Discorsi imperiali

Discorsi imperiali Discorsi imperiali T monarchi dell'età contemporanea non offriranno agli storici futuri molta materia di studio. Le istituzioni rappresentative hanno così gelosamente ristretto i confini rlelJii loro attività politica e sociale che i biografi sono obbligati a cercare in qualche virtù o vizio famigliare, in qualche passione sportiva, in qualche tendenza d'arte, in qualche manìa di collezionista un qualche carattere individuale. La cronaca curiosa o diffainatrice può mettere a nudo la loro vita privata: può dirci quante sigarette fumi giornalmente una certa regina, quali profumi siano pifferiti da un'imperatrice e quante amanti abbia avute un re : sono particolari che possono contristare i fedeli del trono o riempire di gioia i cuori repubblicani, ma che non valgono a mettere in lu«e una personalità storica. Il pieno sviluppo della propria individualità è conteso ai Sovrani moderni: essi regnano e non governano: il libero esercizio della parola è loro precluso : e infatti i più non parlano, o- se parlano s'esprimono in forma prudente e con misurate idee, che non manifestano alcuna preferenza o passione che possa destare un contrasto fra i loro sudditi. Un monarca costituzionale non deve aver gusti individuali; non gli è lecito trovar brutta una commedia o mal dipinto un quadro, sotto pena di trovarsi In conflitto col suo ministro della Pubblica Istruzione, e infatti i sovrani moderni elogiano magnanimamente tutte le commedie non fischiate dal pubblico ed ammirano indistintamente tutti i quadri sottoposti al loro esame. Questo costume sembra a noi moderni perfettamente logico e necessario ; malinconico forse, ma necessario. Ebbene, c'è un monarca che si è incaricato da solo di dimostrare che non è uè logico ne necessario, uu monarca che si ò preso per se solo tutte le libertà dimesse dai suoi colleghi ; che in questa età di irresponsabilità collettiva ha affermato ed afferma audacemente la propria responsabilità individuale, che lun gi dal deferire ai legittimi rappresentanti del suo popolo la cura degli interessi maggiori del paese., l'attribuisce a se stesso e se ne vanta. Un monarca così originale, un sovrano che viola ad ogni passo la concezione nio derna del principe costituzionale non poteva andar immune da critiche e da accuse: Guglielmo II, re di Prussia e imperatore tedesco, ne ha sentite, in ventitré anni di regno c di impero, di tutti i colori: dalle punzecchiature degli umoristi per la sua smania viaggiante, e pei suoi gusti estetici «Ha sollevazione di un parlamento intero contro le sue dichiarazioni incostituzionali ad un amico straniero: ma nulla lo ha sn'osso ; c rimasto tale e quale, è rimnsto cioò un'individualità rarissima fra la cri già folla evanescente o enigmatica dei suoi confratelli in impero: un'individualità singolare e potente degna di studio. Si c accinto a questo studio uno scrittore francese, e l'ha fatto in modo singolarmente persuasivo ; ha pensato che meglio d'ogni elucubrazione psicologica erano eloquenti i detti ed i fatti del suo eroe stesso; ha raccolto attorno allo schema cronologico dell'esistenza del Kaiser brani delle sue lettere e dei suoi discorsi : li ha ordinati attorno a vari nuclei principali, e, compiuto il lavorò, ha potuto in poche pagine formulare le sue conclusioni. Conclusioni che non erano nemmeno necessarie, perchè ogni lettore le avrebbe tratte da bè : tanto semplice, chiara, coerente, logica appare attraverso queste varie manifestazioni verbali la personalità del principe preso in esame. Semplice, chiara, coerente e logica, ma non meno singolare e stupefacente: perchè mentalità di questo reggitore di uno dei più grandi imperi moderni appare vivacemente , prepotentemente , ostinatamente contraria a tutte le moderne concezioni del monarcato, dello Stato e della società. Saremmo dunque indotti a condannarla ed a respingerla come un fenomeno di arcaismo e di regresso, a studiarla come una curiosità storica destinata ad essere sprezzata dal cammino invincibile delle idee moderne. Seneche c'è un ma. Questo impero foggiato in ventitré anni da questo monarca archeologico, questo anacronismo vivente pesa duramente con la sua formidabile forza militare, coniinercaale ed industriale sulla bilancia europea. Come dice bene il romanziere della Forza, Paul Adam, nella prefazione al volume : <r In questo momento, noi tutti: socialisti, radicali, conservatori, internazionalisti e patKjoti di ogni paese, obbediamo tutti a quesito sovrano: Guglielmo II non regna più soltanto sulla Germania : regna pressa poco sul vecchio mondo scandinavo, latino e slavo ». E' dunque interessante studiare la mentalità direttrice di questa forza, e non c'è che da lasciarle libera la parola. Il cardine di questa mentalità è