Le feste cinquantenarie e una nota vaticana a proposito delle " staffette ,, di Sicilia

Le feste cinquantenarie e una nota vaticana a proposito delle " staffette ,, di Sicilia Le feste cinquantenarie e una nota vaticana a proposito delle " staffette ,, di Sicilia (Per telefono alla Stampa). Roma, 15, notte. * Anch'* oggi te notizie delle manifestaziotal più interessanti si devono ricercare nell'ambiente extra parlamentare. Le manifebtazfonl anarcoidi si succedono a Roma e Fon avvengono soltanto nelle minori clasi sociali. I Garibaldini publicano oggi una protetta contro il Parlamento e minacciano di iosndare in piazza se non verrà loro accordato un assegno annuo per il quale si trova dinazl al Parlamento un apposito Srogetto di legge. Vi abbiamo detto che ornimi sarà presentata alla Camera la relazione alla proposta di legge Pais-GattorBo per un assegno annuo di 260 lire ai garibaldini ed ai veterani delle patrio battaglie. Ciò nonostante, la commissione dei garibaldini per la pensione ai veterani delle patrie battaglie ha inviato una violenta Circolare ai deputati. Nella circolare è detto: « E' l'ultima volta questa che la glorio èa falange dei garibaldini italiani, decimati ormai dagli stenti e dal tempo, leva allo il suo grido di indignazione. Il Parlamento nazionale con la sua supina acquie «eenza secondò sempre le tergiversazioni jdel Governo. Neppur ora che l'Italia inneg jgia alla sua rinascenza politica, neppure torà, che in ogni cantone d'Italia e specialmente in Roma la generazione nuova festeggia il cinquantenario della sua libertà * della sua indipendenza guadagnata a tarozzo di sangue, alcuno mostra di ricoridare 1 fattori del grande, dell'eroico riscatto; in mezzo ai tripudi, in mezzo ai lauti simposil che l'erario dello Stato proferirà oggi alla gente di dentro e di fuori, nessuno fa caso ai miseri avanzi dell'epopea garibaldina. Se il parlamento italiano t— conclude la circolare — nella ripresa dei «noi lavori non saprà o non vorrà imporre lai Governo dò che è sentimento unanime Hai paese, i vecchi superstiti garibaldini {scenderanno compatti, come compatti snellirò una volta nelle pubbliche vie e ievennno alto il loro grido 'di indignazione e ni protetta». •*# Una manifestazione di altro genere, ma jben più grave avviene nel campo clericale. L'organo ufficiale del Vaticano, L'Osservatore Romano sconfessa in forma altrettanto "ufficiale nn giornale del partito cattolico siciliano che aveva assunto una initri at iva in relazione alle feste cinquantenarie dell'unità italiana. Non basta. II direttore di questo giornale, che si trova a Roma, sconfessa a sua volta tale iniziativa del suo giornale di cui lascia immediatamente la direzione. Tutto ciò viene accompagnato (e questo è essenziale) da dichiarazioni così esplicite dell'organo ufficiale del Vaticano circa le feste del 1911, che ci piomberanno in piena polemica anticlericale. Quanto è avvenuto era fatale che (avvenisse. Nel prime periodo delle feste patriottiche di quest'anno i giornali clericali, obbedendo ad una parola d'ordine partita dal Valicano, mantennero la consegna del .silenzio. Però qualche circostanza fortuita impegnò i giornali cattolici in qualche polemica isolata. L'Osservatore Romano il giorno dell'inaugurazione della Mostra etnografica di Roma, parlò di una commemorazione patriottica a base di « palazzi di gesso », come Bono appunto i vani edilìzi di tutte le esposizioni e quelli della mostra di Roma. I giornali liberali rimbeccarono. I fogli cattolici furono costretti ad esprimere le loro riserve per i festeggiamenti che si svolgono in Roma. Però era una nota in sordina quella che i giornali clericali toccavano nelle loro polemiche. Oggi invece siamo in guerra dichiarata, siamo alle affermazioni E- zite, alle dichiarazioni ufficiali del Vao sulle giornate patriottiche del 1911. ircostanza fortuita, la goccia d'acqua, [diranno in Vaticano, che ha fatto traboccale il vaso è questa: il Corriere di Sicilia, giornale