L' ultima schermaglia di Abbatemagiio con gli avvocati che contestano la sua delazione

L' ultima schermaglia di Abbatemagiio con gli avvocati che contestano la sua delazione ATI IM L' ultima schermaglia di Abbatemagiio con gli avvocati che contestano la sua delazione Dal nostro redattore giudisiario inviato espressamente). Viterbo, 80, bw». ■ L'udienza è aperta! », grida l'usciere, ed il grido stentoreo sorprende l'aula, che è tutta n cicaleccio. Ghiaccili erano le poche signore: Kli avvocati scambiano idee e progetti Ji dilesa coi loro clienti. Gii accusati, d'altra pare, hanno dimenticato per un momento l'amarezza della delazione di Abbatemaggio. e festosamente si prestano a posare innanzi tigli obbiettivi delle, macchine dei fotografi, che a>>profltttano della luminosità magnifica della giornata per prendere numerosi gruppi. Naturalmente anche noi resocontisti approfittiamo dell'allegria generale per fare quattro chiacchiere coi principali accusati. F.' sempre atorno a don Ciro che ci raduniamo. Egli si compiace della nostra predilezione, che egii crede quasi una simpatia: ma se eijli si accorse che nelle parole nostre sia anche la pia leggera intonazione di canzonatura, il suo <roito. a cui egli sa dare con mirabile arie le più svariate impressioni rapidissimamente, da un atteggiamento di grande semplicità passa a quello cupo, aitasi feroce, di avversione: ti ricompone però subito, cercando di tendere più dolce possibile la sua voce, che è di so lito cavernosa e violenta, ed esclama: — Abbiate pietà di un povero sacerdote, martire della pivi mostruosa traina di calunnia! Perchè voi, che siete giovani di sapere, p.r la vostra professione, siete alla testa del mjvimento civile, volete emulare le imprese degli Scribi e dei Farisei, persecutori della visviut? Erricone ride del suo riso, che. pure volendo essere dolce ed insinuante, non può Iterarsi di una piega feroce e-nervosa. Non possiamo capire se con quel suo riso ambiguo egli voglia farsi beffe del prete querulo centi una donnetta, o di noi: e poiché ci vede un po' sorpresi di quel riso, esclama: — Io invece sono un ammiratore delle . unzioni della stampa! E per darcene una prova si mette in elegante posa, ravviandosi i baffi e la era vai la, e dice al fotografo di un giornale: — Sono al servizio vostro! Il lamento di un detenuta Sedatosi il cicaleccio e fatto l'appello, Gargiulo, che è quello accanto a don Ciro neila gabbia, si alza in piedi, e con voce piagnucolosa e lamentosa supplica: — Eccellenza, io vi formo una preghiera... Io sono molto ammalato. Il carcere sarà la mia tomba... mi sento morire... Ho già fculitato tanto carcero preventivo; mettetemi in libertà provvisoria'! ., — Ma io non ho questo potere! — esclama il presidente. , . . — Io vi supplico... invano ho scruto ai ministri. Mi fu risposto di rivolgermi ai n.ngi: strati, e per questo mi rivolgo a voi. Datemi una buona, speranza..-. — Io ho fatto tutto quanto era possibile per voi I medici dicono che non è necessario che voi siate mandato all'ospedale. Provvedere ad ogni modo perchè vi siano usati dei riguardi. . -, — Io vi ringrazio e vi bacio le mani, eccellenza! — esclama, tra le lacrime, GargiuU>. Il presidente dice poi al maresciallo Dardoni: ..Accompagni qui Abbateraaggio ». Il giovane oggi è un po' abbattuto. E molto pallido e dire che è'sofferente per la piaga al piede. Infatti si muove con movimenti di dolore e di angoscia. Ha brividi di freddo e si ravvolge nel grosso pastrano. Gli avvocati cominciano la loro opera irruente ed audace di demolizione del suo castello di accusa. Abbatemaggio raccoglie gli strali dei suoi investitori con un'alterezza che