Le memorie del Mammalucco di Napoleone

Le memorie del Mammalucco di Napoleone Le memorie del Mammalucco di Napoleone La letteratura napoleonica, in Francia, continua ad imperversare con un c crescendo » allarmante. Potete giurare che sui tre volumi di varietà storica che usciranno domani sul mercato lihrario di Parigi uno, torse, vi ripeterà vita e miracoli di Giovanna d'Arco, gli altri due, infallantemente, vi parleranno per dritto o per traverso di Na intidsspoleonc primo. Ed in ogni qualunque nuovo'vvolume di marca parigina, vi si parli della tPulcella d'Orléans o del Prigioniero clijnSaut'Elena od anche delle nuove avventure sdi Zigomar, potete essere certi di trovarejggntRun foglietto colorato che vi annuncia l'imminente pubblicazione di un altro novissimo libro intorno a Napoleone : immortali accademici e scrittori di giornali, romanzieri d'appendice .e topi di biblioteca, da un Federico Masson ad un Georges Ohnet, quanti in somma, han dato ieri alle stampe un volume sul Bonaparte, ne hanno almeno un altro del genere in preparazione. Ma è proprio necessario avvertire che la maggior parte di questa sovrabbondante produzione libraria non è destinata a scoprire Napoleone, ne a* gettar nuova luce sull'epopea e sul mondo napoleonici? — che il più delle volte l'Imperatore e i casi suoi entrano solo di straforo tanto per giustificare agli occhi dei lettori un titolo altisonante è dar colore di storia alla più caotica fantasticheria? Volete spacciare un romanzo d'appendice alla peggior maniera dello Zévaco? Intitolatelo: € Pour tuer Bonaparte » e farete fortuna. Avete da raccomandare cento nuove maniere di cucinare le uova ? Scriveteci su : « Come mangiava Napoleone », e migliaia di persone vi leggeranno. Gli è che il pubblico — quello di Francia specialmente — si mostra tuttora insaziato di pietanze napoleoniche, e non guarda alle ripetizioni, agli oziosi rifacimenti, alle monche esumazioni, non torce la bocca ai piatti riscaldati, non sta a distinguere il documento storico dalle variazioni arbitrarie, e divora e legge con bramosia sempre nuova fino all'ultima pagina, pago di sentirsi rintronare nelle orecchie il gran nome, di rivedersi davanti agli occhi la magica figura del Còrso, d'illudersi di penetrare per un'ora nel mondo delle sue gesta e delle sue creature.... Qualcuno ha definito il fenomeno: a napoleonite acuta » ; ma conviene pure ammettere che il pubblico di oltralpe trae questo suo crescente delirio da una sincera inesauribile ammirazione per l'Uomo, che tutto volle e tutto potè, che al suo paese dette una nuova storia ed all'Europa un nuovo diritto civile, che ebbe da solo tutto l'imperio e il sapere e il carattere per cui una Nazione sta temuta e rispettata nel mondo, e che la terza Repubblica, per e sempio, non ha. Ed ora la letteratura napoleonica è andata a svegliare dal sepolcro di Dourdam quella buon'anima di Roustam Raza, affinchè narrasse in prima persona e nel miglior francese che sapeva, i suoi ricordi di Mammalucco dell'Imperatore. **# Ed ecco come parla questo Mammaluc co, sessantasei anni dopo la sua morte. « Il est né a Tiplise à la capital de la « Gorgi, -fis de sier R... Houan, nègotien, ne le.... * No, basta ! E' un modo, questo, di parlar francese troppo alla... mammalucca. Ci vuole un correttore, per non dire un interprete.... E Roustam ha trovato l'uno e l'altro in Paul Cottin, il quale ha ristampato, ■ senza nulla sopprimere, senza aggiungervi una parola, contentandosi solo di mettere a posto l'ortografia » il testo dei Souvenir» lasciati in una scrittura quasi indecifrabile dal Mammalucco e pervenuti al Cottin per mezzo del pittore Pierre Beaufen, il quale li aveva avuti dagli credi di M... B..., genero