L'Italia a Napoli

L'Italia a Napoli L'Italia a Napoli Le giornate patriottiche eli* Napoli sono stato conohiu.se in un improvviso ma peristente oscuramento del cielo che agli spiriti astrologici ha suggerito un raffronto fra a festa del sole piombata nelle tenebre e a celebrazione della pace turbata dai riobiaani guerreschi ripercossi dall'altra sponda. Ma il nostro spirito è oramai tanto ripondente a questa ora piena di eventi che gli spettatori della rivista navale non si sarebbero sorpresi se un subitaneo ordine di partenza per destinazione ignota, interrompendo la cerimonia, avesse portato in mezz'ora lo navi oltre l'orizzonte. Non si sa mai, ai giorni che corrono!... Il mal tempo non ha però troppo guastata la festa. Piti che lo spettacolo importava l'affermazione, più che la narata l'apoteosi. La pioggia non ia disperso la moltitudine entusiasta accorsa da ogni angolo della penisola .per ripetere a ohi gradisse saperlo che i cuori e e' caldaje sono ancora sotto pressione : cioè che, se, Dio non voglia, si dovesse ricominciare, l'Italia ricomincerebbe. E questo solo importava. Era appena finita la rivista quando il ibeccio ululante irruppe d'oltre il capo di Posillipo e prese a frustare furiosamente la città spingendosi innanzi un'orda di nuvole nere. Nella notte le navi, epento il superbo vestito di luci ohe le ricopriva, dovettero abbandonare l'ancoraggio scoperto della parata e sbandare! nei seni riparati. All'altezza di Gaeta .bisognò sospendere il viaggio di ritorno dello yacht reale. In città le bandiere si dibattevano e le lampadine della uminaria giravano intorno ai fili cigolanti, mentre la folla sulla quale ecrosciava allegramente l'uragano, ondeggiava in tumulto per le vie strette e contorte. I forestieri, oioè gli italiani delle altre provincie, separati l'uno dall'altro dalle correnti umane òhe eopraggiungevano, sperduti nei vasti gorghi clamorosi, fra un popolo urlante e gesticolante, e uno schioccare di fruste, un rotolare di veicoli, senza certezza del pranzo ne del letto negli alberghi presi d'assalto, parevano le vittime d'un naufragio giojoso. Perchè il cuore restava caldo anche a traverso questa incomoda e soffocante iniziazione ai misteri della circolazione napoletana. Forse per la prima volta ai sentivano connazionali anche a Napoli. Per la prima volta i napoletani ei sentivano più orgogliosi di quella poca assurdità ohe sono riusciti a eliminare dalla vita cittadina che non della molta la quale ancora vi resta. Dal canto loro i visitatori del settentrione ■i sforzavano di scoprirò a ogni passo un miglioramento e nn progresso. Al calore degli affetti nazionali l'antico reciproco dispregio si fondeva. Era la cordialità un po' estemporanea che sale intorno ai calici alzati. Puro non ricadrà tutta quanta quando e spume saranno sbollite. Insomma è apparso visibilmente quel ohe avevamo tante volte inteso e affermato: essere finalmente iniziata, per la guerra di Libia, l'opera della unificazione morale del nostro naese. Già nell'esercito e nell'armata a campagna ha operato quella fusione cordiale, fra le due Italie ohe, ove fosse stata possibile nel sessantasei, avrebbe forse evitata Lissa e Custoza. Ma, amebe fuori dalla caserma, l'undicesimo bersaglieri e gli equipaggi dei Dardanelli abbondantissimi di meridionali e di napoletani, impetrava dagli taliani l'oblìo di Peppuooio Romano e di dòn Ciro Vittozzi ; e i meravigliosi alpini di Piemonte, dà Lombardia, della Venezia chieggono grazie al mezzogiorno per quel miiardo ohe ingiustamente ha pagato in più durante cinquant'anni di sperequazione fondiaria. Quel che il Carducci chiedeva agli taliani sulla tomba di Garibaldi, il sacriicio di ciò che avevamo di più triste, settentrione e mezzogiorno hanno compiuto sui tumuli della Giuliana e di Sciara Sciat. Gli italiani venuti a Napoli per la rivista sapevano del larghissimo tributo di sangue offerto con tutta l'anima dalla città gioconda in .questa guerra. Pensavano che, diventando la valle del Po di più in più industriale, l'Italia dovrà chiedere i suoi ufficiali e i suoi sottufficiali al mezzogiorno clae" già le dà la maggior parte dei suoi bnrcwratici e dei suoi magistrati. Ricoi-davano che, fra le menti direttive di questa campagna, la sola città di Napoli ha contato tuoi Poi Ho capo di stato maggiore, Aubry amoiiiraglio, Leonardi-Cattolica ministro dela marina. Sentivano che il focolare del nostro affricanisTiio è sulle sponde del golfo rivolto alle Sirti e all'Egitto, intorno a Bàia che fu base della flotta imperiale quando tutte le acque fra il Ponto e le Colonne furono per davvero rpmane; presentivano che la città mediterranea, rimasta espansionista anche all'indomani di Abba Carlina, prima fra tutte a infiammarsi d'entusiasmo per J'inmresa di Libia, se ha avuto scarsa parte uella formazione del regno, avrà parta grandissima