Una vibrata risposta

Una vibrata risposta Una vibrata risposta , i -f ' Roma, 2G. notte. Il dissenso scoppiato fra Picciotti Garibaldi e il Comitato prò Albania procura al pubblico italiano una vivace e interessante lettera di Riccioli] Garibaldi. Il generale rispondo alla pubblicazione del Comitato tiro Albania, in cui gli si muoveva censura di temporeggiare nella partenza dei volontari italiani. II generale Picciotti Garibaldi spiega il suo scetticismo sulla opportunità di una spedizione italiana. La lettera è diretta a. l'elice Albani, il noto mazziniano, che ò l'anima del Comitato prò Albania e dice: «Grazie per il quaresimale che anche voi, dopo quelli di Colai anni'Raxziiai, Bissolati e del Governo, avete creduto di regalarmi. Ma irn vi offendete, se metto ancìie la vostra predica nella, stessa categoria delle altre poco' serie. Gii stessmezzi di informazioni che uvetc voi, ho presso a poco anch'io, e tutti, cominciando dai buoni amici Ivan ai-bey e Hassan-bey peccano purtroppo di esagerazione o di incertezza per non creare, come i dispacci di alcuni giornali, un sentimento di profonda diffidènza. «Intanto, vediamo che cosa vi è di certo in questa montatura di alcuni giornali per non fare più una triste figura. Primo, il movimento scoppiato fra i Malissori, che rappresentano il due per cento della popolazione albanese, è stato prematuro e forse, provocalo da terzi, non precisamente albanesi, che desiderano, come voi stessn dite, di arrotondare i loro confini; secondo, le altre tribù albanesi, specialmente i Mirtilli,che sono bene armati e provvisti di tutto,quantunque si sia annunziata venti voltela loro partecipazione, non si sono ancora mossi per aiutare i loro fratelli vicini di casa, dimostrando chiaramente che anche essi non credono mollo al movimento dei Malissori; terzo, che tulio lo informazioni ricevute verbali o scritte da. Ivanay-bey e Hassan-bey e altri concordano che armi, munizioni o mezzi solamente sono necessari agli albanesi, cosa avvalorata anche dai telegrammi già ricevuti. Di uomini ne hanno di valorosissimi e in abbondanza, molto più idonei che i garzoncelli italiani, ai quali voi c i giornali montalo la fantasia per (pici genere di guerra e per un genere divita, elio già si riduce a mangiare radicidi piante per la tremenda scarsezza di vi-veri. «Intanlo rifiutiamo di servire di zampadi gallo a chicchessia e non intendo mettere in pericolo tante vito umane per essere utile a interessi di terzi e giornalistici. Io non intendo ingerirmi delle cose vostre, come voi intendete fare, con non troppa serietà,, delle cose tuie. Ma siccome, se non erro, le origini del vostro Comitato ebberoluogo in casa mia "e diètro miosuggerimen'«), e perchè la causa albanese non scapitdella parte a questo Comitato assegnatacioè di illuminare il pubblico italiano, e di venire in aiuto agli albanesi con la raccolta di fondi, mi pare sarebbe necessario Lricostituire il Comitato, che, dopo il ritiro di Barzilai o di Trincheri, se non erro si compone solo di voi e delle' vostre genti costare la. vita ri molti uomini, non si può lasciare in balia della simpatica vivacità '" lissime signore, moglie e cognata. E, fratiaulente, ima questione, che può domanfemminile, per quanto soave' c nórmpftatemi consiglio ner consiglio e '«»,,'•,., infon a^Sa^^^it^toa £!.«!r„iii not,,!?,;,? J?„ I"?1, • ' port»£ in?Ìi- ■ ' sm J"? salut0> Sla. P,er?.?5!^'. -,mi'!dJtl...a Partecipare al pericolobisogna, mi pare, essere molto cauti a Istigare la gioventù, sempre entusiasta e facilmente suggestionabile, ad andare a farsammazzare e per una ragione non ben chiara, a rischio di gettare inutilmente il doloro e la disperazione net cuori che restanoa casa Perciò permettetemi il mnsin-lin dimitare la v^ SIS i',in, \ a illuminare il".-.."..!, . «accogliere tondi emateriali, con o senza quaresimali, pcrme. Ma guardatevi bene di assumere torntremenda responsabilità, che io sono contento di questa opportunità per potervi di chia a non intendo condividere «intuirlo l'amico Eugenio- Chiesa che a. dato . Albania r£r mi" in "i-»andato in Albania ner mia insistente n.-Pchiérn ci norterà 'wm^M^S^hiS^mn £ otni ^In' S -'^ nsol14tlvema, m ogni caso, ciascuno e libero di .intiare, oi restare, sempre beninteso col permesso del dittatore (Riccintti Garibaldi a!ludo evidentemente a Giolitti). Nessuno éassolutamente necessario in questo mondoe, meno di tutti, il .vostro: Uicciotti Caribaldi ». .. i m , — Lettere di E. Chiesa sulla Insurrezione albanese Roma, 26, notte. L'on. Eugenio Chiesa si trova fra gii insortiu iugula nuuuu. l'inula iiui ijci.-hiuil! n i a noistessi: adesso, vedete, tutto all'intorno qualeorribile devastazione. «Quasi a provare la verità delle parole deleapo della tribù che domandava soccorsi anoi italiani, un cannone dal vicino blok hiius "1 Pianitza faceva ripetute salve di granate!prendendo a bersaglio i cavalli che portavano itla Podgoritza un carico di pane agli uomini... . .^.u.l.u. . ......... ... 