Fatali cause e tragiche conseguenza della catastrofe automobilistica di Revello

Fatali cause e tragiche conseguenza della catastrofe automobilistica di Revello Fatali cause e tragiche conseguenza della catastrofe automobilistica di Revello Sul grave incidente automobilistico segnalatoci la scorsa notte da Rovello, abbiamo potuto stamane raccogliere a Torino 1 seguenti particolari, che meglio precisano le circostanze del dolorosissimo avvenimento, che ha Rettalo nel lutto una poterà donna ed ha privato uol sostegno paterno due disgraziati tìgli. Lunedi scorso, verso le ore 13. alcuni operai addetti al auraue Feri, in corso Massimo a Attaglio. N. as. di proprietà dea. signori Federico Volitano e del cornili. H. Hernihut, aveudo avuto notizia che in giornata avrebbero avuto luogo i funerali di un ex-capo fabbrica della Urna, morto a Cuneo, deliberarono di recarsi m dona città per prender parte al funebre corteo. Poiché in quel momento non si trovavano nel garage i proprietari — essendo giorno festivo — la comitiva parti, senza lasciare alcun avviso, in .un'automobile Seat, dulia forza di .18 cavalli. Proserò posto sulla vettura dieci persone, fra cui orano il portiere dello stabilimento, l-erlino Pietro, d'anni 15, il direttore tecnico Scrunino Luigi, al caponieccamco Serra Vincenzo, l'operaio Rellotto Luigi, .il ea.po-vernici.atore Bassano Carlo, con la moglie arsola ed una figlia, il cassiera signor Ugo Teresa, ed il capo-sellaio Cerrato Stefano. Funzionava da chaufleur un altro addetto della Casa — i»iOTuniu —. non meglio identificato pel momento, poiché dopo l'avvenuto incidente si c eclissato. Il viaggio di nudala fu compiuto felicemente. La comitiva, dopo i funebri, si soffermò a Cuneo, per rifocillarsi, n verso le 21,30 riprese la via del ritorno. Giunti a Saluzzo, invece di mettersi sulla strada che mena verso Carignano. prese per isbagho quella che mena a Paesana, su cui scorre il binario tranviario, che allaccia detto Comune con il capoluogo. Essendo orinai alta la none c non essendo i gitanti molto pratici della topografia stradalo della regione, nessuno rilevò lo sbaglio. Soltanto giungendo a Sanfront si avvidero che si trovavano lontani della direttiva che dovevano seguire. Chieste ed ottenute spiegazioni dai terrazzani, i gitanti fecero front-indietro e ripresero la via del ritorno, in breve tempo giunsero alla progressiva 1180,8 della strada provinciale. ìl chilometro -i.800 dal Comune di Revello. A questo punto, nell'atto di attraversare il binario tranviario, avvenne lo scoppio del pneumatico posteriore destro e. dell'anteriore sinistro. 11 veicolo, che era a grande velocità, 6Ubì una violentissima scos.sa. c raggiunto il ciglio della strada, si rovesciò, capovolgendosi in un campo confinante, ove sono alcuni salici di basso fusto. 11 momento fu indescrivibilmente terribile. Tutti i gitanti erano stati sbalzati con impeto fuori del veicolo, come proiettili, e caddero sul suolo dello stradale e sul ciglio erboso delia ripa. L'emozione provata fu violentissima, indicibile. P?r un istante ognuno ebbe .l'impressione di unaflne terribilmente tragica. Una relativa calma subentrò poi in coloro — e fortunatamente erano i più — che dall'incidente erano usciti fisicamente (incolumi, od avevano riportato lesioni Jion gravi. Uno però di essi era rimasto immobile sul luogo stesso in cui era caduto. I compagni, che si erano rialzati primi, credettero tuttavia che egli fosse soltanto svenuto. Con indicibile sgomento ed emozione rilevarono invece poi che il disgraziato aveva battuto il capo su uno dei regoli della tranvia, ed aveva riportato una frattura mortale. Lo sventurato uomo era il Parlino Pietro, il quale lascia la moglie e due figli, uno di 10. l'altro di 3 anni appena! Degli altri gitanti rimasero malconci, ma non gravemente, lo Scrimino, il Belletto ed