"La guerra fra l'Autria e l'Istria è inevitabile,, dichiara l'ammiraglio Chiari

"La guerra fra l'Autria e l'Istria è inevitabile,, dichiara l'ammiraglio Chiari "La guerra fra l'Autria e l'Istria è inevitabile,, dichiara l'ammiraglio Chiari (Servizio speciale delia Stampa). co1, ri. Si disi à1 cjta la „,. i a ogni Vienna, W, notte. giornali viennesi parlano ormai quasi giorno dell'Italia e di bilanci militacute l'alleanza e intanto si solleeparazione di guerra. Tra poche Budapest, le nuove Delegaanno i loro studi del bilan- e del bilancio della guer- o; |ra: e allora si parlerà ancora lungamente e- dell'Italia e di eserciti e di Dreàdnoughls. _ j E' un momento politico che si potrebbe de- j finire intenso. Per questo è interessante dei maggiori uomini austriaci rappresentativi: degli uomini che sono come la bandiera di o e^ .. rjl2nsi(1,,n o|conoscere il parsicio o a ise di a a nemico mento preciso di idee politiche, nei rappor ti austro-italiani. Oggi ho cominciato a interrogare lungamente il vice-ammiraglio Arturo Chiari. Por l'Italia egli è certamente una delle personalità più caratteristiche: il suo nome vi è già molto conosciuto, ,Ie sue idee vi sono state molto discusse. C'è a. anc|ie cn; j0 jice llelnico dell'Italia. Egli ™' appartiene al cosidetto partito militare delfò la guerra, e non ha mai nascosto in flut tuanti veli diplomatici il suo pensiero. L'ammiraglio Chiari, che è di vecchia o- j rigine italiana, discendendo da una fornir al j glia bresciana, è un uomo alto, vigoroso, pno oa; ti m. l a U e ; n dal viso sanguigno, completamente raso, con due brevi favoriti, come il classico ma¬ un movi-nnaio inglese. Parla incisivo, franco, qua- si duro : come scrive. E cosi mi ha parlato oggi, nel suo salotto elegantissimo, fissandomi a tratto diotro il suo monocolo lucido che cadeva e risaliva ritmicamente per un moto nervoso della mano. "Si batte una falsa strada,, lo sono di quelli che credono che, se non si cambia risolutamente via, se non si muta il metodo attuale dei rapporti fra l'Austria e l'Italia, con tutto quello che si si dice, con tutto quello che si scrive, si giungerà ad una guerra inevitabile. Adesso c'è un momento di tregua, che durerà per qualche mese ancora. Noi austriaci vogliamo avere riguardo: min turbare l'ita- ; li; mentre csssl prepara e festeggia le sue a ' . . . ' 1 ■ ■„ ■ i Esposizioni. Ma non cè da farsi illusioni. « a | Si va avanti molto male. Nelle ultime de- j legazioni austriache Lutti i partiti politici l- hanno manifestato la speranza, che la core , diuUlàj sempro ottima, dei rapporti uffl- diffoiida anche nella popolazione pori oi eia li st per accalorare un poco la scialba simpatia che c'è fra i due paesi e che negli ultimi anni — è mio fermo convincimento — si è andata sperdendo invoce di rinvigorirsi. Non è stata questa una. grande, solenne dimostrazione di amicizia verso l'Italia '? o. o | Nessuno può negarlo. E elione e avvenuto ? r- Noi guardiamo coi nostri occhi e giudi gi chiamo coi nostri cervelli. Alla Camera itae- liana il ministro ha fatto la sua simpatica dichiarazione ufficiale, ma le sue parole so 110 cadute in un silenzio mortuario e sono ei]S(atc sconfessate cosi, tacitamente, dagli i - stossi deputati. Nessuno ha sentito il bisogno di dire qualche cosa, insieme al miniI stro. E poi ? Tre giorni dopo clic il ministro ha parlato, si raduna a Firenze il Con. i grosso nazionalista che ha risposto con un *»tostLloni * a- -micizia. Io non voglio ora proprio occu- a>-i delie sue risoluzioni, alcune delle e Quali mi sono sembrate veramente origie-1noli. Ma vi domando: che si pensa in Itan i e a a i a ra e . ¬ e i l o l n n n o i lia di tutte queste cose ? San Giuliano ha detto ufficialmente che l'irredentismo non esiste quasi più: il Congresso di Firenze praticamente ha dimostrato il contrario. Un foglio, che vuole essere più papale del Papa, il Giornale d'Italia, ha voluto negare ogni carattere irredentista al Congresso; un'altra gazzetta s'è anche spinta più avanti ed ha affermalo che in Italia non solo non esiste un partito, ma neppure una tendenza ideale irredentista. Perchè si vuole dunque sempre negare? Chi si vuole gabbare? In Italia si sa molto beue come stanno le cose e nessuno credo alle dichiarazioni ufficiali : e noi, anche se vogliamo essere ciechi e sordi, siamo perfettamente informati di tutto. Si balte, dunque una falsa arrivare ad un modus vivendi è necessaria una molto rude franchezza, anche brutale. Tutta la mia « brutale franchezza », che molta gente in Ilalia critica e condanna, senza comprendere, non è diretta contro l'Italia, ma vuol solo arrivare una buona volta ad un'intesa, se è possibile. La camarilla militare austriaca Voi italiani dite spesso che c'è in Austria un partito che vuole la guerra » una camarilla militare", come voi In chiamate. | lo