di Roustam Raza. Comunque, l'ottimo Mammalucco ha un modo tutto suo d'iniziare il libro delle prò prie memorie : sembrandogli troppo pue rile il dire: « Io nacqui, ecc.. », non osando darsi del « noi » come un Sovrano, se la cava scrivendo: « Egli nacque, ecc.. Nacque, dunque, a Tiflis, capitale della Georgia, verso il 1780 (ma questo ce lo dice Paul Cottin, che un Mammalucco non tenuto a conoscere l'epoca della sua nascita) da un certo signore R... Honan, negoziante E' con sì scarsa opinione intorno al padre suo, che Roustam Raza intraprende la sua carriera nel mondo, carriera dagli inizi di scretamente brillanti se è vero che dalla tenera età di sette anni a quella di dicias sette, il futuro cerbero di Napoleone, fatti bene i conti e tirate tutte le somme, era già stato venduto sette volte. L'ottava volta, tanto per emanciparlo e metterlo nella possibilità di provare un dì o l'altro la soddisfazione di vendersi per conto suo, non lo vendettero, bensì lo regalarono. Lo regalò al vincitore delle Piramidi, lo sceicco El Bekri, di Cairo, uomo dabbene e maomettano devoto, così devoto che non potendo dispensare i suoi servi dal recargli ogni mattina una bottiglia di vino e un'altra di acquavite usava al suo dio il riguardo di bere il miscuglio in una coppa di metallo affinchè non trasparisse, con scandalo dei presenti, l'equivoco colore del beveraggio. Nel manoscritto del Mammalucco, in una nota in calce, si legge: « Io vidi per la prima volta Bonaparte quando egli tornò da San Giovanni d'Acri. El Bekri marcia avanti a lui coi suoi Mammalucchi. Tutti i grandi personaggi con noi. Cavallo nero magnifico, tutto equipaggiato alla mammalucca. Effetto della prima vista : coperto di polvere, ansante. Stivali con rovesci. Pantaloni bianchi eamnir. Abito da generale. Viso abbronzato. Capelli lunghi e la coda. Niente baffi u. Al Cairo — racconta sempre Roustam — Napoleone vestiva qualche volta alla turca e'diceva che non sarebbe inai più tornato injFrancia, clic si sarebbe fatto circoncidere ialla maniera dei Maomettani, che si sarebbejfatto re d'Egitto, a Tutti erano contenti'di ciò: si aveva molta fiducia in lui, ma {ora per meglio ingannare i turchi ». Ed unigiorno, avendo egli accompagnato lo Sceicco a desinare da! Bonaparte, al nostro Mam- nialucuo fu offerto, forse da Uffèntt (Ron-! stani voleva scrivere Eugenio: Eugenio di ! Beauliantais) un bicchiere di champagne e poi un altro. « lo bevvi o lo trovavo Imo- nissimo. Mi sentivo addosso una gaiezzajstraordinaria. Facevo ballare il mio cavallo, riaccompagnando a casa lo Sceicco, come un j pazzo. Arrivati a casa, questi mi disse: | u Tu hai bevuto del vino, oggi, dal gene-ìrale? » Io gli dissi: « No, ho bevuto del j buono di Francia». Lui ini disse allora, che ero ubbriaco e ini minacciò di molti cólpi di bastone alle gambe. Ma io non a- vevo perduto la .testa c gli dissi: « Se voi avete l'infelice idea di farmi punire costinguMesstesclcsnsspnss alpa retaquptoio dirò a tutti che voi fate venire, ogni giorno, vino ed acquavite, che vi ubbriacate tutte le sere, e se voi non mi farete battere, io non dirò nulla, vi giuro sulla mia parola d'onore! » Lo Sceicco non lo fece battere sulle gambe. Quando Napoleone fece venire al suo cospetto Roustam Raza — il quale non doveva allontanarsi da lui che sedici anni più tardi, nel 1814 — il generale tirò al Mam-j nialucco gli orecchi e gli domandò: « Saii v stare a cavallo? sai dar sciabolate? » « Io,Mgli risposi: « Sì, ho sciabolato più volte' gli Arabi » e gli mostrai una ferita alla ma-' no. Egli mi disse: c Va benissimo. Come- ti chiami? » « Mi chiamo Jjahia, in turco I Rou'stam in Georgia 'colo canale, dirimpetto al castello. Vi erànoj jdei cigni. Sua Maestà mi chiese la carabina.! ilo glie la portai. Lui sparò sui cigni. LTm-; jperatrice era nel suo gabinetto di toeletta! 