Gl' Italiani all' estero

Gl' Italiani all' estero Gl' Italiani all' estero * Va coji_ loro tu. o Dani*.... hi, o pugnace, poélà, scampato «J vogo e. alla scure, e'morto''fuori "dei! bollo ovile. Tu ch'c saipesti lji d'ara crosta del p-tf.no altrui o compotraesti il ponila taacro, iriL*e2;m loro ohe si può ««ore miseri c glandi. Mostra loro-che non'si parla n«J Tirando linguaggio in cui siano stato fuse piùvalHfe. ideo che im quello.dli Dante... Esuli come fosti tu, ma italiana come hit fasto, Danto..... Sorgano e si' niotnttetngu.no e prosperino, a onore del genere uma.no, le coleo6e di Dante ». Pascoli. I. Lo sciame iXelle gallorie al Pilonetto che accolgono le mostre raccolte sotto il- nome degli « Italiani all'estero» incontrai .'ieri mattina-S. E. il ministro Villa e l'on. Daneo : il prof. Frescura, intelligentissimo e appassionatissimo e zelantissimo ordinatore delle mostre, li accompagnava ad uria visita"premilinare. a quella visita per cui egli aveva .proposto d'essere guida anche al cronista. Ed è in questa ottima compagnia ch'io percorsi le gallerie, a cui oggi convengono i congressisti italiani all'estero; e l'impressione ch'io ne riferisco non è, per intensità, por profondità,' per vivacità, la mia soltanto, ma quella ancora delle persone con cui mi accompagnai: degne persone, il cui sentimento e il cui giudizio hanno signiilicau e valore speciale. In una chiara effusa luminosità, nelle vastissime gallerie, sobriamente decorate da. leggeri fregi gialli è verzini, ci si presentano i documenti dell'opera esplicata dagli emigrati italiani in tanto H mondo: all'America dei Nord e all'America del Sud, alla Tunisia e. alla Tripolitania, nell'Estremo Oriente, nell'Estremo Occidente: l'opera di sei milioni di nostri connazionali, di nostri fratelli, che hanno recato oltre Alpi e oltre, oceano un segno d'italianità preciso e precipuo. Anche, in queste gallerie, ci ai presentano i documenti illustrativi delle nostre due colonie, della tSomalia e dell'Eritrea: della prima ci siamo già diffusamente occupati, altra volta, della seconda diremo prossimamente in modo particolare. Quasi per iniziarci all'esame della mostra, il prof. Frescura ci fa osservare anzitutto alcuni cartogrammi e diagrammi esposti nella prima galleria in cui ci ha introdotti, esemplari statìstici ohe raccolgono ed esprimono le principali notizie geografiche ed economiche sulla nostra emigrazione. La carta in cui è raffigurata la distribuzione degli italiana nei v.arii paesi.della terra, ci rivela che — dopo, naturalmente, l'Italia, — i ■ nostri connazionali si radunano specialmente negli Stati Uniti del Nòrd-America, negli Stati Uniti del Brasile, nella 'Repubblica Argentina, e sulle coste sud-americane del Pacitico, nel Cile. — 'L'emigrazione nostra — ci spiega il professor Frescura, — è in grande prevalenza operaia, manovale negli Stati Uniti dell'America del .Nord, nel Brasile e nell'Argentina; c invece capitalistica nel Cile. E a questo proposito è subito notabile un fatto : le difficoltà gravissime ' delle nostre comunicazioni coi paesi sud-americani delle coste del Pacifico, difficoltà che ostacolano un maggiore svilup mntnmDbssmrdtqsvz—cnasncaclldttstano, per spiegare e ialcuni dati e alcune |ni tra l'Europa e il Ci- ; zpo delle nostre attività in quelle terre, la preponderanza in esse economica e morale del-1sl'elemento italiano. Bastano, illustrare questo fatto, cifre. Le comunicazioni le sono esclusivamente esercitate da compa-jegnie di navigazione