La prima tappa della crociera degli autoscafi

La prima tappa della crociera degli autoscafi La prima tappa della crociera degli autoscafi aacenzaremona; (Dal nostro inviato speciale) Pavia, 5, mattino IT sola era già levato sull'orizzonte e nell'aria limpida della fresca mattinata, spandeva suoi raggi su Pavia, sulle acque del Ticino, sull'acqua verde, quando alla riva Ira il ponte Vecchio e la Porta Salara si vennero raccogliendo i partecipanti alla seconda gran tappa della crociera Torino-Vcnezda-Roma., i commissari del Tourlng, incaricati della direzione dell'organizzazione e molta folla di spettatori. Una confusa animazione si sparse lungo le rive ed a bordo della torpediniera e della cannoniera, dei due battelli fluviali: {'Alessandro Moschino ed il Leondrdo da. Vinci, ed a bordo di ogni imbarcazione. Qualche barchetta a remi solca il fiume, quasi curiosa di invigilare da presso quell'inusitata mattutina, vivacità. Nei canotti .automobili, che si preparavano alla partenza, era un Intenso affaccendarsi dei comandanti e degli chauffeurs intorno ai motori per metterli a punto, per esaminare l'accurata pulitura, per rifornirla di olio e di benzina. Sul ponte dell'Alessandro Moschino. invece, l gitanti, fra cui prevalgono i giornalisti, cercano ansiosamente un punto per i propri bagagli e le proprie persone o si acoalcano attorno ai direttori della crociera per ottenere, qualche posto nei leggieri e leggiadri canotti automobili Invece che sul due gravi e tozzi battelli fluviali. Si notano parecchi costumi altrettanto sportivi quanto nuovi: certo, studiati a bella posta per l'occasione e di gusto deliziosamente tartarlniano. Qualcuno ha sodio dei molto scozzesi nìkbocker, « ma il nume non e montagna » sarebbe il caso di osservare. Altri più borghesemente si è drappoggiato nel grigio di imo spolverino: « ma suli'acaua non c'è polvere » gli si potrebbe obbiettare. Nell'aria con un garrulo clamore di richiami e di risposte passa un ampio soffio di allegria, mentre sulle rive del fiume e del Ponte .Vecchio la folla degli spettatori aumenta. Tra la folla molte eleganti o belle signore, che hanno affrontata la contrarietà di un risveglio eccessivamente mattutino e di una toilette affrettata per venire a recare la grazia del loro saluto ai partenti. A poppa della Marahera rimbomba uno scoppio che fa gettare un piccolo grido di sorpresa c di spavento a qualche molto rosea boccuccia. L'artiglieria del Touring E' •l'artiglieria del « Touring » un cannoncino, che (pare un gluocattolo da ragazzi, e die si carica con cartuccia da spingarda, che ha iniziato le sue salve. Sono io 6,33. Pochi minuti dopo la torpediniera P. E. 44, sciolti gli ormeggi. j?etta ur. lunfto ululato della sua sirena; noi comincia a discendere il fiume. lìisuonano applausi. Echeggiano saluti. Sull'angusto quadralo «di poppa del naviglio vediamo il cav. Mercanti, direttore della crociera, il tenente di vascello Caracciolo, incaricato dal Ministero della marina di accompagnare e guidare la crociera stessa, ed alcuni colleghi cronisti. La torpediniera si è già allontanata di circa 300 metri, quando muove il primo canotto automobile, il Taro, che 6 salutato da lunghi applausi, e comincia a solcare le acque, sollevando duo larghe ondata spumose. Dai locali della Società « Ticino » sono state tratte intanto le tre ydrosacoches. sorta di motociclette senza ruote, e provviste invece di una piccola elica e di un piccolo timone, e mon tate su due pattini galleggianti. Il cannoncino del «Touring» spara un'altra salve, mentre ai susseguono le partenze degli