Opere postume di Tolstoi

Opere postume di Tolstoi Opere postume di Tolstoi Dai fere volumi di documenti inediti pubblicati dagli eredi di Leone Tolstoi col titolo di Scritti artistici postumi, un volgarizzatore franoese, ben noto ai lettori di Tolstoi, Teodor de. Wyzewa, ha scelto le opere che gli parvero più degne per matura elaborazione artistica e più Bignincative per la Ktoria del pensiero tolstoiano, e le offre tradotte ai lettori d'occidente Non sono molte. Un lungo racconto: Hagi Murad, pittura- di costumi del Oauca- so al tempo dell'occupazione russa ; due lun- ghe novelle a tesi: II Padre Sergio e il Diavolo; tré brevi racconti: Aliocha, Dopo l ballo, e La Chodinka; una breve scena: Tutto il bene è in lei; e l'abbozzo di un dramma: La luce splende nelle tenebre. sSono varie di intendimenti e di stile: appartengono a varii periodi dell'attività dello scrittore e si collegano ai diversi indi- rizzi ideali del suo pensiero; ma nessuna di tese è indegna del formidabile artista : canzi: ci richiamano volta a volta alla me- moria, per analogia di spiriti e di forme, le sopere famose ohe formano le pietre miliari dell'opera del Tolstoi: 6e rimasero inedite non fu per ragioni di esitazione artistica, Vien prima per ragioni di cronologia la novella II Diavolo. Risale al 1889. Totetoi a scrisse, per sua confessione, « d'un fiato i>. ita non la pubblicò. Il Wyzewa ne espone le ragioni probabili. Il Tolstoi scrisse e pubbli- co intorno a quell'anno un'altra novella, una riavalla famosa, il tragico racconto che i intitola La sonala a <Kre.utzer. Ognuno sa che in quella narrazione ili Tolstoi svol- 6, con terribile potenza di analisi, una delle suo teorie cardinali : la sua filosofia del- 'amore -intesa a dimostrare che la febbre sdei sensi è una delle più pericolose insidie délla natura, un turbamento funesto ed ir- reparabile, un elemento disgregatore da fuggirsi con o°ni cura. Ora, la novella II Diavolo è fondata sulla stessa tesi ; ma lo evolgimento ne è meno dialettico; la dimo- strazione non, è così categorica e incalzante, Fu scritta prima o dopo la Sonata a Kreu- tzer? Ne fu il primo schizzo ideale, o una variante? Non sappiamo: ma è ben proba- bile che il Tolstoi abbia compreso che l'a- ialogia dello spunto non gli consentiva di pubblicarle entrambe, ed abbia soppresso la meno significativa, quella che esponeva la tua tesi con minor eloquenza. Con minor eloquenza, ma non senza elfi-1 cacia e verità di vita, e bellezza d'arte. Ha razione il Wyzewa: in questa novella i prò- cedimenti di analisi e di rappresentazione etteraria caratteristici del Tolstoi riescono a figurazioni di intimità domestica che non a cedono alle migliori scene sue : vi è, anzi forse, una visione più puramente ar- istióa meno signoreggiata dall'elemento teorico, più fresca e ingenua. I La trama è semplice. Eugenio Irtenef, 'tiovane favorito dalla fortuna per dotri di Suore e di ingegno, si ritira nei suoi possedi-, menti con la vecchia madre, per assestare il patrimonio alquanto compromesso dal pa- dre defunto. La vita attiva di gentiluomo postagli dall'isolamento. Non senza il se-jirete senso di commettere cosa riprovevole, si procura, con la logica sessuale dell'uso ouiune una innocua avventura con una fresca contadina che ha il marito in città e che non chiede di meglio che di occupare gli ozi coniugali con altri, ed -anche col' padro- wé Eusenio Irtenef si abbandona a quel piacevole intrigo- poi deve ritornare a Mosca e il legame cessa da sè. A Mosca il :ovan'e pensa al matrimonio e la sua scelta cade -opra