Il manifesto del nuovo classicismo

Il manifesto del nuovo classicismo Cronache letterarie Il manifesto del nuovo classicismo aresPéguyparaegucapoesafrancese : di Victor Hugo, di Racine, di Cor-tieillc. Ma, per intendere l'importanza diquel, che Charles Péguy può aver detto in-torno alla poesia francese, bisogna avere u-no. idea della poesia francese, un'idea che. • i: _ u: „„„i,,, non s'accatti nei manuali, e bisogna anche avere un'immagine esatta della personalità di Charles Péguy. Coso l'una e l'altra, non tacili. Dire che Charles Péguy è uno scrittore francese, di origino provinciale o contadina, abitante a Parigi, sulla quarantina, droyfusardt», repubblicano, di tendenze socialiste e cristiane insieme, pamphlétaire di cose politiche e letterario-politiche, non senza ambizioni e possibilità di arte pura, autore di un <t mystère de la charité de Jeanne d'Are », ohe anche noi annunziammo, or sono alcuni mesi, al pubblico italiano, direttore dei « Cahiers do la quinzaine »: darne una biografia esteriore, anche più precisa e oompleta di questa che in un par di righi abbiamo abbor acciaia alla peggio, sarebbe meno che nuli» per conseguire una intelligenza dell'uomo e dell'opera, che non volesse contentarsi di una pura passività mnemonica. Definirli, quest'uomo e quest'oliera, non sarebbe arduo, se volessimo seguire il metodo, che da tutti, consciamente0 inconsciamente si segue, quando si tratta di definire un'attività spirituale, cioè limitarla., chiuderla fra i suoi estremi, isolarla nell'orbita in cui si muove. Si suol definire uno scrittore, enumerando' le cose ch'egli ama e quelle ch'egli rispetta e quelle che odia e quelle ohe disprezza. Le passioni di Péguy sono poche, samplici e precise: ama la Francia e il popolo di Francia, rispetta 1 nazionalisti della scuola di Barrès, apprezza, pur mentre lealmente li combatte, Mauxras c i legittimista dell'Action frangaise, adora il passato cristiano e classico, monarchico e repubblicano della Francia di San Luigi, di Richelieu, del '48, disprezza e detesta le masnade politicanti, che han messo al tanto per cento il capitale ideale del repubblicanesimo eroico e sulla santità del droyfusismo di prima maniera hanno fondato la bottega dell'anticlericalesimo barattiere. I suoi amici si chiamano Giorgio Sorel. Daniele Halévy, Romain Rolland; i suoi nemici si può dire che si chiamino tutti .Ican Jaurès: Jaurcs come tipo simbolico di tutte Io cupidigie materiali abbarbicate parassitariamente sui rimasugli delle rivolto ideali, di tutti i compromessi pratici che simulano i progressi, di tutte lo avidità che contrarrauo tutte le fedi. Fra questi estremi si svolgnuo la vita e il pensiero di Charles Péguy. Ma chi conosce i confini di um campo, non perciò conosco la natura di quel campo. Dalla determinazione esteriore saltare ad una comprensione interna, dal contorno profondarsi fin dentro l'anima, dalle oscillazioni dell'ombra che il passante proietta nel suo viaggio terrestre intuire i battiti del suo cuore segreto, questo è il gran passo: intendere, insomma, secondo quale ritmo suo pensi e senta. Charles Péguy entro quei limiti che gli abbiamo intorno descritti. Cristiano è il Péguy, di un cristianesimo che non e quello dei modernisti e nemmen quello dei gesuiti, di un cristianesimo che si direbbe anteriore ad ogni eresia ed anche ad ogni dogma, di una fede ignara di teologia, tutta volta al sentimento del mistero, ma incuriosa d'ogni interpretazione del mistero. La è repubblicano, cittadino ideale d'una patria, ove la dura virtù di Cincinnato rifiorisca sotto la protezione del Cristo: Ghristus rtx; ed è, per temperamento, guerriero. Vi sono uomini moderni, quasi tutti