tedesche ed inglesi. Ora:] il trasporto di una-tonnellata di merce da. sAmburgo o da. Liverpoo! a CalJao o ti Val-1 gparaiso costa circa -35 marcili, u circa 36 scel-jtUn si una tonnellata ai merce cut Genova a uillno t oa Valparalso. pongono un tasso di 115 lire lì &Sicché, - osservo, - probabilmente a, ni. Le stesse Compagnie che compiono que- dlo servizio, a questi prezzi, per trasportare Ama tonnellata di merce d;'. Genova a Calino . — uit,' nei — v'-Toti r u, — jij wuujjii.itn.niic a- : gli industriali italiani conviene inviare la loro merce, cho deve essere esportata al CUe,|lper ferrovia al porto di Liverpool. o, meglio, „1 r,™.l„ 41 Av.,l.„,.rrr, onviph.h favi,, noirfiro al porto di Amburgo, anziché farla partire da Genova. — Precisamente. E, siccome, per naturale convenienza di percorso, il porto prescelto di parlenza è .Amburgo, ne viene che tutle le nostre merci entrano in Cile sotto bandiera, germanica. Offro loro un aneddoto mirabil- mente illustrativo. Si inauguravano j tranvai{elettrici a Valparaiso. I carrozzoni erano a- dornati e semi-coperti di bandire cilene e. germaniche- -Mia cerimonia, il console di Germania, nel suo discorso, esaltava le indù- strie meccaniche del suo paese, trionfatrici in tutto jl inondo. Il console italiano non fe- ce che sollevare la bandiera che copriva la.marca di fabbrica di mio dei carrozzoni, marca di fabbrica che era quella di una no- ta Casa metallurgica" di Legnano. E potè OS- servare al troppo audace pangermanista: - -cusi; ma questi prodotti vengono da Legna- !in Lombardia vale a dire,!è industria1 sti quelle coste del Pacifico, ove 1 attività i. mlinnq Vi r. cnorco tanto O f-OCl f Flit tlf e.rO ì no; e Legnano in Italia; e questa,'importata qui, « muii»u-ia esclusivamente italiana. - Ah ! Legnano !; nome di gloria per la latinità! Ancora una volta, degnamente, ebbe la sua rivincita la,| taliana ha sparso tanto e cosi fruttifero. bene! A questo punto, il professore Frescura rivolge a me, personalmente: di"«no ciò che le avevano detto i commissari brasiliani: anche lio notato, tra riga e riga, m.l0 guo mm abbastanza, velato scetticismo... 'Mi inganno'.' Ella avrebbe avuto perfettair,aSi°ne a non es*ere convinto, dello i -l.urtto di ciò si Ho letto ciò che ella ha riferito del Brasile; e ho notato come ella si sia studiato di riferire, tsenza meLtere assolutamente nulla che nella sua qualità di ero-1i 'lista, veniva'registrando, e che era defit.o di ; essere registrato, per l'importanza della ina- :itil'cstaziouc Una sua frase, , certo... come è inevitabile qualche male...... che allude fiì danni clic non andrebbero disuniti dai be- ìtéfici derivanti alla nostra emigrazione ne!;Brasile, mi permette dì sollevare qualche"obbiezione; e di dire a lei: Nulla di ciò che lei dando notizia di un'intervista con un autorevole brasiliano,' ha scritto, è confutabile: ma l'autorevole brasiliano non le ha det- to tutto ciò che era ila dire. — fòlla, professore, sia cosi cortese da dumi il resto: « io ini son un », che vado per questa Esposizione, come va. uno qualunque del pubblico,'! studiandomi esclusivamente di essere un occhio limpido, un orecchio attento, e un registratore, e. quindi, un L'iferiiore esatto: esatto sempre., ti qualunque costo. - -. Ed alloi'ii, crederà, lei potrà riferire questo. • t in: .«indizio mio personale. ma che . liuti delle • nivessioni di questa nostra- Mostra degli itaiiai i all'estero. Il fenòmeno de.ll'tiiui.gra/.ioci renomeiio essenziaimetjt" ■ ccopoiiitet-' . i-n. -.'i-aTite si- dirige vejsp iillfit- gaese-.thé gli olivi iuigliórJ proba, biii'ta di 't'oitunfr. Kit': * «Èro siouift- o a u o a o a i ...