Che cosa vi proponete pel 1911?,,

Che cosa vi proponete pel 1911?,,Che cosa vi proponete pel 1911?,, omanarvotaaetterat,artseuomnpotc Trieste, 1, natie. Il Piccolo pubblica nel suo numero di stamane le riSDoste pervenute ad una sua interesante inchiesta estesa alle più note individuaità contemporanee. L'inchiesta si riduce a ernesta semplice domanda: « Che cosa vi proponete di tare nel 911? ». Spigolo le più interessanti fra le numeosissime risposte mandate al Giornale, le quali ono così numerose, da riempire sei fitte pagine di stampa. Setdttoiù GIOVANNI PASCOLI. — Carissimi, sto pubblicando una trilogia di poemi italici - Paulo Cesilo, Rossini. Tolstoi - prima d'una serie cne vorrei sperare lunga. Poi pubblicherò la t Canzone dello studio » e l'altra dolle canzoni di Re Enzio. E poi. altro. Intanto devo far lezioni; e due discorsi. E cosi, per il lavoro, mi accorso d'esser vivo. •Salute. •MAURIZIO MASTERLINCk. — Lavoro in ernesto momento ad imo studio su « La Morte ». Prenderà esso le proporzioni di un volume? Lo emo, ma non lo so ancora. MASSIMO GORKI. — Preparo : * La cronaca delle piccole città;., .cOkuroft» è un nuovo romanzo intitolato : « L'amore semplice ». ANTONIO FOGAZZARO. — Malato, invio doente scuse, pensando amorosamente nel cuore tutta la penisola bella, madre di anime salde come i suoi marmi, lino al Quarnero. MATILDE SER\0. — Nel 1911? « L'ebbrezza, l servaggio e la morte » : il primo d'una serie di dieci romanzi che definirò « I romanzi del- stacoil vadistaesl'ammsetauimspinracovecocofatedoluqurepaase chcoprgrst1 illusione ». Ho anche un altro romanzo da roscrivere l'anno venturo: l'ultimo ìomanzo the divi sia ancora da, scrivere su Napoli. Voglio stu- SO2\^,t^ph^ oild^ oggi ai napoli, ciò cne ne na ratto i ìrresistipue |fismovimento m avanti del progresso, cho trascina, trasforma e sconvolge tutto. GUGLIELMO SFERRERÒ. — Sto scrivenrlo il ibro sull'America. Spero di pubblicarlo prima della mie del 1912. Ma non ne sono sicuro. •SEM BENELL1. — Nel 1911 si darà di certo il mio « LMantellaccio ». poema drammatico che da molto tempo volevo scrivere. Di quest'oliera non ho intenzione di dire ancora nè la sostanza, nò lo svolgimento. Dirò solo" che vuol dar vita drammatica-comica ad un argomento di molta significazione nella storia della poesia e d^Ua lingua nostra,: sarà perciò essenzialmente, direi quasi, solamente italiano. Mi pare anzi che per il suo carattere umano e chiaramente espressivo debba essere come un « mito letterario ». Potrebbe anche darsi che nel 1911 io preparassi anche un'altra sorpresa a chi attende con fede qualcos'altro da me; ma. per non essere sibillino fino in fondo, dirò che nel nuovo anno continuerò con tede le altre due mio opere ade auali. lavoro ad Intervalli da oltre due anni e c'ic con IV >•■ Amore dei tre re » formeranno il ciclo delle invasioni barbariche in Italia, con le quali significare il maraviglioso innesto delle stirpi prima del Rinascimento, prima clic l'Italia desse .'d mondo i figli Più grandi. Onesto è quanto dico oggi per la prima volta, lieto di dirlo a Trieste. ARTURO GRAF. — A giorni uscirà (éditiize la Casa lìrmanno Loeselìer) un mio libro .lai titolo " L'anglomania nella vita Italiana del secolo XVIM ». Sono diciotl.o capitoli, preceduti da una prefazione. Il libro fa vedere come gagliardo sia. stalo allora in Italia l'influsso inglese, e emamo e in quanti modi abbia coadiuvato quella rigenerazione degli spiriti e quella riforma de: costumi, che, maturati i tempi, dovevano rendere posi&ile il Ri-orgimento e la attuazione dell'idea nazionale. eschredesognbotepninnsutirrimcrib19sacaramsuacrcj c'.