Poesia persiana e musica inglese di Ernesto Ragazzoni

Poesia persiana e musica inglese Poesia persiana e musica inglese g(Nostra corrispondenza particolare) Londra, gennaio. Omar Khayam (Abul - Patii - Omar - ibn - Ibrahirn - al - Chajami) fui ai suoi tempi un poeta, un matematico, un astronomo, o visse alenino centinaia di anni or sono a Nisapur in Persia, e pare abbastanza bene, giacchè, nonostante la poesia e la scienza, che non sempre sono cose salubri, trovò il modo» di prolungare il suo soggiorno in questo basso mondo per un buon secoletto. " Ma adesso non è precisamente di Omar Khayam ohe vi voglio parlare. Torneremo più tardi a lui. (Fra parentesi, so volete salarne di più, informatevi presso i suoi rappresentanti in Itailia, il prof. Italo Pizzi che ve ne parlerà da professore, Emilio De Bosis che vi risponderà da poeta, il sig. V. Gottardi che ve ne predicherà da apostolo...). Di chi vi voglio parlare è del maestro Gran. ville Bantock, nato a Londra il 7 agosto 3868, direttore dell'Università musicale tli(Birmìngham, e con Elgar, Mackenzie, Parry, Stanford tra i pochi veri compositori che abbia l'Inghilterra.... E' stato lui che oggi ha reso d'attualità il vecchio poeta persiano, tradmcendolo dinanzi al pubblico di Birmingham prima, poi a quello del Queen's Hall, carico —■ fin troppo carico, a diro il vero, — di musica, ed incominciamo a dire di lui. Compositori inglesi, non ce ne sono tanti che si possano chiudere gli occhi quando per caso se ne trova uno.... anche se la sua iisonomia nou debba parerci originalissima. Intanto, questo Granville Bantock c, fra le altre cose, un letterato ed un dotto, e se la letteratura e la dottrina gli legano un po' spesso le ali dell'ispirazione musicale, gli impediscono di sfiorare mai la menoma volgarità. I suoi soggetti sono sempre elevati; egli ha scritto un oratorio « Cristo », un poema orchestrale « Dante », una suite « Saffo », i poeti che predilige e che sceglie per sottolineare di commenti musicali, o per anima.re di melodie, si chiamano Shelley, Robert Browning, Moore, Southey; e siccome l'Oriente © specialmente la Persia hanno sempre esercitato su di lui uno speciale fascino, egli ci ha già dato prima del presente « 0m-ar Khayam », un a Adoratori del fuoco », una a Lalla Rook », un « Eamsete II », dramma in cinque atti con intermezzi di cui sono sue ancho lo parole, sei volumi di * Canti orientali », un album delle i Fantasie •■- Ferithtah », una a Selezione delle yhazals di Hafiz » Insomma, grazio aGranville Bantock, la poesia persiana ha avuto le porto aperte, spalancate dalla musica, inglese... \ Ciò che il maestro sovratuitto cerca nelle ispirazioni del paese delle rose e degli usignuoli è il colore, il profumo, di lontananza c di mistero, li cerca e non di rado nella sua studiata tavolozza orchestrale trova toni rappresentativi felici, accenti pittoreschi, combinazioni di colori rari, ma se la sua musica segue abilmente o con successo j. contorni esterni di quella poesia, difficilmente no penetra e no fa vibrare l'intima essenza, l'anima. Fino alle imprcssianli di paesaggi e di luoghi ci arriva; più addentro, no. Il porche ò facile comprenderlo. Fin cho si tratta di descrivere e di colorire, Bantock non fa che seguire il proprio temperamento e trova l'espressione geniale c giunta, quando invece il pittore deve diventare psicologo, allora cessa di essere lui © sì smarrisce a ricercare le frasi e le veci della passione e dell'anima umana, non nel proprio intuito, ma sulle traccio di qualche modello. Il maestro vi ha, è vero, un ap poggio e può tirare innanzi, ma la sua personalità ne rimane soffocata Più. che in ogni altro precedente lavoro di Bantock, questo appare evidente nell' a 0mar Khayam », la sua opera di maggior mole, la quale, se vorrete, passeromo ora un momento ad orecchiare al Queen's Hall. Quando ho dotto un momento, avrei dovuto dire un paio d'ore, ma non bisogna mai diffondere nel pubblico inutili sgomenti. Ciascuno sentirà quello che può. L' « 0mar Khayam » ò un poema musicale