è un cctniente e dignitosamente. Lei ha. scritto: « manifesto, in quest'Esposizione brasilia.ua desiderio di comparire quanto meglio è possibile per attrarre oltre oceano nuove forze.cansiose di espansione». Ma, ereoajjnelatine nessuna più appariscente mostra vale quauto quella letterina, laconica e sgrammaticata, che l'emigrante scrive al suo paese: « Qvi se sta ben ». oppure: • Qui no se sta ben ». Nel fervore del discorso il professor Frescura, alla cui parola donano speciale autorità la lunga esperienza e la profonda cultura di ogni problema dell'emigrazione, e i suoi zXfdlcSfervidi sensi di patriottismo e la fiducia che lin lui pone il nostro Governo, si è nhba'ido nato alla semplicità, graziosa del natio dialetto veneto. E continua : Che proprio noi non conosciamo nulla mgIso quasi, del Brasile, mi pare esagerato. Un" "malevolo potrebbe anzi insinuare che se là nostra emigrazione lavoratrice si rivolge altrove, vuol dire che i nostri emigranti lo conoscono invece molto bene... Ma non fermiamoci su ciò che potrebbero dire t malevoli. Del Brasile noi conosciamo quel tanto che basta a potere autorizzarci a consigliare, cod serena coscienza, i nostri emigranti. Al Brasile mancano le ferrovie, mancano le strade, manca, sopratutto, una legislazione che garantisca il contratto di lavoro. Questo giova dire ai brasiliani (è lei lo dica pure esplicitamente a mio nomel l'aftìdampiitn sicuro di glsqfntprfaeDate a'gli emigrati ì ouna giustizia, della : fquale ancora essi non godono nel vostro pae- ase: aiutatene l'opera, non con facilitazioni di mviaggio o con sussidi vani, ma provvedendo • dil vostro paese di buoni mezzi di comunica- mzione: ed essi affluiranno là. senza bisogno ' odi altre, nifi o meno reclamistiche attrattive! — Dica pure questo, che io le riferisco, si- lcuro d'interpretare il sentimento di quanti din Italia hanno a cuore e studiano il feno- i fmeno dell'emigrazione, e tendono a far sì ' sche oltre i confini della madre patria i figli gdi Roma possano esplicare la loro laboriosità, gfattiva con decoro e profitto. Ed io lo dico. Recando in questa mia funzione di cronista l'imparzialità pili serena, come ieri, obbiettivamente, ho registrato ciò che mi venne dichiarando in un'intervista un commissario estero, oggi registro le parole di questo nostro autorevolissimo studioso: poiché la funzione del cronifla non e di offrire al pubblico dei lettori un giudizio in qualunque modo formato, ma di porgli sott'occhio, con scrupolosità matematica, i dati in virtù dei' quali esso stesso potrà giudicare. — Ancora — continua il Frescura — bisogna distinguere due grandi regioni nel Brasile: l'ima è quella a nord di Rio de Janeiro e di San Paolo, che è la regione degli Stati a piantagione tropicale, ove l'attività degli emigrati non può esplicarsi che nelle fazendas. Sa lei quale sia la condizione dei nostri emigrati nelle fazendas?... Lo sanno però bene i nostri coloni: condizione di sala/iati, i (piali, come lei ieri ricordava, non sono assunti ■ che in sostituzione degli antichi schiavi : non ci sono scuole, ili nessun genere, non c'è medico, né medicine: c'è, nualche volta, la febbre gialla, e spesso la frusta. L'altra grande regione del Brasile è quella al sud di Rio e di San Paolo, regione con la cultura dPlle zone temperate: qua è possibile la piccola proprietà, quindi e possibile