nelle nuove fortune italiane die rifioriranno insieme con quelle del Mediterraneo, restituito finalmente alla grandezza antica .per la messa in valore deJJ'Aftrioa 6ettentrionaJe e dell'Asia occidentale. I sudditi di Vittorio Emanuele III ora ntuiscono quel ohe seppero ì compagni di Carlo rl'Ansfiò: essere il porto di Napoli a porta dei favolosi reami d'oriente. Onde rinconsneta indulgenza verso la sorella sudici* o «pettinata ma piena gli occhi di tetiWéiza ti di luce che, sdrajata sui lito armoiiiosp, •sogna le ricchezze d'oltremare. Questi sentimenti e questi pensieri io credo agitassero i subalpini smarriti socio la pioggia battente Tra il popolo napoletano in delirili/.che accompagnava gli equipaggi al banchetto off erto, loro dalla città. ' ' 'Le ragioni dell'unità politica, che la borghesia letterata redentrice d'Italia, scoperse nell'unità della cultura, nel lutilo anelito tramandato da Dante ad Allievi, da Petrarca, al Leopardi, Iti ragioni ideali dellunità. italiana trovano uu perfetto riscontro nella o a e e adi mza o ti e, n cr e è o il di a e o o o e a , eo i, ae ti e n o o, o. ao a oe a. e n e o' o e : i l a a a i i di a iù i ito tragione pratica degli interessi regionali. La unità è salvezza comune. Chi ha finalmente arrestato la -cupidigia straniera al confine dalle terre pingui del settentrione se non l'esercito nazionale ingrossato dai contingenti del derelitto mezzogiorno? E chi trattiene il mezzogiorno dal ricadere nella barbarie se non la presenza dello Stato nazionale, il flusso, ahimè troppo lento! di uomini, di idee, di capitali dal settentrione? Diano un senso allo spettacolo che si è svolto sotto i loro occhi in questi giorni, gli italiani del nord oho hanno partecipato alle giornate patriottiche di Napoli. Essi hanno scorto la rassomiglianza della più popolosa città d'Italia con le città affricane: nello stato della sua nettezza urbana, e del suo corso pubblico, nella sua economia civica e privata, hanno avuta la urova che questo popolo è incapace di governarsi da sè, di assumere da se il vivere moderno : hanno intuito ohe oltre la città che ricorda Tangeri si stendono Provincie le quali non debbono avere una coscienza politica di troppo dissimile da quella degli albanesi. Ma anche hanno udito il linguaggio immaginoso, .mescolato d'arabo e di greco ohe si parla in questa città, in quelle provincie, lo hanno udito sulle labbra dei marinai di Millo e di Cagni, dei soldati di Ameglio e di Fara. Se non v'è ancor nato il cittadino, ecco il mezzogiorno offre alla patria comune il soldato. Il sol| dato (lo ricordava opportunamente il nostro Bevione a proposito delle vittorie bulgare) j il soldato è l'agricoltore. Le popolazioni dei Comuni, popolazioni geniali e irrequiete, trafficanti e rivoluzionarie, ohe possono rivendicare a sè quasi tutto il Rinascimento, cioè quasi tutta la gloria italiana, caddero | l'una dopo l'altra in servitù dello straniero ; | ora dallo straniero le assicura per sempre la massa tarda e compatta dei contadini del reame inquadrata nell'esercito d'Italia. Per la patria che li abbandona allo sfruttamen|to dei più ignobili politicanti e del più esoso e parassitario capitalismo della penisola: per l'Italia che non conoscono, i pastori di Sicilia e degli Abruzzi, gli agricoltori di Puglia e di Lucania, i pescatori della Calabria, la plebe di Napoli, tutti questi paria senza storia e senza cooperative, senza ferrovie e senza alfabeto, hanno versato sangue impetuosamente, fervidamente, come se anche per loro scrivesse Gabriele d'Annunzio e legiferasse il Parlamento di Roma. Tale è il loro impegno nel patto nazionale. Ora di essi gli altri italiani sono debitori. Il mezzogiorno dev'essere redento dalla miseria economica e morale che lo opprime: redento da se stesso, se bisogna. A quando} Questo ,— non è vero? — questo vi siete ripetuti, o amici piemontesi e lombardi, emiliami e toscani, gente storica, gente .ricca, genito operosa e orgogliosa ohe a coronamento d'un anno di palpiti e di esaltazione nazionali», conveniste a salutare la flotta e il Re d'Italia, in quella capitale del mezzogiorno ohe ebbe pure un tempo una flotta sua e fu da essa rappresentata nelle acque di Lepanto. Nell'ora commossa del crepuscolo, allorchè ai soldati e ai marinai irrompenti a braccetto, la città rideva per tutte le sue innumerevoli lampade accese sulle porte delle osterie, sotto 1© Madonne* entro le vetrine dei negozj, sulla soglia dei bassi e un'onda di tenerezza domestica e di ardore civile gonfiava i cuori, e tutti i passi erano leggeri sulle pietre sconnesse, in quell'ora così profondamente napoletana, io sono certo ohe tutti abbiate sentito e pensato così: e abbiate appreso che l'orgoglio anche giusto non. lascia comprendere tutto, che il dispregio anche legittimo non risolve niente... Napoli, Novembre 1912. BERQERET.