'dove si vestiva. Ode il colpo e accorre ini {camicia, rinvoltata in uno scialle. Salta vi- i icino all'Imperatore, supplicandolo: « Bona-: parte, non tirare sui_ miei cigni, ti pre-i go! » L'Imperatore insistette : « Giuseppina,! ! lasciami fare! Mi diverto... » Allora lei mi ! prende per un braccio e mi grida: a Rou stani, non dargli più la carabina ! »L'Inipe-j ratore mi disse: « Dammela! » L'Tmpcrajtrice mi vede nell'imbarazzo, mi strappa lai carabina di mano e se la porla via. 1/Impe j ratore rideva come un pazzo ». | Un ultimo aneddoto: « AH» Corte non ìsi .aveva l'abitudine di giocare a denaro.: j L'Imperatore slesso non giocava mai sul se- j , rio. Però, dopo la battaglia d'Eylan, a Oste rode, giocava alle carie con Murat, Ber thier. Òiiro.\ Bessières. To ero nel salotti, vicino. Sento chiamare: « Roustam ! », rm|,c-\ tituta-mente. Entra e l'Imperatore, preso^r^tvi gli dette la suprema consegna: o Que- ! ecè la mia camera da letto. Voglio che ! ™ti corichi sulla mia norta Non lascerai i ti coricni sulla mia porta. .Non lascerai d» « Ebbene, d'ora in nanzi ti chiamerai soltanto Roustam... » Il generale andò nella sua camera a prendere una sciabola damascata, la consegnò al Mammalucco dicendogli: e Tieni! Te la dò, ed avrò cura di te », e quando venne la sera gli dette la suprema consegna: o Que sta tu entrare nessuno. Conto su te ! » E da quella notte Roustam dormirà sempre presso l'uscio della camera del generale, del primo console, dell'Imperatore; lo seguirà in tutte le campagne ; avvicinerà più di ogni uomo al mondo, per sedici anni consecutivi, inconsapevole, Napoleone ; lo salverà durante un viaggio attraverso il Cenisio, sollevando sulle braccia di gigante il suo signore svenuto e trasportandolo per lungo tratto, sulla montagna, fino alla capanna più prossima; lo tradirà, anche, a Fontainebleau, ne! 1814, ma per modo di dire, visto e considerato che a Roustam Raza altro non si può rimproverare che di non avere egli seguito il suo Imperatore all'isola d'Elba. Nelle sue memorie, naturalmente, gli episodi e gli aneddoti si susseguono disordinatamente, in un racconto frammentario e scheletrico, ove la sincerità dei ricordi nonè di certo sacrificata alla ricercatezza dello stile. Intanto, il buon Mammalucco vi confessa di essersi imbarcato al Cairo per Tolone, sulla nave del Bonaparte, non senza un'intima inquietudine : gli avevano detto che in Francia gli sarebbe stata tagliata semplicemente la testa... Il generale dovette rassicurarlo e lasciargli, mangiare, durante il breve approdo in Corsica, molta uva e l'are un po' di corte... alle signore. Poi la spedizione sbarcò a Frejus, Napoleone si affrettò a correre a Parigi, Roustam fu incaricato di seguirlo a distanza con il bagaglio. Ma a poche leghe da Aix-en-Provence egli s'imbattè nei briganti, e come andò poi a meravigliarsi co! suo signore per avere trovato degli «t arabi » anche in Francia, Napoleone dovette promettergli categoricamente: o La farò presto finita, mio buon Roustam... Io non voglio avere arabi in Francia !.... » Curiosissimo è il modo sbrigativo con cui questo Mammalucco segna uelle sue memorie le grandi date dell'ascensione napoleonica: « Pare che il generale sia stato a SaintCloud per cacciar via il Direttorio.... Ha preso una compagnia di granatieri, è entrato nella sala e mise tutti alla porta... Un mese dopo, noi abbiamo occupato il Palazzo del Lussemburgo perchè la casa in via de Chantereine era troppo piccola... ed egli si è fatto nominare console ». Molto semplice, nevvero? « Dopo ciò, si è fatto nominare console a vita... » Ancora più