una dolce giovinetta: Lisa An- ri enska di cui si è candidamente innomo- rato- l'a sposa, e la porta con sè nella sua atti© della moglie, aerila della suocera l'in-| sMamo alquante, da principio, ma vi trova'noi la felicità relativa di una moglie ohe urta è una bellezza, ma che è simpatica ed affettuosa Tutto andrebbe per il meglio, seLa un fantasma che risorge ad awele- Lara quell'esistenza. Stofanida, la conta- dina di cui Ernesto ha avuto i favori, ri- compare a lui, chiamata per caso a compie- tf- hi casa lavori servili. Egli la vede, e ne è turbato. Si libera dalla sua presenza ma- feriale ma il fantasma gli occupa la mente, Lotta, lavora, dimostra a se stesso la me Stà del desiderio dei suoi sensi, in con- trastecol suo cuore e con la sua ragione; ia.7 inutilmente: l'atto compiuto con igie- mea indifferenza nella sua libertà di scapo- lo insidia la sua tranquillità di marito, e non potendo vincere il dissidio, si uccide, Questo semplice dramma interiore, ohe putrà parere fondato sopra una tesi falsa ai coloro che come il Wyzewa non partecipano, « alla strana animosità lilosonca dea conte Tolstoi contro i sentimenti naturali dell a- more », ma che non è fonie tale, e condotto con quella costruzione quadrata, con quella stupenda semplicità, con quell'implacabile nettezza' di analisi interiore, con quella ini- T:3-cca.bile progressione logica, con quel sen- bo del realismo pittoresco volta a volta poe- t;eo e comico, con quell'ironia amara e tanto più potente quante più immune da o*nà enfasi, che fanno del Tolstoi un for- midabilo evocatore di vita. Non aggiunge nulla alla viaione umana ed alla potenza artistica che già conosciamo, ma può pren- dere legittimo posto accanto alle sue pagi- ne più conosciute. U■Vfel racconto che segue: Il Padre Sergio, I cominciato nel 1891 e compiuto sette anni dopo insieme a Risurrezione, avvertiamo la à-ntroduzione di un elemento nuovo. Scrive di esso, il Tolstoi: «La lotta contro il de- eiderio sessuale non è qui che un episodio, o se si vuole, il primo gradino: la lotta principale è volta contro un'altea cosa : l'a- mor proprio e la gloria umana d. La prece- cupazione dottrinale^ preme qui la semplice intuizione artistica: il racconto perde in evi- donza realistica peT acquistare una traspa- ronza simbolica e un'intenzione evangelica. L'implacabile vivisezionatore di anime e di corpi, sottopone alla sua analisi spietata una figura umana che realizza armarentemento l'ideale ohe ha fitto in mente: quello del santo eremita, che ha abbandonato le dol- cezze del mondo per l'umiltà dell'esistenza più contrita: e mostra il veleno d'orgoglio e di vanità che inquina ancora quella rinun- zia, e giunge quasi ad una conclusione op- posta a quella del suo lungo apostolato, mo- Btrando ohe in un'umile madre che si sa- crifioa giocondamente pel bene dei suoi, v'è più umanità ohe nell'ascetismo di un soli- tario. Non è dubbio ohe Tolstoi ha mirato 9 «è sterno e che la conclusione riflette i jdftlÉ —gflOTOfli in cui ondeggiò U suo •»! sere, prima della sua tragica conclusionemortale. _ .ti principe Stefano Kassatsky, brillante limonale de) corazzieri, alla vigilia, delle noz- ze, abbcr.dona la fidanzata, abbandona l'c- sercito e si ritira m un monastero: la fidan- zata gli ha confessato di essere stata l'a- mante dell'Imperatore. Vi trova da prin- cipio la paco e la gioia dell'anima liberata dalle vanità mandane, ma dopo alcuni anni di vita claustrale 6Ì accorge che la sua tom- pra orgogliosa nono domata che in ap-pa- ronza, e per imporsi una disciplina più rude