il Serra. L'impressione provata dai presenti fu resa anche più profonda dall'ora tarda. Era infatti il tocco della notte, il che rendeva più difficile ogni soccorso. Appena i superstiti ebbero superato i più gravi momenti di panico, provvidero ad avvisare gli abitanti più vicini del contado, e poscia i carabinieri di Revello. Sul luogo si recò anche il pretore di questo Comune; ma quando vi giunse lo chaufleur era scomparso. Il cadavere del Perlino, dopo le constatazioni di legge, fu trasportato nel Cimitero di Rifreddo. I superstiti feriti furono medicati e trattenuti poscia nell'ospedale di Revello, da dove faranno ritorno oggi, essenda tutti in condizioni di poter compiere il viaggio. Sul luogo si recò pure, .in seguito ad avviso telegrafico ricevuto, il commendatore Hermhunt. comproprietario del garage. E' da escludersi, 'per energica affermazione, che i gitanti fossero brilli: afférmazione che ha origina del fatto che sull'automobile si trovavano alcune bottiglie, che la comitiva- voleva, portare a Torino ancora però imbottigliate. Sul luogo della sciagura (Dal nostro inviato speciale). Revello, 3, nstte. Quando giungo a Revello, l'ameno paesello quasi accosciato alle falde dello preatpi dietro le quali s'erge imponente sfidando il cielo, la suspide del Monviso, dalle prime notizie, che la gente cortese ci oltre con premura, apprendiamo che il disastro è di proporzioni meno impressionanti, di quanto i primi racconti lasciavano credere, e che la distanza e l'ora in cui il sinistro era avvenuto avevano reso -[da prima incontrollabili. Ancora è vero a Saluzzo la voce correva che una nuova vittima , fosse morta nella notte all'ospedale di Revello, o ima la buona gente del paese subito ce lo ! smelili quasi con gioia ed io direi, quasi con ; orgoglio. A ragione, infatti, il grazioso Comune i alpestre può vantarsi d'un ospedale modello, o une è anche un vero ospizio di canta per tutti e i tlerclitii della vita. ,' E nella loro sventura devono le vittime rin graziare questa fortunata circostanza di unn [ospedale vicino -al luogo della catastrofe, cosi che pronti poterono essere i soccorsi ed elll- o tace la cura, o ei i j E di questi soccorsi, di questa cura i feriti . si dimostrarono tuttora vivamente commossi *ò riconoscenti.E'con vero entusiasmo che essi, o wpena entro nella bella ariosa e tutta linda - cameretta, mi parlano dell'interessamento as, siduo, premuroso del dottor Chiaffredo Motta .le dello buone suore. - — Si ricordi di dirlo sulla Stam/ia mi o raccomandano in coro quasi con fervida sup | plica — noi non abbiamo parole jicr potere- esprimere la nostra gratitudine. Ci sia lei da ll Interprete,.. All'ospedale di Revello Al capezzale de! feriti sdpdcqqbidlrnsQsssp1banvdcAi All'ospedale di H-evelio non sono più ri- masi), .còme ormai si sa. che lo Scii--1 mino, il Heliotto ed il Serra. Il primo ha con- i insinui al torace, all'orecchio, in altro varie parti del corpo: la prognosi lo dà guaribile„ i i„ 0t,t0 giorni. La suora, che mi accompagna,i m'avverte che nonosianie che le sue feritei siano di poco conto, egli fino a ieri sera sir dimostrava molto più depresso ed in condì-Li-.ioni apparentemente più gravi degli altri.Forse onestò suo stato e la conseguenza delloo sforzo di energia e di volontà e di o, e ec u r- Luigi - o, inferiore, contusioni in varie riarti del corpo e edié guaribile in venti giorni, n- .annunciato da una suora entro nella camera . -iove i tre tenti sono stati rioov«vatt. La fine n - i i , a a i e a stra da sulla montagna: ed è tutta una festa di verde e di luce. Dal cortile sale il chioccio pigolio di alcune galline ed il petulante graci dare duna grossa anitra. E' il trionfo gio condo e festoso della campagna, e quasi in questo luogo dove e tanta dolce e serena tranquillità, anohe la sventura ed il dolore sembrano avere dei