La camorra secondo un delegato di P.S.

La camorra secondo un delegato di P.S. Processo Cuocolo La camorra secondo un delegato di P.S. (Per telefono alla Stampa). (Per telefono Viterbo, 8. notte. apnon.a aperta l'ud-'enzi alle f5t richiama. fl.'O, il delegato S'Immetti per continuare sua deposizion3. 11 procuratore g*n«rile chiede informazione ssa t^x\v^ du8u accusau de1 ('ua™ 61 aov*-"« occupale. Le injormazi«ni della Questura Il teste dice dì conoscere Vincenvo PostigVonc. capo della camorra di S. Ferdinando, Erricone dei quale si dovette nw.pare a proposito di un fumo alla canzonettista Fougere. Erricone venitp assolto per non provata reità. Era-icone: — Sonò stato dieci anni sotto la sezione del delegato, vorrei saipere dal teste se ha mai avuto rapporti contro^ di me, come cnP «vétA sfi-nìVii»' ancone nega : p0sticl"one dice- — lo ho a irmi * roti ho cSK^" ™!o ^tSSoVh? fui ladro. — No — risponde il teste. | — Ed ho mai sfruttato donne? Ducuto poi sì! Ricordatevi di Ma.mcla ffSS^ft&ff Rresldente a Postiglione. — Dite, il delegato vi ha designato come capo della camorra di San Ferdinando, non è ver;).' — Non è vero. Mariano di Gennaro. — Il delegato disse ieri che io sono capace di commettere qualsiasi reato. Desidererei sartre quale processo lia iniziato contro di me. — Ho una pessima impressiono sul Di Gennaro. Viveva nella mala vita senza aver vo¬ gMa di lavorare, e alla malavita apparteneva anche suo fratello altro pessimo soggetto mporsi con le minacci* e suo che riusciva ad con la violenza. ni Gennaro reclina sostenendo che ha sempre lavorato per vivere. Procuratore generale: — Che cosa può direi il teste di Gennaro Abbatemaggio ? Che persona era? Conie viveva7 — Abbatemaggto abitava jn una seziono vicina alla mia, e viveva col ricavato dei liuti. Dc/io i.l delitto Cuocolo lo interrogai, e mi rispose che non sapeva nulla. Nella Galleria — chiede il procura toro . generale - è possibile riunire tanta mala vita? ! - La Galleria è un cinematografo- in al cimo ore è frequentata dui studnriti in nitni da artisti Vd ™ , _ Gii affigliati alla tiwla Viti mrm c«iiti riunirsi a! Caffé rari ino Presidente: - Ritiene" possibile-che : GaUnria tenessero ri union Ide'itto' ] Teste- — lo iella li per concertare un rntengo possibilissimo tanto più che non si sarebbe dovuto par'are a voce alta. Divagazioni sulla camorra Procuratore generale. — Che cosa può dirji della camorra? leste. — La camorra a Napoli esiste e la camorra vuole dire violenza e, sopraffazione, un tempo aveva leggi severe, rego'amonti ter. i-i. si fondava sulla collettività. iit'l senso cioè che tutto il neavato delle imprese losche omertà. ' Vv "w"«ìu«i msuiuu o cicca che si **** al ca.ni' Sl Potf,va dire che la camorra esse un tempo lo Stato nello Stato. Oggi però non esiste piti uè li collettività nè roména. Tutti si rispettano, ma ciascuno per i affiglia-..!, e sull'c -6P "V'u1 „?, \"e ^J^ÌÌ^SJ}^ conto proprio. L'attività della camorra si esplica in diversi modi. Il primo è il godimento e lo sfruttamento di una o più donne. Abbiamo la vendita dei cavalli, le aste pubbliilhe, dove i t-slmopristi specialmente addentano allontanando tutu gli altri compratori estranei ad essi. Altra fonte di lucro è lo strozzinaggio. A Napoli abbiamo l'usura esercitata su vasta scala, si comincia a dare 5 lire con l'interesse di una lira per settimana o un soldo al giorno in modo che i.l denaro si centuplica. La scala dell'usura. che comincia dalle 5 lire, va a somme elevate date ai nobili che hanno bisogno di denaro .