gli uomini moderni, ohe, svolgendo la loro attività nell'epoca presente e nel paese, ov'ebbero in sorte di nascere, hanno come una vita più profonda e più vera, sotto là sujwrficie di questa esistenza necessaria: hanno una patria, un'epoca, una missione elettiva diverse e lontane dallo Stato di cui son sudditi, dalla generazione cui appartengono, dal mestiere onde cavano il lor pano quotidiano. Péguy, se potesse risuscitare le epoche spente e rinascervi a suo modo, vorrebbe rinascere francese, sì, ma francese di un tempo che gli permettesse di combattere con la gioventù virginea cantata dal Victor Hugo dei « Miserabili » alle barricate che subissano la monarchia di Luigi Filippo: meglio ancora vorrebbe rinascere Guerriero delle Crociate, commilitone e cronista di San Luigi, o araldo poetico di Giovanna d'Arco. La Francia mistica e combattente è la sua patria elettiva: il gusto letterario della Francia quattrocentesca, libera appena dalla tirannide inglese, con quella fresca crudità mattiniera, con quella grazia frizzante e quella vigoria ancor quasi freddolosa e impacciata che è di tutte le aurore; quel gusto che, fiorito poi nella luminosa barbarie di un Rabelais o nella opulenta ed aggressiva umanità di un Montaigne, si assottiglia ancora una volta, e, sfrondandosi e polendosi nella conscia perfezione del seicento, ricanta con metro classico la canzone della Francia cristiana, ed annoda un filo di successione fra i paladini e Baiardo. fra Baiardo e Luigi XIV, e fra Turoldo e Corneille: tale è il gusto letterario di Charles Péguy, romantico perche il pernio del suo sentimento è nel Medio Evo, antiroraantico perche la mèta finale delle suo peregrinazioni in cerca del bello assoluto è nel Poliuto di Corneille. Ma forse — come il Péguy stesso, per ragioni diverso dalle nostre, desidera — verrà pure il giorno, in cui capiremo che non basta, a oapire una poesia o un poeta, aver dato per l'ennesima volta il moto a questo secolare pendolo oscillante fra classico e romantico. Spogliato della su/a individualità, il Péguy è lauto classico e tanto romantico quanto può esser classico e romantico un franceso intelligente del secolo xx, che non può, dopo i parnassiani, i decadenti e i simbolisti, parlaro di romanticismo con l'ardore di Madame de Staèl, e non può, dopo un secolo di romanticismo, intendere il classico con la gretta ortodossia di un Laharpe. Tutta la modernissima cultura francese, sia che la si consideri rappresentata da un prosatore come Barrés o da un poeta come Moréas, da un monarchico come Maurras o da un rivoluzionario come Sarei, tende alla esaltazione dei classici francesi contro i romantici ed al riallacciamento dell'antica tradizione, superati gli ostacoli che al retto svolgimento dello spirito nazionale avevano frapposti Victor Hugo, Rousseau, Voltaire, Descartes. « Gli stillisti nostri contemporanei » ha detto Giorgio Sorel nelle Illusioni del Progresso, «sono i veri successori del ianosprezzatoBoileau ». E unapagina innanzi ripeteva, accettandolo, il giudizio di Proudhon, secondo cui la gloria di Boileau 1 risorge t a misura ohe la nuova genera- j zione si libera della scrofola romantica ». « Il pensiero borghese », ha detto un giorno i il a 1 _i i • j «• il Sorel al suo entusiastico traduttore e biografo italiano Agostino Lanzillo, a è assolutamente romantico : deriva da Rousseau, da Hugo, da George Sand. La democrazia disprezza gli autori del secolo xvn, ma il pensiero classico rinascerà sicuramente attraverso la lotta di classe. L'eloquenza di Proudhon, credo doll'idealogia classica, portata come idea madre, come fiaccola, nel movimento cooperativo del proletariato, crea il sindacalismo ». Per gli scrittori dell'Action francane, l'ideologia classica e il gusto letterario di Corneille e di Pascal preparano invece il nuovo avvento della monarchia; e. secondo Charles Péguy, sono, quell'ideologia e quel gusto, connessi al risorgimento del repubblicanesimo cristiano e mistico. Sarebbe disperato indagare da che parte stia la ragione. Certo e che le piccole minoranze combattive, ohe greti e palesi tramiti di simpatia, che non ! esistono soltanto in quanto tutti questi ' gruppi combattono o vorrebbero combatte-1 re contro un unico e comune nemico: la ci-1 nica ed affaristica terza repubblica. Oltre l'invincibile ma occasionale simpatia che dopo la vittoria droyfusarda s'agitano in Francia, camelots du roy, sindacalisti teorici, cattolici ortodossi, nazionalisti barresiani, repubblicani insoddisfatti, clericali come Brunetière ed anarcoidi, come ad un incompetente deve sulle prime sembrare il Sorel, comunicano fra di loro per alcuni se- viene dall'odio comune, vi sono anche lega- : mi di comuni amori: l'animo riverente ver- so il cristianesimo, il gusto letterario orientato verso il classicismo. 1 In un piccolo ed eloqviontissimo libro in-1 titolato Nolte Jeuneue, Charles Péguy ha fatto l'apologia del grande ideale repub- ! blicano. Il diritto elettorale sembra oggi u-i na formalità grottesca, universalmente' bu- giarda, truccata in ogni senso. <t Ma uomi- ni son vissuti, uomini senza numero, eroi, martiri, santi li chiamerò — e, quando io dico santi, forse intendo ciò che voglio dire — uomini son vissuti senza .numero, eroica- mente, santamente, uomini hanno soffer- to, uomini sono morti, tutto un popolo ha vissuto perchè l'ultimo degli imbecilli ab- ma oggi il diritto di compiere questa for- malità bugiarda ». La repubblica non c sta-,ba sempre un ammasso di politicanti; ha, dietro di sè una concezione religiosa della vita; non è degna di derisione, pur se è caduta, tanto in basso. Non è prèsto para-.gonare il grande ideale monarchico alla mi- sera realtà della repubblica, quale è oggi, poiché anche i repubblicani sono capaci della mediocre astuzia di paragonare l'i- deale repubblicano a quella: misera realtà: che fu il regno di Luigi XVI o di Luigi Fi- i lippo. Dovunque siano stati i mistici, vengc- no più tardi f politicanti; vi furono un tem-ì po i mistici repubblicani, quelli che por la ì repubblica morirono, vi sono oggi i repub- blicani politicanti, quelli che della repub- blica vivono. Ma non perciò l'ideale repub- blicano è morto, non è morto anche se così vilmente fu sfruttato dai barattieri l'ardo- re di sacrificio e di battaglia di cui dio' prò- va ancora una volta, nell'affare Dreyfus, e. ! so un giorno i legittimisti divenissero una minaccia reale, « essi vedrebbero ciò che noi Lsiamo ancor capaci di fare per la repub- dblica , 1 ' : sAspetteremo quel giorno per renderei e-|]satamente conto delle divergenze fra Péguy e Maurras, fra Sorci c Barrls: aspetteremo! vdunque che la loro azione sia divenuta net-'ftemente politica. Oggi come oggi operano e ì *valgono molto più nel campo della cultura = che nel Parlaménto o nella piazza, c in quel i dcampo, malgrado ogni diversità di ideali po- ! clitici, li vediamo affratellati da amore o da fefurori di ugual tempra. La verità è chc|Rson tutti figli ed eredi di Proudhon, e tutti reazionarii. non già nel vii senso elettorale, ! dma noi senso di un'impavida ed incessante ' nreazione critica contro la mentalità e la ! smoralità del secolo xix. La quale mentalità, | lessendo in gran parte frutto dell'enciclope- i bdismo, si contrapponeva al cristianesimo ; ] ressendo impregnata di romanticismo, ten- j edova a una svalutazione dei classici. I suoi