si ritira nella cella solitaria di un santo eremita morto poco innanzi. Una sera di car- novale una comitiva di allegri mondani pas- sa vicino alla sua cella. Una delle belle signore della comitiva, una divorziata bus- zarra ed audace, si metto in capo per forma di scommessa di passar la notte presso al- l'eremita. Abbandona gli amici e bussa alla cella. Respinta, vince con la menzogna, di- candosi smarrita pel bosco, le renitenze, e si fa aprire. L'eremita l'accoglie, le lascia il suo giaciglio, e si ritira in una ce 11 uzza nel sasso. Ma la donna non è paga: vuol tentarlo, gioire del suo imbarazzo. Si finge malata, grida di sentirsi morire, riesce a farlo uscire dal suo nascondiglio, tremante della terribile tentazione che il fruscio del- le vesti e il profumo di quella donna eie- gante gli hanno suscitato nel sangue. Ed egli esce, ma per castigare le sue carni, per pre- ciudero ogni tentazione, afferra una sou- re c si mozza un dito: nasconde nella to- naca sanguinante il moncherino ed affron- ta la donna. Ella vede il sangue, compren- de, domanda perdono, fugge atterrita, e sotto il peso del suo peccato .si ritira in un convento. Padre Sergio continua la sua esistenza austera: la sua fama è cresciuta a dismisu- ra: i malati vengono a foli, ed egli compie guarigioni miracolose. Ma egli non è con- tento di sè: eente ohe troppo gioisce an- cara della sua fama e della sua potenza di taumaturgo, che la sua umiltà non è che apparente, che il suo istinto sensuale non è domo. E un giorno cede all'abbraccio di una giovinetta ohe gli hanno recato perchè la guarisca. Esterrefatto, lascia la tonaca, riveste i suoi abiti da contadino e fugge per la campagna. Rivede in sogno la sua fan- ciullezza, i giuochi con gli eguali, una picco- la sciocca cugina : Pachinka. E spinto da una suggestione misteriosa, cammina e cammina, finché giunge alla cittadazsa lontana dove ella vive. Entra nella casa come un men- dico; è a stento riconosciuto da essa. EWa è una vecchia donna, corrosa dagli anni e dalle sofferenze, che sostiene la famiglia, il genero malato, la figliuola e i nipotini, dando lezioni di piano a muserò prezzo, i- stancabile nella sua carità attiva, nella sua umiltà, nel suo affetto disinteressate. E Ser- gi° la benedice e riprende la sua via : ha compreso : « Ho vissuto per gli uomini col pretesto di vivere per Dio, ed ella, ella vive per Dio, credendo di vivere per gli uomini. Il più umile dei suoi atti, un bic- mondo». Quale ohe sia la sua significazione morale, a questa novella non manca che uno svi- luppo artistico più armonico per raggiun- gere una grande bellezza : nella sua nuditàschematica e frettolosa trascina due pagine mirabili. La scena fra la frivola mondana e l'eremita, nel silenzio della cella sperduta nel bosco nevicato, e il dialogo fra il pel- legrino e la vecchia Pachinka appartengono a quell'arte superiore di cui il Tolstoi ha il segreto: a quell'arte potentemente umana che congiunge la oruda osservazione reali- etica alla spiritualità più alta; sono vedute E' con uguale o minor evidenza, la po- tenia d'arte che si rivela anche nelle più corte novelle qui raccolte: 'Dopo il ballo », la sottile figurazione dello stato d'animo di un innamorato, che uscendo da un ballo, col cuore ed i sensi pieni dell'incanto di una giovinetta soave e di ammirazione per la nobile e leale figura del colonnello padre di lei, lo vede in funzione di brutale aguz- zino, mentre fa fustigare a sangue un sol- dato, e dal ricordo di quella indimenticabilescena è a poco a poco allontanato anche dalla