altri canotti automobili. Fra gli altri, speciialimemte ap plaudito, per l'eleganza delle forme e per la velocità, è il Taroni Fiat, cho reca a bordo, conte passeggero, il vostro inviato speciale Poi, sollevando vaste onde, che fanno pericolosamente 'sobbalzare lo barchette a remi sparse per le acque Intorno, parte il battello fluviale Leonardo da Vinci, e 'la flotta delle ydro.sacoches. La minuscola flottiwlta è stata cala 1a in acqua. I piloti, preso posto sul sellino, fanno forza nei pedali per mettere in azione Ti motore. Le piccole eliche cominciano a battete le -acque- In moto, un poco in lontananza, questi ineleganti apparecchi fanno l'effetto di quegli insetti che si vedono correre «ulleacque degli stagni. Dopo pochi minuti di corsa una di esse è già in panne. Si vede il pilota che la monta pedalare con una furia che desta ilarità fra il pubblico, poi finalmente il motore si rimette in marcia e l'apparecchio riprende la sua corsa. II cannoncino del Touring continua le sue salve spandendo a tratti una nuvoletta di fumo a poppa della Marahera. Poi questa cannoniera lentamente si muove e dietro d essa si slancia l'ultimo canotto automobile. Quando tutte le imbarcazioni sono partite alle 7,20 il Battello fluviale Alessandro Moschinv scioglie gli ormeggi, vira di bordo e scendo il fiume salutato dagli ultimi applausi seguendo la flottiglia .che è già scomparsa alla prima curva del Ticino. M. B. duPdatsgvclvrndnmcvcdpictcgcdgfpEcspmlrccgalcdftpcgQm Paria-Piacenza in tre ore Piacenza, 5, nette Il signor Aldo Taroni, proprietario c coli¬ d ulto re de-lla Taron i-Fiat, che ieri ha battuto untamente tutti i concorrenti nelle prove di Pavia, mi ha cortesemente preso a bordo della sua velocissima imbarcazione. Partiamo alle sei e tre quarti, dopo che sono partite la torpediniera ed una mezza dozzina di motoscafi. Un gran battere di "motore, un largo giro nell'acqua grigia, ed eccoci in piena velocità con la prua a levante, contro il sole che sorge, nella buona rotta. In un attimo le ore di saluto si spengono e la gente che brulica sulla riva scompare. Davanti a noi è il Ticino ampio, preso fra le due rive verdi c sinuose, costellato di piccole lineette lunghe c lontano. Sono i rivali che dobbiamo raggiungere, nubinelli, il meccanico, un giovinetto intelligente e concentrato, mette il motore alla velocità massima di 28 chilometri all'ora. Aldo Taroni comanda il volante con piccoli moti canti della mano, a cui la barca risponde docile e pronta, prendendo con decisione la via aperta. Così in pochi minuti sorpassiamo i colleghi, lasciamo indietro in panne il Taro, lo scafo del genio civile, che dovrebbe seguire la rotta, e ci portiamo alla poppa della torpediniera, cosi vicini che possiamo parlare coi naviganti. La tolda smilza del silurante è piena di gente: ufficiali in divisa bianca, giornalisti sull'estrema punta di poppa Arturo Mercanti, l'incomparabile organizzatore dei grandi avvenimenti sportivi, l'ideatore di questa geniale crociera, l'uomo che sa il segreto di far viaggiare gli altri alla velocità massima per le vie terrestre, aeree, fluviali e marine. Egli è evrdentemento soddisfatto del modo con cui questa sua nuova creatura compie il suo ingresso nella realtà. Poiché è uomo parco di parole, si limita a sorridere cordialmente (Tal rosso volto teutonico, animato dai larghi occhi turchini. Rallentiamo la marcia per non mancar di rispetto alla torpediniera. Cosi, stretti alle costole della nave sottile, raggiungiamo la confluenza del Po, entriamo nel letto del fiume grande, varchiamo due ponti di barche, Che