietario di Mimi a Mare era un galantuomo; ma a me risulta che egli è un camorrista e che mantiene una donna, quantunque no abbia un'altra, ed io vorrò vedere se anche dopo il processo Cuocolo quell'altra Infelice donna sarà mantenuta ugualmente. Del resto, il teste Vitiello — prosegue il cap. Fabbroni — da ine interrogato, fu reticente. Dal banco della difesa si osserva la parola reticente per il Vitiello die noti fu sentito. — Peccato - aggiunge l'avv. Battaglia - che non sia stato interrogato ! Cap. Fabbroni : — Avv. Battaglia, non faccia dello spirito con me; il Vitiello fu sentito nella istruttoria e allora fu reticente. A queste parole sorge un tumulto- tutti gli avvocati insorgono al solito contro il testimone; anche gli accusati lanciano delle, ingiurie contro il cap. Fabbroni, il quale viene subito nato da funzionari di P. S. Gli avvocati ■ ori gridano assieme ad Erricone e in>no contro il teste. Il presidente noti senza riesci' a ristabilire la calma, nde per primo la parola l'avv. Battaglia, il quale protesta contro il contegno del Fab;.: ■ .ni e dice che se non saranno tutelati i diritti dei difensori alla Corte di Assise di Viterbo, accadrà per la prima volta il fatto che 1 difensori saranno costretti ad abbandonare la toga. Quindi, parlano gli avv. Vecch'ìni Aldo, Salomone e Miceli Picardi che domandano tutti al feFacaceprtevotelafee, nomniriqucresseSieitedeil derelecoe soEralDgldirideframdumpadidemluchnuavuntadl'omdegrcoscvetigiramgrpcascjsidlaIbtampAaqsozmmpccrvlabotedcncsngsoPlaNecAsnmAnmsdtrcilcdicctmiuottO! P pSgmvvtcbasnnsrfvsolocraZiu J al presidente che il cap. Fabbroni rispetti i difensori. Il presidente dichiara che ha già deto al cap. Fabbroni che non deve parlare con gli avvocati. Il teste Fabbroni ripete che corri sorrisi e cerìe interruzioni degli avvocati lo urtano. Il presidente prega tutti di tacere e di fare proseguire il teste. La divisione del belino Il capitano Fabbroni prosegue dicendo che il teste Vitiello, intimorito dalla malavita, non volle parlare; e spiega come, secondo Abbatemaggio, si sarebbe consumato l'omicidio della Cutinelli da San Nicola e Pepe o' Curio. « I due assassini trovarono il portinaio, che fece finta di non vederli; salirono nella casa e, dopo aver consumato il delitto, ne diedero notizia al Di Matteo ed agli altri ». Alle ore 17 l'udienza è sospesa per pochi minuti. Riprendendosi l'udienza, il capitano Fabbroni prosegue nella deposizione, narrando della riunione tenuta dopo il duplice assassinio, quando si rese conto all'Erricone delle azioni criminose commesse. Erricone abbandonò agli esecutori materiali tutti gli oggetti rubati, riservandosi di decidere riguardo allo vendite. Si tenne la riunione alla Taverna delle Brcceie, luogo molto isolato e dove non si potevano temere sorprese dalla Polizia. Alla Taverna delle. Brcccic si divisero gli oggetti venduti ed il denaro sottratto, e toccarono a sciasenno degli esecutori materiali 150 lire. I titoli di rendita vennero portati dal Di Matteo, in Galleria ad Erricone. che attendeva coll'Ibello e col fratello Ciro. Questi era un ottimo ragazzo e ribello non ci consta che fosse camorrista, soltanto entrarono in onesto affare ad assistere Erricone per amicizia ed affezione, senza avere alcun interesse all'operazione. Ricordo che il Di Matteo ih Galleria trovò soltanto Erricone, gli altri due si erano allontanati prima. ». Il capitano Fabbroni aggiunge che Erricone disse che, per mezzo dello Scorciarino, marito della Stendardo, sarebbe stato facile vendere i titoli. « E' strano come buoni rapporti passassero fra lo Scorciarino ed il Morra, tra marito e amante della Stendardo. I titoli furono venduti, sempre secondo quello che dice Abbatemaggio, per T50 lire, e, avendo rinunciato alla parte loro Alfano e De Marinis, la somma fu divisa tra gli esecutori materiali alla mattina dell'8, alla Porta San Giovaniello. E' verosimile che la riunione sia avvenuta in quel luogo, dove si fecero vari