cattolico, cho si pubblica da qualche mese a Palermo, ha preso l'iniziativa di inviaro dalla Sicilia a Roma dello « staffette ciclistiche » a recare il saluto delle popolazioni siciliane alla madre Roma. Di qui l'odierna sconfessione e la crisi nella direzione del giornale. Occorre premettere, per lumeggiare esattamente quest'interessante episodio, che il Corriere di Sicilia venne fondato dal frtest di giornali cattolici, propr>°tario a Roma del Corriere d'Ilalia, a Rologna dell'Avvenire d'Italia e di qualche altro periodico minore. Il direttore del foriere di Sicilia era lo stesso avv. Paolo Mati Gentili, direttore del Corriere d'Italia a Roma. Orbene, giorni sono la Stefani diramava il seguente comunicato: «Perche la Sicilia sia presento con la testimonianza del suo entusiasmo italiano alle feste che si celebreranno in Roma il •! giugno prossimo inaugurandosi il monumento a Vittorio Emanuele II, il Corriere di Sicilia lancia un appeLlo a lutti i sindaci dell'isola. La loro adesione sarà espressa su di una pergamena. Sei staffette ciclistiche, fiancheggiate da varii automobili con i colori della patria, da: Palermo, per Messina, Reggio c Napoli, giungeranno a Roma per deporre in Campidoglio l'omaggio dei siciliani. Sono stati formati un Comitato d'onore ed un Comitato esecutivo ». Questo annunzio suscitò un piccolo finimondo in Vaticano e parve subito necessario l'immediata sconfessione. Infatti stasera il Corriere d'Italia, senza alludere alle ragioni, pubblica il seguente comunicato, che è conseguenza dell'iniziativa presa dal Corriere di Sicilia: «Da ieri il nostro direttore ha cessato di Armare in qualità di direttore il Corriere di Sicilia, restituendo così agli iniziatori di questo giornale la più completa autonomia. Il Consiglio della nostra Società, editrice del Corriere di Sicilia, convocato d'urgenza sin da ieri per il giorno di mercoledì, alle ore 17, prenderà i provvedimenti del caso per definire i suoi rapporti con i proprietari di quel giornale ». Nulla aggiunge il Corriere d'Ilalia, ma parla, per lui, l'Osservatore Romano il quale in un entrefilet intitolato : « Una infelice iniziativa», fa le seguenti dichiarazioni che devono essere considerate come espressione del pensiero della.segreteria di stato pontificia intorno alle feste del 1911. Dopo aver detto che la notizia data dalle staffette promosse 'dal giornale cattolico siciliano appariva inverosimile, l'organo ufficialo del vaticano aggiunge : « Ora però che la notizia non solo è stata confermata ma che nello stesso Corriere l'abbiamo. veduta pomposamente annunziata e poi nei numeri susseguenti illustrata e magnificata, sentiamo il dovere di dire senz'altro chiaro ed aperto il nostro pensiero. Quello che noi pensiamo si ò che, senza pur voler contrastare al Corriere di Sicilia o a chicchessia il culto di certe astratte idealità patriottiche, l'amore per la patria o per la sua unità, pur tuttavia nell'animo dei cattolici, non può mai andar disgiunto da simili sentimenti il ricordo delle offese fatte alla Chiesa ed al papato da uomini che vi sono inesorabilmente legati e quindi il doveroso riserbo che ai cattolici stessi si impone di fronte a certe manifestazioni. L'iniziativa, pertanto, presa dal Corriere di Sicilia potrà sembrare ad esso, se cosi gli piace, una « magnifica prova di idealità e di ardimento sportivo ». A noi pare, più che un ardimento, una temerità e anche una sconvenienza per un giornale che si professa cattolico e perciò stesso sommamente infelice ed altamente deplorevole ». Cosi scrive l'Osservatore Romano proprio nel giorno in cui vengono posti all'indice Leila di Fogazzaro e le opere di Gabriele D'Annunzio. Ed ora attendiamoci una tempesta di polemiche e forse anche una scissione nel campo clericale di Palermo, dove ò arcivescovo attivo e combattivo un prelato lombardo, il cardinale Lualdi.

Persone citate: Fogazzaro, Gabriele D'annunzio, Lualdi, Pais, Paolo Mati Gentili, Vittorio Emanuele Ii