\d eseim>io si dà 10 mila lire facendo armare' un effetto di 20 mila lire. Invece di denaro si dà merce, che poi c comprata a basso prezzo da questi .strozzini. Altra industria è la ricet ì ricettatori sono ciamor tengono ancora riunioni ] ta'zioTie. Ouusi tutti risii. Presidente. — Si fra i camorristi? — Avvengono molto raramente; si riuniscono per interessi che riguardano .fra costituzione della società. Procuratore generale. — Il teste dice di non avere a sua conoscenza dei reati co mi nessi fra camorristi. Ora v'è qui ima sentenza della lu.a sezione del Tribunale di Napoli del 18 novembre a carico di decotti .Nicola e Menichielilo Umsepipe. condannali a tre anni di reclusione per aver determinato, .premeditatamente con un terzo rimasto .sconosciuto, a inferire uno sfregio .con arnia a Loie Serio sindaco di Palazzo S. Ge.rvasio. Si legge la sentenza e l'avv. Lioy chiede che sia richiamato tutto il processo. 11 presidente ordina che la sentènza sin al legata, agli atti e richiamato tutto 'l'incarta mento processuale. Erricone. — Consta al teste che in questo processo la camorra napoletana «i sia occu nata di noi per aiutarci? -• A me non consta nulla essendomi allon tanato da Napoli da cinque anni. La guardia Giuseppe Amena si recò in casa della Ctibinella insieme al delegato Simonetta. Onesto teste non fa che ripetere delle circostanze, già note. Dice che il De iMarinis era uno sfruttatore di donne, uno strozzino. La moglie di lui vendeva itogli abili allo donne di cattiva faina. Dice che la moglie del 'Man-driere andava d'accordo con l'amante del marno, certa Emilia Canate. Avv. Colozza. — Il teste, conosceva il Facci? — Non lo conoscevo personalmente, ma sapevo che era il capo nominale, delio, camorra. Yìf Varinjs. — Avete avuto lagnanze, da questa donna? leste - • No: questa donna vi temeva. Anclie il delegato Simonetta, richiamato, dice che De Mariniti aveva precedenti tristisscnii o non ritiene che la Questura abbia po- ala Stampa). 1 tuto rilasciargli un permesso per concorrere allo aste pubbliche. J.l presidente presenta un certificato rilasciato però dalla Prefettura e non dalla Questura. Alle ore 12.15 l'udienza è sospesa. Il giudice istruttore Komano il)iiu«udcndosi l'udienza alle 10 precise, viene nuovamente richiamata la guardia Giuseppe Auietiia. Do .Marin-ts dice: — viuantiinique fossi vigilato, avovo il permesso di ritornare a casa mia verso mezzanotte, e rtotovo andare all'Ufficio di P. S. una volta la settiimaha. Tutto ciò contrasta con auello che è stato detto a mio riguardo dalla guardia Annetta. Presidente, ad Ametta: — E voi sapete niente? — A me nulla risulta. E' richiamato il teste Simonetti. Questi dioe che la. Questura, per ragioni di lavoro, è solita a coacadere tali .permessi. Speciflcatamerito a! De Mariniis, il teste nulla sa. * Il presidente ordina che isiano richieste notizie del De Marinis all'Ufficio di P. 6. da cui dipendeva. A domanda del procuratore generale, Ametta dichiara che conosceva De tìemiaro come un ozioso e un vagabondo, ma non gli risulta che fosse camorrista. Simonetti, interrogato dal presidente, dice che Aiue.ua ò un ottimo agente sotto tutti i punti di vista, e fu allontanato da Napoli perche aveva una relazione con una donna di liberi costumi. Si chiama il giudice avv. Enrico Romano. Nell'aula si fa un silenzio religioso; tutti gli sguardi degli accusati si appuntano sul teste. L'avv. Romano ò nato a Torino, ed è giudice istruttore al Tribù naie di Napoli. A richiesta del presidente, il teste narra come, avvertito dalla P. S., si recasse il mattino