«W.^nUFrancote? e ^ Cesate Borita °. Ma non .ft*inw.anct -. e •• Toro del Vaticano ?da \ luci do- inso se l'Agnello d'Assisi e il troveranno un teatro. Leonardo -. vette attendere me per ossero inesso, fra i ftlo-|P•ofl al disopra eli Descartes. Pubblicherò inol-ii'tre il settimo volume del mio u Amphitheatr des sciences niorl.es: « La scionce de l'Amour;.., che è dedicalo al principe de Tokaru, il mio. traduttore in polacco. GIANNINO ANTONA-TRAVERSì. — Per il nuovo anno prepaio: l.o «Poor Poli ->, comrnetlìa iti 3 alt*, scritta, a.ppcsitainente per le iiteno arncricane ivi collaborazione con Federico Mariani; '.'.o "Il paravento», saia commedia in 3 otti; 3.0 « Fiamma», poema tragico in versi, in -1: atti, scrino tu collaborazione eoa iFnrnc'.suo P\TNCENZO .MORELLO [Rastlanac). — Che o .sa preparo ver il 1WM Non una esposizione, ma appena una commedia, che si intitolerà, tonr. «Il paradiso perduto ». E l'editore Quattrini, di Eircnze. prepara due volumi di articoli di <■ lla: sttgnao». l'uno politico, l'altro letterario, por t quali io scriverò una iirga prefazione sul gionaliwio italiano. Notizia riservate soltanto U .\'ÌaÌìRICe"'baRRES. -- Lavoro traiiciuillauieti-.o, occupatissimo d'altronde della vita parlamentare e non credo aver voglia dì pubblicar nulla in questo tempo. A che vi servirebbe di sapere che ho nel mio cassetto un piccolo romanzo « picareòco » ■ Le frein couviei't d'écume = ed un più grosso lavoro su un c-aso religioso? Ogni cosa a suo tempo. Per ora ho abbastanza da occuparmi, di alcune questioni che debbo sorvegliare alla Camera: come ad esempio la situazione pericolosa delle nostre chiese francesi che stan per crollare In molti LUIGI BARZINL — Che cosa conto di fare nel 1911? , ... Pagherai una somma (una soniioia piccola) per saperlo. „ , ,., 11 mio programma £ fissato, non v ò dubbio. Esso ò rigidamente fissato noi più minuti dottagli, fin dalforigiiw dalle cose, in quelle Inappellabili sentenze del destino che, disgraziata mente, secondo una prewedura amieiuata e deplorevole, sono seguite. E' «rio che, nella mia qualità di « reporter », continuerò od cs sere il fedele servitore degli Avvenimenti, ili enies'.i padroni bisbetici, ambiziosi e tirannici, ora allegri, ora feroci, che ci chiamano urgentemente per telegrafo b per telefono ed esigono la nostra presenza a! solo Une di essere seguiti. E mi vedo già, senza troppo timore di «ssere inesatto, anche nel 1911 interno ad .imbottire freneticamente le valigie, dimenticando sempre qualche cosa di essenziale (per esempio le pantofole); e .mi vedo in compagnia della sud det'a valigia sopra una vettura di piuzza, febbrilmente assorto nell'amena Lettura di un orario delle ferrovie, mentre il bagaglio posto u vis-à vis mi cade con abbandono sullo gi nocchia ad ogni oscillazione; e mi vedo marcare il passo allo sportello dei biglietti, in coda a quella immancabile fila di gente ani vuta prima, llemiiiatica ed esasperante, clic pare messa lì per non farvi mai arrivare ai bigliettinaio ; e mi ligure, con desolante evi denza, la confusione dei bagagli e dei viag giatori che mi trascina nella famosa atmosfe- . ra della stazione, attraverso sottopassaggi rinv boatefiii in una mtm «tUauosa per oa»»»adsvclanponpddp. iò_ Mj indl'dsdtcpcnv•eccrenpvfsnticaeaoetop stare un posto sopra freni che sono sempre completi; e poi presento il