L'ostentata indifferenza di Erricone nel confronto con Abbatemaggio

L'ostentata indifferenza di Erricone nel confronto con Abbatemaggio L'ostentata indifferenza di Erricone nel confronto con Abbatemaggio Ci O calunniatole, o spiai,, " O lot*d, o straccioneI* (Per telefono alla STAMPA) j l a l o i e e i e a l a n i i a l a Viterbo, 18, sera. Oggi vi sarà il confronto tra Abbatemaggio ed Erricone. La richiesta dei biglietti d'ingrasso per i posti nel pretorio è stata numerosissima. Tra i difensori, quasi tutti _al completo, si notano l'aw. Arturo Vecchini, e della parte cavile l'avv. Romualdi. L'udienza è aperta alle 9,30. Parla Erricone Abbatemaggio va a sederai f% «olito posto ed Erricone gli- sta dinanzi, quest'ultimo è accompagnato dai carabimieni. Presidente ad Abbatemaggio: — Riassumete le circostanze di fatto ciie esponeste contro Erricene Alfano e non interrompete; Alfano ha un carattere un po' irascibile. — Se non m'interrompe lui, non lo interromperò to certamente. . Erricone: — Ho un carattere irascibile contro chpfcerca di calunniarmi,, ma so rispettare la maestà della giustizia o voi, o signori giurati. Ed ora desidererei sapere dal signor Ab batemaggio quando il maTesciallo Capezzuti firmò il rapporto, che contenewa la sua dichla- Abbat«2m aggio : — Il rapporto non fu armato, e questo si può constatare. Alfano : — Desidererei sapere dal signor Abbatemaggio se il maresciallo scrivesse testualmente le parole di Abbatemaggio e se rilesse il verbale a costui.. • —:sNo — risponde Abbatemaggio. • — Mi premerebbe sapere, continua Alfano, se quando il giudice istruttore chiamò Abbatemaggio, questi si limitò a confermare il verbale, oppure fece nuove dichiarazioni, — Feci una.nuova dichiarazione — risponde secco Abbatemaggio. Piresidente ad Abbatemaggio:' — Cominciate allora diall'epoca in cui conosceste Enrico Alfano, che, a taie proposito, vi sono alcune contraddizioni. Abbatemaggio risponde di aver conosciuto Aliano qualche mese prima del delitto, al caffè Forti unto. Alfano, parlando con calma ostentata, ribatte di aver conosciuto Abbatemaggio in occasione del noto prestito ai fratelli .Massimo e del conseguente pignoramento deilla carrozza e dei cavallini. — L'affare gli fu proposto da Gennaro De Marlnis, ed ebbi occasiona di conoscere Ab: batemaggio al caffè Fortunio. De Matìnàs ma disse che Abbatemaggio erra una .persona adatta all'affare e che poteva trattare col Massimo. — Io dissi ad Abbatemaggio - continua Alfano - se voi mi farete l'affaire dei cavallini, io vi farro un bel regalo. Mi interessava di concludere l'affare, perchè cosi mi sarei riprese le 600 lire che avevo imprestate al Massimo, denaro che non ero riuscito a riavere; ed Abbatemaggio s'interessò della conclusione, quel povero giovanotto ! — Non vi offendete, Abbatenvagglo, so vi chiamo -povero giovanotto. — Non mi offendo, dite pure. Ed Alfano senza raccogliere l'Interruzione: — Non vi offendete, perchè la miseria è onorata e non offende alcuno. Disonorevoli sono i ladri, le spie... e i camorristi!. — E gli assassìni — completa Abbatomagguo. — Sono disonorevoli — prosegue Alfano 'sempre non raccogliendo le interruzioni — coloro che interessatamente dicono cose non vere. Io ..— ------ — „.„„„ „ __„- - sono figlio di ™ povero Pan*tti^ e collana. abilità mi. formai qualche migliaio di .lire. MO;i- i a & ^ » a a l a . , a o a o a e e e i n i ti gran-di furono figli di ciabattini "e perciò non offenderti, Abbatemaggio, della tua passata miseria. — Non mi -offendo —- dice Abbatemaggio. H— l*-U_C»—.k«lj»««...,.