figliuola; Aliocha: la morte di un pò- vero sguattero, una di quelle morti « tol-stoiane . di esseri poveri e passivi, torri- bili di umiltà rassegnata; La ChodynJca, una delle ultime cose scritte dal Tolstoi nel 1910, l'acuta analisi di una folla che si precipita alla distribuzione gratuite di doniper l'incoronazione di un imperatore. Ho IaBCÌato per u,ltJm<> y rafioonto pa• r, • —j . -i j ; ampio: Hagi Murad; e il dramma incom- leto La luce spiende tenebre, perchè ^ ci permetton0 di discutere la tesi sin- g0,iare svolta dal traduttore nelle sue pa- „jne introduttive 5 n dramma di 0'ui q pudibondo traduttore iamenta la pubblicazione come « troppo in timo jj nostro gusto classico » e di graude importanza. Tolstoi ne scrisse i quat- bro primj afctj neli'anno 1886, vale a dire qUan<jo si era organata in lui quella dottri na dj riUUnzia ai beni sensuali, quella ade 6;one entusiastica e intransigente ai soli pi^ùicipi del Sermone della montagna, e quin di quell'attitudino di combattimento verso Ua ohjega, ortodossa ed ogni compagine di ri- tualismo religioso, che divenne faanoaa col suo nMne. Ferito, dal rimprovero di ipocri sja cne sentiva crescere attorno pel pa tento dissidio esistente tra le sue idee e u tenore di vita che conduceva nel seno dj un'agiata famiglia, cercò di rappresentare -m ull dramma l'asprezza tragica di quel contrasto interiore ed esterno, effigiò con e Battezza quasi autobiografica la propria fi gura, e con non minore le persone ed i casi della propria famiglia. Nicola Sarintscf non è che Un nome ; in realtà abbiamo innanzi a noi, Tolstoi ed il suo dramma. C'era da credere che l'apostolo di una religione nuova, prendendo a raupresenta re artisticamente la propria tragedia intc riore e famigliare, trascorresse in una trattazione dottrinale ed in un'apologia della propria figura. Il terribile senso critico di quella mente, quella sua disinteressata e spietata potenza di analisi, gli impedirono di cadere in quell'errore. Queste scene non sembrano, come sono, scritte dal protago nista, sembrano scritte da una libera mente che vede il dramma delle anime e dei corpi dall'esterno o dall'alto. Nessuna esaltatone di sè stesso e della propria missione : nes euna ironia spregiativa dei piccoli interassi «■• w oppongono al suo cammino; l'artista - ha rappresentato con perfetto equilibri© il 1 contrasto, con figure e scene vive e balzan¬ ti, con un senso tragico che saree dalle cose e non dalla volontà dello scrittore Bntriamo nella vita della famiglia e dai dialoghi dei famigliari vediamo sorgere de scritto con-ironia pungente le stranezze dei l'uomo ohe vuole spogliare sè stesso o i fi°li di ogni ricchezza o di ogni agio, per donar li ai diseredati: lo vediamo dipingere come un essere incomprensibile, un esaltato un pazzo: vediamo rappresentato con realistica semplicità il dramma di creature che voglio no vivere, come tutti vivono, con quei beni che loro diede la sorte e che il ferreooapric ciò di un allucinato vuol ridurre alla miseria evangelica. Vi è qualche cosa dell'amaro realismo dell'Ibsen nei brevi dialoghi con cui l'apostolo cerca invano di attrarre la moglie ed i figli alla sua fede. Vi sono par ticolari deliziosi in questa lotta fra l'istinto della gioia e la dottrina della rinunzia. A un punto l'apostolo dice alla moglie: « Macha, pensa che non abbiamo che una vita, e che è in nostro potere di viverla o di perderla ». ed ella risponde semplicemente con l'ener già e con l'eloquenza dell'istinto femminile: « Io non posso ne riflettere, nè discutere, Non posso dormire