potrebbe anche apparire arroganza. Le constatazioni incominciano fitte ed insistenti. UH &TVÓeail pruteataini L'avv. Leva domanda: — Salvi e Sortino zdasprnugo uscendo da casa Cuocolo in via Nardones Abbatemaggio.. — Non ricordo. Leva. — E perchè Salvi non avrebbe partecipato all'assassinio Cuocolo ? — Erano in quattro e bastavano. Avv. Leva. —- Quando Abbatemaggio conobbe' Cuocolo? —-Lo conoscevo soltanto di vista. Avv. Leva. — Quando lo vide per l'ultima volta? . . — Diverso tempo prima della sua uccisione; mi pare che fosse nel marzo o nell'aprile. Avv. Leva. — ^Abbatemaggio faceva parte della sezione Stella? . Avv.'Leva. - Chi era capintesta? — Torre 0' Macellaro, che era ammalato. Presidente. — La sezione Stella non parte- cipò al bancnetto ai Bagnoli? — No perchè nella sezione Stella Cuocolo contava molti amici. , Avv. Lioy. - Appena avuto confidenza dal ^Si^op;!'^ oire'^oWi mi fu fattaTv^L™°ni- Gennaro fece la rivelazione il 3 febbraio e l'anello fu trovato re. Ora,come mai Di Gennaro, appena scarcerato,non avverti la famiglia Salvi, per distrugger"una prova così grave? — Di Gennaro non sapeva che Salvi ora T,Sf!»X S.^^3tan** itendendo la mano per richiamare l'attenzionede) presidente domanda la parola. Si prevede che sta per scoppiare una. scenata. Invece, DiGennaro, che pure e stato dipinto come w uomo violento <• sanguinario, prende a par-lare con la grazia di ima femminella e senzaalcuna intonazione di collera nella voce ■ — Signor presidente. -- dice untuosamente,— voglio far untar,• che Abbatenisiggio after-imi che iio fatti) la rivelazione, del famosoanello, due giorni d.>po la mia scarcerazione, in istruttoria: invece ha delio che la rivela-zione era slata fatta tre o quattro giorni dopo quello della mia scarcerazione. F. Di Gennaro si siede tranquillamente, frala disillusione dell'uditorio, che invano haatt-os" la emozione di un confronto vivace e violento. Spirito da spia... Quando poi Vbbatcmaggio, disdegnoso, nega di sapere che il l>c Tommaso, suo amico, ha dei luridi costumi, dicendo: «lo non mioccupo degli affari il-gli altri e specialmentedi simili affari », t.ci gallinone gli accusali si abhnndonann ad una ilarità pién:. di ironia.L'avv. Lioy vorrebbe sorprendere Abbate-maggio per fargli rivelare i som rapporticon l'arma dei carabinieri, ma Abbatemaggio,ostentand" una grande franchezza, ammettedi aver fatto passare per suo zio il mare-diano Capezzuti <mando andava a visitarlonel carcere ih Pozzuoli; ma nega, con fierezza,rti aver fatto ria! 1905 j| confidente della Po-KVv. Liov. Porteremo le prove ed allora-, vede», 'l'.-.iv.-ros ci -lianz-i del fatto elioycaia luiieiOMi.iigiianza .aei mi.o u»questi accusati resero tanto_ ingenui da confidare 1 loro segieti .111 una ignopnn spiadella Questura. Quando Abbatemaggio contrasta le afferma a ! a i ? o i n e a . a , l : i r o i o l i i o zioni degli avvocati, esclama a mano a mano, seccato dallo punture e dalle insinuazioni: — E' falso, è falso 1 Qualche volta si diletta di far dell'ironia e del sarcasmo e fa montare la mosca al naso agli avvocati. Cosi, quando gli domandano se egli non si fosse fatto fabbricare un timbro postale falso colla dicitura Lampedusa, egli risponde, ironico: Sua eccellenza il ministro delle poste non ha fatto un decreto per nominarmi ufficiale postale: non avevo perciò bisogno di un timbro postale. — E' inutile che ella faccia dello spirito t — gli gridano gli avvocati. — E' spirito da spia! Quando, poi. egli dice che in carcere et si poteva permettere una certa agiatezza per i risparmi fatti nel commercio dei cavalli, gli avvocati ridono con canzonatura. Abbatemaggio. livido, si volta