all'emigrato una condizione autonoma, una condizione che può diventare proficua di agim tezza. Ma. perchè noi, italiani, si possa contentare la co ionizzazione di questo paese, è necessario che n |n Governo rifornii, come ho detto, la giusti- f ; zia. o, per essere più precisi, la istituisca; eL1sigiiarr'ai nostri emigranti d jeiie risolva il problema della'viabilità ] — Dono questa acerba requisitoria rjel Bra. sile — dico — che io accolgo, poiché della ra1 gionevolezzn di essa sono pienamente eonvinjto, che cosa mi può dire, professore, rigua. t - J)r "««;«la "«"P " voslro ! rlì &™£%ì^*&MfWffi' ^oppuran, S .*J ,™ ^v )ii,„,,1.n,,e„ 7?: " 11 R"?-1i" odqeCtnrsccopsevgqzsdcssslg! eplslfe do a1 a nostra emigrazione nella Repubblica r Argentina? . f . — MlRa che non abbia, già detto il vostro! r: v,,ii j „.,,„„ i ■ • i , • . i ua °,. ''""fi «Siì ™lìLi Ui',Z1J s£llefc s|liostrizioni accogliere senza ! N, h aMrav«P-«amn -p „_ -„„. . . r.'llierld. (ne a.Ul riversiamo P 1111 esem- Ipiare di infermeria di bordo per bastimento addetto al trasporto di emigranti. La nostra navigazione — spiega il prò- Epj nIse; h.,cii,nn,,ti ,. i. ««i . eGranfi rS»rn»S JSl* 0PcnUr£SP2rlM d'" ,'' ip",-,er„ViP'°'i Pig fessore Frescura — ha fatto progrèssi enore p,j Oggi a, degli en - Ttmrwina. non sono solo f nui belli' e i più i{comodi d'Italia, ma i migliori, per questoi - SPI-vizio, del inondo. Essi sono esposti, in rie. nroduzioni varie, nella galleria uni accanto, i Uni ne è riprodotta, integralmente, l'inferme- ria: ariosa, linda come un salotto, provvista i di una Imn fornita farmacia, quale prescrivo-! - no i regolamenti per l'emigrazione, essa, m-'a.sieme con le fotografie e con i modelli in Pro', , Porzione, ai un'idea di ciò che può essere il - bastimento tuttintero. Ho voluto io che aue- - stoi documento e anelli accolti qui presso trn- - XJSSL?. tth*n?j n^wim» H»ni' J.^l'Jit- !1 Sste.ro : perche il problema della navigazione ,!cne,lP nostre Società nazionali stanno risola1 V('"fl0' p ultimamente connesso con quello ,. . m0strè delle scuole bli'estero; e qui ci è guida O ì ! 1 r. i : rJS—* . a !; " ^u qUeSto nunto molte cose tranne ner il a ..e^K SS^^A&Ms&gSbb" ,|rQ a dirsi Passiamo invece .(d iss'ervare le o. n tlottor Giovanni leziosi: il quale, mentre i a, . o i i a osserviamo i saggi d'insegnamento e di studio e di lavoro contenuti in una lunga serie di vetrine, ci spiega: — Nell'ordinare uuesta mostra, spèciàlmen- te in ciò che si riferisce all'America del Nord, no! ci siamo ispirati a due concetti: a dimo- strare la condizione in cui si trovano i figli dei nostri connazionali emigrati nelle scuole, ad esempio, di America, e a dimostrare come funzionano le scuole italiane nello stesso paese. Ecco dei saggi di scuole pubbliche ameri-1cane in cui la popolazione scolastica italiana i ; e superiore al 110 ..er cento della popolazione a- wtalu, a queste scuole non sono rute negli; e Stati liuti del Nord:, basta consiaerarp che e a New A oiK vi sono ,o.83o scolari Italiani.Ola e- vogliono sapere quale la popolazione scolasti- !;1.