Un aviatore e un giornalista romani

Un aviatore e un giornalista romani Un aviatore e un giornalista romani caduti con l'areoplano da 50 metri (Per telefono alla Stampa). L 2 iit Vd bi di M Lucca, 2, «era. Un grave mcidoalc è avvenuto ieri presso Cuccar all'aviatore Marra, e al redattore della Tribuna, Nosari. Ieri mattina poco dopo le ?. Alberto Marra 0 Adone Nosari decisero di tentare ripercorso Lucca-Firenze e ritorno con un nuovissimo biplano Farman di ultimo modello, con superficie portanti, superiori alquanto piti grandi dello inferiori. Partirono facendo Marra da' .pilota e Nosari da .passeggero: ma l'atti pochissimi chilometri, •appena usciti cioè da Lucca, mentre viaggiavano ad una quota di r>0 metri, sembra ette un remour violentissimo abbia rovesciato l'aeroplano provocando la caduta precipitosa dugli aviatori. Numerosi contadini clic dai dintorni avevano scorni la .scena accorsero sul 1 luogo del disastro; Menile sopriiggiungevaiio . i pruni. Adone Nosari usci zoppicante dallaiui mosso di rottami In cui era ridono l'aeroplano.. IV Murra invece era iminobllizzoto ! sotto ni peso del motore, in condizioni p'iutto- j-Siu . cmxi —— ^..«urcnv «»«■ '•iasione e qualche scalfittura di poca gravita jai',:i gamba e ni piede destro, li Marra senibrava più gravemente ferito, j Alberto Maria e Adono Nosari, sebbene liinora, poco noti nel mondo degli aviatori, promettevano inolio per l'aviazione italiana. Alberto Marra, romano, fu lunghi anni a P«Irigi. e nella sua permanenza colà, al sorgere Ideila aviazione, si innamorò dello sport 11110vissimo e volle essere, più che un aviatore, ! un costruttore. Tentò irefntti. insieme ad un altro sporlinan romano, Vincenzo Altieri, la |costruzióne di un suo biplano, un Upo Parman, con modificazioni nella coda r: nel piani stabilizzatori, ft-e.i esperimenti si svolsero a CentoceUe. sul campo che vide sorgere la aviazione militare italiana; ina dopo esperimenti anche fortunati,Il biplano Marra-Al rieri, che doveva essere pilotato dall'Altieri, fu abbandonalo. 11 Morra si dedicò al pilotaggio, e in breve tempo ottenne il brevetto. Ma neppure come pilota, sembra abbia troppa fortuna,, infatti, nella sua brevissima carriera aviatoria è già al secondo incidente. Poche settimane addietro, debilitando come aviatore professionista ti Spoleto, atterrò violentemente in un campo, battendo contro un albero, fracassando l'apparécchio e producendosi varie contusioni. In questi giorni era ingaggiato a Lucca. Adone Nosari lavora per ottenere il brevetto di pilota, per ossero il primo giornalista aviatore italiano. L'areoplano di Marra è rimasto molto danneiggiato. L'ala destra ed il timone di profondità sono completamente infranti. Anche il motore rimase molto avarialo. L'areoplano potrà tuttavia essere riparato. Il Marra, per la. cui sorti' si ora molto trepidalo, abbandona questa sera, l'ospedale: le ferite da lui riportate sono mollo meno gravi di quanto si era dapprima creduto. Uomo mirra la sua caduta Adone Nosari Roma, sera. ' Adóne Nosari è arrivato stasera da, Lucca. recò a salutarlo, alla stazione di Termini, rinlera Redazione delia Tribuna. Tv.eo. ora. 1:01110 il Nosari racconta sui suo giornale il disgraziato accidente: »... Il cielo era grigio c pesante: qualche lunga striscia di riuvoletti verso .San Giuliano faceva temere dell'esistenza di 1111 poco di veuio nelle sfere più alle... L'areoplano c trailo fuori u messo 111 luovhnento: oscilla una' diecina di metri; si solleva facnnientc; si innalza, un centinaio di metri; volteggia sopra. 'In. città che si ridesta. Tutti lo suigiiuno ammirando. 