l'idea del diritto divino. In questa età di monarchi che non dissimulano la loro natura di presidenti di repubblica ereditari, vestiti di un'uniforme militare, Guglielmo II è fermamente convinto di esser stato insediato da Jio. Il 24 febbraio 1894 egli diceva ai deputati del Brandeburgo: « La casa di Moki-mailer 11 nossiede un sentimento del dovere che trae dalla sua coscienza di esser stata posta da Dio nell'ufficio che oceuva, e che essa deve render conto a lui solo ed alla propria coscienza di ciò che essa fa pel lem- del paese ». Il Kaiser ripeterà mille volte ad ogni occasione questa sua fede. Investito da Dio, non tollererà che alcuno gli attraversi la via della sua divina missione: e Coloro clic vorranno aiutarmi nel mio compito, siano i benvenuti, quali essi sìa'iio; quelli chi: cercheranno dì ostacolarmi, li schiaccerò*. Non dubbi, non esitazioni, non scrupoli: « C'è in me una volontà ii:-\ Ificssibde, e nonostante qualsiasi resistenza, \ gg \ \ continuerò sempre ed invariabilmente nella via che avrò riconosciuto essere la buona ». Poiché Dio lo ha posto sul trono tedesco, egli non è solamente un re pei suoi sudditi, ma un padre. Ora un padre deve vegliare innanzi tutto all'unità della famiglia: « Ho giurato a me stesso di nulla tralasciare ver realizzare l'unità del nostro popolo e di sopprimere ciò che lo divide ». E quando i nobili prussiani, preoccupati dalla crisi agraria, mormorano contro le leggi che proteggono l'industria a danno dell'agricoltura, il Kaiser li ammonisce severamente: « Signori, un'opposizione di nobili prussiani contro il loro re, è una cosa mostruosa... Consideriamo gli uffici che pesano su di noi e la crisi che dobbiamo attraversare, dal punto di vista cristiano, nel quale siamo ■nati c slati educati, come una prova alla quale Dio ci sottomette ». Poiché l'imperatore è il padre dei suoi sudditi e non può agire che pel loro bene, ogni opposizione è un'offesa personale al principe : sono fanciulli che disobbediscono al padre: « Lo spirito di disobbedienza si insinua nel paese : mascherato enti un abito brillante ed, ingannatore, si sforza di sviare il mio popolo e coloro che mi sono devoti... Non mi turberò per questo ». Se ci sono malcontenti, sanno qual'è il loro dovere : andarsene: * Si troveranno meglio e. ci faranno un insigne piacere ». E' naturale che il Kaiser sia quindi un avversario implacabile del socialismo. Ciò che importa è € la lotta contro la Rivoluzione, con tutti i mezzi possibili ». Bisogna: <c sbarazzare il paese da questo morbo ». Contro questi uomini « che non sono degni di portare il nome tedesco », contro questa « banda di traditor*M> egli invoca l'unione del popolo. Del resto, il morbo non prevarrà: « Considero.il socialismo come un fenomeno passeggero; quando avrà fatto abbastanza rumore, scomparirà ». I malcontenti, gli innovatori, i pessimisti non hanno ragione di essere: « siamo chiamati ad un grande avvenire e vi guido a giorni di gloria », ma per ciò sono necessari: « fedeltà incrollabile nel re, nobiltà dì sentimento, elevatezza di pensiero, abnegazione e patriottismo ». E inviando il suo ritratto a ministri e corporazioni aggiunge alla firma: sic volo, sic iubeo, oppure: suvrema lèso regis iroluntas, ed anche: nemo me impune lacessìt. Per giungere a questa unione di tutti i cittadini, a non c'è che. un mezzo, ed è la religione, non eerto concepita con dogmatismo scolastico, ma in- un senso pia. largo e piti pratico ». Uomo d'azione, egli vede nella religione una forza; dev'essere quindi un'effusione del cuore_, un principio morale. « L'apparizione dei germani dal cuore, puro e lieti della vittoria diede alla, storia del -mondo il nuovo indirizzo seguito (ino ad. oggi v. Unito dalla religione, « il popolo tedesco sarà il blocco di granito sul quale Dio potrà terminare l'edifizio della sua opera dì incivilimento del mondo ». Ma quest'opera di redenzione affidata da Dio al popolo tedesco è una battaglia, e per le battaglie ci vogliono eserciti. L'esercito è il primo strumento della volontà imperiale. « L'esercito e il capo sovrano dell'esercito sono i tali .garanti, della sicurezza dell'impero e della pace del. mondo ». Ma per che ciò sia, bisogna un'obbedienza assoluta: • Nello stesso modo che io, quali imperatore e sovrano consacro tutta la mia vita e le mie forze alla patria, così voi siete impegnati a dure la vostra vita, per ine ». Non solo: « Può accadere — Dio noi voglia! — che vi sin necessario sparare sui vostri parenti, sui vostri frate/li. Ebbene, attestale la vostra fedeltà sacrificando il vostro stesso sangue ». Soltanto con questo indefettibile strumento si può mantenere la pace, di imporla : « Coloro che vorranno turbarla, riceveranno una lezione, di cui si ricorderanno per cent'anni ». La pace non è durevole