"Tremo per la mia colpa,, geme il piccolo rapsodo

"Tremo per la mia colpa,, geme il piccolo rapsodo "Tremo per la mia colpa,, geme il piccolo rapsodo Espia ~ gli impone l'accasa (Corte d'Assise di Torino) cpvup Udienza antimeridiana La parola al prof. Treves — dice il presidente non appena aperta l'udienza. Ed ii prof. Treves imprende subito a descrivere scientiiìcamente la psiche dell'Ala, illustrandone le curat-teristbehe impressionanti. Il iippvineito è un melanconico, un taciturno, ed « un suggestionabile, e disgraziatamente egli ,,viveva in un ambiente eminentemente suggesMonatore, e per mali consisti 'd'amici imprudènti e per letture, fantastiche. E' alterato nella .volontà ed Etterato anche nell'affettività'. Al■rftitensificazioiw di Questa affettività amorosa succedevano in luì ila depressione e;Jo scetticismo: 11 melanconico succedeva al' maniaco. la. passione obnubila le facoltà montali Più aiivete; quiando s'è anormali si hanno dei,.momenti di esaltazione, di •stupore..e dei veri stati epiiettoidi e di d'amenza, acuta -transitoria. Ricostrtitwi la figura psicologica veramente singolare dell'imputato, chiede l'applicazione, iier criteri pratici, dell'art. 47 del C. p., e cioè la' semi-imfermità, e non l'infermità totale di | mento, per quanto rigorosamente e seieniifìcamente esatta sarebbe l'applicazione:dell'articolo 4G C. p. ... Perito di difesa, egli fa una critica .minuta delle affermazioni dei .coilleighi di Parte civile e di piubblica accusa, contestando che di giovinetto omicida non abbia avuta inibizione alla sua idea omicida, che eia una vera idea fissa : conviene con gli altri periti che Ala è eimeens«imo: e fa notai\e che questi ha stvri-.to un memoriale che è il più terribile atto/d'accusa ■contro di lui. e nel quale egli ha affermato npi ,mnrin nifi assoluto la preineditamone:_^la tazione pazzesca che è la mamiesta2ióne"T>Tù chiara della sua idea deliranite; pron'a sicura ed toefutabìle della mentalità alte/rata, non delia criminalità dell'accusato. Non.- è trascurabile in questo caso l'elemento dell'alcool, perchè proprio quella volta fu la -prima ciie Ala, astemio, bevve del vino. Dopo l'esame critico delle perizie avversarie, il itrotf. Treves rimane ferino nelle sue conclusioni, negando one un passionale possa, se non in certi cosi, diventare recidivo. Il prof. Carrara riprendendo la (parola, confuta l'affermazione che nel caso' dell'Ala si tratta di demenza acuta transitoria: mancano i segni fisici d'isterismo epilettico-: e non bastano delle anomalìe isolate per alterare o togliere la responsabilità penale. La leggo esige una forma di alterazione mentale più «rave. Conferma la sua diagnosi psichiatrica di un passionale nell'Ala. • Ed in base a questa sua diagnosi esclude la premeditazione, che nei passionali è una neoessità psicologica, ma esclude però anche Ja semi-infermità, che il'perito deve ripudiare dal lato medico, ma che l'avvocato può 'legittimamente ritenere, unendo agli elementi medico-legali tutti gli altri elementi psicologici e sentimentali risultati! dall'indagine processuale. Il prof. Treves controreplica, facendo giustamente un appello, tra tanto battagliare di scienza, al buon senGo pratico ed umano. ■Un giurato si alza e dice: — SuJJa psiche dell'Ala siamo illuminati : su anello che non abbiamo sufficienti delucidazioni è sull'uccisione del Barit-eilo. 1 signori periti, come medici, possono dirci, dai dati dell'autopsia e dai memoriali, quale delle due vittime fu prima ferita'.'