Alla Mole Antonelliana

Alla Mole Antonelliana Alla Mole Antonelliana L'aula vastissima, cui sovrasta la grande cupola verde e oro, e adattata come di solito per le grandi occasioni, allietata di grandi ceppi di piante ornamentali. Al fondo sono disposte tre file di poltrone: dall'un lato sorge la cattedra per l'oratore, dall'altro è eretto il grande gonfalone comunale. L'aula ò piena del" mormorio confuso della folla in rispettosa attesa. La folla s'accalca nella galleria, span dendosi per tre lati di essa: il quarto lato è riservato a coloro dei sindaci che non trovas sero posto nell'aula. Nell'atrio, adorno di piante verdi, vediamo i senatori Frola. Villa, Biscaretti, D'Ovidio, Carte, Faldella, Bertetti, Badini, l'on. Ferrerò di Cambiano, il presidente della Corte di Cassazione, Favini, il procuratore generale presso la Corto di Cassazione, Di Biasio, il primo presidente della Corlc d'Appello, Taglietti, il procuratore generale della Corte d'Appello, Bacehialoni, il presidente del Tribunale Bellavita, il procuratore del re. Rocca, il tenentegenerale comandante il I Corpo d'armata, Brusati, il tenente-generale comandante la divisione, Corradini, i maggiori-generali Lang, comandante la "Scuola d'applicazione, Ponsò, comandante la Scuola di guerra, Quercia, comandante la Scuola di cavalleria, il colonne! 10 dei carabinieri Raimondi col capitano Vii la, l'intendente di finanza, Barisoni, il questore Carmarino cui suo segretario Donvito, il marchese Crispolli, Corrado Corradlno, il provveditore agli studi Calegari, il generale Morelli ili Popolo. E° oggetto anclie qui di viva curiosità il sindaco di fioatto, il quale ha circa 90 anni di eia, e vanta un sindacato di oltre mezzo secolo Alle 10.15 giungono il ministro Facta ed il I-re l'etto Yittorelli, accompagnati dal rispetti vi segretari, Darbesio e Motta, i quali vengono ossequiati dall'assessore Cauvin. Alle I0,:10 il? vettura di Corte cogli staffieri in livrea rossa giunge la principessa La?titia, accompagnata dalla dama marchesa Di Casi elnuovò, e dai gentiluomini cav. Bonvicino e Fossati-Raineri. Viene ricevuta ai piedi dello scalone dall'assessore Tacconis, e nell'atrio dalle autorità, le quali le porgono omaggio. L'assessore Tacconis accompagna quindi la Principessa nell'aula, a prendere posto nelle poltrone d'onore. Poco dopo in un automobile tutto impolveralo, proveniente rial Castello d'Aglio, giunge 11 linea di Genova col suo primo aiutante capitano di vascello Moriondo di Marenco e l'aiutante di bandiera lenente di vascello. Molisani. Anch'esso viene ricevuto e accompagnato nell'aula dall'assessore Tacconis. 13" pure presento il Comitato esecutivo dell'Esposizione, rappresentato dal presidente Villa, dai vice-presidenti Boyer e Orsi, e dal segretario Di Polougliera. Prestano servizio d'ordino numerose guardie di città e. carabinieri, agli ordini dei funzionari àvv, Labbro. Bioletti. Azzati e Rossi. Entrano i Sindaci Dalla via echeggiano gaiamente le note dell'Inno di Mameli. Nell'aula il mormorio della folla convenuta si spande per un momento più vivace: dalla galleria, al disopra della balaustrata, centinaia di volti si protendono innauzi, curiosamente. II corico dei Sindaci comincia a sfilare nel vestibolo e ad entrare nell'aula. Lo aprono due mazzieri del Municipio di Torino: poi si avanza l'on. Rossi, in atto di introdurrò gli ospiti; b dietro lui, che prende posto sulle poltrone d'onore, a destra del Duca di Genova, si svolgo una diversa caratteristica schiera, che si viene spargendo per le gradinate rosse contro le pareti laterali della sala. Sono uomini di tutte le età e di lutto le condizioni che la cerimonia patriottica e l'ideale dell'antico Piemonte oggi accoglie c accomuna in unest'aula : si vedo qualche austera figura di lineamenti aristocratici sedere accanto ad una rude, aspra figura di lavoratore; e vecchiezze rugose e canute s'accompagnano a giovinezze vivaci; e abili di diversissimo taglio e. di diversissime foggio si confondono: o, meglio, tutu li i .infonda l'uguale segno, che su tutti silicea, pei vivaci colori : la sciarpa sindacale. Alcuni la portano .seminascosta sotto il paletot a la giacca, quasi con pudore; altri, con certa simpatica vanità, l'ostentano, ponendone anzi in vista lo stemma e le frangia di argento; altri la portano con certa aria ilare, soddisfatta.... La Principessa Laetitìa, squi ngcantetsitamente elegante nella sua mattutina toe letta bianca, sotto linearci del gran"appelloIni.linaio, volge, con la gentilezza d'i i sorriso, - !j. . ' , 0. t* li" puiiiau, 10 sguardo su questa, folla che viene occu pondo tutta l'aula: il suo occhio s'indugia con compiacenza là ove scorge qualche petto fregialo di medaglie, di quelle medaglie che ricordano coinè coloro dm ne sono distinti hanno lavoralo al compimento del fatto solenne che oggi si commemora, o di quelle che ricordano le virtù civili che hanno riaffermato la Patria nei suoi primi einquant'anni di vita. Nella prhiia Illa delle poltrone al centro prese posto la principessa l.ictitia. avendo alla sua destra il Duellili Genova, il sindaco di Torino, 11 colimi, l'avinis, il comm. Di Biasio, il comiiieiidalore Cauli, il marchese Corsini, alla sinistra il ministro Facta, la marchesa Di Castfilnuovo, il senatore Villa, il generale Brusati c l'on. Ferrerò di Cambiano. Parla il Sindaco di Torino li Sindaco di Torino si leva a pronunziare il discorso di saluto. Altezze lìeali, Eccellenza, Signori, « Oggi si compiono einquant'anni dal giorno solenne, in cui fu promulgata la legge, che proclamò il Regno d'Italia. In questa data, che ha segnato una delle epoche più grandi e importanti della nostra storia, il popolo italiano ha affermato, davanti al mondo, la sua novella osisteuza, ed ha scritto una delle pa-jngine più gloriose della sua epopea». rL'on. Rossi ricorda gli uomini e gli eventi.! ghe prepararono il grande trionfo della patria, I aa iiingni secoli oppressa e divisa; quindi con- r■ zsentimenti, ed ebbe una eco di simpatia ini unemente festpee-iata Fra iriiKstn n doveroso sa, voi. rappresentanti delle antiche Provin-j?ie dello Stato Sardo, a rivivere ancora tuia Cvolta uno di quei giorni dedicati ai più san-! o c nobile degli entusiasmi: all'affetto della] dPatria. Ed io, a nome di Torino sono orgo-, msrngttvano una volta di nifi il fraterno affetto "die1 glioso di porgervi il fraterno saluto, e di ofrirvi lo nostre accoglienze oneste e liete. « Saluto anzitutto, con affetto e riverenza, Principi di quella Casa Sabauda, da cui sono legati Ti Piemonte e l'Italia tutta da un vincolo di affetto inalterabile, di grande devozione e di illimitata riconoscenza. La storia di Casa Savoia è intimamente ed indissolubilmente legata con quella del nostro Paese. Forse nessuna Dinastia al mondo ha saputo, come la Casa di Savoia, vivere nell'intima via del suo popolo, compenetrarsi nei suoi bisogni e nei suoi desideri, seguirono gli impulsi generosi e portare a glorioso compimento e sue nobili aspirazioni; la Casa Savoia, che da Umberto Biancumano a Vittorio Emanuee III, è sempre stata al mondo modello di saggezza, di abnegazione e di- valore. « Evviva Casa Savoia! ». (Applausi e gridu generali di'* Viva Savoia!*). Saluto e ringrazio il rapipresentante del Governo, che in questa grande circostanza ha voluto prender parto ala nostra festa ed alla nostra gioia; saluto o ringrazio tutte le Autorità convenute. Ma sopratutto vada il ringraziamento di Torino ai rappresentanti delle antiche Provincie, che con tanto slancio hanno voluto accettare il nostro invito, e colla presenza loro, rievocatrico di altri tempi e di altri entusiasmi, prò- il detto del Poeta « Siam fratelli, Siam stretti ad un patto, «Maledetto colui che l'infrange!». * Dal nostro valoroso conferenziere Costanzo Rinaudo, onore dogli studi e della scienza storica italiana, voi udrete rievocare, con nobili parole, i giorni fortunosi e gloriosi elici oggi commemoriamo. Ma permettete a me, che, in questo tempio, sacro alle memorie -lei patrio Risorgimento, io elevi il mio «pensiero alla grande Patria italiana, ehe oggi, ferma v sicura, divenuta possente nella pace, nelle arti e nel lavoro, muove, con