caldo polveroso o il freddo incurabile (secondo la stagione) nei vagoni, la lotta disperata con gli sportelli in disciplinati; Immagino i pasti frefolosl nelle stazioni, dopo i quali rimane l'impressione di essersi cibati di sostanze indistruttibili; e poi l'arrivo In città ignote; la ricerca di avverti menti che al primo momento semibrano contumaci; di martirio del telegrafo, con l'idea ossessionante che è tardi, troppo :iardi, sempre tardi per fare in tempo a collocare nella prosuima edizione del giornale i primi confusi di spacci; l'amarezza di sen'.iirsi come sperduti e inetti; la paura di essere stati preceduti e di raccontare con ingenuità coscienziosa deilie cose vecchie e noto; e infine il rimorso di a ver dimentictito nella fretta proprio i particolari più intleressanai. Perchè ernesto è il compenso intimo .e immediato delle nostre fatiche, un piccolo rimorso, vago e accorante al pensiero delle cose dimenticate scrivendo. Appena un dispaccio è partito, allora, luminosamente passa nell'immaginazione quello che il dispaccio avrebbe dovuto essere: il dispaccio completo, evidente, ideale. I particolari 'lasciati ifivolsontariarruenf») .fuori assumono un'importanza schiacciante; urlano e strepitano dentro di noi per esservi rimasti chiusi. Le mie previsioni non vanno più in là. Ho consultato il « Barbanera», il mio lunario preferito, il quale annunzia la morte (11 un gran personaggio a febbraio, ima grave questione fra due potenze in aprile, uno sciope ro in agosto ed altri eventi di varia indole distribuiti nel resto dell'anno prossimo' ma SOpra dati così vaghi, per quantio degni di ri flducia- non oso ano°ra fare dei piani Sai?bbe molto lltiT« nel mio mane» |fisSfiIV ,m nn, nUl i,1fr,r,mi!1ji ,„.imo „„<,i EmadeanLMlacomròcrMcuranoil zareessere mi po' più informati, saper prima quel che avverrà, non molto prima (per la concorrenza) ma un poco, appena il tempo di prendete il :<reno e trovarsi lì, pronti. Troppo spesso arriviamo a cose finite, e dobbiamo rassegnarci a inseguire alla meglio quella judibonda verità che 6i nasconde «empre, col pretesto che è nuda, mentre invece lo fa soltanlo perchè è bratta. •Mi sarebbe molto più facile dire le cose che non farò nel 1911. Ce na sono rielle veramente interessanti, delle stupende. dei capolavori. Ma non è questo che mi domandate. — G. A. BORGESE. — L'n libro in due volumi sulla persona e l'opera di Goe'Sie, mentre continuerò a preparare una « Storia della lttteratura italiana i*el secolo XIX » e una • S'oria del Romanticismo » : ecco il mio programma di lavoro, oltre le lezioni e sii articoli di critica. Ma il 1911 — occorra dirlo? — non bas'era: sebbene sia l'anno dei miracoli. JVIusieisti CAMILLO SAINT-SAENS. — Preparo per il 1911- un'opera in quattro atti: Dejànira, che sarà rappresentata in marzo al teatro di Montecarlo e poi all'Opera di Parigi. JULES MASSENET. — Nell'aprile del 1911 si \ rappresenterà al teatro nazionale dell'Opera Co-' mique Thérèse, dramma musicale in due atti, su un poema di Giulio Claretic, data nel 1906 ai teatro di Montecarlo; ne saranno ammirabili creatori il signor Edniond Clèment e la signorina Lucy Arbell, la meravigliosa c originale creatrice di « Dulcinea » nel Don Quichotte GIACOMO PUCCINI. — Niente per ora. Sto j cercando un nuovo argomento per opera. Saluti PIETRO MASCAGNI. — Rispondo che eco_ iglo ciòtra« maml'arin•podinal'adachblpachRpizihapazicomspncizicodaptrcst'.«W!0 la «alimzione di un ideale ispirato M va» fedo di arte e di patria, ma un ?