verso il presidente e gli dice: — Eccellenza, sono detenuto, ma non per questo credo elle chicchessia abbia il diritto di ridermi sul viso, nè io, d'altronde, lo tollererò! Gli avvocati continuano con una serie di domande a cercare di dimostrare che Abbatemaggio fa buona vita in carcere perchè mantenuto coi denari dei carabinieri. "Vecchia zimarra...,, Avv. Hocco. — L'Abbatemaggio, uscito dal carcere di Pozzuoli, si recò a Carmignano, dove fu arrestato nel giugno 1908. Ora come va che da tre anni egli e la moglie vivono abbastanza bene? — Io ho guadagnato assai e mia moglie è molto economa, e cosi siamo riusciti a mettere da parte qualche migliaio di lire. — Quanto? — insiste l'avv. Rocco. — Tre o quattromila lire. E poi mia moglie lavora e fa una vita attiva. Ma io sono ridotto ormai alla miseria! — dice con fierezza don Gennarino. — Uscendo dal carcere, se uscirò, dovrò vendere questo pastrano che ho indosso per comprare un poco di pane! Mia moglie è malata perchè non può nutrirsi... Gli accusati sorridono scetticamente. Avv. Lioy. — E' vero che il capitano Fabbroni passa 10 lire alla moglie di Abbatemaggio? — Non è vero ! Ma che, mia moglie è forse la Madonna? Quando Abbetemaggio nega di avere mai detto che certo Anruzzini era un confidente della Questura, l'avv. Pistoiesi insorge gridando: — Voi l'avete detto ieri, quii — Non è vero ! — Si. l'avete detto! — E' falso! — ribatte con energia Abbatemaggio. L'avv. Pistole^ protesta: — Molti miei colleglli hanno sentito questa tzdgmtsoparola dell'avv. Pistoiesi è superiore a quella di costui, e anche di quelle di certi marescialli e brigadieri! — Lasci, lasci andare, avvocato! — consiglia il presidente. — 1 giurati hanno sentito e decideranno loro. Una risposta impertinente Mà presto un altro battibecco si solleva: 1 avv. Lioy domanda ad Abbatemaggio: — A che età siete stato nominalo camorrista e per quale atto di bravura siete stato nominato? Abbatemaggio, un po' irritato: — A qualunque eia si può essere nominati camorristi, purché, si abbiano mmi rfi hone- r~ un nominato a za anni, in quanto a | ^Vdirìo ai"p?of "lVov!"'0 pr°prì° r°b' Ohi! Ohi! — gridano "gli avvocati — „r,-, , _ in» i , Mu-<k?vU ;lnrnii fSv , U ^bhatemaggjo. Del resto, la IEcco uh uomo che prefende di avere fatto il Ducato della propria coscienza' -- Non intromettetevi negli affari privati della mia coscienza! — dice Abbatemaggio. — .Ne abbiamo il diritto! — ribatte l'avvocato. I invi0 110n h° ,obbhgo rii rììre nul'a al prof. — Ditelo alla giustizia! Questo e il vostro obbligo. Sono accusato soltanto di associazione a. ea ; e delinquerei ~I/immo è scaltro ! - dicono gli avvocati. -SuXnò ìtoti-àm""*0' m°Ta : * 1 13 i»e»o cne si può! - '£^contestazioni numerose trovano sempre \™,a'°™£e'n *!ff.J« Pf1, rispondere e pronto o >IPr p^,p la llri,,i' rhe la. schermaglia orato , | ™L',BS!n';,IfntJleadi tirH,rR,i I" Pieno l L™*0- "n™^»]^™™!™ acl in,en!i afe^men^onffl*»*^ e ffig? E a,\\X^k& ^l^ntìSm^^Sl£\StM^ o,, ch«, Abbatemaggio fa di alcune regole Matti "furie della camorra, i . . , a 1 riti della camorra iS^t 'la,^™- ine; ^ p\^., paz onf- d non ]M«r^rTfV-XSì, fr/'V^ e 1 è di Di.U ...vestirlo. Egli. quind5rrÌM«nnltando qùe w tono pa,.at<) „ pond|,rat0 '„, ^nferenziere d r- L,u feoe groEKj0 nel principio del suo interroga' a iori... ha parlato delia investitura de] vir letoiti, al. grado 'di camorrista, funzione a'cui e, debbono partecipare i capintesta, i canlnlriria r-li] terso favorevole, il terzo contrario, il conoilaiolo provvisorio, il capo paranza 'ed altre e, persone di grado della «onorate società». La a- funzione r-i conclude con la concessione della ni ,, patente ». che