"Zingari" al Teatro Lirico di Milano

"Zingari" al Teatro Lirico di MilanoUn'oera nuova di R. Leoncafallo "Zingari" al Teatro Lirico di Milano ( fì 'U (Dal nostro oritioo musicala espressamente Inviato) ^ ch€ rattesa in ftelìa. perU» la nuova opera del Leoncavallo tosse viva. per ti grande parlare die se ne fece, dopo il rroeaite eucoesso di Londra. Ed infatti, il Li- ^^Su|A^S^Wa iSg serie d1 rinvìi delta prima rappresentazione e dai]» mancanza di una edizione per canto e, p^on^" SPVtÌto .Ito sino ari un c^eno ' punto a soddisfalla, bène potava far supporre. ID'altra, parte, l'autore di.Pagliacci conserva aotendoTsono" bóco'pìù di unricordo; Zea* non compare frequentemente sui cartelloni, e tì rapido tramonto di JWalbru* vedrà proba- burnente appassire eriche le rosa intorno à duella fi eginetta, che oggi ottiene ancora, qua e 14, un certo successo. Soltanto Pagliacci resistono. E resiste con ossi a Leoncavallo. ,_. [A:Il bisogno di vivere facendo rtbrare Intorno u cu ira imjw, isuium «*'•■^, "r una qualMè innegabile: guaita, cioè, di scuo- tere. di appassionare guand-mème U suo pub-| bUco. n , >o ■ ' Jn Knhtm. 'Tommaso Chatterton, i Medici. La Boheme, tu*ta laleUzl2- ^ H espaj^i^„,ìi1 Jf"JKf mm^o r^y^ ^brano Propa^rs^dal- E questo pubblico sente nel lineava!lo ^^5.^ * *** oh8'ton tróVB ta ^ ^e^beranza. che la crt-aca rimprovera al LeoncavaJlo; la refrattarietà ad ogni criterio t^^^^^^^^ non rivelavano, per mancanza della malizia ^^<l^^Ù^^^tu^^^^. brano, o sacrarono attippl l'espreaslone più commossa della sincerità del linguaggio mu- eòa, che quando il Leonetto si studio un po' di più, ed InfUò 1 guanti e vesti to marina, questo pubblico, non trovando più £ con^tòrg^^d'SoS Ora. questi Zingari, sono del Leoncavallo ta»v^Vtf r>ero- °i! !?„ ^S1,0,™ ^'hS^o^™ aà^pSS. che forse s^^t^^^ non sapessimo, ma sembra ad ogni modo o* sttnata a correre con fortuna 1 teatri del moo- simaia a correre con ronuna i ieam < a0. «la, anzitutto, quale l'argomento? "2 S^y^^^^?rL--^:v2 11 llDr8U0 raP se anche l'Ispirazione risale .^Ìlniei*iLifi,L ^^2?s5.' J?!!L Enrico Cavocchioli e Guglielmo Emanuel ac- ,Tl$»*Ì(rfo^ all'autore di /I rjmwniero aei isuucuso. .essi seppero compor- m una notWolo opera di poesia. Direi, anzi, che. l«RS«n<1o 11 libretto, viene fjM*?,,* W^? JSSÌISSLì-iiSS^STS^*?^^?^-^?se ta letterari eia tira si passi il vocabolo) e la preziosità di certe Immagini non attenuino alquanto la forza di quel vigo- e rude linguaggio della passione cheroso e rude linguaggio della pascione, chedalia brevità commossa del dialogo e dalla schiettezza della parola ritrae tanta efficaceenergia di decenti espressivi, e persino musi-celli, da rendere più agevole l'opera del com-positore, Certo, se Francesco Maria Piave e Salvatore(^rrtmsrano alzassero il capo dal loro sudari,3R!ff££S!? ?in»i^w* S^SS^iSFSS: do il libretto di Zmgan. E la proverebbe prò-babllmente lo stesso Verdi, il quale rwre sali. 83 CWslaiHsoni. e con Arrigo Bolto non rj paritò a fere p<u prezioso il sonetto rj perito a rare più prezioso fl sonetto!' «Dal 'labbro