si aprono al nostro passaggio, strisciamo lungo le rive alberate, d'un verde pallido come il cielo sereno che è enorme sopra di noi, prendiamo e mandiamo saluti alla gente che si fa sulle sponde per vederci passare. Gli altri intanto hanno approfittato del nostro rallentamento c sì sono fatti avanti. Sono in vista, procedono in gruppo, con le loro prue bianche c rosse sollevate contro l'acqua che spumeggia, come >uno istuolo d'anatroccoli petulanti..' La torpediniera incagliata Verso le 8 arriviamo davanti ad Arena Po, un piccolo borgo dotato di un grazioso campanile acuminato che si Aree nella serenità. Qui il letto del fiume s'allarga smisuratamente, e vasti banchi di sabbia affiorano. La navigazione si fa difficile. Un ufficiale viene al parapetto della torpediniera, e col megafono ci avverte che dobbiamo tenerci lontaniper non investirla, se dovesse incagliare: e che possiamo andare avanti noi, se vogliamoma facendo ben attenzione alle segnalazioniavendo cura sempre di portarci all'altra sponda quando incontriamo una bandiera rossatenendoci alla sinistra della bandiera. Il messaggio è appena compiuto che la torpediniera incaglia, si piega sopra un fiancosi ferma. L'ufficiale che ha dato l'ammonimento farà carriera. Mentre il povero silurante dà macchina indietro e a tutta forza tenta districarsi dalla stretta della rabbia, noi accettiamo la libertà che ci fu data, e partiamo a velocità massima. Siamo in testa, e dobbiamo trovarci la strada da noi. Ma il servizio di segnalazione è così perfetto che ci orientiamo immediatamente. Le bandierine rosse funzionano a meraviglia. Quando bisogna mutar rotta, e andar a trovare il filone profondo all'altra rivaspunta una bandiera, c noi ci teniamo alla sua sinistra e passiamo all'altra riva. La migliore carta nautica non sarebbe più comoda e più sicura. Per un paio d'ore navighiamo cosi, con una regolarità meravigliosa, nel mattino altonella viva frescura vibrata sui nostri volti dalla corsa. Siamo soli. Abbiamo lasciati glaltri lontani. Il fiume svolge il suo gran corso solenne nella immutabile pianura tutta irta e chiomata di verde. Passiamo ponti di barchetraghetti, casolari, villaggi; gente del contado traggono alla riva a salutarci; appaiono primi dolci mulini fluviali, che lavorano taciturni al fluire della corrente. Alle 10 due grandi ponti d'acciaio s'allungano improvvisamente davanti a noi, sbarrandoci l'orizzonte. E' Piacenza, la nostra prima tappa, che compare prima, molto prima di quanto immaginiamo. In tre ore ab biamo compiuto il percorso Pavia-Piacenza. l primo ponte è tutto orlato di una fila di signore vestito di chiaro sotto parasoli fiammanti, che ci battono le mani, mentre passiamo. Mentre varchiamo il secondo, a utta velocità, dentro un ribollire di spuma, un treno passa sul nostro capo, con un fragore di tempesta. Ancoriamo in una piccola nsenatura, presso lo chalet della Vittorino da Feltre. Il primo scafo che viene dopo di noi arriva a venti minuti di distanza. Alle 0,30 giunge VAlgira, portando Mercanti e i colleglli che erano a bordo della torpediniera. La poveretta era rimasta sul bassofondo, in otta disperata contro la sabbia che non la voleva lasciare. L'arrivo a Cremona Cramona, 5, nette Il grosso delle imbarcazioni 6 giunto a Piacenza verso lo U; mancanti solo le macchine di fornir! eccezionali; per esempio le tre Hydrosacoches, rimaste tutte per via. Peccato! Sarebbe stato delizioso giungere a Venezia con quegli strani ragni meccanici trascorrenti sulle acque. Prima delle ore U tutti gli arrivati ripartirono. Ripresi posto a