sorrisi. Infatti io trovo i tre infermi allineati in candidi lettucci, tutti pieni di festose speranze. Lo Scrimino e il Beilotto hanno 11 contorto ai fianco delle amorevoli cure delle consorti. iSewa, forse per non turbar troppo quelle dolci intimità dei suoi compagni di sventura, legge il giorna.'e Quando sanno l'essere mio, tutti e tre ei dimo strano soddisfatti. — Dobbiamo rettificare molte cose che si sono detto sul nostro conto — esclamano assieme rumorosamente. Ma Serra ch'ò più libero nei movimenti, perchè non ha lasciature e ohe è un uomo dal 1 aspetto simpaticamente rude, prende subito il bandolo della conversazione. Senza preani boli entra in argomento. — Non è affatto vero, — egli dice — che avessimo bevuto. Eravamo completamente in noi... — E quelle bottiglie che si sono trovate nelia vettura... — Le bottiglie erano toppete — dice argutamente Serra — quindi esso non possono indurre affatto a maliziosi pensieri sul nostro conto. Quelle bottiglie le aveva comprate lo Scrimino aGuneo, e le voleva portare a cosa... A proposito dove sono andate a fluire? — do manda il Serra con una certa preoccupazione al maresciallo dei carabuiieri, che è pure venuto a fare una visita al degenti. iMa mentre il maresciallo spiega che la macchina, gli accessori e tutto quanto si trovava in essa fu dal pretore tenuto a disposizione dell'Autorità inquirente, lo Scrimino, clic interloquisce con un parlar Tapido, vivace, colorito, tanto più colorito dall'impressione prò fonda che ha riportato della catastrofe, incomincia a raccontare come avvenne il mortale accidente. Come spiefa la catastrofe un superstite — Veramente proprio a dirgliela schietta c'è un certo punto del quale non posso dir nulla non ho più coipito nulla, ed ancora adesso non mi raccapezzo... — E cioè... — Guardi. Eravamo stati alla sepoltura di un ex-capo fabbrica a Cuneo. Si figuri che alle 13,30 del l.o maggio lavoravamo ancora, in fabbrica. Un'ora dopo c'osavamo me&si in viaggio. E tutto andò bene, nell'andata Cuneo. Là assistemmo ai funerali del nostro compagno. Abbiamo fatto tardi. E quando ci rimettemmo in viaggio pel ritorno, dopo es serci rifocillati, erano le SI e mezzo. La sera era senza luna e sulle montagne qualche nuvolone nero minaccioso s'addensava. Ci di rigemmo su Saluzzo. — Forse pei- riconquistare 11 tempo perduto avranno corso ad una maggiore velocita? — ì\o, no... Lo chauffcur si dimostrava prudente ed espello. I fans-U facevano una magnifica luce. — Ed allora? — Una maledetta fatalità. Abbiamo sbaglia ta la strada. Da Saluzzo invece di scendere por la via di Moretta e Lombriasco abbiamo infilato la strada provinciale di Cnissolo — E com'è possibile un simile errore? — Siamo stati ingannati dagli informatori che interrogammo per via — dice Belletto ■intervenendo e biascicando un po' le parole perchè ha la testa tutta fasciata per la grave frattura alla mascella inferiore. — Furono poi le montagne che s'avvicinavano rapidamente e gigantesche che ci fecero accertati dell'errore — continua lo Scrimino — e quando ci trovammo nell'abitato di Sanfront facemmo un risoluto dietro front decisi a rifare la strada fatta per imberciare poi quella buona. E badi, la vettura era colma. Le signore e la bimba sonnecchiavano Anche Serra dormiva tranquillamente. Quelli che pure erano svegli, erano in silenzio, perchè l'ora tarda ci aveva già trovati affaticati Io guardavo fisso mei fascio luminoso che proiettavano i fanali nella speranza che cs so illuminasse od un tratto una di quelle pie tire indicatrici della direzione delle strade ai bivi. Ad un tratto sentii uno scricchiolìo, quello squassare dei vagoni quando cambiano binario. Ma non ebbi tempo di farmi un pensiero su questo fatto, che mi sentii lanciato in aria e ricadere poi pesantemente al 6uolo, tra l'erba d'un prato. Rimasi intontito e quasi senza