è una specie di battesimo còl (sangue, perchè con due coltelli si fa una ficai-ra futura al braccio dell'investendo, finché dalla ajlerita ne sprizzi il sangue. Abbatemaggio non [racconta cose nuove; ma nondimeno il pub- e eo, mi Plico lo ascolta con piacere, e non si accorge che indirettamente Abbatemaggio ha finito di affermare che la. camorra, come organizzazione a delinquere, con leggi fisse e organamento rra.dizionale. non esiste più. Il picciotto ■ egli dire — non deve più pa-e «are lo scotto al camorrista, non dipende, più si \ affatto da lui: tutti lavorano indipendentea. I niente, e quando il furto è commesso da più e- .persone, naturalmente, tra queste persone vieti ine proporzionalmente divisa, la refurtiva: iao, ! maggior parte, torca a quelli che hanno preso te Parte al furto. Una \n]ta, prima che io fossi e- j nominato camorrista, le cose andavano di verlo samente: allora i furti prauo solo commessi a, [dai picciotti, e per tonto dei camorristi pao- tentati; ma 1 tempi si som, fatti difficili anche1 por la camorra, e le antiche regole di dignità ra devono essere abbandonate. Dal giorno dellaio lmia investitura a camorrista tino ai tempi no»s|ti c a ]p n s sj;mo ju nlM n-, -p^^,^ quP,io>he dovràia|vll,.,.„rlf)1.0 in .,v.„pniiv,. wriamn rh^ in r-asuccedere in avvenire: speriamo che la camorra, in avvenire, non ci sia pii a- j E a'queSUi troppo ottimistica sperajiza Aber. ù mi. . batemaggio ini un sorrisetto di orgoglio, come per dire: se ciò accadrà, molto del inerito sarà mio. — Potete ritornare nella vostra gabbia! — dice il presidente. Abbatemaggio, con aria grave e compassatasi inchina riverentemente, e a passo lento savvia nella gabbia. Gennarino Ahhuteniaggio ha così finito drecitare la sua parte. Tra un'ufiienzao l'altra La voce di Abbatemaggio è appena taciutaono ò-, ui ''he già gli accusati dimostrano di non più di! avere di essa che un'eco spiacevole, ma non on terrificante : essi dimostrano una ferma conu- vinzione di presto disperdere questa eco 0 raren-1 invece risuonare a, distesa hi loro campana M eaiiipanu che dovrebbe annunziare il irioufoIntanto Abbateinaggio esi lo 33 dolla loro innocenza che oggi è più sofferente, appare di pessimo uinore-: ha gli occhi torvi; e molto pallido, quasi lerirr,. Don (.110, invece, e sorridente e imi saluta affettuosamente. — Finalmente — egli dice — uuel disgrazia- to ha finito la sua opera malvagia! Che disgraziato! che disgraziato! E crolla il capo, segnandosi : — Raccomandiamolo a Dio nelle nostre preghiere! Bisogna pregare anche per i nostri nemici ! Ibello, che nel lungo racconto dell'Abbatemaggio è stato, qualcuno dice ad arte, dimenicato, mentre in istruttoria tanto contro di lui aveva detto, ha il volto di un uomo soddisfatto; però, prudentemente, non si mostra troppo esuberante nella sua contentezza, come si conviene ad un uomo che altro non ha ottenuto che il semplice riconoscimento della verità nei suoi riguardi. Gli accusati sono scontenti della permanenza a mezzogiorno nella camera di sicurezza : essi vogliono essere, durante la sospensione di udienza, riportati in carcere, e pare che, nonostante il grave disturbo che questo trasporto arreca ai funzionari, il loro desiderio sarà appagato. Sono umili ed ossequiosi questi accusati, ma insistenti ed incontentabili. Gargiulo, che stamane ha fatto la sua piagnucolosa e fervida petizione per non essere messo in camera di sicurezza in mezzo agli altri accusati, quest'oggi, che, per assecondare il suo desiderio, si è voluto ricondurlo in carcere, si è rifiutato di andarvi. — Ma se avete fatto tanto chiasso per ottenere questo provvedimento in vostro favore! — gli