dichiaramenti, poiché il malviventi audaci non potevano pronunciarsi che. in quel luogo, quantunque vi avessero residenza una Brigata di guardie e una Stazione di carabinièri. Anzi, qualche voi ta, per certe riunioni, si preferisce, quasi direi, di andare presso le Autorità per non dare nell'occhio, ed è certo che molti reati si commettono a Napoli in Galleria, cioè nel cuore della citta. Alfano raccomandò a. tutti il segreto, dicendo che. se fosse trapelato qualche cosa, da tutti si doveva negare di aver conosciuto il Cuocolo, e che nessuno doveva scriverò all'Arena, il quale avrebbe saputo la notizia leggendo i giornali ». Abbatemaggio ha detto la verità Tutte queste sono rivelazioni di Abbatemaggio, fatte, come ho detto, a spizzico, e furono raccolte dal Capezzuti in un verbale, che, poi, mi venne confermato dallo stesso Abbatemaggio. Io cercai nella mia coscienza eli esaminare tutte le rivelazioni fatte dall'Abbatemaggio; perchè volevo, come capitano dell'esercito e come galantuomo, procedere cauto verso gli accusati, dovevo vedere se Abbatemaggio fosse stato tradito, dovevo esaminare la veridicità delle narrazioni di Abbatemaggio e vedere jse Abbatemaggio avesse sorpreso i segreti ideila sètta per comprometterla. Non nascondo lanche di essermi sottoposto il quesito se AbIbatema'ggiò si fosse presentato a noi a raccontare delle storie per avere denaro, e dico che mi sarei vergognato di comparire alla vostra presenza, se avessimo dato grandi mezzi ad Abbatemaggio in modo quasi da indurlo ad accusare ingiustamente degli innocenti. Io so quello che abbiamo dato ad Abbatemaggio e so anche che il mio passato phò pssere garanzia a tutti voi che scrupolosamente studiammo tutte le. ipotesi per conoscere se Abbatemaggio dicesse la verità. Abbatemaggio fu pedinato dai carabinieri per vedere se i fatti corrispondessero a quello che andava raccontandoci. Ad esempio, ci diceva di essere sempre in relazioni con il Mariano De Gennaro, e ci risultò che i due si vedevano. Queste ricerche avvennero durante la rivelazione, prima della denuncia. Perchè Abbatemaggio parlò Dopo un altro breve riposo, ii capitano Fabroni accenna a tutte le indagini che egli ordinò che si facessero per scoprire se Abbatemaggio fosse stato indotto alla rivelazione da vendetta contro alcuni degli attuali accusati. ii Anche su questo punto non risultò nessuna quesTTone sorta Ira Abbatemaggio ed Erricone. Fu interrogata a proposito l'Adele Esposito, Hi quale appartiene alla malavita, e venne anzi da me, lamentandosi perchè ir. famiglia era minacciata e non voleva aiutare il suo amante. Essa mi escluse che ragioni di odio esistessero fra Abbatemaggio ed Erricone. Posso dire che Alfano noti ebbe mai a sfruttare la Esposito: egli era solito a sfruitare le altre. Nessuna ragione di inimicizia mi risulta che esistesse anche con De Marinis. Dunque ni con De Marinis. nò con altri mi risultò che Abbatemaggio avesse ragioni di odio. Anzi sono sicuro che egli deve avere molto sofferto nell'accusare De Gennaro, co! quale era veramente amico. Un'altra osservazione io feci: Abbatemaggio non accusò mai nemmeno i suoi nemici, cominciando dal Campolongo, che. come i giurati sanno, ebbe a sfruttarlo, io constatai che Abbatemaggio noi: aveva la stoffa del delatore, tanto ì. vero che nei processo contro il Campolongo non lo volle accusare. Credo che abbia parlato perchè, essendo entrato nel ipgreto del delitto, ed essendo di lingua lunga, la camorra doveva avergli fatto comprendere che da un momento all'altro lo avrebbe liquidato. Quando la camorra la prende con un individuo, fa il cosidetto « travisamento » cioè incarica un picciotto 'di attaccar briga con colui che si vuol sopraffare; ciò può aver contribuito a far parlare Abbatemaggio. Abbatemaggio è, del resto, un uomo intelligente, ed io credo che diventerà qualche cosa, essendo uomo d'ingegno ». Essendo il capitano Fabroai stanco, alle ore 19,10 si sospende la seduta. Cpt1ddresMpdgedvtgiptelr