conoscenza. Attorno a me sen tii dei lamenti, poi delle grida, poi un gran silenzio, poi ancora una voce che mi chiamava. Quando presi animo e mi accorsi che proprio di sotto non avevo nulla.... pensai ai miei compagni. Qualcuno aveva già accesa una candela. Fu a quella tremula fiamma che vidi 11 Perlino disteso sul binario del tramvai, inerte. Lo credetti svenuto: mi accostai, lo toccai... rabbrividii. Da una lunga ferita al capo sgorgava a flotti il sangue. Egli non respirava più. Non le posso dire l'impressione, l'orrore, l'angoscia che provai. Poco discosto, Serra ferito, non si moveva più.. Paventai che anch'agli fosse morto... Invece dormiva saporitamente. -- Sicuro — esclama Serra con una certa gaiezza, — la catastrofe non è stata per me che un piccolo intermezzo nel sonno che avevo incominciato in automobile e che finii coll'ossa ammaccate sulla iena, dove ero precipitato. Aprii gli occhi tanto per vedere la parabola che il mio corpo lanciato in aria descrisse e poi lo shol;, 11 dolore, io non so, lo spavento mi fece riaddormentare, lo non so ancora come me la sia potuta cavare a così buon prezzo... Nella posizione in cui io mi trovavo dovevo ver lo meno riportare la frattura dello gambe... — Per lo meno — conferma Scrimino. — Ebbene, vecchio mio, questa volta l'hai indovinata. La «cena, caro signore — continua poi rivolgendosi a me — era veramente terrorizzante in quella notte cupa. Ballotto passeggiava in su ed in giù, a grandi passi, come assorto in (profonda meditazioni, ed aveva quel po' po' di ferita.... Sebbene zoppicante e sofferente, andai in cerca di soccorsi. Vidi un lumicino brillare adla finestra d'una casetta poco lontano. Andai verso quella casetta. Quando vi giunsi affaticato e dolorante battei all'uscio... Nessuna risposta: gridai aiuto : nessuna risposili ancora; gettai un sasso- solfusomsigil incovafeuedcastochnepoveporopete gianvevidesttutovepesucepistPsuprreleinsodevim«sacesuvumcotre spnRe adescheil'crodaqtus.. -1 lino nei vetri della finestra... 11.lume si speu -j se... Tutto rimase nel più profondo silenzio, e Mi sentivo svenire. Allora chiamai disperata- e | mente ancora aiuto, aiuto. Non vedevo più , i quasi attorno a ino. Le tenebre erano fitte... e Tratto tratto ora mi giungeva il rauco suono i MpUa tromba dell'automobile. Che volevano -1dirmi i compagni con quel segnale, che di. ventava sempre più roto ed affrettato?... Eia o un'Incitazione a far .presto... Non mi potevo o a - vare qualche aiuto. 11 paese era immerso nel sonno. Ho bussato.a due o tre case. Spaurite alcune donne si sono fatti- atta finestra Ho spiegato come ho potuto, nella emozione e mAsM nell'angoscia, quanto era .capitato. Le donne mi risposero clic non avevano uomini con Ioro clic potessero prestarmi man foi'ie.... An dare alla farmacia un esortarono. di irò uomini r o e n a o o . e a e e e è o i e n n o i s a uua a a e o ri o e e aAlla farmacia comprai per quattro lire bende. Ali diedero un cordiale. Ritornai, sl-rascinandomi quasi, al luogo del disastro. Quaterano già giunti dalle campagne vicino. Ma che si poteva' ormai fare? B che potevo io fare colle mie bende per il povero Perlino, se egli era proprio morto? e la mia speranza non era stata come un fantasma in una notte buia?... Venni poi a Revello in cerca dei carabinieri e vi giunsi cosi estenualo, che dovetti poi appoggiarmi ad un buon carabiniere per venire all'ospedale,:.. — Ed lo invece — esclama il Serra —- mi son destaito qui in questo tettuccio tutto Indolenzito e stranito... — Ma ora stiamo molto meglio. — E domani andremo a Torino... 