... Il Presidenta fa notare che ci sono due ipotesi: un testimonio crede che fu prima ferito ól Bari-teli0: il maresciallo dei carabinie, ri crede invece che l'Ala abbia prima puntalo la rivoltella contro la Oatterina. L'autopsia stabili che la ferita del Baritello è ail secondo spazio intercostale, ed il proiettile nel corpo segui un corso discendente. I professori Treves, Carrara, Ostorero, dichiarano di non avere dati sufficienti per dare un giudizio sicuro. Il prof. Treves crede, però, che se l'Ala era in istaio di demenza acuta, transitoria, non ha alcun valore la constatazione se egli abbia prima, puntalo l'arma contro la viola 0 contro il Baritello, per ricercarne le intenzioni omicide. Avv. Pavesio: — Lei può escludere nell'Ala la volontarietà di uccidere il Baritello? — Ho esclusa la volontarietà por l'uccisione ! della Viola, tanto più la escludo per l'uccisione del Baritello. P. M. : — Ria come può escludere la volontarietà, se ritiene l'Ala soltanto semi-infermo di mente?... Prof. Treves: — Io ho detto che solo per criteri pratici sono venuto alla conclusione della semi-infermità: Ala non è tipo da manicomio:: ma ha agito in istato di demenza acuta transitoria. A domanda dell'aw. iRiccio il prof. Ostorero contrasta a questa conclusione del perito di difesa. credendola contraddittoria. Gridi d'anima La Difesa presenta due lettere che dal carcere Ala hajscritto ai suoi genitori. Esse sono ribbócanii d'affetto e d'una tenerezza commovente. Parla .con rassegna zi oh e dell'espiazione per il suo (delitto, dei suoi sogni ««franti, ma senza rettorica e con profonda squisitezza di semimemi: i Concetti sono (elevati. Non la pena ma la colpa gli riempie l'animo di terrore. Fa proponimenti di redenzione per la sacra memoria della fanciulla che egli ha ucciso per un amore disperato. Nello lèttere che il giovinettóiia scritto nel carcere .prima d'avere frequenti colloqui cogli avvocati, e la cui autenticità non può in nessun modo essere messa in dubbio. Stefano Ala lia raggiunto accenti profondi di angoscia e di sentinwiiito. Vi si sente l'eco dei singhiozzi. « State pure corti — egli scrive fra l'altro ai genitori — clic i! coraggio non mi mancherà mai. L'ora del giudizio «si avvicina ed io l'aspetto senza tema. Se vi è qualche cosa elio mi faccia paura non à certamente il castigo, ina la colpa. Ma il mio cuore mi dice che ào sono più vittimiti che c il novale, quantunque il mondo mi esecri. Ria voglio ancora usci!'' di qui. e coi gioriu che mi rimangono da vivere riscattare la colpa della mia sventurata gioventù: redimermi affli occhi di coloro che mi malediremo, provane al mondo che io non cobo ciò che mi crede. Per questo ho bisogno comwrfo. e coraggio avrò. Non tao ancona potuto avere 1 ■libxi, ma non potrò leggerli qui. li porterò meco alla ' "oa ad -al tri «tao ito ancora ; a casa. Diciasettenne, il cuore tranquillo, pieno di coraggio e di buona volontà, mi trovai dinanzi ad una strada: la (Strada del sapere. Una .moltitudine di gente "la percorreva, e tra essa riconobbi alcuni .amici. Invidioso di essi, volli soguiiii: la strada era .erta, od era lunga, io era ineschino meschino, ma pieno di buona volontà e di coraggio, od essi solo aseoltando. risolutamente m'incamminai. Avevo fatti con succoso alcuni passi, allorché incappai in un laccio. Un'altra strada misi presento, bolla, piana e cosparsa di fiori. Amore mi aveva incatenalo e mi trascinava, ed io fui 'incapace a resistergli. Ma. ahimè, spine aguzze ed avvelenate sì celavano sotto quei Pori, le quali, penetrandomi nella carne, mi facevano soffrire indicibili tormenti. « Invano tentati di tornare indietro : iniplaca.to amore mi trascinava. Un