__ _,- Erricone prosegue a ipairlare dell'affare, ncondflindo di essere stato assiduo frequentatore del Gambrllnus. — H Gambrfn.HS, signori giurati, - prosegue Alfano - è frequentato da deputati, senatori da con&igiliierl di Cassazione, da presidenti dì Corte d'Assise e (la persone notissime. E tutti questi camorristi - soggiunge Erricone frequentavano il Gambrinus. Dopo le dichiarazioni di Erricone e di Abbatemaggio il presidente constata che la conoscenza di Abbatemaggio rimonta al 1905. Abbatemaggio continua a parlare di varii fatti riferentlsi al processo. — Al Gambrinus, De Marinis ricorda benissimo, — osserva Alfano, — di aver ricevuto delle lettere da Arena in cui si lamentava del domicilio coatto di Cuocolo. De Marinis si raccomandò a voi ed a Rapi. Presidente ad Abbatemaggio: — Le lettere di Arena vi furono mostrate? Abbatemaggio: — No. — Mettete subito a verbale — dice Arena. Abbatemaggio dice: — Alfano quando seppe delle lettere di Arena rispose:. «Che si è messo in tosta questo Arena ? Stia per ora al domicilio contto, quando uscirà farà quello che crede ». Aitano ad Abbatemaggio: — Ditemi, Gennaiiiio, quando avete conosciuto il Cuocolo? — Lo conoscevo di vista. — Ed allora come fate a conoscere l fatti di Cuocolo, come sapete che Cuocolo era un basista ? -- Io l'ho saputo da alcune persone — Ma da chi, — grida con voce stridula Aitano. — Non lo so, — risponde. Tuttavia Abbatemaggio non si dà per vinto. Ma lasciamo andare, — dice ad Alfano, — parleremo poi. Non dubitate che a suo tempo dirò tutto. Aitano tuttavia si alza e si volta ai giurati e dice: — Non vi meravigliate più degli altri, signori giurati, che là furberia dl Abbatemaggio, la vanità di un maresciallo e l'arte fina di un magistrato hanno portato in questo processo tante persone innocenti. Io sono accusato e debbo difendermi; sono reo dl reati che non disonorano, coatto si, ma non altro. Abbatemaggio interrompe. — Zitto! — grida Alfano: fra me e te passa una grande differenza. Presidente ad Alfano: — Ma dunque, che cosa avete da dire sulle lettere scritte da Arena dal domicilio coatto? — Io dico che per ino è un sogno delle Mille e una notte, quello che sta dicendo Abbatemaggio. Nella prima dichiarazione, Abbatemaggio parlò di me- e ili De Marinis, e non fece nnrole di quel disgraziato, — ed accennu al Rapi. Abbatemaggio — Qui ti volevol Alfano si ferma un momento, poi prosegue: — Tu sei un disgraziato ed un infelice. Di fatti — prosegue — quando si ordina un supplemento d'istruttoria ed il processo viene affidato ad un degno magistrato, chiuso come una tomba, quando i giornalisti non possono avere più notizie del processo, all'ora il disgraziato tace. "— Mi venne la febbre — dice Abbatemaorcio. — Già, ci vuol poco a fare venire la febbre, — dice Alfano. — miraglio sotto il braccio. Abbatemaggio ha fatto ciò da buon furbo. « Era venuto il tempo del terrore, i carabinieri si davano d'attorno per trovare i preparatori del delitto; e quando si vide che rlall'istruttorio questi non risultavano, allora bisognò crearli. Abbatemaggio, accusalo intanto, sostituisce quei nomi dei rei, che s'ignorano, o che a lui non conveniva, con i nostri nomi povero infelice! povero ragazzo! povero gonzol — Ma se noco fa hai detto che sono un fui bo, come mi tratti ora da gonzo? "Hai accusato degli innocenti !,, — Tu hai commesso i furti, — prosegue Alfano. -- e poi hai accusato degli innocenti. —- No, no; io ho detto tutto nell'interesse della verità; che voi chiamiate innocente Arena è troimo. — SI, è innocente, — dice Alfano, — e mi fa proprio compassione che un uomo buono, innocente, sia accusato cosi crudelmente. Arena — Sì, sono innocente n lo proveremo. Alfano — Lasciamo andare, vedrai, caro Abbatemaggio; che lo proveremo. — Ed ora passiamo al Rapi — dice Alfano, — che hai accusate dl complicità nei furti. — Senta. Abbatemaggio, ricorda di avermi accusato di nitro reato oltre al delitto Cuocolo? Non si ricorda delle 50 lire? — Di quale 50 lire, intendete alludere? — risponde Abbal«un/M(gio sorridendo. — <M»«?