-Wrmo insormontabile, latto di ambizioni e di intasasi personali, ha interrotto fatalmente il -|Pllu cammino, ed e perciò clic ho dovuto ritirarmi -ii'i disparte, col dolore di vedere, in Roma, ogni patriottico soffocato da basse cupidigie. . a 3 , o a a i : t e o t o i d e i e ) . a a i , rd e e me d , n o i roi c ai i g e- v »» alio sentimento artistico da meschine ambizioni RUGGERO LEONCAVALLO. -- Non è" un mistero per alcuno che lavoro ad un Prometeo so-l vra uno splendido poema di Colautti; ed anzi! col Piccolo voglio essere più largo, confidandogli la primizia, che penso anche «ad uu genere! affatto nuovo pel teatro musicale»: e su questo! non dirò più verbo ad anima viva sinché questo! parto non avrà veduta la luce. Ma quello che! occuperà «sicuramente)! tutta la mia attività| non è l'« opera d'arte », ma « l'opera per l'arte »,. poiché se è bello e doveroso, per chi può, <■ prò-1 durre», è pur <. diritto sacrosanto ■> eli chi prò-1 duce, quello di veder rappresentata l'opera pro-I pria! Ora, mentre in Francia i maestri spingono| il protezionismo sino a scacciare i maestri ita-' _ Mani che danloro incomodo e noia perchè hanno! j il plauso del pubblico: mentre la Germania ( pur non chiudendo le porte) inaugura un sistema, i di pangermanismo musicale; mentre persino! l'Inghilterra e l'America pensano all'istituzione di un teatro musicale nazionale senza badare a sacrifizi e spese, che si fa intanto nel « bel paese dell'arte »? (!!) Ecco. Prima di tutto si aprono larghe le porte a i tutti gli stranieri a nostro danno. I maestri sono costretti ad imparar fuori come sa dì sai lo vane altrui perchè i nostri teatri non han più dote. I Municipi, per tre quarti almeno, rifiutano aluto. I Conservatori, senza guida e senza indirizzo, non producono che degli spostati ai quali il Governo non garantisce altro che la lotta inutile •e la fame! E su questo oceano di dolori cha cosa trionfa?,La camorra editoriale, la quale, con l'apixiggio di una parto della stampa, arriva ad imporre chi vuole, valendosi deirsmia elei « vecchio repertorio », che « non si dà ° se non a condizione di rappresentare i lavori che piacciono a loro! SI, la «camorra» regna sovrana., e tutti lasciano fare compreso il nostro i Parlamento nazionale » ! Se fossimo almeno ferrovieri troveremmo sicuramente appoggio e si farebbero valere le nostre ragioni!!! Ora, buoni amici, in questo stato di coso che minaccia travolgere nuche varii eli quegli .. illustri », tra: i quali avete la bontà di annoverarmi,che cosai ci resta a fare? Siccome fra noi non è possibile! alcuna unione, pensi ognuno ai casi suoi ! Ed j ecco quello di cui mi occuperò nel prossimo j anno : Trovare il modo di veder rappresentate le mie opere dinanzi a tutti i pubblici « del mio paese », e rni auguro che il mio sistema avrà per. imita- ì tori i giovani che vorranno farsi strada in Italia! ; 1ANCESCT LEHAR. — In tutta fretta ! Eva, operetta in tre atti. Finalmente soli. idem. Uomini politici TEOFILO BRAGA. — Nel 1911 la mia vita, essendo legata alla fondazione della repubblica ' portoghese, ù interamente assorbita dall'azione, | e tutte le energie speculative si trasformano in ! una urgente applicazione. > p, \mà j&loso- i pbare ».. 1 pERNESTO NATHAN.— Roma uel 1911 riafferma l'essere nella storia del passato, nell'opera de! presente, negli umani uffici dell'avvenire. ENRICO FERRI — Per il 1911 io mi preparo anzitutto... ad affrettare gli eventi. L'imprevidenza è un grave difetto mnano. Ma lo è anche l'eccesso di previdenza Per la scienza ho" già il'mio programma uilavoru ereditario dal 1910: consegnerò fra poco la quinta eciizion-o della « Sociologia criminale » all'edi:ore Bocca, e nel 1911 consegnerò il primo volume del .