in più parti, con orchestra, cori' e tro solisti; un contralto, un tenore, un baritono. L'autore ha presa la famosa traduzione inglese che del poeta persiano ha fatto Fitzgerald e l'ha abilmente adattata a modo suo per le convenienze della sua musica. Omar Khayam, cho fu uno dei più squisiti poeti orientali, ha scritto un certo numero di rubyat, vale a diro di quartine (la mia profonda conoscenza del persiano fatta, sul programma mi permetto questi sfogai d'erudizione) nelle quali ha espresso un intero sistema di filosofia ohe in fondo non è molto dissimile da quella dell'Ecclesiaste: c Vanità, nient'altro ohe vanità >. II poeta, considerando la vita come un giuoco o nulla più, il mondo come un'illusione, dice a sé stesso ed insegna quello che pure altri filosofi o poeti hanno detto ed insegnato: c a che prò' scandagliare questo enorme mister dell'universo? — Viviamo l'ora presente che non fa che percuotere e fugge, dimenticando il tempo. — Limitiamo i desiderii doli© cose di questo mondo e viviamo contenti ». Con Victor Hugo, egli avrebbe esclamato: • Je m'en irai bientót au milieu de la -èie sans que rieri ne manque en cette immensità. »E con Carducci: a Mescete in vetta al luminoso colle mescete, amici, il biondo vino, e il sole vi si rifranga, sorridete, o belle: dimmi, morremo! * ;llzzate> ed ha C1'eal° lla e5Se tre personag Al leggere lo quartine di Omar Khayam ! par di assistere ad un vivente dramma, alla lotta di una grande mente, assetata di verità, traverso i conflitti dell'» eterno «toc dell' « eterno no ». Nel Sartor Resartus di Cariyle Ma vedo che sbadigliate, c cesi mi rimetto coraggiosamente in tasca l'ammirevole emmento che speravo di fare sul significa-1 '.o del poeta orientale.... Del resto, già fin! di qui potete capire che po' po' di roba sia quella con cai Gran ville Bantock si c messo ' alle pre^o. Nella sua adattazione musicalo del poema, il maestro ha creduto necessario distribuirlo a dialogo. Le quartine persiane non hanno un preciso ordine fra loro, ed ognuna può stare a sb; Granville Bantock però, studiandone le varie principali caratteristiche, le ha per così dire individua- gì: il Poeta (tenore), l'Innamorata (coulralto), a cui attribuisco molti dei versi che si riferiscono all'amore, ed il Filosofo (borito- i o a e i i a , t , , i e a e a a o . o e i i l e i n a ù n e e e e a n è : n e d o o e o » no) che ha l'incarico delle stanze esclusivamente filosofiche. Il coro, parte commenta le emozioni espresse dai solisti, parte sottolinea i brani descrittivi. In orchestra sono rappresentate tutte le famiglie di strumenti, ed aggiungete catube, cembali, triangoli, gong, glocke.nspicl, organo.... C'è persino un campano da cammello... Non si fa mica, musica orientalo con poco !... La prima cosa che si avverte nel preludio, — c'è anche il preludio, — c il ricorrere di date frasi musicali caratteristiche..'.. Siamo avvertiti; il compositore impiega il sistema del leit-motiv.... e sappiamo che cosa questo vuol dire... La fisionomia wagneriana del lavoro non tarderà a delinearsi. Il preludio ci propara ai versi iniziali del poema, in cui si parla del primo sole mattutino « che mette in fuga le stelle, dinanzi a lui, diti campi della notte.... ». La vece del muezzin invita i fedeli alla tradizionale nrcirhiera « Allah-u-akbar ». Gli ottoni, sommesso, riprendono il tema.... o le tenebre della notte si dileguano mentre l'orchestra sospira alcune delle principali frasi tipiche: la frase del vino, quella dell'amore, quella del rimpianto Un tema speciale è quello del kayf (violoncelli e legni). Non sapete che cosa è il kayf? Me ne meraviglio. E' il nome che gli arabi danno a quello stato di languore estatico che è di natura peculiare orientale.... "a" Finito il preludio, si suppone che la scena si apra sul paesaggio di un giardino persiano. Da un lato è (ma sempre nella supposizione, giacchè non si tratta di un'opera, ma di im poema musicale) una taverna. Sulla soglia, siede il Filosofo.... Sotto uu pargolo di rose, stanno il Poeta e la sua