&. ^iaadzemilpt o i o o o e i - , e , e te o o e : a . , e , l . o o — continuando. — voi vi siete recato in casa di Luigi Cocozza per avere parte della refurtiva di un furto che si era consumato. — Ma se Cocozza lo nega. Abbatemaggio dice poi come nella seconda lettera dell'Arena al Rapi, s'impose, ed Alfano e De Marlnis accondiscesero, ai voleri del Rapi; ed allora Erricone disse : « si farà tutto ». ; Erricone al solito, dà In una grande risata e: 4 — MI fate proprio pena. .pQui il Rapi mostrò la necessità di uccidere Cuocolo ed allora si disse che non era cosa da studentelli o di giovanotti inesperti, ma che per operare erano necessari dei camorristi, degli uomini della mala vita, e quindi s'incaricò Di Matteo dell'affare, :• - Presidenteuiad Alfano — Su questo punto che cosa-avete^da dire? Alfano1—VA tale proposito Abbatemaggio ha cambiato troppe volte ed ha dato due versioni. Quando si 'accorge di. non poter essere creduto, allora cambia rotta. — •Abbatemaggio afferma che nella seconda lettera, noirsolo si < parlava di Cuocolo, ma a. - ò - e ì i e è l o i a . — o a — Dicchi 7 Fa pure il nomo ;- —'Già, e poi si viene all'altra versione, povero disgraziato I — Non' è vero, la versione è stata sempre una! A smentire Abbatemaggio intervengono anche i difensori degli accusati. — Del resto, — dico Alfano, — tutto quanto 10 affermo risulta dagli atti. Si sospende a questo punto l'udienza, e alla ripresa il presidente dichiara Che dagli atti risulta che nella prima dichiarazione Abbatemaggio ha asserito quanto sosteneva l'Alfano : e Cloe che si sarebbe parlato, oltre dl Cuocolo, della Cutinelli. " 0 comparino tuo „ Continua il confronto tra Alfano ed Abbatemaggio, ed a questi 11 presidente dice: — Dunque, nella seconda lettera voi avete affermato che si parlava anche della morte della Cutinelli. — (Ma questo non risulta dalle mie dichiarazioni, — risponde Abbatemaggio, — ma dal verbale del maresciallo Capezzuto, che fortunatamente verrà a deporre. — Sta 'bene, — dice Alfano, — del maresciallo o' comportilo tuo! Se non sbaglio, il maresciallo è un pubblico ufficiale, ed allora 11 falsario sei tu. — Tu sei uno spudorato — dice Abbatemaggio. Dagli accusati si parte un grande mormorio a queste parole, e Desiderio, con voce baritonale, urla: — E' recito che un vile accusatore offenda? Presidente: — Tacete voi, che Alfano si sa difendere senza del vostro intervento. Presidente ad Abbatemaggio: — E cosi voi siete andato a chiamare Di Matteo? — Sissignore. — Dl, Abbatemaggio, — dice Alfano, — non è vero che nella tua cella hai una copia del processo? — Non ho il dovere di rispondervi. — Ma è inutile — dice il presidente — fermarci su ciò; anche gli altri accusati hanno delle copie del processo. Aw. Sorrentino : — Ne abbiamo solo due copie, e ci sono costate circa 800 lire, e queste due copie servono per tutti gli accusati. Dagli accusati si domanda ad Abbatemaggio : — Non è vero che ti sei fatto fare la copia del processo coi denari del Fabbroni? Il presidente interviene ed impone a tutti il silenzio; apondére su- qutìstóT pùnto! ' " — Ma tu credi — dice Alfano — di parlare a aet gonzi? — Questo poi no. — Sì, tu credi di parlare con dei gonzi; dopo aver letti tutti i verbali di confronto, te ne vieni qui a fare la bella figura di volere dire la verità e di possedere grande memoria. Aitano poi spiega lungamente la topografia della Galleria e di piazza San Ferdinando di napoli, e dimostra l'impossibilità che in luoghi cosi popolosi si potessero