del li giugno in via Nardones, nel quartiere dei coniugi Cuocolo, e redigesse verbale di descrizione del cadavere e della località, dei quale verbale fu itala lettura in una. delle prime udienze. Dice di tutte le indagini praticate. Vuclie. in seguito si convinse elio la Cutlnclli era stata colpita nel momento in cui era per medicarsi di una malattia che aveva all'utero, ed ara stata quindi colpita a tradimento. Osservò che nessun tiretto era stailo ajveito, mentre si era. aperto un armadietto dove la Cutinelll teneva i gioielli. Oli astucci dei gioielli erano .sparsi sul letto. Pure neU.t camera da letto, appena rimosso i'1 cadavere, si trovarono mia scatola di fiammiferi ed una piccola cravatta ò"i raso nero. Nel salotto erano carte sparse, una candela sporca di sangue, e in cucina gli aissassini si sono lavate le mani sporche di sangue. Non riscontrandosi alcun segno di violenza aJla serratura, si convinse che. gli assassini fossero entrati in casa. Cuocolo' .servendosi della chiave, ciie ;i rinvenne nel salotto. Da un esperimento da lui ordinato, rilevò che dalla casa attigua, ibitata dall'Avellino, non si sentieva nessun rumore di quelli che si facevano in casa Cuocolo. La chiave di casa fu trovata, sopra una mensola del salottino. dove era solito metterla Cuocolo. Oli assassini iniseTO la chiave a caso. Presidente. — Rammenta che durante l'istruttoria fu fatto un atto di ricognizione tra il Morra e un certo Sarnica Lorenzo? — Mi pare, -ma non ricordo bene. — tì;. è detto — continua il .presidente — da! Morra che latto di ricognizione non sarebbe stato legale, iperehè il Morra sarebbe stato indicato dalla donna del procuratore, del Re. — E' falso, falsisstmo — dice, il teste. — Tutti gli atti compiuti, da une, alla presenza del ca.v. De Ti Ila. furono eseguiti con la massima legalità. Un teste reticente Presidente. — Il teste Gnosi disse che da lei gli era stato mostrato un anello, che si asseriisce appartenere a Cuocolo, ma dagli»<atti non risulterebbe. Se -nulla risulta — risponde il teste — 1 anello non fu mostrato. Si richiama il teste Cuosi. al quale il preslderite chiede di nuovo se veramente gli tu nastrato l'anello di Cuocolo. Cuosi. — lo ho veduto l'anello nel gabinetto del signor giudice, come l'anello fu mostra.to al giovane del mito tiogozio. iMorelli. Il presidente esorta il teste a non mentire. Ouosi. — lo ho veduto l'anello, come 'l'hanno visto gli altri. , , „ ,, . , \ domanda del proouratore del Re, il teste conferma che il giudice Romano si alzò dal tavolo e apri uno scrigno, dove si trovava l'anello. Il giudice Romano, però, nega di avere mostrato l'anello senza renderne verbale. Il procuratore generale chiede che il teste sia subito arrestato, non rispondendo la sua deposizione a verità. j„, 11 presidente dice che si potrebbe attenderò che sullo stesso fatto deponesse il procuratore, del Re, De Tilla. Il procuratore generale acconsente. L'avv Sorrentino si associa a.lla richiesta del procuratore generale, e crede che si inv imnga il procedimento .penale, anche per scoprire per conto e nell'interesse di chi il Caos: avrebbe mentito. . Procuratore generale. — Tale indagine sai.i certamente compiuta prima che i giurati entrino nella camera delle deliberazioni, e quindi si impone .subito il procedimento penale per accertare la verità. 11 giudice Romano soggiunge che una \olia avenrlo mostrato al dott. Ajòvoli, amico suo e med'kio delia Cutinelli. 