la notte: il bambino^mi spossa, a forza di succhiarmi il latte. E deb bo dirigere la casa, e tu invece di aiutarmi, passi il tuo tempo a parlarmi di cose che non comprendo ». E l'apostolo conclude trì stemente: a H terribile è questo: ohe la gente non ha mai tempo di riflettere alla propria vita ». Il contrasto cresco fino a di venire insopportabile: e una sera in cu: nella ca3a si dà un ballo per festeggiare ì fidanzamento della figliuola, il vecohio de cide di fuggire con un mendicante, lascian- do una lettera per la moglie. Sorpreso nel la fuga, si arresta: alle angosciose preghie re della moglie, cede, non persuaso, e ri masto solo, pensando alle rovine che ha pro curato, esce in un tragico grido al suo Dio: a E' possibile che io abbia sbagliato, abbie sbagliai» credendo a to'? O non è possibile padre mio! Non è possibile, ma per pietà vieni in mio aiuto ». Se dovessimo credere al "Wyzewa, quel tra gico contrasto, quella terribile lotta inte riore si addolcì negli ultimi anni di vita de Tolstoi. 11 vecohio lottatore avrebbe taci temente riconosciuto l'esaltazione del sue sogno e si sarebbe converso a pensieri più miti. Il Wyzewa ne trova la prova nel rae conto Baffi Murad ohe concepito nel 18fc< fu terminato sei anni più tardi, nel 1902 quando il Tolstoi era quasi ottantenne, II Tolstoi vi lavorò, come si desume dalle sue lettere a Tchertkoff, con vivo compia cimento : a lavoro instancabilmente ad È agi Murad ed è per me un meraviglioso diver timento ». Ora Hagi Murad è una pittura di quei costumi del Caucaso che il Tolstoi aveva conosciuto nei primi anni della sua carriera di ufficiale, e nei quali aveva trovato lo spunto per i suoi primi lavori, le novelle / Cosacchi: una pittura, magnifica di colore e di rilievo, mirabile di osservazione psico¬ ise mai, 1 esaltazione degli istinti primitivi e selvaggi. L'uomo che nel suo libro suU'artef aveva condannato ogni opera letteraria pri va di una tesi morale, ritornava da vec oni° ad una pura elaborazione artistica, ; Murad, la storia dell'amico e rivale dl Schamyl, il feroce vman, del Caucaso, che contese ai Russi la. sua terra, sembra al Wyzewa « uno dei più puri capolavori » del Tolstoi, un capolavoro, t in cui per un mi racolo letterario le superbe qualità pnmiti ve dello scrittore si fondono con quelle ac quisite nella_ lunga esperienza letteraria ». f. g™"1*10, ™ cxx]_ non si può consentire. |[ezza e alquante decorativa; Tolstoi ha sorit Jo pagine di colore-non minoridi queste e ne fa scritto di infinitamente più tragiche. La stranezza cronologica può essere ri cercata nel compiacimento provato dal vec chio stanco nel rivivere nei luoghi e fra le pensane della sua ardente giovinezza: non rispondono ad una evoluzione del suo credo estetico, ,*°te ,. atleta, alle sue teorie ma non rinnegarle od ab^ndonfle.-| £a£ Murad 6 un fru.tto «*T spettato che il Tolstoi tenne nei suoi casseti*'- Ma otto anni dopo, d vecchio indomito cono udeva con 1 azione diretta il dramma La luce splende nelle tenebre lasciato in compiuto. Come il suo eroe, Nicola Sannt fiiggiva una notte dalla casa m cui non PO^va più logicamente vivere. E la buona moglie, non poteva trattenerlo. Ed egli spe- I gnendosi in una lontana stazione ferroviaria, concludeva e consacrava ad un tempo con la i morte, la sua tragedia letteraria e la i. 'nl:cictaedrmn' lapn Bua tragedia reale. ■tiébiì.ì» «umubt bum»» twwb. Comte Leon Tolstoi : Contes et drames v f^^-J^^g* pjJrrtrTlMS?* Te0dOT C psv,ldzcncidsnnvspgnnbdvzcssspplacpbl

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