tenere dei conciliaboli di camorristi. Abbatemaggio ripete le sciite accuse e parla del tribunale della camorra, dove si è deliberata l'uccisione del Cuoco'-- e come su proposta cUl Morra, si è deliberata quella della cutinelli. Grida di protesta degli accusati, alle quali si aggiungono le proteste dei difensori. Ad un certo punto poi Abbatemaggio accenna alla grande astuzia di Alfano «k,£J vehe! T <dlce A!fano' ~ Sono tanto astuto, che mi trovo in carcere da tanto tempo. Per fortuna che le tue accuse non hanno alcuna base logica, e non hai documenti, nè testimoni per provare quanto affermi Io dunque, per accontentare Rapi avrei commesso un duplice omicidio? Qui, caro Abbatemaggio, bisogna parlare chiaro O tu sei un calunniatore, o una spia venduta. L'unaì» laltra cosa disonorano. 11 calunniatore e la spia sono disprezzati dalla società civile Abbatemaggio: — Io non sono nè un calunnoatore, nè una spia. " v-"'u" *i 7 N.0' se- 0 r!100 0 ''altra. In questo dibattimento signori giurati, vedrete se io sono l'assassino o l'assassinato. — I signori giurati vedranno se io sono un calunniatore; io ho detto la verità Allei .Tdfenza" è &niat°re. osarlo. Udienza pomeridiana I cavalli del Massimi Mai come oggi, si sono veduti il pretorio e ionia, affollati. Assistono moltissimi stranie• Quando 'Erricone e Abbatemaggio risalgola pedana, gl'i sguardi di tutu si volgono luucid, iiuii-suiu Di1 variava ut uuuvuiv, m«. anche della Cutinelli. Poi, la pastetta è cam- biata ed è comparso il-maresciallo Capezzuto e si.iébbe l'altra versione di chi tu sai....l ni no specialmente sui primo." Proseguè"ji''conftoTto fra Abbatemaggio e Ewicone. Abbateuiaggio contLn'ua parlando delle riunioni camorristiìche temute ai Uagnoli a indette da Fucci, O' Gasussaro. Alfano ascolta attentamente il suo accusatore senza battere ciglio. Abbatemaggio sostiene che in un certo giorno, e proprio il 24 maggio, Erricone, il povero Erricone non aveva più intenzione di acquistare 1 cavalli del Massimi e che egli, Abbatemaggio, allora propose 1 acquisto della pariglia a Di Domizio e a Esposito. Essi andarono a visitai'© i cavalli u maggio e offrirono al Massimi cinque o'seicento lire, c cosi 1 affare non fu concluso, Di Domizio od Esposito narrarono tutto ad'Alfano che avrebbe pensato di acquistare lui t cavalli, proprio il 26 maggio, quando cioè si era stabilito la soppressione dei coniugi iCuocolo. Abbatemaggio Si dilunga molto a ri- fea'ire le pili minute circostanze del contratto di pegno stipulato fra Alfano e Massimi in- si mi andò il sospetto che l'acquisto avvenisse'soltanto dopo il banchetto al Bagnoli. I Presidente (a Alfano): — che casa avete da dire a proposito de! banchetto ai Bagnoli e del- icl'acquisto della pariglia? e— Abbatemaggio dice di non aver avuto io'^intenzione di concludere l'affare col Massimi ;^e dice cosa non vera. 1Erricone ripeto che quel signore (Abbate- !_maggio* a nome di De 'Marinis andò a cer- mcario in Galleria .per proporgli l'affare Mais!-! mi e che fu allora che coAobSe quell'indivSiuo i^(alludendo a Abbatemaggio), e aggiunge di aver avuto sempre intenzione di concludere il!-mutuo nftr Ticntraro in nn«M«> "a-' 1 r^TXnrS possesso del suo de- ; min iifm,, nAo-D „1A u , iit »K'.mlha Qaffermato Abbatemaggio Na^ E„^ni,r*.?loe Abbatemaggio - mi ha qdato anche del tu, e ip non me la prendo. (f— Egli può dire.quello che vuole: gli sprcz- ' czimenti devono essere fatti da uomini onesti ì e non da lui. i v— Sono onesto come te — ribatte Abbate-1 gmaggio. I — Lascia andare, con te non si discute. Se 1 qio avessi saputo di aver a che fare con un ] ladro, non avrei trattato con Abbatemaggio fper l'affare Massimi. Abbe.temaggio ricomincia da capo il