u canto eUslatowla.. «il^rejilosi' tó rt>l1fl ronsjca. che.canto Fenton, in Falstaff. ^n^eoeste 0 cosa che riguarda fi, u^eA Sì non h « • f, "„„„'' f]i^'HquAnh„,f!iS 'jS-SbSS'piar c"e le cronache affer. ,simpatica tabe duna ' «b«Uo U Mvrgw e r.a^t& eli'C^~ Wdo% I •? sovmntto egli, ne; lèggere 11 libretto., do vet{e sentire sorgere dall'anima ancora, una ise a musicare 11 .nè poteva" essere, icò/è nella verseggiacolorita, drammala dell'Insieme, te piacere a ini, immune dalla me indecisa tra U ancora, una ■' canto, primo ^naiTatjic2» ìel Cavacchiod a de.l Emanuel sono la rude nerezza e la sen sualità insofferente -di ostacoli di un. amore selvaggio, Che selvaggiamente prorompo, di lega, e di nuovo prorompe per altre, vie sino alla morte. E' l'amore di Carmen, In altro am Diente. I : Tamar, zingaro, ama ardentemente Fleana, della nomade tribu cul Tamar appattlenèTMi. veite sentire sorgere oau anima ancori eCÙ profonda di *aìleìUì spontaneità^1 |0nd/J tavasa Va£n che gli procuro li 'successo. oramajTnelfe "ok del ^à7fwi^riù«rde"w , MnlwU ^ vesperalet e ^tom*,; $£^\J*M .iinno i canneti, curvantìsi aUc"rafflca di uà celato, amore, che .Fleana ama Invece Radu* straniero allo tribù. r^J^^'^^i narlo all'amore di Fleana; ma Radu. trascinalo ipl innanzi al Vecchio della tribù, conl'essere suo. confessa. U suo. amore - e da ed anima a coloro che lo fecero prtglo- «rione' AA ouore VUr^eana!ft'*tm,allM,l,'. Radu è accolto nella tribù; il rito daile nona congiunge, ^.j^^J^tJ!^1^^] ^^^^^tk^^W^Ì canti, rattristati dalla canzone di Tamar che: cova U» sè tutti gli odi e tutte te wdym Sio ta MlU ^ tt. j Nel secondo episodio Fleana, • trevone 1 I pericoli da cui è insidiata- ad otni patto la ì'T^a^ìt^S^ t™^!?^'»^ t^oa?mal iìgMiì71lffl/!ri ; hfSL.lS" I^rii- ^rli7_ 5, sensualità, proprio delle natuM primitiva. ■)< %ÌtWé Tamar. Èd è par Radu U rolla dafl» j J S Vendetta orribile. Una capanne-Jia aoooltf amori di Fleana e di Tamar. S'annienti èssa dunque col fuoco, come I due annienta** rono il cuore di Radu. E incendia la capano*» donde ai due non è concessa via d'uscita, i;. Azione non ricca certamente di originalltè; ma violenta e .vibrante, malgrado 1 molti epV> ?; sodi, e non vari, che là rimpolpano. Si potrà k-„.""T;™""™wT^"»'i«o ~« ..1;^,"^ n.ii, "I, *Sm*m<*&&&±£ Wc*hffJ2S5°Ji Pressa poco uguale; che 11 cambtameoto^di e Fleana è troppo repentino per lo spettatore» e M dato che una certa logica debba pur sempre e dominare anche sugli scatti della .passione- si - potrà ancora insistere su una certa Ingenuità - nell'arte, o nell'artificio, di procurare al com poéltore la forma in 'cui adagiare l'aria é la e romanza... • ' ' ' ' I ' Mo cert0 m -quest'elione Urica U senee del : Pittoresco e 11 senso drammatico si fondono tq - „nn t,ftnn. «.inre^inne di vita, e in mies'ta vita . uno beua ospressipne ai vita, e in questa vita n pulsa un senso aristocratico d'arte, l Perciò m'Indugiai, più di quanto non m'ae» ' cada generalmente, a parlare del librette. , . " • 3 ; 1 i VEDI ULTIMI MOTIZIB. '

Luoghi citati: Londra, Milano