abisso mi si presentò nel mio accecamento. Credei in esso la salvezza, c vi precipitai. (Rivedo ora l'antica strada, più bella ancora per la rimembranza dei lieti passi in essa (fatti; vorrei raggiungerla, ma l'abisso è profondo, ed a meno che iddio non m'aiuti, poca speranza ho di uscirne, aia anche qui posso studiare. Babbo, tue veleni principali 6ono nel popolo: il tabacco, l'alcool e l'ignoranza. Due li ho vittori osamente combattuti, ad a lottare col terzo mi accingo. Esso è formidabile, ma se non mi sarà dato il riportarne la vittoria, ch'io non abbia almeno a rimproverarmi di non aver l'atto il mio dovere, di non aver fatto il mio possibile, di non aver lottato lino alla morte. Ricordo quel detto di Franklin: 0 Si queiqun vous dit que vous rauvez vous éle^i9A"^W&ffi?so^ i libri che ti chiederò: non negarmeli. « ...Accecato dalla passione, non vidi il bene che voi avete latto per me. non vidi gli sforzi vostri per la mia felicità, fui egoista; ed ora. quando ho disonorato il vostro nome e dato il più gran dispiacere, voi, invece di maledirmi, mi tendete amorosamente le braccia. Voglia iddio che dopo scontata la pena, libero, possa precipitarmi entro a quelle vostre bracci a. Ah! si, per voi unicamente io vivo, per voi. che tosto, sì male ricompensati delle vostre fatiche. Fatevi coraggio, e pensate che un giorno forse ci rivediamo ancora in questo mondo. Io però non dò più poso a nulla: vanità della vanità: tutto e vanità. E tu. 'Plorino, fratello mio, non lasciarti tentare dall'amo in cui fui preso io. pensa per me ai nostri genitori, aiutali, fa lori) coraggio. Vorrei leggere la Sacra Bibbia; leggo puro, il libro che mi hai portato, e che in special modo mi hai raccomandato, e mi stupisco di non averlo mai letto mentre lo tenevo cosi vicino: ni a ad ogni passo è. oliata la Bibbia, e perciò la desidero, sento il bisogno d'immergermi in quella santa lettura: portatemela... .■ ... In una scatoletta, nell'armadio, vi sono due fiori (se già noti mi sono stati sequestrati!. Una viola di-l pensiero ed una rosa. Vi prego ardentemente di conservarli: sono quanto mi resta di queliti disgraziata Caterina... ». L'uditorio, fitto ed attento, ha ascoltato con commozione viva la lettura di queste Ietterò di un'anima dolorante. Udienza pomeridiana L'avv. Riccio dì Condove apre la serie di arringhe, l'orse per dimostrare vero il detto insolente sua arguto di CrebLHon, che la parola sarebbe iinelc per le donne, se invece di essere vespe fossero api, una fo£a a-icora più numerosa di signore è venuta a presenziare questo torneo oratorio in cui si palleggia tra disqui.sizi.oni uriche, scientifiche e giuridiche l'anima del giovinetto omicida. E pure ammesso, 11 dispetto di Crebillon, che lo signore siano api e non vespe, non saprei qua! succo esse potranno trarre dai liori oratori d'un processo sia pure il processo d'un passionale. Altri dori dovrebbero piacere alle donne. L'avvocato Rìccio di .parli- civìie, muovo ii primo passo nel cammino d'accusa, prendendo per viatico molta arguzia. E premesso ch'egli nella sua arringa non lascierà intromettersi i.è il signor raptus, riè la signora melanconici, e la signora demenza ti-ons'itoria, personaggi già pregiudicati per la coscienza popolare e che l'oratore vorrebbe vedere arrestati per ordine pubblico, tratteggio la figura dell'Ala come quella d'un cupo c volgare amatore vendicativo... Mfditò questa vendetta e della sua preparazione materiale si compiacque come di una opera nei.