è stato detto. — Io ho voluto avere il permesso, per usufruirne quando mi parrà e piacerà... Don Ciro, poi, è seccato che i regolamenti carcerari pongano a disposizione dell'Autorità giudiziaria le sue lettere: — Io non ho segreti che la Polizia non possa sapere — egli dice, con aria bonaria. — Ma questa verifica delle lettere è umiliante, veramente umiliante, e la legge ed il diritto dell'Autorità giudiziaria non tolgono ad essa il carattere poco simpatico di una violazione, non oso dire di una profanazione! Egli, a quanto si narra, avrebbe tentato anche di sottrarsi a queste verifiche con un piccolo sotterfugio, ma poi dovette sottomettersi. — Bisogna rassegnarsi, — egli conclude: — non è, del resto, la cosa n'iiì dolorosa che abbia sofferto durante la mia prigionia!... L'udienza pomeridiana L'udienza pomeridana incomincia alle 15,20. Il tempo è piovoso e nell'aula è un grigiore melanconico. Lo ultime brevi contestazioni ad Abbatemaggio sono monotone e poco significanti: Abbatemaggio risponde, con malavoglia. — Quando siete stato nominato camorrista — domanda un avvocato — vi tennero a battesimo cinque persone. Che mestiere facevano? Abbatemaggio, con una ironia che può pa rere fine cinismo: — Due non facevano nulla, vivevano sulla camorra; uno faceva il cocchiere; un'altro il sensale; l'ultimo sfruttava le donne... Dopo una breve pausa per lasciare calma- uu^u una ni evi; '(.-e iitu i ■in j<ii c (.■amia.- re. l'ilarità del pubblico, domanda con voce fonda ed asciutta — Ora che ho detto, posso sedere... — Sedetevi pure. — Vi ringrazio, eccellenza! Abbatemaggio. più che sedere, si lascia cadere sul panchetto della sua gabbia e si ac coccola tutto ingnignito, fosco in volto. Un incidente procedurale Segue un incidente procedurale: l'avv. Torre chiede che si uffici la procura generale di Napoli perché dica: Lo Se nell'atto in cui venne spedito contro Abbatemaggio il mandato di cattura, la procura generale di Napoli disponesse anche in quale, carcere Abbatemaggio dOveSSn es*.n!*o ,'inn(,ì,,tn. r\ ce, 1,» r*»»r»,tre*- --..„io 'ubbia mai disposto che. Abbatemaggio venisse, prima di essere rinchiuso in carcere, tradotto alla tenenza dei reali carabinieri d Vicaria a Napoli; 3.o nell'ipotesi negativa se sia stato mai informata che Abbatemaggio fu trattenuto nella detta tenenza dei reali carabinieri. Si uffici, inoltre, il comando dei reali carabinieri perché faccia sapere se il tenente Jovine. anima del processo Cuocolo, all'epoca dell'istruzione, sia stato per due anni circa a capo della tenenza di Vicaria e quindi anche all'epoca dell'arresto di Abbatemaggio. Infine, la difesa del Morra ha chiesto di domandare al comando dei reali carabinieri, con quale pensiero il brigadiere Lippiello, ri formato dopo otti giorni "di servizio per pre tesa pazzia, sia stato congedato, c di domandare poi al Municipio ili Napoli se attualmente il Lipniello si è impiegato presso detto Municipio e con quale assegno mensile, e se il Capezzoli sia nativo di Carmignano. Il procuratore generale, rav. Santoro, consente alle, prime istanze, modificate un po nella forma, perche sono offensive per l'autorità giudiziaria: per le. ultime, cioè quelle relative al Lippiello e al Capezzoli, si può attendere che costoro vengano a deporre come testimoni. Il cav. Bianchi pronunzia la seguente ordì nanza : «Il presidente, sulli mi cAstzue c—fvrescbpcDnempsdaepvrNlpcmdpvpcdlqpbidmèrmictmvfindcasbtmvpstsnnsmczppamnpdda■n»«Mi«! "itu-,oislanza della difesa del Morra Nicola, dato atto dell'accor-1 do delle parti, ordina chiedersi alla procura generale di Napoli: Lo se insieme alla spedi- rzione di mandato di cattura del 15 giugno 