L'età pericolosa

L'età pericolosa L'età pericolosa Berlino, 15 gennai». Buono o cattivo, un libro ohe in due mesiraggiunga la cinquantaraillesima copia, e metto in emoziono tutto un pubblico pensali te, deve1 contenere qualche qualità mio.va. ;Una forza dove essere nelle pagine. E quando anche non fosse che nel titolo... e quando anche le polemiche e le discussioni fos !=or<;> dovute ad una comune suggestione, allora varrebbe la pena di studiare la suggestione. Sono queste le ragioni1 che spingono a comprare il nuovo libro alla moda, malgrado le lunghe esitazioni. Le quali sono causate un po' dalle numerose critiche, dalle quali il libro appare quasi come uno dei •oliti tentativi di accaparrare l'interesse del pubblico' prendendolo pel suo lato debole, il lato del peccato, ingannandolo sulla qualità della merce con un travestimento psicologico >' moderno. » Un esempio' di simili libri in cui la psicologia copriva l'invito erotico, e che pure ha conquistato il mercato e il pubblico e le discussioni, c quella Glaudine à 7'ccolc, a cui pnx troppo fecero seguito altri tre simili volumi, che anche essi raggiunsero ingiustamente le diecine di migliaia di copie. Ora, visto attraverso le critiche, il nuovo libro della nuova scrittrice, Karina Michaelis di nome, aveva tutta l'aria di esser composto sulla stessa ricetta dei Glaudine à l'écolc, e di rappresentare lo slesso imbroglio letterario. D'altro' lato, spingono anche alla diffidenza con-fcro tanti libri tedeschi il mal uso esistente cho almeno una polizia di uno dei tanti Stati della Federazione proibisca ogni libro clic sappia appena •appena del bruciato dall'inferno, eilmaluso che gli editori hanno preso di batter moneta sulla proibizione, promulgandola ai quattro veuti come un merito speciale del libro. Per cui accade che una quantità di libri onestissimi c scritti collo migliori intenzioni vengano coronati di un'aureola di malizia che loro non si conviene, e spinti nel pubblico con un accompagnamento di equivoca reclame, che allontana subito chi diffida del chiasso e dei libri <r alla moda. » Per questa volta tanto' il chiasso e la reclame, potrebbero avere una giustificazione. « L'età pericolosa » è un libro che sta sul medio limite fra l'opera d'arte e l'opera di sensazione. Mentre la tesi ohe l'autrice si c imposta c santa e rispettabile, i mezzi • con cui la .tratta e la porta nel pubblico sono sufficientemente dubbi. Avviene di questa opera come di tante altre simili, che ci fanno domandare: se l'autore non voleva illustrare che la tesi, perchè non si è servito di una forma più scientifica? Cho bisogno vi era di circondare la sua dimostrazione di tutte le civetterie letterarie di cui n infiorata e che possono meglio tradire lo scopo che non servirlo? Specialmente, quando, come nel caso della signora Michaelis, la lesi tocca tanto da vicino certi confini del sentimento critico, che solo una severa trattazione scientifica può salvarne l'intenzione. Ma imili domande sono un po' sciocche di fronte ad uno scrittore. E tanto più di fronte ad una scrittrice. E ancora più sciocche di fronte ad una scrittrice danese. Non voglio con questo alludere alla nota circostanza che in Danimarca vi è-, del putrido; voglio invece ricordarmi chela Michaelis. essendo danese, appartiene a quella schiera di scrittori nordici che, dopo la fine della grande letteratura russa, si sono presi l'impegno di dire la verità in letteratura, vale a dire di fare scopo della letteratura lo svelamento più o meno spudorato delle debolezze dell'anima umana. Tutte le letterature hanno avuto questo quarto d'ora patologico, in cui hanno sei; i re raggiunto un grado' di perfezione acuta quasi dolorsa : l'Italia lo ha avuto coli'Aretino, la Francia coi filosofi e più tardi con Maupassant e Flaubert, la Russia con Dostojewski, Gorki e Andrejeff, e quelle che non lo hanno avuto lo avranno'. La Germania si avvia ad averlo. Per ora l'esercizio di questa frusta di penitenza pare sia in mano ai popoli della Nbrsa. Le grandi confessioni scritte dell'anima moderna si trovano tutte nei libri che ci vengono dalla penisola scandinava. Ibsen, Biòrnson, la Lagerlof, costituiscono quasi un fenomeno chiuso; e come non indegno epigone viene la Karina Michaelis colla sua « Età pericolosa » o colle sue cinquantamila copie di tiratura ad avvertirci di nuovi delitti della specie umana. Che cosa il suo libro contenga, ò difficile descrivere. Esso e, purtroppo, una di quelle maledette autobiografie sotto l'orma di appunti che si prestano tanto poco alla descrizione quanto un viaggio in ferrovia. Varrebbe la pena che venisse tradotto in italiano per diverse ragioni: ò breve, è interessante, e ha infine quel mezzo fascino erotico che può garantire all'editore una ampia tiratura. E mi verrebbe evitata la necessità della descrizione di un libro che ha il suo fascino solo nello stile speciale e dubbio, nella sottolincazione violenta di piccoli episodi psicologici, nella descrizione efiicace di martiri isterici che non possono essere meglio raccontati ohe in quel modo lì, e che messi in altra luce cambiano di colore e non sembrano più quelli. Come raccontare i dolori del giovane Werther? La protagonista dell' « Età