< Trattato di diritto criminale » alla Società Editrice Libraria di Milano. Per la politica, io sono poco più di., un accumulatore elettrico. Mi rimetterò, ritornato ora dall'America, fra le onde elettriche della nostra politica, e parlerò o tacerò, secondo cho il mio accumulatore, cerebrale ne sarà influen- zato. Ma, sopratutto, il mio ideale per il 1911 sa- reobe di vivere tranquillo e serano, tra- l'Uni l e ersità e la famiglia. Me lo consentiranno gli eventi?!... Ecco l'incognita. _ FILIPPO TURATI — yuello che farò? Mi è ignoto. Posso dire con maggior certezza~quello che non farò : e sarà precisamente... tutto ciò che ho in anima di fare. Questo è un po' il destino di quanti siamo travolti nella vita politica e giornalistica. « Teoricamente, ogni anno ha il suo programma massimo; ogni giorno ha il suo programma minimo. « In fatto», siamo gli schiavi dell'accidente inesorabile. Il portalettere il fattorino telegrafico, l'avvenimento, l'impreviflp, la •polemica, l'intervista, il seccatore inevitabile dispongono delle nostre ore, della nostra giornata, della nostra vita tutta cpianta. Se mi fosse lecito dar fede al desiderio, nell'anno nuovo, in aggiunta ai doveri del mandato politico, vorrei intensificare l'attività che dedico alle opere della coUura: alle Biblioteche del popolo, alle pubblicazioni d'i propaganda; — migliorare la « Critica Sociale », che compie il suo ventennio, facendone una Rivista di notizie e informazioni socialiste, il più possibile completa e caratteristica; — saziare la antica nostalgia del mio cervello», che ha sete di materiali nuovi, utili a me ed al partito. Ma la. speranza è troppo traditora,.Guerrazzi, 'se ben ricordo, la adulò definendola a a cortigiana, in fatti, danno tutto ciò che premettono, e che ci ripromettono da loro. La speranza, al contrario, ò per eccellenza la donna onesta; cho ci accende la fantasia... e poi ci lascia a stecchetto, come miserabili 1 zi, se ben ricordo, la adulò definendola « la cortigiana della vita. » Le cortigiane, in fatti, danno tutto ciò che promettono, e che oi ripromottiiamo da loro. La speranza, al contrario, è per eccellenza la donna oniesta; checi accende la fantasia e poi ci lascia astecchetto, come miserabili I Pittori e sedatori LEONARDO BISTOLFI. — Io vorrei e dovrei, per rispondere con sincera sincerità alla loro amore volo curiosità di conoscere, i miei propesiti, dire ernesto sole paralo: io lavoru o studio ! « Tutta la mia vita, che ormai U tempo va ogni giuruo più affannosamente inctiilzando di, fronto alle esigenze della mia volontà e dei miei impegni, non è più che un'avida preoccupazione di non perdere un minuto della mia vertiginosa giornata se non lavorando per tentar d'inoltrarmi (sempre con maggior trepidanza quante più viva si. fa. la e;oscienza, ma con maggior fedo e desiderio) neU'lnflnUo ed esternamente nuovo mistero della forma in cui è chiusa l'idea. u E più gli anni si succedono e s'accumulano e più l'anima si esalta d'ansiosa giovi; nezza al continuo rivelarci della bellezza di questo mistero. « In tali condizioni di .spirito non lo parrà .strano se l'affacciarmi deliberatamente al compito che mi attende, mi suscita un senso ineluttabile d'inquietudine e di sgomento, a cui mi sottraggo soltanto