-'? di. tutte le scuole italiane del Nord-America? {se" e n - o n e e . e , - 10.000 alunni. Pensiamo che a quella infinita \ schiera di fi(.'li d'italiani emigrati che affluisce! alle scuole americane viene Impartita un'edti- cazione esplicitamente indirizzata all'»amori- canizzazione» degli scolari, e pensiamo, dal- tro lato, che nelle scuole italiane sussidiate dal, nostro Governo, desolatamente scarse e po- vere, viene impartita un educazione che molto !fluccitmetite.risoute di spirito nazionale, e spes- ■ non Ufi risente atfalto. e deriviamone leni-!sii deduzioni clic ne vengono in conseguenza, i E speriamo che l'evidenza di questa mostra uldei dati statistici che sono stati esposti al congresso degli italiani all'estero, a noma.l valga n persuadere l'Italia della necessità di' cprovvedere con larjrlie/.za e fon Intensità ni Iti ediii-a/ionfl do! figli dei suoi eniigi.itl : neees: ini da eiii essa non può esimersi senza venir meno ai suoi doveri e, quindi, rinunciare ai suoi diritti di madre patria. Oltre quella delle scuole in America, è la mostra delle altre scuole italiane'sparse pel dmondo: .tra tutte notabili quelle levantine; a te a mostra di queste, per ciò che se ne può dedurre, conferma perfettamente quanto ebbe a dire, circa un anno e mezzo fa, in alcune lettore da Costantinopoli, Virginio Gayda. Ma — osserva il prof. Frescura — prima di pensare alle scuole italiane all'estero, gioverebbe, pensare a istruire in Italia, avanti clic emigrino, i nostri lavoratori: la. scuola per gli emigranti, scuola pratica, che non è affatto svolta a bordo dei bastimenti dai nostri commissari per l'emigrazione incaricati di ciò, c il più delle volte troppo compiacenti al paese verso cui gli emigranti si dirigono o inerti, la scuola per gli emigranti è un problema che giova all'Italia affrontare e risolvere. Un primo tentativo, con ottimi risultati, ne è stato iniziato a Sant'Ilario Ligure; e il ministro Nidi ha promesso una visita a questa scuola, e di studiare, quindi la trasformazione, in questo senso, di una scuola agraria in ciascuna provincia. Ecco poi le mostre della Tunisia e della Tripolitania. Dalla Tunisia i 90 mila italiani che colonizzano il paese — pensiamo che i francesi, compresi i funzionari di Stalo civili e militari, sono 25 mila — ci inviano saggi dei prodotti agricoli: tutta l'agricoltura, da Susa a Goletta, è esercitata da essi, infaticabilmente. La Tripolitania si rivela con i documenti dell'opera in essa esplicata, dal Banco di Roma: notabili sono le mastre delle spugne, dei risultati di un primo esperimento di allevamento di bachi da. seta, e deil'alfalta, la fibra vegetale conosciuta in commercio col nome di sparto: con essa si riempiono materassi; sopratutto essa potrebbe essere usata, come si è cominciato a fare, per la fabbricazione della carta, la. quale, secondo i saggi esposti,-risulta lesistontissima. Ci soffermiamo ad ammirare due mostre cpmposle di fotografie: l'ima ci fa presenti i nl0nunlenti qhe Su tntfe le custe mediterranee eresse l'esparisibnismo conquistatore di Vene- zlh e di Genova, ai tempi gloriosi, dal secolo XIV al secolo XVII: dalle chiese di Ragusa alle fortezze suH'Àorocorinto, dall'acquedotto e dalle mura di Calchis, dalla torre di Paro, dalla fortezza di Larissa. dal porto di Kos, alla chiesa abbaziale di Curzola, alla loggia del Sammicheli di Lesina, al duomo di Tratti al l'arca di San Simeone a. Zara... E poi altri monumenti italiani sparsi in tutta Europa, se gno di un genio ovunque trionfante: in Istria, In Germania, in Polonia, in Russia, in Austria c in Ungheria, in Isvizzera, in Turchia, "! Ispagna e in Portogallo, in Francia, in. Bel giù e in Olanda... E poi ritratti d'illustri ita liani emigrati, tra cui emerge la pensosità mi stica del volto mazziniano... L'altra mostra, a questa contigua, e ugualmente costituita di fotografie, ci rappresenta la vita degli italiani nei paesi d'emigrazione: dalla