raccon- cto «lo.la vendita precisando le circostanze. ' contraddicendo ciò che ha detto Alfano circa l'enumerazione di coloro che sarebbero discesi dal tram di San Ferdinando, e cita anche Fuo ci, Desiderio, DI Comizio e Bortolotti, Questi grida: Sorda! Abbatemaggio, di rimando: MammaiCLf Bortolotti dichiara che risppnderà, accennando sempre alla sorella.deU'accusatdxe, ogni volta che questi- lo nominerai t Ma Abbatemaggio insiste; Bortolotti rapettf l'insulto, e la scenetta finisce allorché il' pre* sidente .impone loro il silenzio. Abbatemaggio conferma che fu solo ad es-j sere presente alUatto di vendita dei cavalli ei della carrozza, in contraddizione eoa Alfano. ì Presidente : — .Passiamo oltre. -4 Abbatemaggio: — Alfano disse che ai Ba-i gnoli, di fronte all'osteria Coppola, vii era un», caserma di carabinieri. 1S' falso, e nemmeno èr vero che vi fosse .una caserma di guardi» di P. S. 4 A richiesta del presidente, Abbatemaggio rw " > efie, oM spendo il nome degli esecutorio die© tre alle quattro persone che erano ans se ne scelse una quinta, che fu Sorrtioo. Le confutazioni di Erricono —- — ----- - , . _^»t*«tJ»*tó( tre alle quattro persone che eranojonalfabetiir/. " j . Alfano: — Ciò che dice Abbatemaggio. sonò aTnVSricanate, a cominciare dal tribunale dellai camorra. Io conosco 'meati della mala vita, cho fanno la spia, e potrei citare .Parlati Antonio-j Ora, se davvero esistessero i tribunali dell» camorra, di- Parlati sopratutto non vi sarebbero neppure le ossa. Se io avessi parlato ali Bagnoli di nn delitto cosi grave, chissà quan« ti commensali ne avrebbero parlato, chi con tà moglie, chi con l'amante, denunziandomi, tjj poi, io. ohe sono conosciuto a Napoli, sopraj tutto alla (polizia, mi «aired posto a parlare al « Fortunio » con 4)1 4)oimiz.lo e Morra, conosciuti più di me dalla P. S.? Po'l, ta questo Caffè « .Fortunio » sempre avveniva che allo stesso tavolino sedevano persone estranee. l-\ noltre vi è sempre la squadra politica. I con* vegni, Abbatemaggio avrebbe dovuto farli teJ nere alle 'Fontanelle, come è scritto ned ro-' manzi del MasHriani. Ebbene, descriva un po' come avviene rinvestlitura dei camorristi. Abbatemaggio: — Quando tu converrai di essere camorrista.. ' Alfano descrive 'l'osteria dl Coppola al Bagnoli, dimostrando l'impossibilità di tenervi uni banchetto. Ci vorrebbe una tavola lunga do-j dioi metri, e come si sarebbe fatto a parlare T.j Ci voleva uh telefono. E poi, dice che i can morristri investitii debbono fare la « zompata * e ferirsi in un cortiletto di un palazzo popcw larissimo. Abbatemaggio: — Posso parlare? Mi coni-, piaccio dell'arringa ohe ha sfatto AUano circa] l'osteria di Coppola. fPer la « zompato » ti ser-i virei, se tu accettassi di essere camorrista. A — "Se lo fossi, ilo direi. 1 — E io'non ti posso servire. ■ Alfano domanda ad Abbatemaggio se ha< letto i « Miserami» » di .Victor Hugo. Abbate-1 maggio risponde di sì.' J Alfano: — Hai letto ohe quei personaggi! parlano il palois Avv. Lioy (suggerendo): L'argot. Alfano: — .Io dico dl patois. \ Abbatemaggio: — Ebbene, io parole ch«ì non capivo, le saltavo. Alfano: — E sai che cosa è il gergo. Abbatemaggio : — Io ti servirei su questi affare, se tu accettassi di essere camorrista.. •Avv. Bovio: — Si sa che il gergo esiste e vii è un vocabolario del Maradiellì-. ; Presidente: — Quando vorranno i funzionari, sentiremo. Avv. Bovio: — Saremmo ingenui se aspet* taissimo a far rispondere Abbatemaggio anchai doni ani. ..Avv. iSivlnmmitì' — Io fo lima. HnrnaJlda Rne*» ciffca: desidero sapere da Abbìatemagglo sei nei convegni ripetuti al Vicolo Botto San Car-J 10 e al caffè « Fortunio » per organizzare il delitto Cuocolo si è parlato