I v nomici, por quella eterna e segreta strategìa ohe ordina i contrasti spirituali, debbo- no necessariamente proteggere ciò che essa mentalità del secolo xix avversò. Fanno levasul passato remoto per scalzare il prossimopassato, riabilitano la visione cristiana eDessinustioa-della. vita, rinnovano, sulle trac-ce di Taine, i valori etici che la democraziaegualitaria e la borghesia, produttrice avo- vano vuotati ricostituiscono, proseguendocon pm fiera intransigenza, l'opera di Sainte-Beuve, la compagine del gusto classico, sgre-telato per tutto un secolo, sotto l'urto del- la valanga che Giang.acomo Rousseau mi-se in moto, che Victor Hugo e i romanticifragorosamente precipitarono. La questionedell ordinamento politico diventa accessoria: tutto il secolo xix dimostraci si può » re monarchici con Luigi XVTJI, con Carlo X, tata.mil Napoleone IH, e si può esse» re- pubblicani con Lamartine e con Thiers, ed anche si può essere socialisti con Jaurès, re- stando borghesi, romantici e miscredente Così tutti gl, uomini nuovi, cho fanno il processo al secolo xix, non possono, e vero, 3ffu.g&lre a 1ueUa necessita tattica che U co- strmge a cercare una giustificazione interna nella fede in un certo ordinamouto politi- co, e sono secondo i loro studii, la loro ori- gme sociale, le loro simpatie personali, o re- pubblicani, o monarchici o sindacalisti. Ma chi li studia un pò più addentro, si accorge ! che la pregiudiziale e, in ciascun, di essi, su' perficiale e casuale,^ e che non v'è nessuna 1 ragione seria perchè Sorel non sia monar1 come MaurraB, e perchè Maurras non sia repubblicano come Péguy. Se la terza repubblica crollasse essi si troverebbero, al- : meno per una serie di anni, coi l'influenza di un qualche fatco ncordi sotto nuovo che oggi non possono prevedere. Loggendo il Péguy di Notre Jeunesse, lo troviamo grandiosamente commosso e per-1 basivo laddove esalta la bellezza dell'origi- f*?0 iaf-]e ^pubblicano e la generosa il- ! l.U81M1« primi dreyfusaxdi; lo troviamoi ^consistente o malcerto laddove afferma ?U€S1t.ldeale.,f 3ue.sta llluslone contro gli 6 le illusioni, non meno magnanime, del «"f1, monarchia. La rea tà che offre, presa v Pf,1151^0: e 5«flla d™* terza ^pubblica; nell ayvemre e il vuoto, e, con- tritando su 11 assetto politico entro cui deb- ha sistemarsi la Francia risuscitata si per- dojl° m vanc costruzioni apocalittiche. Val-j gono, non in quanto propongono lo loro so- !u,zl0m al futuro, ma in quanto oppongono 1 !°r° sentimenti al presente. E sono unani- ml lnquosto : mvocaro lordane contro il: disordine, la fede contro 1 affare, 1 autontà ™ntro. ,1J.fu.r<?€ egoistico Invocano una;1 rancia disciplinata e credente, qualunque ^ssa 31(1 c=?cre' oltr^.e ?.™ W** ^rancia anarchica, ove dico il Péguy, nonl 31 ^de. n«nimeno ali ateismo. Ora, non ve\ «»^ione politica, che, impersonata da u.omim <™*onta, uon ^mport-i iin ordine.so- j "al° ejmora;leJ ae ve, costituzione politica, che, caduta in mano d uomini senza coscien- f ' noa deSe.nen. » Pedine. Divengono dun(*ue le. dl3P«te fra «pubbEoa * ^arohia, fra sindacato e battaglione. ^f1 che ^P0"*». 0 istaurare la disciplina lntlma.de"e e V*** disciplina, P61 .cl° cf.e f-e °"°TO' " cmama df 1,uas\ ven*1 seooh: cns.ianesimo per oo ?. . 0 u mea.f,' f c.ù?ama da ven"j tlf?U(lue scc,oh f™Ul< c^!C:3mo' ^}lf 3tlana' ^ classico; il resto verrà da so. : Latrano ad una restaurazione ben altra dalla superficiale e prettamente politica rc-i staurazione del lSlo o da quell altra che vo- ]evano 1 Partigiani del conte di Charabordj h f ad istaura zi one di tutti i ■ vAal°" ^«ettuah o morali in Cristo e in!fP°Do' m Giovanna d Arco e in Boileau, *" Sau„Lui^ u.m, Pascal>. BcBlfdo e; "l Cornell!