-essaria. Egli dunque non è un pazzo, ma un malvagio. E la sua intenzione fu precisa e di colpire entrambe le vili-ime. 1 colpi furono sparati con sicurezza 0 tirando su ogni volta 11 cane dell'arma. La mente ara fredda ed il proposito forino. L'oratore chiede un verdetto di completa responsabilità contro il giovinetto assassino. La requisitoria Tempesta d'amore scatenatasi nell'anima di un fanciullo -- definisce l'oratore della legge cav. Facchinetti — il terribile dramma — ina amare egoista c quasi feroce, che è il rovescio del vero amore latto d'abnegazione, di sacrifici. E con «inolia temperanza di linguaggio, che assieme all'eleganza dello stile è una caratteristica dell'oratoria di questo valoroso rappresentante della legge, tratta il grave problema psicologico delia causa, prendendo come prova della responsabilità dell'Ala il suo stesso rimorso sincero, rimorso che potrà impietosire alquanto i giudici verso d, lui, ma non potrà farlo credere no un dèUnquente nato, nel (inalo manca sempre un sentimento morale, nè un pazzo, no! quale è completa l'incoscienza dell'atto compiuto. L'oratore sullo questioni generiche s'attarda solo alquanto a considerare la volontà nell'Ala di uccidere U Baritello. Prova di questa volontà sono lo minaccio contro il disgraziato giovanotto, ed I tristi pi-esentment di cositi. In quanto all'Ala, il cav. Facchinetti lo ritiene un passionale. Ma non perciò egli deve essere ritenuto un irresponsabile. Egli non ha saputo frenare la sua passione, che se pure nobile, 6 funesta. La passione dal codice non è ancora ritenuta per sè stessa una forma morbosa e di infermità mentale. L'oratore fa una critica minuta della perizia di difesa e del memoriale dell'Ala, ch'egli crede il giovanetto abbia scritto col proposito e Jo scopo di ptesaaiass ia figura di Caterina Viola in modo favorevole per lui e di avvivae il giudizio dei giurati verso la semi-infermi, tà montalo colla descrizione di strambe manifestazioni un po' morbose. Secondo l'oratore, Stefano Ala per ila sua deflcenza morale sì accosta più ad un criminale nato che ad un pazzo. Nega che abbia agito per suggestione d'ambiente e di lettme. Abbandonandosi anch'cgli ad un'analisi psicologica sottilissima, pesa con la bilancia da orafo l'anima del giovanetto imputato, sebbene il pesare Vanima di un uomo sia opera forse oltre il sapere ed il potere degli uomini. Ma con temperanza ed umanità che fa sempre onore anche ad un pubblico accusatore, non escludendo la premeditazione ritiene che essendo il delitto passionale la premeditazione possa anche essere negata, il che vaTrà a mitigare la grave pena ch'è conseguenza del terribile delitto commesso dia Stefano Ala. I giurati potranno versare insieme ai difensori una lagrima su d'una giovinezza da una veemente passione schiantata: piange anche il cuòre del pubblico accusatore che è cuore d'uomo: ma i giurati non potranno perdonare ad un passionale che ha commesso il delitto per egoismo... Togliendo dal verdetto la premeditazione, la pena che ne deriverà, secondo il P. M., sarà giusta espiazione che incamminerà lo sciagurato giovinetto per quella via della redenzione che egli Invoca e si propone, e che il pubblico accusatore gli augura di cuore. E con questa ideale (ahimè, molto ideale!) visione di un carcere redentore d'anime cadute e vinte prima dalla colpa e poi dal rimorso e vivificatore di sane e buone energie umane, si chiude l'udienza, e le signore, che hanno lagrime negli occhi belli, sfollano lentamente l'aula, mentre il piccolo detenuto rimane quasi assorto in sè, senza luce negli occhi e senza moto di labbra. CINI. CrgmdectssdamivgelsmptlrddntLggtt

Luoghi citati: Carrara, Condove, Torino