immergendo tutte le mie facoltà e dando tutto lo energie alla fatica quotidiana che mi tormenta e mi solleva. « E in tali condizioni di spirito io dovrei completare nel 1911 il monumento sepolcrale a Giorelio per Montevideo. a cui sto attendendo da qualche tempo, dedicato alla, memoria d'un operaio italiano cho giunto povero all'Uruguay mori laggiù lasciando al suoi Agili una grande e prospera industria di mobili. E' un largo masso monolitico a pareti rettangolari in cui io sto scolpendo una movimentata teoria di figure d'atleti nudi e seminudi curvi nello sforzo di sollevare la grande bara su cui 11 morto e disteso, coperto di grandi drappi di ghirlande, come in un trionfo di fedo e di amore all'Eroe del lavoro. Accanto agli uomini procedono le donne, le fanciulle o Io madri chinate sui bimbi, anch'essi nati nella, vita del lavoro e per il lavoro. Ma è pure in quest'anno e'.h'io dovrò iniziare e sospingere nella sua effettuazione definitiva l'opera più alta, e più vasta della mia vita d'artista: il monumento a Giosuè Carducci che Bologna affidò al mio intelletto e al mio cuore e di cui ho composto il bozzetto o ho cominciati gli. studi. Impresa davvero terribile per la significazione che deve assu- ™«? ? £Mft .t,^Ì 'JS^J&gS* eerto, i confini di un'opera d'arte decorativa e della quale la mia anima d'itaiiano sente tutta la formidabile responsabilità. Ma il grande amore mi darà, spero, lo forze di cui ho bisogno. « Mi sono inoltre assunto l'incarico di eseguire e inaugurare nel settembre un ricordo a Camillo Cavour per la città dt Bergamo: ed anche di questo ho modellato il progetto ispirandomi, come in altri miei monumenti, non all'immagine materiale, ma alle ragioni spiri- mali 0 mi>raU che elevano l'uomo alla, nostra riconoscenza e alla nostra devozione. « Ed ali ri lavori funerari ed altre opere minori richiederanno la mia attività: ma di esse non parlo per non confondermi. M&gllo è che io ritorni al mio nido lavoro. Non prima però d'aver mandato un caldo e appassionato saluto alla sua Trieste, bella, generosa, feelsle. Attori e attrici TINA DI LORENZO. — Nel 1911 continuerò a svolgere il solito programma. Recitaro cioè il repertorio tutelato dalla Società degli autori dei teatri di Italia dando — possibilmente — la preferenza alle produzioni italiane. Nulla di nuovo dunque nei miei progetti pel nuovo anno. EDOARDO FERRAVILLA. - Cosa Intendo di fare nel prossimo anno 1911? Che debbo dire? Il mio desiderio sarebbe di riposare, ma contrariamente, me la vedo che dovrò l'are qualche recita al Fossati o all'Olimpia. E' probabile che dall'ottobre 911 al marzo 912 si compia il così detto giro d'addio ise non muoio prima) per poi ritirarmi assolutamente a fare la vita del buon vecbio in piena salute, pipa, musica, bigliardo e... basta. Eccomi confesBato. Spopstmen HENRY FARMAN. il celebre aviatore e co sfrutterò di biplani. ChaniD de Chaloas ('Marne;. — La mia risposta è cho nutro la fiducia ilo grande 6Ui biplani e che sto preparando sopratutto degli apparecchi che offrano la maggior «icurezza agli aviatori. Cerco d'avitaro i penooli di rotture, la possibilità di atterrare e di ripartire in condizioni cattive; cerco infine di avvicinarmi, il più che sia possibile, all'apparecchio da turismo, ohe possa trasportare una grande quantità di benzina e parecchi passeggeri, pur conservando molta forza. Meno mlnteressa la gran velocità, sebbene anche in questo campo abbia fatto degli studi e sia riuscito a creare degli apparecchi molto rapidi