*. 11 nvouzionario Sarei accetta discorrendo di letteratura, lo opinioni del cl,erical° BruMtffiWi il repubblicano Péguy fe"*™ a Vlct°r Hug0' 1 P°*fcl dl RlA1V* j Con Nutre Jeunesse tendeva, il Péguy, a distinguere la sua causa da quella dei mo- narchici, e falliva nell'intento; col i-ecentis-! siino libro, « Victor Marie, comte Hugo », lancia un proclama letterario che potreb-1 b'essere sottoscritto da tutte le minoranze ribelli della Francia d'oggi. Una mediocre ed efimera politica le divide, un vasto moti vo di rinnovata cultura affratella in un uni- co coro le varie porti in contrasto. Con una tecnica tanto più fascinaferice quanto più llogica e saltuaria, fatta di fluidi nessi sentimentali «he investono e sciolgono i leami di puro pensiero, il Péguy rievoca i randi versi vittorughiani nello scenario di Parigi eroica, si esalta, trepida, dubita, condanna, acuisce la sua facoltà investigarice dal contenuto verso i particolari più misteriosi della forma, dichiara il segreto delle rime, da una citazione inesatta de sume la ieggerezz,a di qlleato genio corrotto da tante inge™osit.à di questo , „enie poUr. rf dc talenta d- ^ f ola8aico mala,men, to ambizio80 che> arrivare, s'è rivestito, g.& fcruccato di romeiriiÀcismo , da aicune moravigBo90 quarfcinje M j}ooz endonmi prend<j ,e mosse mosfcrare di che cosa sia stato maWado tutto, quest'uomo, cho ha ^ntito oonfeoriginaria v^ten» p^a, ]]a „ nasciniento carnsnle dolla ^^1» Unerazione dello spirito dalla materia, di che 0Ma sarebbe du ^ ^ ^ a_ vosse avuto cuore e[ì^aao e disc£lina olaa. Ljca, E| dato3Ì 1>aire ^ m parallelo to ^ ^ dJ viofcor H ^ rime & Corneille - giacché, ancVegli, come Sorel 0 comc Brunetière, crede chi le grandi ri- rivoluzioni nel]a delrarte _ abW c(ona impT0Vvisamente vicfcor H cui era infcitolato n lib o^tra tutte lo for7e de]la sua intelli^nza in ua>anaW8Ì comparativa tea f>arte di Ra. d di cui meUe stupendamente Sn luce la rintimo disVrdine, la deficienza di rìUno diente 0 Farte di Corneille, casfca iefcosa dirittamente costrutta, sa ,ionto fcre orte t;he si chiamano. 0razio Cinzii Cid, verso un vertice che si chia ma PoUntn. verfcice Fr L dò dell.,m;verso. nQn è ch<j (t8nebra fl do8ertt>. 'Gioire à loi, Franee étérnelle/ Francia ed universo, Fran- E perciò dell'universo : giacche per Péguy, oltre il Reno, l'Atlantico, l'Alpi e i Pirenei eia e spirito, Francia ed eternità, Francia e Dio : sinonimi vani, contrapposizioni pleo. nastiche. Nessun altro popolo avrebbe sa puto sopportare: solo la Francia ha saputo sopportare il disastro della fillossera. Nessun artista (invano noi mormoriamo a mezza voce i nomi di Pindaro, di Virgilio, di Goe the, dello stesso D'Annunzio), nessun artista fuorché Victor Hugo, avrebbe mai potuto cantare il mistero della creazione carnale, annunciare la profezia pagana .poiché « que- sta è una di quelle sfide ohe sola la Fran eia può permettersi, uno di quei doni che sola la Francia può arrecare all'univorso » ; i versi di Racine sono più che virgiliani; i Greci e i Romani che respinsero la barbane orientale erano francesi abilmente travestiti (forma scherZ08a per un'affea-mazione, secondo il PégUy, seriissima: che la storia di Francia, direttam o indirettamente, esaurisce la storia dell'umanità). Il torto di Raoine conSÌStctte nell'aver preso a modello Euripide , cho non lo valeva punto, che gli era così notevolmente inferiore. » Ma Corneille, che non 3'lsplrava ad Euripide, oonchiudeva col Poliuto « la più granile di tutte le carriere tragiche, la più grande di tutte le camere drammatiche, la più grande certamente di tutte le camere poetiche. » E noi, che ri- ■" — —'■- - - — a1--1 