1908;contro Abbatemaggio per il delitto di assp- ciazione a delinquere, siasi disposto in quale carcere Abbatemaggio dovesse essere ria- chiiiso;^o se la procura generale di Napoli . e a abbia disposto che Abbatemaggio, prima deLlla introduzione nel carcere stesso dovesse es- scle trattenuto presso la tenenza dei carabi- nieri di Vicaria, e nella ipotesi negativa se la procura generale stessa sia stata informata;che Abbatemaggio fu trattenuto a Napoli aliaitenenza per due giorni. Ordina richiedersi allcomando dei reali carabinieri di Napoli se il'tenente Jovine Alfredo sia stato per circa ducianni nella tenenza di Vicaria e precisamente anche nel giugno 190$. Riserva di procèdere I nmnc è fatto da. -l —Perchè Dio ini infonda coraggio - sullo altre, istanze della difesa del Morra, in seguito all'audizione dei testi citati Lippiello e Capezzuti ». Gl'interrogatori scritti Il cancelliere comincia a leggere gli interrogatori scritti di Abbatemaggio. Nel suo primo interrogatorio Abbatemaggio accennò all'affare Massimi proposto dà lui ad Enrico Alfano e si dilungò a parlare, della decisione presa al famoso banchetto dei Bagnoli. Tutti i camorristi approvarono la soppressione dei coniugi Cuoeolo.Tiitlo quanto era stato deciso ai Bagnoli fu a lui riferito da Erricone, il ginrno dopo. In un secondo interrogatorio Abbatemaggio afferma che nella riunione tenuta dai fratelli Alfano, dui Rapi, dall'Ibello e dal De Marinis si era stabilito come, sarebbero stati uccisi Cuocolo e la Ciitinelli c si sarebbero fatti i nomi degli esecutori materiali. Giuseppe Salvi doveva prendere parte all'uccisione della Cutinelli e non a quella del Cuocolo. Alle 17 si ha un breve riposo. Approfitto del momento di riposo per chiedere a Don Ciro Vittozzi perche egli si faccia il segno della croce, ogni qualvolta il suo fatto da Abbatemaggio. egli mi risponde - c ini dia forza ad ascoltare - tante infamie, senza gridare e protestare con o — , t i . ù - e Vo| Sjele sacerdote e il vostro dovere , rassegnazione, ma noi, noi no! Eppure i o' violenza, il che sarebbe irrispettoso per il sacro luogo ove ci troviamo! Ma io vi dico0 professore, che non ho mai visto tanta perversità nel colpire con calunnie, un povero innocente. Quanto bene hanno fallo quelle anime gentili viterbesi che ini hanno mandato in dono una immagine dell'» Ecce Homo» con questa dedica: « A Don Ciro Vittozzi, sacerdote e martire». Ma in verità, professore, la mia pazienza e la mia tolleranza sono esauste e mi conforto col pensiero di Gesù... Ma interviene la loquace Siniscalchi: — Don Ciro, abbiate pazienza: se vi lamentate voi. che siete stato solo accusato di partecipazione alla camorra e di calunnia, che dovrebbero dire questi disgraziati che vi sfanno alle spalile e clic sono' accusati di più gravi delitti? la ior- 11.ili continuano a scagliare contro di noi le pio vituperevoli accuse. (.Miei giornali sono timi '.piiduli ai carabinieri. mestiere, e voi non dite i carabinieri, generalizzando, che tra i carabinieri vi sono molte c molte buone persone, del veri galantuomini. — Se lo dite voi sarà cosi... — ammette la donnetta arrendevole, e tace. Ma non tarda. Don Ciro. a. ritrovare un altra di quelle che egli dice terribili scosse al suo povero onore. Il cancelliere riprendendo la lettura degli interrogatori scritti giunge proprio in quelBunto in cui Abbatemaggio ha dichiarato che 011 Ciro era camorrista di Porta Capuana, che si recava a convegno dei camorristi, vestito in borghese, ed esigeva il diritto di camorra. Don Ciro leva gli occhi al cielo, come i santi nei quadri plastici, e crolla il capo con moto pieno di drammatica disperazione. Abbatemaggio, durante