Il liberalismo del cardinal Pecci fa revocare un ordine di Pio IX all'epoca della morta del Gran Re

Il liberalismo del cardinal Pecci fa revocare un ordine di Pio IX all'epoca della morta del Gran Re Il liberalismo del cardinal Pecci fa revocare un ordine di Pio IX all'epoca della morta del Gran Re Roma. 14, notte. Alcuni documenti inediti rinvenuti in un archivio segreto mettono in simpatica luco un atto del defunto pontefice Leone XIII, quando era ancora cardinale. Quanto compì il cardinale Pecci nel 1878 alla morte di Vittorio Emanuele II, sarebbe a dimostrare come egli non fosso poi quell'animo reazionario clic molti hanno creduto sinora. Dai documenti ora venuti in luce e pubblicati dal Giornale d'Italia risulta chiaramente come solo all'opera del cardinale Pecci si deve se fu revocato un ordine papale cito vietava ai parroci di concedere le chiese per celebrarvi esequie religiose in morte di Vittorio Emanuele II. Appena morto il Re, il partito reazionario che imperava in Vaticano riuscì, non-si sa come, a strappare a Pio IX un ordine di divieto per i funerali nelle chiese italiane. Il cardinale Pecci, che comprese l'odiosità del provvedimento, tanto fece che riuscì in quarantotto ore a far revocare l'ordine stesso Ed ceco corno il cardinale Pecci stesso narra l'incidente: «Grandemente preoccupato delle possibili conseguenze della circolare, questa mattina ho voluto abboccarmi con tre cardinali che presero parte, a quanfo mi fu detto, a quella deliberazione. Le mie parole non sono state indarno : tutti hanno finito per riconoscere la gravità della, cosa e la diffìcile posizione del Clero e l'inasprimento degli odii che ne sareb- (fiero derivati alla Chiesa, e quindi la ne ' V . cessità di un opportuno immediato prov vedimento. Il cardinale Billio fra questi ne è siato cosi scosso, che, mentre io tuttora parlavo, ha fatto attaccare il legno, ed alle una e mezza pomeridiana si è recato in Vaticano, ed alle due e mezza, veduto il Santo Padre, era venuto da me per darmi personalmente la risposta. Questa si che non si avesse ad inibire assolutamente i funebri se richiesti, ma che i vescovi non abbiano da prenderne l'iniziativa, e che si scusino dall'assistervi : per quanto potranno procurino, secondo la loro prudenza, che il funere non degeneri in dimostrazioni politiche. In questo senso è stata redatta una declaratoria che, con l'approvazione del Santo Padre, oggi stesso possibilmente si spedisce ai vescovi. Ho ringraziato il Signore d'essere così presto riuscito nell'intento e di aver liberato vescovi stessi dalle terribili strette in cui si sarebbero trovati in conseguenza del crudo diniego in faccia alle scatenate passioni politiche ed ai tumulti di piazza. Quel divieto sarebbe stato tanto più crudo, in quanto che qui in Roma i funerali avranno lunogo quasi jns presente (?) ponti/ice ». Ed in un'altra lettera, sempre sullo stesso argomento, il cardinale Pecci scriveva: « La parte attiva da me presa per far modificare con una declaratoria l'improvvida disposizione adottata per impedire i noti funeri, è stata da molti conosciuta, e mi ha procuralo vivi ringraziamenti anche per parte di parecchi eminenti colleghi e vescovi suburbicari... « Sulle cose avvenute alla morte di Vittorio Emanuele II,—continua il cardinale Pecci, — la verità è questa, che Pio IX mandò ni molu proprio al Quirinale monsignor Marinelli, con l'incarico di vederlo ed offrirgli i soccorsi spirituali dietro ritrattazione, die gli fu impedito l'accesso alla camera del moribondo, che si abboccò col cappellano regio Anzino, che volle munirsi dello facoltà necessarie all'uopo, ecc. ; che difalli Vittorio Emanuele II, avvertito del pericolo di morte, disse di voler morire da cattolico, che prima di confessarsi e comunicarsi dichiarò di domandare perdono al Papa di tutte le offese che gli aveva recato, che il cappellano Anzino, cui fu fatta tale dichiarazione, ha dato all'atto la debita notorietà, che il Santo Padre si è di questo dichiarato soddisfatto. Tutte le altre ciarle sono invenzioni di giornali 0 fole sballate per i. loro tristi fini ».

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