11 rullio si arresta: Marra jscende a motore spento in un meraviglioso "volo piane a spirala che Impressiona i presenti e rinfranca. Marra quando scende orinai è deciso: tenterà il gran volo, All'aoreoplano viene attaccata una bandiara tricolore ». Nosari indossa la giacca di pelle e sale sul seggiolino: un automobile si dispone a seguire gli aviatori. « L'apparecchio ninnilo di benzina per una marcia di cintine ore, filava via con sicura facilità verso il nodo mon tuóso di San Giuliano: quando ini parve -tcoutiinia il Nosari. — di li a pochi minuti — eravamo librali ad un centinaio di metri dal suolo — che oscillasse convulso da destra ri oeslapsssridgdtcvMdpplcrt«fggc»vqdddpdm sinistra. Vedevo le braccia di Marra manovrare con energici movimenti le leve laterali, quasi piegarsi con tutto il corpo ora su un fianco ora sull'altro come per spostare tutta la. compagine della macchina volatricc e ridarle la stabilità necessaria alla corsi sicura. Certamente eravamo impigliati In qualche vortice di vento che tentava con l'insidia dei suoi avvolgimenti di stordirci verso terra. Ritengo che so davanti a noi avessimo avuto, non gli steccati dell'areoelromo e le piante ulte dei viali allineati sotto la massa oscura delle mura di Lucca, Marra avrebbe spento il motore c bene o male atterrato... « Ma, per gli ostacoli di cui ho detto, bisognava lottare coi vortici, vincere ad ogni costo, e subito raggiungere una cospicua altezza lontano dai terribili influssi della terra. Ad un certo pimlo mi parve che il pilota fosse riuscito ad adagiare l'apparecchio sopra uno strato di aria più calino, quando improvvisamente vidi che. i piani portanti inclinavano enormemente rispetto alla linea orizzontale delle lini- ""' 'Cini' si "precipita, dissi tra me e me; ed afte ri-ai le due spranghe ai sostegno che avevo ai lati subito cercando in quale modo avrei potuto, al momento dell'urto, balzanadall'an b'ustó seggiolino e dall'inti'lgo delle sartie metalliche senza che l'orso motore che avevo alle spalle mi seppellisse. L'areoplano precipitava ormai con velocità uniformemente accelerata. Le coso davanti mi fuggivamo verso l'alto, ed invano Marra operava sugli impotenti dispositivi di stabilità. « E* finiti!, b finita; addio vita... ancora un attimo, un attimo eterno, e poi lo schianto, l'ultimo prodigioso schianto che il mio orecchio sembrava attendere nello sterminato silenzio di pochi minuti prima.... La terra nemica non mi sfuggiva più allo sguardo, ma mi veniva incontro con le sue pozzanghere, con le sue miserie, le sue insidie Marra, con la sinistra libera, mentre con la destra, stringeva, convulsamente le leve, si premette il capo con gesto di disperazione Io mi strappai gli occhiali, il copricapo; ini ersi sul seggiolino eoa uno scatto, proprio al momento in cui i piani portanti di destra toccavano con fracasso -il prato e terminavano cosi il terribile volo.... Una mano inconsistente, invisibile, mi afferrò per le braccia, mi sbattè al suolo sopra il corpo di Marra, che nella caduta aveva fatto una mezza capriola in avanti, e rimasi stordito per pochi secondi. Ritornato in coscienza, ini liberai dagli impacci dei fili che ini avvolgevano il corpo, e ritirai il piede de stro che, liavemnte ferito al ginocchio, mi era rimasto prigioniero sotto lo chassis. ,1 Raimondo ! Raimondo ! chiamai scuotendo il pilota che, bocconi, chino-, con la guancia destra.appoggiata al suolo, non dava più segni di vini. Tentai sollevarlo mentre vedevo la folla che di lontano veniva urlandc» « Raimon do! Raimondo! rispondi, rispondi! ». Egli