serena baldanza, i suoi passi verso un radioso avvenire di gloria e di civiltà. Permettete che io mandi, a nome dì Torino, il saluto augurale e l'omaggio solenne, a Colui, che impersona la Patria, che ne regge con ferma mano i destini, al nostro giovane e valoroso Re, modello di virtù pubbliche e private, a cui si inchinano per la bontà, l'ingegno ed il sapere, tutti coloro, che hanno culto ed amore per la. Patria ». (Grida unanimi di «Viva il Ile! Evviva nialia! Evviva il He»). Parla S. E. Facta Dopo il Sindaco di Torino, S. E. Facta, ministro delle Finanze, porta l'adesione del Governo a questa commemorazione. « Altezza Reale, Egregi Signori, « Porto il saluto del Governo ai Snidaci, che, con pensiero geniale, il primo Magistrato di Torino riunì in questa gloriosa Città. «Essi sono i rappresentanti di quei Comuni, di cui ciascuno ha una pagina di eroismi, ha un lembo di storia, ha un palpito di vita italiana; di quei Comuni, fra le cui mura, in una santa intimità di-affetti, magnifiche eli pensiero, meraviglioso di audacia, Uidomabill di sentimento, frementi di azione, sorsero e maturarono le aspirazioni versò la grande patria italiana. « Sono i Comuni, quelli che alimentarono le mirabili energie: la piccola cellula ha generato la grande forza, il brevo cerchio ha sviluppato gli impulsi potenti: altre forze, altre energie essi hanno cercato, ad esso si son° wumt,' in efC 81 c°mposoro: sorte dalI'a,11"la del popolo,, sorrette dalla lealtà dei «j. Ai vati a rial D-niiin nnlitirr, *li immilli esu¬ Re, dirette dal genio politico di uomini sapienti, queste forze riunite corsero, proruppero, divamparono sui campi della riscossa nazionale, e fusero m una sola, altissima idealità le varie classi, accomunate prima dal dolore, santificate poi dal sacrifizio, riunite ora. in una fulgida apoteosi, dalla gloria del passato e dalle fervide speranze dell'avvenire. « Robusto organismo è il vostro, o Comuni, se ha potuto cementare la nostra vita politica, così che ciascuno di voi può andare fiero di un nome, può gloriarsi di un martire, può palpitare di un ricordo, può dire, nobile di orgoglio: «Ho dato un figlio all'Italia». « Sai-anno ancora i Comuni, ora Comuni di tutta Italia, che diranno fra breve, col loro lavoro, col loro pertinace lavoro, come un mezzo secolo di vita italiana non sia andato perduto. Essi, qui, in Torino, in Roma (il grande cuore nostro, ed a cui va riverente il nostro saluto), tenderanno a tutte le Nazioni la mano amica, ad esse fraternamente sorri deranno, nella visione gentile della grande 4>ace l'umanità feconda, diranno al mondo che mentre nltà si avvia verso i suoi destini, l'Italia obbedisce. alla irresistibile malìa del progres- so, sente tutla lu divina poesia delle nuove conquiste, vivo e palpita di nuove e potenti idealità, compie, nobilmente altera, la u^ssio- i jne stupenda, che il genio italico e la sua sto ria immortale le hanno giustamente asse- ! guato, I . 0ggj ouf si cotnpie u primo atto ai nn rit0i soienne. rito di memorie, di riconoscen- ■ zc, di affetti purissimi : l'Italia ha ben diritto ochi anni attimo, i una~Naz!ono""" "* rnon(io stre' innalziamo, ricchi di fede sicura, vibran. j?. • di entusiasmi rinnovati, i nostri CU011 cu italiani. ! « Innalzamoh col pensiero rivolto alla Casa ] di Savoia, qui ro,ppresentata dai Principi a, mati. alla Casa di Savoia, inseparabile dal dlcappltsuo popolo nei giorni della battaglia, inseparabile ancora nelle lotte pacifiche del lavoro, nelle vittorie della scienza, nel dominio augusto della bontà... meravigliosa e sicura intimità di anime e di azione, di virtù e di sentimento, per la quale l'Italia figge impavida e fiera lo sguardo suo d'aquila, nel fulgido avvenire che l'attende. Gli applausi che avevano salutato il discorso del Sindaco, prorompono vivissimi, unanimi alle parole del rappresentante del Governo. Il comm. Costanzo Rinaudo sale alla catte dra, sorgente tra ceppi di piante verdi, presso le poltrone d'onore. Il discorso di C. Rinaudo L oratore, richiamando il discorso della Co rona del 18 febbraio 1861, le votazioni del Senato e della Camera del 26 febbraio e del 14 marzo, e la sanzione regia del 17, descrive la commozione di Torino in quei giorni divini, e riafferma dopo cinquantanni la fede nei destini della patria di tutti i Comuni dell'antico Regno sardo, convenuti nel Tempio del risoigimento, con un caloroso saluto a Roma « patria, diva, santa genitrice ». 