che sulla base di una supremazia del popolo tedesco. Egli non sogna bellicose invasioni: « Ho promesso a me stesso, secondo la ■mia esperienza e le lezioni dilla storia di non mai aspirare un. vano impero del mondo... Se un. giorno forse si parlerà di un impero mondiale della (lei-manìa, o di una sovranità mondiale degli Hohe.it sallern, non sarà fondata sulla conquista della spada, ma sulla mutua riducili delle nazioni unite in uno stesso scopo ». All'elevazione morale del popolo tedesco la religione non basta : ci vuole anche l'arte: ma non l'arte per l'arte, l'egoistica fantasia dell'artista. L'arte dev'essere il mezzo di rendere il popolo idealista : « Il teatro deve contribuire alla coltura dello spirito e del carattere ed a nobilitare le. idee morali. Anche il teatro è una delle mie. armi ». ! L'arte deve combattere il materialismo e diffondere il culto dell'ideale. A ciò è chiamato il popolo tedesco: « L'ideale è uno dei nostri retaggi nazionali, mentre gli altri popoli vi hanno dal più al meno rinunziato ». Quindi ogni arte non idealista, ogni realismo, impressionismo è un nemico; l'arte deve educare il popolo ; e l'arte classica è la sola a ciò adatta. Con l'arte, la scuola. Ma la scuola deve < sviliipjiare il senso dell'eroismo e della grandezza storica ». E il Kaiser si scaglia contro i filologi ed i grammatici disseccatori della bellezza e della poesia. Il pastore di popoli ha provveduto a indicare le vie secondo le quali deve essere educato lo spirito del popolo ; ora ne indaga i mezzi materiali di espressione : alla prosperità della nazione tedesca, all'impero nel mondo è necessario l'impero nel mare, ed egli solo, avversato, deriso intraprende con incrollabile energia verso quel popolo tenacemente attaccato alla sua terra la sua opera di evangelizzazione navale: « L'oceano è indispensabile alla grandezza della Germania » e « il nostro avvenire è sul mare; « non avrò riposo finché non avrò posto la mia fotta all'altezza in cui si J" .^'t- poudtvszmscscusddmhmvmopdcd i l o a i l o i o e . o sercito ». Il lottatore combatte per dieci anni, ma alfine può compiacersi dello scopo raggiunto: « Lentamente i nostri compatrioti hanno acquistato il sentimento del mare e del navigare, hanno compreso l'importanza dell'oceano e. del suo impero; 'ma. oggi questo sentimento è nato, e. quando in un tedesco una scintilla ha acceso il fuoco di un'idea, scoppia ben tosto l'incendio ». La Germania può oramai fieramente contrastare l'impero del mare all'immensa rivale, l'Inghilterra ; per terra non teme nessuno. A chi parla di una cessione dell'Alsazia e della Lorena risponde: <t Lasceremmo i nostri diciatto corpi d'esercita e i nostri quarantadue milioni di abitanti, sul campo di battaglia piuttosto che cedere una sola pietra di ciò che. mio padre e il principe Federico Carlo hanno conquistato ». A un banchetto a Erfurt non esita a trattare sdegnosamente l'ombra di Napoleone : « Qui dove il « parvenu » corso ci ha pia profondamente umiliati, ci ha trattati più ignominiosamente, è scoppiata la folgore, che lo ha fulminato ». Si parla dell'accerchiamento della Germania? Ed egli risponde: » Sapremo provvedere. Il tedesco non ha mai combattuto meglio che quando ha dovuto difendersi da ogni parte. Vengano dunque: siamo pronti ». Tale appare nei brani significativi dei suoi discorsi in ventitre anni di impero questo Pastore di popoli : uguale a se stesso, ferreamente logico, immune da ogni contagio di idee moderne, tutto chiuso nel suo sogno mistico e pratico ad un tempo, armato come un guerriero antico contro chiunque tenti di contrastargli. E dinanzi alla grandezza del risultato questi due agili spiriti francesi che lo hanno assunto in esame, sono colti da uno stupore doloroso. Come? Quest'uomo di ingegno non grande, chiuso nelle sue idee retrive, animato da una fede assurda, sordo alle conquiste della ragione, della scienza, della filosofia, della sociologia, ha potuto compiere questo miracolo, conquistare questa paurosa egemonia? Già, è proprio così. La ragione, la scienza, la filosofia, la sociologia, sono bellissime cose molto proprie a ingrandire i domini dello spirito contemplativo e solitario; ma le grandi masse umane non si reggono, non si esaltano, non si guidano alla vittoria ed alla conquista con questi ingredienti. Per far grande, fiorente e temuto un popolo occorrono proprio quelle vecchie spregiate cose-: la fede cieca, l'entusiasmo ingenuo, l'energia che non discute, l'obbedienza, la disciplina, l'ordine, l'unità di comando. Quando ci siano, anche un mediocre ingegno può compiere prodigi... CALAMUS. JtJLES Arrkx. (luillniime II. Ce rju'ìl dil; ce i/tt'il penne. Preface de l'uni Adam. — Pierre La fitte. Puri»

Luoghi citati: Alsazia, Brandeburgo, Germania, Inghilterra, Prussia