rati telava e tutta la sua guancia sinistra era chiazzata di sangue., tumefatta, livida. In breve la folla sopraggiunta [ti sopra. Il fratello di Marra gli si buttò sopra piangendo e. lanciando alle grida. Le signore piangevano: tutti urlavano; tutti erano presi chi terrore. II corpo del ferito giaceva san gii in ante ai miei piedi. « Quando Marra fu portato via, sentii che la gamba destra non mi reggeva. Alcuni ufficiali di cavalUcria mi sorressero: con un carrettino tre,giovanotti ini trascinarono dai dottor Ciniicci che mi consolò con un allegro: « feri le leggere... e auguri!»., » Ma. io 'non avevo che un pensiero : -Marra è fuori di pericolò? La moglie dell'aviatore, una giovane signora bionda, sorreggendo il suo grazioso inconscio figliuoletto, entrò nella mia camera affollata di giornalisti e di amici. » Raimondo e rinvenuto e cerca di lei.... vuole vederlo a tutti i costi. Poi riposerà tran quillo.... ». « Vengo, vengo subito, signora. I camerieri deli'Hotel mi adagiarono sull'automobile e via di corsa all'ospedale. Marra fu contento di ve dermi diritto in piedi, solamente un po' zoppicante Volle che gli raccontassi le vicende della caduta, ed infine stringendomi forte la mano, disse con voce:fermi: .Ritenteremo! « Ritenteremo! Il suo viso ammaccato e fa- gdrTstcgshfs sciato si illuminò di un bel sorriso e Marra) mi ringraziò con un grazie per la fiducia cha avevo di lui anche dopo il volo rovinoso..... Le cause probabili dell'accidente La Tribuna ha intervistato sulle cause.del; disasFro l'ingegnere Francesco Darbeeio. co-: struttone dell'areoplano e appartenente alla1 Ditta torinese « Asperia >, la quale fornirà un altro apparecchio al Marra. — Ritengo che la caduta, ha detto il Darbe-. sto, sia dipesa da questo: io spazio di slam; ciò per un areoplano con un sovraccarico di benzina od uno di 75 chilogrammi costa- j mito dal signor Nosari, era troppo breve.; Cosi il Marra, per non urtare contro lo stec-, cato e gli alberi dei viali circostanti, dovette al certo agire con eccessivo vigore sul timone'di profondita per raggiungere pn'i: presto una altezza, oonsiderevo^a. Che no: avvenne? che l'areoplano dovette diminuirei di velocità fino al punto di non sentire più; il coniando degli « ailerons » fino al punto di non reggere piii nello spazio. L'areoplano cadde ripiegandosi sull'ala destra, ma po-, leva indifferentemente precipitare avanti od indielro... — Rosàri però, fu osservato all'ingegnere' DarbesTo, afferma che l'areoplano si è tro-i vato impigliato In un vortice di vento e chs' questo ha fatto perdere l'equilibrio all'apparecchio. -- Anche questa ipotesi, rispose il D.irbesio, ha il suo valore, Nosari che di questa! ftKWJJiv». 1 *s.toltole ne_.sa qualcosa;!a e —vn.. a. Kin.lj) l'attore ma io cito ho studialo la pàrièny.a" dtsù'a.p'j parecchio, che l'ho poi seguito attentamente nel suo moto ascensionale ritengo che so vor-; tice vi è stato, questo sarebbe stato vinto se Marra avesse potuto salire gradatamente. L'ing. Loria di Torino, uno dei migbori! tecnici della aviazione, anche egli 6 di questoparere. Invece il cav. Allegrettii, romano,; zio e socio del Marra, è del parere che l'aréo-i plano non fosse jnizialmenite bene équili-! brato. Difatti egli ha notato che l'apparecchio stava leggermente inchinato 0, destra, i « Se io avessi potuto fermarlo, ha soggiunto,! Io avrei fatto. Quando poi ho visto di lontano da. caduta violenta, ho subito pensato coni estrema angoscia che cosi -Marra come No-: sari dovevano essere sfracellati... ».

Luoghi citati: Firenze, Lucca, Roma, Spoleto, Torino