lieta Tontitown, nel eentro dell'Arkansas, cosi chiamata perchè l'italiano Tonti fu il primo ad esplorare questa regione, e ove il padre Bandini ha fondato la sua prosperante colonia agricola, alle tristi «fazendas» del nord del Brasile, e ad Asti... Si, Asti di California, produttrice di ottimi vini. E S. E. Villa si fermò innanzi alle fotografie riproducenti i suoi compatriotti in atto di piantare e di educare le viti nella re mota regione, col volto, nell'argentea corona della canizie veneranda, illuminato da com mozione improvvisa, indicibile, di soavità e di orgoglio. Ecco infine le mostre di alcuni dei maggiori lavori compiuti dagli operai italiani all'estero: dell'acquedotto di Vienna, ad esempio, e della ferrovia attraverso le Alpi Bernesi; poi le dio stt:e dei vàri comitati di emigrazione, dell'Argentina, della California, dell'Uruguay, dell'In ghilterra, della Svizzera, dell'Egitto; la mostra dei Comitati della » Dante Alighieri... ». Dante! Chi è stato che nella sala centrale di questa sezione degli italiani all'estero, volle eretto trionfalmente il monumento di Dante? Colui ebbe un pensiero impareggiato di gentilezza e di grandezza. 11 nume indigete di nostra gente, il termine del nostro spirito di razza, il segnacolo primo e supremo della- nostra nazionalità, Dante, che fu esule anch'egli com'esuli sono questi sei milioni d'individui che hanno recato in tutto il mondo la loro operosità intelligente e il sacro nome della patria madre, e che oggi ad essa, in un'occasione solenne, con slancio indicibile di affetto e di orgoglio, rimandano i segni del loro lavoro e della loro conquista; Dante, misero e grande, ben può vigilare qui, solo, ben può qui rappresentare tutti gli amori e le aspirazioni e le speranze del vasto sciame latino che si sparse umilmente, immensamente laborioso, dal Mediterraneo all'Oceano Indiano e al Pacifico: sciame infaticato in operare, eroico insoffrire, avvisatore sempre. MARIO BASSI. Lgcdnadc Gnu air* ipi nifi intimai fé tali dùfi Latria' ancl roici del riscatto. Tra tutti i" simpat Sessisti ch0 si radunano in questa solenne occasione cinquantenaria, nella nostra città, pOggi couvenguno a visitare la nostra Esposizione gli italiani che si raccolsero a consresse a Roma, italiani che fuori della penisoa vennero esplicando la laboriosità intelligente e assidua per cui è famosa la nostra emigrazione: italiani, che si sentirono tanto tintamente, tanto più appassionatamen, quanto più erano lontani dalla madre patria, anche se potevano credere che questa i trascurasse e li dimenticasse: italiani che si sono voluti raccogliere a congresso in quela eterna Roma che in sé compendia trionfalmente tutti gli affetti e tutte le aspirazioni e tutte le glorie della latinità, e che di là risalgono a questa Torino onde tanta fiamma li rinnovata italianità divampò agli anni e- roi,.| tIel riscatto. Tra tutti i simpatici con- u'Aiinujuc i i u>. naturimi ici» ntint nuoti u. l iiaci, simpaticissimi a noi paiono questi, connaziomeglio, fratelli: con cui ci sentiamo stretti dai più affettuosi legami di solidarietà. I,- „rt ,. ,,„fiuh itoinni fho hinnn vopain E ad essi, a questi italiani che hanno recato per tutto il mondo il nome e il segno della nostra stirpe, e che seppero fare apprezzare e spesso amare l'uno e l'altro anche là dove erano dapprima diffidenza e rancore, con cor- ermiu UHMiuiuia uiiiitiuii/.it t; i-axiuuro, cuti cui- dialita schietta, con fervida simpatia noi por giamo un caldo particolare saluto. pari