11 Belletto, mentre i compagni chiacchierano, è preso da un leggiero sopore. Quando mi accomiato e faccio i più fervidi auguri agli infermi, Serra e Scrimino mi ringraziano con effusione; lo due signore mi sorridono cortesemtne e Belletto, socchiudendo a stento gli occhi, si porta con gesto affaticalo la mano alla fronte, tutta avvolta in una benda, In atto di saluto militare. Quegli ch'è fuggito e quegli ch'è morto Se i feriti, per quanto tecnici, non possono ancora darsi ragione del come e perchè la sciagura avvenne, il racconto che il maresciallo del carabinieri mi fece, no darebbe una spiegazione, che ha molta verosimiglianza. Il maresciallo, signor Giovanni Aizzo, fu sollecito ad accorrere sul luogo del disastro Nel cuore della notte, — egli mi narrò, — fui destato da un carabiniere, ed informato sommairamento di quanto era avvenuto da un signore, che poi si qualificò per lo Sennino, il quale aveva bussato alla nostra caserma, invocando soccorso, ed, agitatissimo, quasi convulso, si esprimeva con parole, che potevano lasciar dubitare che egli fosse lo chautfeur responsabile. Lo feci allora piantonare ed accompagnare all'ospedo.le da uno dei due carabinieri ai miei ordini, ed io mi recai to sto sul luogo del fatto, che è quasi a cinque chilometri da qui. 11 maresciallo ricostruisce la tragica scena nella notte buia, ed un po' tempestosa, come poco fa i feriti. Egli, però, soggiunge: — La vettura giaceva nella cunetta della strada, In posizione normale, ma evidentemente essa era rotolata due volte su se stessa, disseminando per la strada ed il prato i viaggiatori. Le iliote erano sfasciato II cadavere del Perlino giaceva bocconi, colle braccia larghe ed il nudo spaccato. Accanto, duo ombra nere vegliavano. Brano contadini, venuti da un vicino cascinale. Vicino ai regoli del binario della tranvia vi ora la traccia di un lungo striscio delle ruote. Due gomme della vettura erano scoppiate. Senza dubbio, il conduttore, che forse faceva correre la macchina a velocità notevole, per riconquistare il tempo perduto, cacciò inavvedutamente l'automobile sul binario, e poi, con una sterzata violenta, cercò di trarsene fuori. Ma le gomme scoppiarono, o la macchina, pei- l'impeto dello sterzo, roteò quasi su so stessa, ed il povero Perlino, per il primo caduto, battè del capo sui regoli e rimase ucciso sul colpo. Questa l'ipotesi che le indagini accurate del pretore avv. A. apostoli e del simpatico maresciallo, che prestò solerte aiuto ai feriti, legittimano. Finora lo chauffeur, che non è indicato che col nomignolo di Glovanin, non solo non è stato rintracciato, ma neanche identiflcato. I superstiU si ricordano di averlo visto aggirarsi nel prato, tra i feriti, esclamando, come pazzo di terrore e di angoscia: «Povero me! Povero mei Dio miol che cosa è avvenuto!». Poi ad un tratto sparve. — Possiamo attestare, però, con tutta sincerità. — mi diceva il Serra, e i compagni suoi approvavano, -- che egli non aveva bevuto neanche un bicchiere di vino... E, d'altra parte, il maresciallo mi confermava che tutti i viaggiatori gli parvero in condizioni normali e nemmeno alticci. D'altronde, essi venivano da compiere un pietoso e triste ufficio... Gli illesi, alla mattina stessa, ancora tutti spaventati e rattristati, ritornarono a Torino. Essi erano lo Stefano Cerrato. il Carlo Razzano, e la sua piccina Orsola, di 10 anni, e la cameriera, signorina Teresa Ugo, di 23 anni. Intanto, nella nuda cameretta mortuaria del piccolo camposanto di Rifreddo, che si distende triste sotto l'ombra del monte Bracco, I che pare incomba sul paese come una minac-1 eia titanica, con pochi fiori accanto, dormo l l'ultimo sonno il povero Pietro Perlino. Il suo volto è cereo: e dall'immane ferita, cola ancora un rivolo sottile di sangue ne- . rostro... , Egli attende lo stesso tributo di affetto e di pietà, che pochi momenti prima di morire aveva roso ad un suo compagno di lavoro... • Una vedova c due bimbi, in gramaglie, quasi istupiditi dalla ferocia della loro sventura improvvisa, lo chiamano ancora, e disperatamente, invano. CINI. Lvil'oegsctasealconuramimFdòotrmartr