bordo della Taroni Fiat, che salpò alle 13,45 dopo la torpediniera e varii motoscafi. Nella breve insenatura raccogliente la flottiglia erano corse voci di sfida e di lotta. La torpediniera pareva decisa a non cedere più il primo posto alla Taroni, e anche Algira e Fiorentino sembravano disposti a dar battaglia allo loro veoce rivale Stresa; ma Taroni non sembrava nquieto c accarezzava il legno lucido del volante, sicuro dela suo svelto scafo, mentre il meccanico prodigava paternamente al motore vorace un'ultima razione di lubrificante. Incredibile è la quantità di olio e di grasso che questi motori nautici consumano. Si direbbe che ne abbisognano per ungere tutta la superficie dello scafo, quasi fosse il corpo di un uccello acquatico per spingerlo con attrito minimo attraverso le onde. Il canotto si mette subito alla velocità massima; il motore batte con precisione e forza eccezionale; il meccanico ascolta il palpito e segue il movimento vorticoso con attenzione intensa e sorride soddisfatto con gioioso orgoglio. Intanto sotto il pugno di Taroni il canotto fugge volando sul vasto specchio del fiume. Le imbarcazioni partite prima sono lontane, piccoli punti sul confine luminoso dell'acqua e del cielo. La torpediniera 6 già scomparsa dietro una gran svolta del Po; ma il nostro canotto con tutte le bandierine del suo pavese frementi al vento divora la distanza che ci separa dai partiti prima, li raggiunge un dopo l'altro, li lascia indietro e finalmente si trova davanti la sola torpediniera fumante. L'inseguimento è durato tre quarti d'ora e furono per noi tre quarti d'ora d'un indicibile godimento. Quasi non guardavamo più le rive pallide c monotone e i grandi boschi di pioppi e di betulle e isoliti villici salutanti, solo presi dall'ansia di distruggere la distanza che ci separava dalla silurante. Quando fummo a dieci metri dalla torpediniera Taroni ordinò di rallentare. Non volle passare, prima, restò nella scia ribollente, quasi a far omaggio alla nave guerresca e la accompagniamo cosi noi soli in corteo d'onore per oltre un'ora fino a Cremona, ove alle 16 gettavamo l'ancora. Cremona aveva fatto le cose per bene e per ogni canotto era pronto un'approdo in un elegante padiglione imbandierato; una musica ed i rinfreschi attendevano i naviganti. Una folla vivace con molte belle fanciulle premeva ai recinti ed applaudiva. Un quarto d'ora dopo di noi, a poche lunghezze di distanza, arrivarono Algira e Fiorentino II, le migliori unità della flottiglia padana dopo la nostra Taroni Fiat, che pure ha uno dei minori motori di appena 20 HP. Erano in linea ambedue e sbucarono una da un arco del ponte, l'altra da un altro in un inseguimento furioso. Fu nella sua rapidità stupenda quella gara tra i due scafi affusolati sull'acqua tutta palpitante di riverberi come un mare di metallo in fusione. La vittoria restò M'Algira e fu bene, perchè VAlgira è la sola imbarcazione della crociera che ha il privilegio di portare a bordo una bella signora. Aaplaudimmo poi per primi la vincitrice e la vinta. Poi, nella tremenda afa, si sgranano in lungo rosario gli arrivi. Giunsero via via la Buffalo, la Carolina, la cannoniera della marina, che fra i pigmei torreggiava come un transatlantico colossale, la Cirano, la Taro, la Milano, la Fantina*, la Rhone, la Baredello, la Guassa, il piroscafo Moschinl e la Leonardo con un carico di gitanti. Non ristavano in istrada che due o tre ritardatari. La folla lentamente diradò sulla riva incendiata dal tramonto. Non rimasero che i canotti riposanti soto le carezze dell'acqua fuggitiva, P. B. S.