pericolosa » è una vecchia Werther. Diciamo meglio: è una Werther matura. Perchè la tesi, la famosa tesi che ha infiammato la Michaelis è questa : tra i quaranta e i cinquantanni molte donne, auzi tutte le donne il cui spirito è coltivato e i cui nervi sono delicati, subiscono una grave crisi isterica, una crisi che l'autrice non sa paragonare che a quella che tutte le giovanetto subiscono fra i quattordici e i eliciuti'anni. La vera ragione chedistrugge la felicità di quasi tutti i mairi- moni va ricercata, dice la Michaelis, in gtieata crisi. La Michaelis c giunta fino ad affermare, in una conferenza che i suoi ammiratori le hanno fatto tenere l'altro giorno a Berlino (indovinate perchè? per rispon derc alle accuse dei suoi 'detrattori, cioè dello sue detrattrici) che la maggior parte dei divorzi avvengono quando la moglie ha sorpassato i quarant'anni. Con questa affer inazione un po' ardita, essa arrischiava di sentirsi rispondere a suono di statistiche, il che è certamente la cosa più sgradevole per un letterato. Ma, in onore a molte verità contenute nelle suo affermazioni, si può perdonarle il piccolo errore relativo al divorzilo, visto che il divorzio non prova nulla: il novanta per cento dei matrimoni infelici non finisco con un divorzio. E, secondo la Michaelis, l'infelicità, il malinteso, la rovina nel matrimonio provengono solamente dalla donna. A prendere per modello Elzie Limdtner, la protagonista dell'ir Età pericolosa», la donna è un essere morboso, che l'istinto porta alla menzogna, che nasconde i propri sentimenti perchè essa stessa non li comprende, che agisce sotto la spinta dì un fascio di istinti che tengono dell'animalesco e del divino. Un uomo è un essere ragionevole e semplice, diviso in compartimenti come un armadio; qui l'amore, e lì l'amicizia, lì l'ambizione, e così via. Nella donna i sentimenti sono mescolati assiemo o formano una sola, malaticcia molla che la spinge all'azio ne. Quando mai un uomo ha compreso una donna? E quando mai può esser sicuro di essa? Ora, simili teorie sulla donna non sono nuovo. Lo cominciarono gli scienziati del medio-evo che negavano alla donna un'anima immortalo, e lo hanno sostenute in diversa forma tanti che sarebbe impossibile farne l'enumerazione. Un po' nuova è la particolarità sostenuta dalla Michaelis che questo carattere di isterismo naturale si riveli improvviso c scoppi in una terribile crisi proprio nell'età pericolosa, quando la donna vedo sfuggirsi nella bellezza e nella gioventù le armi della sua lotta per la vita. La crisi che essa descrive nella Lindtner, decide questa povera donna a separarsi bruscamente dal marito con cui ha vissuto felicemente ventidue anni, e a rinchiudersi in un eremitaggio molto moderno, in una casa liberty col tetto di vetro. Passi anche questo tetto e questo vetro : la sua Lindtner è già una snob in tempi normali. Ma porche la Michaelis decide la sua protagonista a questo atto inutile? E' la crisi dell'età pericolosa? Così sostiene la Michaelis o meglio la Lindtner nel suo diario; ma malgrado gli ibseniani paradossi, la situazione morale della povera dama non rimane così confusa e inesplicabile come sarebbe naturalo in una crisi. A metà del libro ci si accorge che la Lindtner ha fuggito il tetto maritalo ed il mondo perchè è innamorata di un giovane architetto, certo Jòrgen Malthe. Ecco tutto. O son miope, o non vedo traccia di crisi, di istinto misterioso, di sconvolgimento della ragione. Finche una donna c bella può innamorarsi; c se questo le avviene a quarant'anni, e saggio da parte sua fuggire alla tentazione dell'amore, visto che esso deve condurre ad una fatale delusione quando i quaranta saranno divenuti quarantacinque, e l'amato non troverà più forzo per la ipocrisia. Si può chiamare un simile avvenimento una crisi patologica? Non Io so. Ma poiché non solo la Michaelis lo tratta così, ma in Germania e Danimar-ca si sono trovate centinaia di persone per discutere prò e contro, affermando o negando la crisi, poiché anzi la questione, paro impossibile, è passata nel grande pubblico, vi deve essere nel caso della Lindtner e nel suo diario qualche significato nascosto, qualche piega di sentimento che io (forse perchè uomo) non ho afferrate e capito. Mi meraviglio però che l'abbiano capita tanti altri, che pure sono uomini, e quindi divbi in cassettini, c ciie non possano quindi comprendere l'essenza complicata e traditrice delle donne. La Michaelis dice che se uu uomo vedesse l'anima di una donna come essa e, inorridirebbe. Sarà benissimo. Ma la sua Lindtner in cui essa pure ha tentato di dipingere una donna come essa c (e con grande efficacia di colori, bisogna riconoscerlo), non fa inorridire affatto. Fa un po' di compassione, per la noiosa situazione in cui si trova : ecco tutto. E' vero che sarebbe un torto di prendere la cosa troppo sul serio. La Michaelis è una scrittrice, e quindi non ha troppi obblighi: se le pare di aver scoperto una nuova malattia dell'anima femminile, bisogna lasciarla alla sua opinione. L'importante è che il libro sia buono: e a questo essa è completamente riuscita. Paolo Scarfoglio

Luoghi citati: Berlino, Danimar-ca, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Russia