lo nego. In Ausi ria non c'è nessun partito che vuole la guerra. Quello che potrebbe definirsi tale, al quale appartengo Per anch'io, a cui sono legati molti vecchi ge- cerali e ammiragli e diplomatici, sarebbei ii primo a stendere la mano all'Italia, sei l'Italia riuscisse ad ispirarci un po' di fiducia. Ma. io direi piuttosto che v'è in Ita-lia un partito di guerra. A Firenze, il De",' Fremi non ha. detto forse che bisognava1: tener ancora viva l'agitazione qualche an-: no, porcile per il 1912 gli italiani saranno : pronti ? Jo vi dico che in Italia, quando sa- ; ranno vinti e sorpassati tutti quegli impeci diluenti che tengono ancora indietro il parv tito radicale, quando sarà compiuta defini-; tivamente l'organizzazione necessaria, do-; po il 1913, qualunque Governo sarà irresi- \ labilmente trascinato dal partito non dico: irredentista, ma nazionale. E quando si! ha — come l'ho io — la più ferma convin-, zione che questo deve avvenire, non si patinati essere, è evidente, molto sfiduciati del-; l'Italia. L'Italia in un conflitto europeo E poi: voglio spiegarvi ancora un puntooscuro della nostra alleanza. Anche se l'Italia avesse la migliore volontà di esserci sinceramente amica, fin dove possiamo noi • calcolare positivamente sulla sua amicizia? ■ Io qui considero l'ipotesi di una conflagra-. zione fra la Triplice e la Triple Entenle, o, come ufficiale di marina, mi domando qua- ' le potrebbe essere la posizione dell'Italia, oca la sua costa e la sua forza navale, di' ! [ronte ' all'Inghilterra e alla Francia All'In- ; ghilterra, per quanto impegnata su, al Nord, in un gigantesco conflitto con la', Germania, resterà sempre libera un terzodella, flotta, ch'essa metterà a disposizione' della Francia. Quanto all'Austria, essa, con ' la sua marina attuale e futura, non potrà! mal abbandonare in un tal momento l'A-! driatico. Ciò significa che l'Italia, nella suaparte più vulnerabile —- la costa occlden- • tale — rimarrebbe assolutamente sola, cort ; la sua flotta. E che farebbe allora ? Anche, da questo punto di vista penso che l'Italia'; non potrebbe andare più avanti di una ' semplice neutralità. E noi non dobbiamo' trascurare questo fatto. Ma esso è lontano. Più vicini e reali per., noi sono i vostri atteggiamenti — di cui vi dicevo. — Noi non vogliamo la guerra, .ma non potremo evitarla se l'Italia ci for- ■ zerà. Con la sfiducia che essa ci ispira non ci resta che ìwepararei ed armarci, sopratutto là dove l'Italia si prepara e si arma:' sul mare. La flotta a la calta La flotta italiana è adesso assolutamente superiore a quella austriaca. Non voglio ■ indugiare troppo su questo punto, che ò stato già tanto discusso dai giornali. Alla! nostra inferiorità si pensa ora di rimedia- ' re con i nuovi armamenti: ma anche pergli anni prossimi essa non potrà molto mi-' gliorare. Alla fine del 1912 — se sarà approvato lutto il nuovo programma navale' — il rapporto delia nostra marina da guer-. ra rispetto a quella italiana sarà di 1 : 1,3, j con uno spostamento d'acqua (navi di li- : nea e incrociatori) di 193,800 tonnellate contro 256,806 tonnellate. Ma la marina italiana è anche di primo ordine. Nessuno più di me può stimarla. L'ho vista e la conosco bene. Si è voluto trovare un compenso alla inferiorità numerica della nostra marina da guerra nelle condizioni della nostra costa; adriatica, dicendo che essa si presta più : facilmente alla difesa di quella italiana. '. Ma questo è un errore di gente che non ha esperienza del mare. La costa dalmata, pec : se stessa, ha oggi uno scarso valore dal punto di visla difensivo. Per renderla sicura bisognerebbe fortificarla tutta, seminandola di fortezze e di mine, con una co-' tossale spesa di qualche miliardo, mentre si potrebbe piuttosto avere assai più a buon j prezzo una fiotta due volte maggiore di I quella italiana. Sguernita com'è, la nostra: costa può essere difesa oggi solo sul mare,' '.ioé cun la fiotta. Invece, con i suoi canali e le sue isole,; lessa imo avere un grande valore in mano I al nemico — nel caso che la flotta uustria- |ca fosse ,)l0L'cuta " distrutta — essendo uiia buse ideale di operazione. De! resto, ormài il calcolo della costa uon deve quasi più entrare nei nuovi bilanci di una guerra sul mare. Dopo le vostre ul- . lime manovre navali, s'è discussa fra voi ; la necessità di creare sulla, costa italiana ■ dell'Adriatico dei punti convenienti al ri- ; fugio e al rifornimento della flotta, dopo '-. una battaglia. Ma tutte queste discussioni mi sembrano veramente inutili. Ricordate : la storia dei duo leoni che si sono azzuf-. fati ? Dopo la rissa uno di essi è scomparso interamente, e dell'altro è solo piii rimasta la. coda. Nella prossima battaglia sull'Adriatico accadrebbe qualche cosa di suajl.e,. Nessuno dej cjjmbattenjli avrà li

Persone citate: Arturo Chiari