pensiamo a un Dante o a um Shakespeare, non abbiamo ciò non pertanto nessuna voglia di sorridere a quest'enfasi furibonda; = anzij quasi un brivido di terrore ci per. corre questa Tolta> ^ ogni volfca che d ^ dato di spiaw dentro ]e profondità della coscienza francese: coscienza di una nazione, cui nessun'altra, salvo Israele, si può assomigliare, organizzata e compatta come individuo, priva di fluidità e di scambi, povera di vera originalità, salvo questa formidabile originalità di temperamento: l'orgoglio dissennate, la fede nella sua missione divina, la grandiosa ingratitudine verso h popoli dai quali impara. Era recente ancora « rinascimento francese, pallido riflesso del nostvo, e Boileau respingeva con altezZ0SI> ...sprezzo le false gemme della poesia italiana; oggi Charles Péguy manda Euripide a scuola da Racine e Shakespeare a scuola da Corneille. E può ben dire, egli. Charles Péguy, con tutti i francesi, che a noi .non francesi è negata l'intelligenza di un Lafontame, di un Racine, di um Cor- neille, poiché, abituati alla mezza luce di quella lor mezza poesia, _ sanno distinguere finezze e cogliere significati, tutti pieni del sole accoccante di quella che noi chiamiamo poesia, riusciamo a discernere solo in Victor Hugo, unico, o quasi, tra i poeti francesi che abbia un rilievo dantesco," o shakespeariano, o euripideo che dir si voglia. Ma la cultura francese sente ancora una celcaèrrssdgedtr i ù to volta il bisogno di chiudersi entro la sua conchiglia, di proteggere contro le minacciate contaminazioni la Bua intransigente individualità, di elaborare in un sospettoso egocentrismo quel che ha assorbito durante un secolo dal mare tempestoso della cultura europea. Questa che è, di tanto in tanto la sua miseria, come fu la miseria del popolo ebraico, è .anche la sua forza perenne. E gli nomini che vogliono costringere la Francia a questa nuova solitudine aggressiva, gli araldi della reazione classica, suscitano, sì, diffidenza, ma non senza riverenza. Tra questi e_ Péguy, che dagli uomini e dai gruppi affini si distingue per un fanatismo di volontà, che lo fa vivere illeso in un tumulto di contraddizioni, come la salamandra nelle fiamme. Uomo di sensibilità nevrotica e raffinata, proclama ad ogni istante la sua origine contadinesca; nutrito di midolla critica, si asserisce mistico, con tento più tenace persuasione eloquente quanto più dubbia è l'intima realtà; prosatore, qua e là meraviedioso, ma talvolta anche troppo meraviglioso e un poco affatturato e cupido di singolarità ortografiche, di ripetizioni sapienti, di sfaccettature lungagginose, di echeggiamenti « suggestivi » che fanno ripensare a Maeterlinck e ai decadenti, invoca a modelli della Francia letteraria i classici del secolo xvn, e Corneille. La realtà del secolo xx ha venato la purità del sogno classico; l'edera romantica intacca (o tien su?) le colonne del tempio ricostruito. Da questi lirici contrasti è nato il più bello e il più strano manifesto letterario della nuova Francia: « Victor Marie, comte Hugo ». Bello di una bellezza misteriosa e sfuggevole; strano, an che nel senso di straniero. Poiché noi non intenderemo mai pienamente uno stato d'animo come quello di Péguy, sebbene La lontananza spirituale a noi italiani, che preferiamo vivere nella corrente piuttosto che nella conchiglia, non vieti un'ardente curiosità ed un commosso rispetto. G. A. Borges*. Giosoio Sorel. Le illusioni del progresso, trad. da A. Lanzillo. Palermo, Soadron. — Agostino Lanzillo. Oiorgìo Sarei, Roma, Libreria editrice Romana. — Chables Pegot. Xotre Jeunesse. Paris, Ollandorff. Chables Pegux Victor-Marie, comte Hugo. Paria, Cahiera de la quinzaine (XII, I). so