Innamorata, ed un rivolo d'acqua pura lambe i fiori ed il loro piede.... In distanza si erge il palazzo del sultano. H coro gradatamente scende sulla scena... E' la carovana iu viaggio, la carovana in cui sono simboleggiati i viventi, gli umani errabondi por la vita, e clic chiedono un attimo di sosta e di oblìo. — E' qui che il campano del cammello ha una bella parto ! « Aprite le porte! » — grida l'ii umanitàcarovana » alla taverna simbolo della fugace gioia, i Aprite le porte, — voi sapete che solo per poco ci è dato sostare, — e una volta partiti non torneremo mai più.' ». Il dialogo prosegue. Il Poeta c l'Innamorata hanno già trovilo iu loro stessi il segreto della felicità, essa c nello coso semplici e nell'amore, ed insieme stisurrauo l'uu l'altro abbracciati: « Un libro di versi, sotto un verde cespuglio, — un calice ricolmo, la metà di un pane c.... te — clic presso di me canti nella solil udine. — o solitudine paradiso!.... ». La trama orchestrale si complica... Udiamo via via passare il tema dell'» apportatore di calici », il tema della o vanità delle cose », il tema delle « rose » Ciascuno di questi temi si fa, è vero, trascinare da qualche guida che già conosciamo (uno si è aggrappato al braccio di Tristano, l'altro si fa condurre per mano da Brunhilde, l'altro si nasconde sotto.il manto di Wotan...), ma tutti camminano bene e disinvolti, e tratto tratto, sanno fare anche qualche passo da soli, quantunque talora non debbano durare poca fatica a farsi largo tra le matasse di note che il maestro di continuo stringe loro ai piedi. Ma la soverchia astrazione del poema, finisce, a lungo, per nuocere anche alla musica. Con altre parole, personaggi e coro, poco su poco giù, si ripetono sempre le stesso cose: « Ogni mattino apporta nuore rose, ma dove sono le rose di ieri? — Tutto è passeggero, il cuore dell'uomo fonda le sue speranze sovra turbini di cenere. — Inebhriatevi finché vi è data la vita, perchè morti più non tornerete, ecc. ,ecc. ». La musica è costretta così a ritorni e ad insistenze cho finiscono per ingenerare peso e monotonia. Non c'è che Wagner il quale riesca a tener vivo un tema per pagine e pagine, regalando ad ogni ripresa nuove sorpiese... In Bantock, l'interesse uon tarda a languire. Il compositore ci ha presto rivelato tutti i suoi segreti.... Gradevole in un piccolo brano, in una lunga composizione ci schiseria. Senza la forza, che permette le audacie, non riesce più ad elevarsi. Ma sì, ancora una bella e larga frase libra le ali; bl'a due del Poeta e dell'Innamorata: a Quando tu ed io oltre il velo della vita saremo passati — oh, ancora a luugo} a lungo durerà il mondo! — e l'eterna esistenza sì chiuderà sul nostro arrivo e sitila nostra dipartila — come il mare su, se stesso si chiude, ni breve rimbalzo di un ciottolo ». Lo spunto della frase è un po' quello della scena dcllV annuncio di morto » nella Walkìna, ma lo svolgimento è originale, e l'intero brano nobile e dolce, è pieno di nostalgia infinita e di grandiosa malinconia... Qui, Bantock c veramente eloquente... Menzionare altro non credo o7jportuno... M'hanno detto che lo studio dell'autore di Omar Khayam è un museo dello cose più diverse ed una biblioteca dei libri più svariati: vi ri trovano vedute del Fusiyama, dipinte da Hokuaai, e liuti antichi; sonagli d'armenti dello stoppo o collezioni di pipe turche o tedesche; statuette di Budda e busti greci... tutto l'oriente ò a cozzo coll'occidente, c la raccolta di quegli oggetti sempre degni e talvolta ancho preziosi, non riesce, nell'insieme, a dare una impressione di stile e di personalità. Non è forse, questo studio, un po' come la musica che ne esce? Ma il pubblico del Queen's Hall non si è mostrato di grande intransigenza ed anzi si prepara con gioia a festeggiare un nuovo lavoro di questo compositore che è tra i suoi più cari. E' intitolato: « Il minuto d'un Fierrot ». Un minuto, dopo le due ore dell' « Omar Khayam »? Sia il benvenuto! Ernesto Ragazzoni.

Luoghi citati: Birmingham, Inghilterra, Londra, Persia