semplice. E quando arriva al 1804 : « Dopo qualche tempo, il primo console ha preso residenza nel Palazzo di Saint-Cloud e si è fatto nominare imperatore dei Francesi, il che è stato un gran fatto per tutti... » Francamente, la potenza di Napoleone Bouaparte non fu mai fatta risaltare con maggiore efficacia ed evidenza ! Anche per le grandi battaglie, per le grandi vittorie, Austerlitz, Fridland, Jena, l'ottimo Roustam ha qualche buona parola: « La battaglia era cominciata alle sette del mattino. C'era una nebbia spessa. Non ci si vedeva bene. Ma verso le dieci abbiamo avuto un tempo delizioso.... » Quando non fa della storia, il Mammalucco ci fa conoscere un Napoleone molto alla buona, faceto, borghesuccio, simpaticone. Sentite un po' questa conversazione tra il vincitore di Wagram e il suo medico Corvisart, come la riferisce Roustam : t Eccovi qua, gran ciarlatano ! — dice Napoleone a Corvisart. — Avete accoppato molta gente oggi?... Avete guadagnato almeno duecento franchi!... » « Non tanto, sire... » « Eppure, mio Corvisart, non prendete meno di venti franchi per visita!.... » a Scusatemi, sire, non ho tariffa, io prendo anche tre franchi.... » « Alla buon'ora, siete ancora umano ! » Napoleone, poi, amava molto i bambini e si divertiva ad uccidere i cigni. Roustam racconta, che quando alla fine del 1806 giunse a lui, in fondo alla Polonia prussiana, la buona notizia della nascita di un figlio, il suo signore gli gridò : « Ho piacere!... Ho un Mammalucco di più!.... Prenderà il tuo posto, un giorno..., » II figlio di Roustam ebbe nome Achille, ed Achille ebbe qualche infantile confidenza con Napoleone, o Che cos'è questa? » — domanda il piccino all'Imperatore, toccando sul petto di lui la croce imperiale. « E' la ricompensa — risponde l'Imperatore — che! si dà alle persone buone e brave... E sei j bravo, tu? ». Achille spalanca gli occhi e' risponde: « Guardami negli occhi » Napoleone guarda negli occhi di Achille e conelude: « Vedo soltanto che sei un fiero poltrone! » In quanto ai cigni, il Mammalucco ha questo aneddoto: « Un mattino, alla Malmaison, l'Imperatore faceva la sua toeletta. La sua finestra dava sopra un pie placnVsnruecildrfldruchsamCvnpsehainlognd, dpszlMmgdIqbGmls pugno di monete d'oro mi dice: « Prendi, ecco il mio guadagno ! » Erano seicento franchi *. In verità, quest'uomo, che in sua gioventù era stato venduto sette volte, s'ebbe da Napoleone un trattamento più da principe che da Mammalucco: 4.400 franchi all'anno di stipendio fisso, 3000 franchi dopo ogni campagna, da 3000 a 6000 franchi a Capodanno. E nell'anno XIII ebbe in regalo 500 lire di rendita : nel 1814, a Fontainebleau, 50.000 franchi in contanti, e quando sposò la figlia di madama Douville, una cameriera dell'Imperatrice, Napoleone pagò il desinare di nozze: 1.341 franchi tondi. Ma la lettura delle Memorie di Roustam vi lascia freddi sul conto di questo MaiiimaMBgBBmgBBgg lucco celebre. Sentite in lui il bruto ignaro, il servo interessato, l'antico schiavo troppe volte venduto, la et rarità » esotica che andrà un giorno ad esibirsi in pubblico, conio l'uomo dalle due teste o la donna-cannone, per far quattrini, e non potete non riudire il grido con cui Napoleone, nel 1815, per sempre lo respingeva : a E' un vigliacco ! Gettatelo nel fuoco e non se ne parli più ! » L'unico elogio che si può fare di lui vi ò suggerito, non dai suoi ricordi, bensì dai suoi ritratti, da quello attribuito al Gros, da quelli del Gautherot e del Girodet: Roustam Raza, o gran Mammalucco, tu fosti un bellissimo uomo con due occhioni così e una bocca seducente e il uaso piccino e due formidabili spalle! Tu fosti, certo, molto più bello e più robusto del tuo Imperatore... GINO PESTELLI.