Un impressionante racconto dell' invasione serba

Un impressionante racconto dell' invasione serba Un impressionante racconto dell' invasione serba nel Consolati austriaco il Prlzroi La carneficina che ne segni (Servizi» speciale della Stampa) Berlino, 28, notte. Sul caso del console Prohaska la eo, 28, notte. Sul caso del console Prohaska, la vFrankfurter Zeitung» pubblica oggi un mapporto del secondo nkavas» del Consolato rauatro-ungarico di Prizrend sugli aweni- tmenti del i novembre, giorno , di entrata | r^^^=™™jl«Appena le truppe serbe entrarono nella: città, e si udirono "gli spari della fanteria| per le strade, il console gridò: «Questo èj un tradimento! Si spara anche sugli inno-:ln„i „i>;i jii T7„i5 r „„o! ,,„, „„ pcui abitanti!» Egli voleva recarsi dal co-|Bmandante serbo a chiedere spiegazioni, ma noi lo persuademmo con grandi sforzi a rinunziarvi. .Mentre mi trovavo nel giardino; il console Prohaska comandò di aprire a porta e di lasciare entrare nel Consolato gli abitanti fuggiaschi. Obbedii, e subito a corte ed i giardini furono pieni di gente n fuga. I fuggiaschi piangevano e racconavano i terribili atti compiuti dai serbi, che sembravano diventati tanti pazzi. Il Prohaska sperava, tuttavia, che i serbi avrebbero risparmiato il territorio neutrale del Consolato. Nel Consolato vi erano, oltre al Console, un suo segretario, noi due « kavas», un commerciante italiano, uno tedesco, due viaggiatori austriaci, 22 feriti, 18 famiglie detta città, parecchie signore che assistevano i feriti ed un gran numero di bambini. 11 Consolato violato «La speranza del Console, che il nemico avrebbe risparmiato il Consolato, non si compì. Improvvisamente, apparve un reparto di soldati, condotti da un ufficiale di cavalleria. L'ufficialo chiese di parlare al Console Prohaska, e questi si recò subito da lui, sulla porta. L'ufficialo serbo chiese che il Consolato fosse aperto, anzitutto per ottenere ricovero nel lazzaretto per i numerosi soldati serbi feriti, e poi per ricercare i traditori che si erano rifugiati nel Consolato. E alla risposta del console Prohaska, che il lazzaretto era pieno di feriti gravi, l'ufficiale gridò: « Se vi sono degli albanesi noi ili getteremo sulla strada!» Il Prohaska rispose: «Signore, faccio osservare che questo terreno è neutro, e che tutti coloro che si trovano in questa casa godono della protezione del potente Paese da me rappresentato. Qui sventola la bandfera austriaca e lo stemma della Croce Rossa intemazionale! » Ma i serbi risposero con la violenza e Prohaska non rispose-più e ritornò nel suo ufficio. Allora, l'ufficiale serbo diede ordine ai soldati di entrare con la forza nel Consolato, ed i soldati vi entrarono al grido di « Zivio! » ed insultando l'Austria. La bandiera nel fango - Una carneficina «Anzitutto, la bandiera venne trascinata nel fango; poi avvenne la stessa cosa con gli scudi e con le insegne. La porta fu--abbattuta. Le famiglie albanesi rifugiate nel Consolato furono senza alcun motivo, trucidate in una orribile carneficina: i feriti furono massacrati nel loro letto. Anche le donne ed i bambini furono 'uccisi dopo che i bestiali soldati ebbero soddisfatto le loro voglia sulle infelici. Vi furono fra codesti serbi anche alcuni che profanarono i corpi delle morte! Il console protestò energicamente contro questi fatti, ma i serbi lo derisero. Tuttavia nulla si fece contro la sua persona nò contro quella dei suoi impiegati. -Soltanto il primo Kavas fu ucciso, poiché contro l'ordine del console aveva sparato contro i serbi, uccidendone uno. Ma l'archivio fu saccheggiato, tutte lo carte bruciale, il denaro nella cassa fu rubato ed il Consolato demolito di sana pianta. Rifugiato sni monti «Infine, il console, il segretario ed io fummo condotti al campo serbo, dove fummo trattenuti come prigionieri. So di certo miodsqvgiScSesslloE rico di Prizrend. che gli stranieri ricoverati nel Consolato ' . . „ .... -r, , „.. i noli furono uccisi. Fu proibito a Prohaska di scrivere ed anche d'inviare telegrammi .ì' , Z, ,. . , ,. , ; cifrati. Egli domandava che gli tosse con- cesso di comunicare con il suo Governo, ma | .... , .. ' . .igli ri rispose che a ciò avrebbe pensato il ; Comando serbo. Allora, il Prohaska tento ' . ' ., . . I la fuga e riuscimmo, io ed il mio signore, • a rifugiarci sui monti. Vivemmo quattordi-1 . . . , ,.! ci giorni provveduti d'ogni cosa dai fedeli albanesi. Udimmo raccontare, da un fug-:• , ., ° giasco, che un signore di Vienna, probabil-i mente il console Edi, era a Prizrend e che ; cercava del Prohaska. Questi, allora, ritor-j no subito nella città, dove fu ricevuto con|atti gli onori militari. Le autorità serbe Jgli chiesero di dichiarare di non avere riportato nessun danno, e quindi lo lascia- ;rono partire. Non so se il- console abbia' ^ •*» „ ji,i,i0r.,i™.„ 'sottoscritto o no questa dichiarazione... ,Così termina l'interessante rapporto del ', i. , , ,,„„..,.,. „„„,„ „_„„ isecondo Kavas del Consolato austro- unga- crico di Prizrend.

Luoghi citati: Austria, Berlino, Vienna