in gergo. Abbatemaggio : — Non sii è parlato in gergo. Avv. Salomone: — A verbale; dunque è inutile tutta la nostra discussione sul gergo, che, si usa nella camorra. Alle 17,30 si ha un riposo, e riprendendosi} l'udienza alle 17,45 si continua nel confronto, Alfano chiedo ad Abbatemaggio: — Conoscevate Giovanni Sannicola — No. — A verbale, dice Alfano. — E voi — chiede Abbatemaggio — cono^ scevate Pasquale Esposito — Si. .] — A verbale, dice Abbatemaggio. E sentite, '. continua Abbatemaggio, Gargiulc lo conosce^' vate? i — No. 1 — A verbale, — dice Abbatemaggio, e poti domanda ad Alfano se il 4 o il 6 giugno] usci in carrozza. Alfano risponde affermativamente e Abbate maggio prosegue a narrare tutto quello che si fece prima e dopo l'uccisione dei coniugi Cuocolo, e afferma di essere stato sempre al corrente di ogni cosa. Alfano rileva che solo in, un secondo interrogatorio Abbatemaggio con-' venne che Bapi non era a giorno del delitto] da compiersi. Solo più tardi Bapi diveptò ili mandante principale o quando vide che l'accusa non si poteva sostenere colla sola ver-, sione delle Ietterò di Arena. I Abbatemaggio — Il 3 giugno Alfano vide De. I Marinis in Galleria? — E' falso assolutamente. Abbatemaggio — Il giorno 5 Iacovitti ha avuto ordine di attaccare 1 cavalli e farsi trovare per le 15 ai magazzini Mele. Io dissi al cocchiere che non sarei andato a Torre per disgrazia di famiglia. Iacovitti tornò due volte a casa mia con ordine di Alfano di andare a Torre. Alle 15 la carrozza era pronta davanti ai magazzini Mele. Dove sta l'affare della cena, caro Alfano? E Abbatemaggio continua ripetendo circo-■ stanze già noie su quello che si sarebbe fatto 11 giorno del delitto, e nega di avere avuto una lira da Alfano, il quale si sarebbe recato, col fratello Ciro in tranvia alla trattoria di » Mimi » a Mare. — Tutto quello che ha detto Alfano, — con-, eludo Abbatemaggio, — è falso, e dirò poi per. che non volli recarmi a fare la scampagnata a Torre del Greco. Un vivace battibecco Bisponde Alfano, ripetendo quanto già ebbe a dire nel suo interrogatorio, e cioè che Abbatemaggio desiderava intervenire alla scampagnata e gli fece esprimere tale desiderio dal cocchiere Jacovitti. Siccome Abbatemaggio non poteva salire nella vettura, ebbe una lira per andare sulla tranvia, ma con una scusa si allontanò. Abbatemaggio — E' falso che mi abbiano dato una lira. Verrà qui Iacovitti a smascherare me e voi. Se avessi dovuto venire con voi, sarei salito nella tranvia con voi e vostro: fratello. Erricone aggiunge che verranno i testimoni a dire chi fosse Abbatemaggio: — Sentiremo se era un lord o uno straccione. No11 sarà slilt0 uno straccione, ma sapete clle cosa fcce Quell'individuo, che dice dl essere un signore? Appena io fui arrestato, ^1'68'0 farabutto corse alla scuderia e ven^ette tu,u 1 finimenti del Massimi. Che aveva ,1 consegna _~ Farabutto sarai tu, — grida Abbate- magfiio. ,A."ano tace,\ 1 s"01 0CC]M mandano lampi ^1,81"' ora » suo sguardo è veramente fe-: Alfano dice poi: — Io ho visto persone con ivoltelle in pugno venire contro di me, ma mi sono ribellato; nessuno si è mai azzardato a offendermi, senza che io non abbia reagito. Questo individuo mi offende ed lo taccio, Non nbituato a commettere violenze a uattro ore di distanza a chi mi insultò e mi ece prepotenze. Ho avuto sempre legato e hi ha fegato non può essere assassino. Presidente — Guardate Alfano che anche oi avete offeso Abbatemaggio, questi ha rea-i ito, — Lasciate andare, - uello che mi fu detto, Abbatemaggio nega dl aver commesso il urto di cui lo rimprovera Alfano. Intanto essendo le 19, il Presidente avverte ,le 11 confronto continuerà domani mattina. soggiunge Alfano, —