'del villaggio di Chcva. Allora quelli dellai>• "' ...,, dopo un vivacissin'° f.uoco ,nl u,ci,?H«- s0,TP,,l Wjtribfi degli Hota. In un altro combattimentoavvenuto, i montanari, dopo occupata la nosizionc di Monlencro, conquistarono tre cannoni esaurii iuvi wii,r'_u'i ut i.uu.u. .vi imi ,i Nunu titilli'tribù dei Grada sono corsi alla riscossa pre! capitando con foga indicibile sui soldati lurichi devastatori, ricacciandoli indietro dopo unìvacissimo fuoco di fucileria, sorretti dalla ibù degli Hota. In un altro combattimento rvenuto. i montanari, dopo occupata la nozione di Monlencro, conquistarono tre canon. che poi dovettero abbandonare, avendo}LE?n$2"i dJL °ro. I^1~^.QuH r.irgut pascià teme di attaccare gli Insortli fronte. Gli insorti vedrebbero grandementeaccresciute le loro schiere se. dopo distruttaKossovo, insorgessero tutte le tribù del settentrioiic. Al sud minacciano fieramente ietribù dei mirditi. ma a questi fanno difetto le- armi. So essi fossero forniti di armi e ini .azioni, la situazione generalo deH'iusiurczione albanese prenderebbe una piega trionfale »Lo stesso on. Eugenio Chiesa invia poi alla (Ragione» il lesto della domanda degli insorti albanesi a Turgul pascià. L'on. Chiesa fa precedere il documento da queste sue iiupressioni.- «il generale .Verkotic, che da Poa> e a o o Iincorporata ad un Impero ottomano fondato 1 goritza dirigo con sforzi enormi la neutralità rrionieiiegriiia, era riuscito fra molte difficolta i) raggiungere la pacificazione degli insorti. Ora, questo fatto e l'esponente del modo col quale Turgut pascià intende la fede (11 guerra e dal quale si rileva come il Governo turco ha inteso i suoi doveri primi verso l'Albania. Onesta è sommariamente la ragiono della rivolta e della persistente resistenza: particolari verranno sempre più in luco alla pubblica discussione e daranno ragiono all'impulsivo entusiasmo della nostra gioventù verso questi ribelli. Come si possono aiutare? Armi e denari, ufficiali, se ve ne fossero, pio che soldati e la buona volontà di un Paese clic come l'Italia ha conosciuto i sacrifici per la propria indipendenza e che ora ha il dovere di Intervenire in favore dell'Albania». L'ori. Chiesa fa seguire il testo della risposta delle tribù albanesi al proclama di Turgut pascià. i La risposta delle tribù a Tnrgnt pascià Il proclama fa la storia del malcontènto degli albanesi per le mancate promesse della. Turchìa e dichiara che gli albanesi si sarebbero mantenuti fedeli se lo promesse fossero state mantenute: Il proclama cocl prosegue, • Anche uliiuiaiuente -nel telegramma, in data del H aprile c|io inviammo a S. M. fi Sultano ci dichiarammo' suoi 'sudditi fedeli chiedendo clic ci si facesse grazia e giustizia, ma non so ne tenue considerazione. Ora' nel proclama che voi ci spediste crediamo di vedere l'attesa risposta. Se cosi fosse noi gradiremmo di intenderci con un inviato di Costantinopoli, il quale solo ci garantisca die cristiani e mussulmani siano tutti eguali dinanzi ad una legge giusta. So poi hi grazia offertaci nel proclama non parte dal nostro augusto sovrano in risposta al telegramma menzionato, ma è dovuta unicamente a V. E. vi preghiamo penile ci inviato un messo con cui venire a trattative. Altrimenti noi non torneremo alle nostre case, porche sono stale incendiate dalle vostro truppe; ci sono stati rapiti gli averi e le nostro famiglie sono disperse per la montagna, ed in gran parto anche in paesi esteri. Noi non abbiamo dunque odi riè siamo traditori, ma amiamo vedere la nostra patria sulla giustizia, Promosse e lusinghe non varranno più nulla per noi ed oggi per la Patria versiamo il nostro sangue (.lìé presto o tardi significherà, pace e progresso ». Seguono lo firme di sessanta tapi delle tribù; albanesi. ■ I.o trattative — conclude Eugenio Chiesa — furono con frodo c violenza rotto dallo'stesso generalo Turgut pascià, che al terzo giorno della tregua riprese lo ostilità, por conquistare Deck a fino di impadronirsi di quell'Importantissima posizione». Lo spirito depresso dell'esercito turco combattente : La paura di Turgut pascià ! Roma, 26, notte. 1 Telegrammi da Corfù recano che il pas« saggio di albanesi còla continua ininter.roto. Gente venuta da Sentaci assicura che lo spirito dell'esercito turco è molto depresso, sia porche i soldati sono vecchi, sia anche perchè sono stati ingannati sullo forze de! nemico, contro il quale dovevano battersi. .Multi soldati. dicc:jo questi albanesi dij passaggio a Corfù. discitat.o le file ed ilj generalissimo l'Uri, .t Pascià, per timore di| essere assassinato dagli albanesi, si è for-! tificato in casa e non esce inni. Le portai di ingresso sono guardato da molti soldati! armati fino ai denti ed finche le scale che recano al suo appartamento sono guardato' da sentinelle. Un comitato albanese montenegrino, formatosi a Podgoritza, è malyi-j sto dalla organizzazione centrale albanese,; essendo messa in dubbio la sua provenienza. Tale comitato è composto d'elementi so-*1 spetti che ispirano antagonismo fra alba-i ncsi, maomettani e cristiani. Alcuni informatori affermano clic lo scopo di tale comi-I lato é di non far estendere il movimento: insurrezionale, ma di renderlo circoscritto fra le tribù gucrreggianti, e ciò affinchè gli. albanesi non ottengano libertà ed unità, e perchè anche no abbia profitto qualche con»; Aliante stato, minore o maggiore.