1 u P»'«uo Parlamento italiano offriva l'aspet- lotte e le vittorie. Rimirando gli eroi superstiti, Vanitila nostra comprende tutti, senza distinzione di parte, nell'umore riconoscente per i redentori della patria. Ed in questo pensiero l'oratore presenta in una sintesi comprensiva il quadro della risurrezione, italiana. o a e o , a n e o a i ¬ l e l , o ò i i o n o l l i e Sotto l'oppressione dell'Austria e delle signorie indigeno dopo il 1815 1 patrioti! cercarono nelle associazioni segreto i mezzi del risorgimento. Dalla carboneria scaturì lu sollevazione napoletana del 1820, dalla Federazione, la piemontese del 1821, da entrambe l'energia dei fortissimi che allo Spielberg divennero faro di luce inestinguibile a tutte le genti civili. I moti del 1831 col supplizio Ai Ciro Menotti e. Vincenzo Borelli suggellano l'azione delle società segrete, fallite por Io spirito settario, la dispersione delle forze, la difficoltà delle comunicazioni e il difetto di un programma chiaro ed elevato. L'apparizione di Giuseppe Mazzini col prò granulia unitario della Giovine Italia segna l'èra nuova; un'Italia rinnovata sorgente dalla tradizione sua feconda, indipendente da ogni dominazione straniera, libera nel suoi ordinamenti, unificata nel suo governo, assurta ai più alti ideali della vita. Il ,iuovo Vangelo rapidamente si diffuse, si per l'altezza sua morale e politica, quanto per l'estetica della parola incanlatrice e delio stile apostolico del profeta ligure, e per il lascino ammaliatole di tutta la sua persona, e largamente contribuì all'educazione della coscicn za nazionale. La mala riuscita delle cospirazioni mazziniane, dall'olocausto di Jacopo Ruffini alla fucilazione dei fratelli Bandiera, indusse gli uomini di temperamento meno arderne e più positivo a seguire altra via. Indi .scaturirono i poeti delia patria: indi la letteratura nazio naie, di cui Vincenzo Gioberti fu l'espressione piti eloquente nel Primato; indi l'utopia, del nooguelflsino, elio parve una realtà con l'elezione di Pio IX. L'illusione del papato nazionale caldo con l'allocuzione di Pio IX dell'aprile 18-5S ; ma intanto erano venute le riforme e gli Statuii, Milano, insorta, aveva segnato il princìpi.) della guerra d'Indipendenza. Fu grande sventura la divisione degli animi, perché ul'e gloriose giornate di Pastrengo, udito e Peschiera seguirono le disfatte di Cuslozu e Milano, più tardi di Novara. L'eroica resistenza di Brescia, la difesa mirabile della repubblica romana e di Venezia non valsero ad impedire la restaurazione della tirannide straniera ed indigena. Per fortuna d'Italia nel cielo plumbeo s'apriva verso le Alpi piemontesi uno spiraglio sereno, ed un furo luminoso da Siperga proiettava luce su tutta l'Italia. In quii sereno splendeva la figura del re guerriero, Yiltotio Emanuele. Di carattere schietto e leale, patriottismo vivace, devozione sincera alle libertà costituzionali, il Re galantuomo, dì stirpe antica, ma di visione moderna, nell'unione col suo popolo fu il mandato da Dio a rannodare le forze per il trionfo della causa nazionale, Ma il Principe non avrebbe vinto l'ardua prova senza il concorso di illuminati statisti inuvii aculei il uuucuiou Ul illuminali euhieli. trii cui si eleva la figura del conte Camillo di Cavour ch'ebbe le nifi alte doti ili un iv"i- U«»*dt j^a^ imul^nB t^e\^ zatenace? prudenzalt% «SuBfcB?«>8n2S^ ravigliosa diretta ad un grande ideale. Deli'un- e tjqnato regno di Sardegna, formò un modello a di Stalo civile democratico moderno : le lune - subalpine aperse ai condannati del Borbone, e del Papa, dei duchini. dell'Austria; nel Con- i gresso di Parigi si eresse u vindice del diritti - ideila nazione; con finezza diplomatica con-