la lettura, pare distrarsi con la contemplazione di alcune graziose signorine che sono nel posti riservati Quando l'inconcludente lettura è finita, la udienza è tolta. Abbatemaggio esce frettoloso dal gabbiotto, e mentre passa innanzi ai compagni, Rapi, che é uomo colto, esclama, ironicamente: — Ecco Ponson du ferrali... Un'anticipata requisitoria contro Abbatemaggio Ha dunque scritto una pagina di cronaca fedele o un fantasioso romanzo, il pallido gio vanotto, che, camorrista e malvivente, si sarebbe poi votato ad una vita di riabilitazione e di onore? La risposta spetta ai giurati, e la risposta sarà la risoluzione di tutto il processo, perchè come si sa, ò solo col materiale offerto da Ab batemaggio che è stato costrutto l'edificio della pubblica accusa. « Edificio costrutto sulla rena — mi diceva con aperta convinzione l'avvocato VecchiniD'altronde, gli avvocati sono fiduciosissimi nell'esito della loro critica analitica delle di ehiarazioni di Abbatemaggio: questi è un mentitore o un pseudo-logico, fantastico, im pressionato ». Mi diceva un avvocato : « Io non sto a considerare se egli sia per solo istinto di malvagità o per isterica suggestione, o per altra causale: solo accerto ed accerterò che egli ha mentito c la dimostrazione sarà limpida, di innegabile evidenza. Un solo mo vente non credo e non è possibile ammette re: quello della riabilitazione e dell'onestàNo, no, Gennaro Abbatemaggio non conobbe la via. di Damasco! Non ne è sola prova l'impressionante freddezza di frasi stereotipatecon le quali egli ha descritto il suo pentimento, ma egli si è contraddetto anche in ciò: disse, infatti, che è uscito dal carcere col prò posilo di nuova vita fatta, di lavoro e di virtù. Ebbene, ieri stesso, ha raccontato cheproprio dojio essere uscito dal carcere, si occupava per l'evasione dell'Arena, che era al domicilio coatto, allo scopo di potare poi con lui combinare dei furti. Come vedete, non era questo il modo migliore di mettere in atto i propositi di una vita retta ed oneste ». Ma come si spiega che questo uomo abbia, per vantaggio molto dubbio, affrontato il grave pericolò di una condanna a morte della camorra? Ma voi credete che la camorra, se veramente una camorra organizzata esista, il che è stato messo in dubbio oggi dallo stesso Arena, abbia verso Abbatemaggio dei senti menti, dei propositi di vendetta e di rancorei Mors tua vita mea» Se veramente questi ac cusati sono grossi pezzi della camorra, non temete: coloro che attualmente sono nella camorra e desiderano fare carriera non hanno visto di mal'occhio la loro scomparsa dalle fila e non possono avere che della gratitudine per Abbatemaggio, che cooperò a creare dei posti nei quadri. Tanto è vero, credeteche "li stessi confessi camorristi, pur quaccusati, non hanno avuto l'ombra di soccorso dalla onorala società, il che dimostrerei) bc che questa non esiste o che ha completamente abbandonato i suoi adepti. Ad ognmodo, tra due mesi — conclude il giovane a.v vocato — questo processo non sarti più iprocesso della camorra, ma il processo chstabilirà fino a qual punto la vita e la libertà dei ctitadini può essere a discrezione desistemi inquisitoria!i e delle spie... come Gennaro Abbatemaggio. Ma quasi a mostrare che non vi e opinionn parerp al mondo che non abbia il suo rovescio, portano in questo momento un telegramma ad Abbatemaggio. Questi lo legge: gli occhi- suoi sfavillano di orgoglio e di soddisfazione: il telegramma dice: ti giovani campobassani mandano plauso, incoraggiamentperseverare nobile opera ». Proprio vero che nel mondo la più difficilarte è quella di sapersi contenere nella giusta misurai Cini.