1 anello, che Jl teste aveva in tasca, uscendo -dal carcere di tanti* verno parve indie a. lui che l'anello appai'enesVp a Cuocolo. Qualche giorno dopo Cina nò Varr-Vo aìl'utficio e fece raligere verbale L'avv Lioy crede si possa soprassedere sul 'a richiesta del procuratore penerale. Anche iion venga a doporre il cav. De Tilla. Il procuratore Generale soggiunge pRrche la di¬ sila richiesta si basa sopra una tassativa sposiz.oììe del Codice di ^^ul;i,nPn^al0e di essere contrario sempre, e il teste Giordano, a Egli sostiene icì-i lo dimostrò chiedere provvedimenti severi cwuuru ■. mentii ma ha dovuto insorgere dinanzi alla evidente falsità del teste Cuosi e si è visto costi-etto a chiedere l'applicazione della regge e cioè l'arresto immediato del teste che è venuto all'udienza a mentire. Il presidente, prima di riUraTsi in camera di dieubenaaione, invita di nuovo il Cuosi a dire la verità. 11 Cuosi. confuso, dichiara che forse non ha visto l'anello. Il presidente gli domanda: — Lo avete visto o no? 11 teste risponde: — Non Fho visto. — E allora, chiede il presidente, perchè avetc mentito una circostanza che poteva essere di danno a tanti accusati innocenti o oolpevoTi, che siano? Pensate che la legge commina anche pene contro i testimoni reticenti. Siccome il teste non dà alcuna risposta, viene messo di nuovo In disparte, mentre il presidìento gli raccomanda di ricordarsi bene le ragioni per cui ha. mentito. Il Cuosii ò accompagnato dai oarabin'ierl fuori dell'aula. 11 procuratore generate domanda al teste Romano se è vero che Abbaitemaggio sarebbe, stato nel suo gabinetto, quando fu messo a confronto con Sortono con i guanti e i' cappello in testa. Avv. Romano — Mi pare che Abbatemaggio tenesse i guanti, ma escludo assolutamente che portasse il cappello. Non lo avrei permesso nè a lui. nè ad altri. Sortiuo sostiene il contrarilo. La paura dei testi citati in istruttoria Il teste Romano, a domanda del procuratore generane, nega assolutamente che alla istmzione diretta da lui abbiano assistito carabinieri in borghese c in divisa, come hanno asserito alcuni accusati. Procuratore generale — E' accaduto spesso che i testimoni siano stati chiamati a mezzo dei carabinieri, invece che con citazione regolare ? — Ho fatto citare spesso vari testimoni a mezzo dei carabinieri, perchè nella prima fase dea processo, quando -i testimoni erano citati nella foirma comune, se ne conoscevano e se ne pubblicavano anche le deposizioni, prima che i testimoni venissero da me. Nella seconda fase il procuratore fece citare i te stimoni a mezzo dei carabinieri per essere, garantiti nella incolumità persona'e e per non subire Intimidazioni. Alcuni testimoni si dovettero sentire fuori di Na.poli, perchè avevano paura di venire a deporre. Il teste nega di avere diretto parola oltraggiosa ad Ascittore, come a qualsiasi altro accusato. Rivolgono varie domande al teste gli avvocati Aldo Vecchi:!.!' e Pistoiesi e l'imputato Son-fino. Dopo un. breve riposo, gli avvocati e il pa-ocuratore generale continuano a rivolgere domande al giudice Romano. Questi nega, di avere proceduto ad un confronto tra Jaeovatti e Abbatemaggio, tenendo questi ammali et iato. Desiderio affeirma poter essere testimone che ad Abbatemaggio si applicavano* le manetie per .un trucco dei carabinieri. Viene richiamato il teste Cuosi, il quale afferma di avere visto l'anello nell'ufficio di istruzione: non ricorda, però, chi glielo mostrasse. 11 giudice Romano nega che oiò sia potuto awenaro. ertosi afferma che il teste Guido Cipolletta. E°*V-1, - r?m.nt aver vist0 l'anello in dito Sostituto Procuratore del Re cav. De TiMa Alle 19,40 l'udienza è tolta. ai