an bimbo arso vivo a d'una famiglia un bimbo arso vivo

an bimbo arso vivo a d'una famiglia un bimbo arso vivo an bimbo arso vivo a d'una famiglia un bimbo arso vivo »-«» o»w*u»« i» un wii«"<i i mu» «»»«■«• giovani eposl è tra le più grandi, le più pie- »^-« - i- ,„.it.iu ... _.—.1^.11 „n. bo arso vio a d'una famiglia un bimbo arso vivoLa sventura ohe ha colpito l'altra notte due due anni e mezzo, è stato trovato da suo di Un 1x100010 lettuccio' MÌ ««ale essi l'ave- *JP°et0 D"CM ** freddo. jLa «torta di questi infelici et vanne ■W*,d8t tUnzton*rt di pubblKa 9,0urezaa Che * °««PW<»o del doloroso fatto e da alcuni con- tad"« del dlntor.nl che ne conobbero da presso le vicenda |sulla nostra colline, poco lontano da Moti- 4W» lo .«radale del Cremo al N..523. *<»** un grazioso fabbricato del Quale è prò-, prietario 11 signor Fenoglllo. La villetta, che porta appunto, il nome del suo padrone, era stata a|Httata temD0 addietro a certo flran ceM0 lmhsn- u* bravuomo sul ventanni che ;v> era andato ad abitare con la moglie ed il suo piccolo Leopoldo. ' Francesco Imbert ai faceva chiamare pittoret0lt0iL~ata « » din» il vero pjrfi con tanna imo a ef°' ♦ . na volontà e un discreto talento era ruttato per un pezzo a mantenere la lamigUuotla, ab- cozzando schizzi e ritraendo con garbo i- pocli' ci1CQtl racimolati sulle Aere e sui mercati dei vM„t lJJ*s'1 viwni. Ma la fortuna nom assistette il povero pUttarefotografo e lo colpi proprio quando dal suo lavoro si riprometteva i migliori profitti. Una nnM- , 1-^. ,n Sì i„i n rtoii„ nì~ru,* notUj 1 todr, ' ****** 0 deUa for-iarono l'uscio della villetta, penetrarono nel'le sue stanze, rovistarono da dina a fondo e gli portarono via tutto quello elio aveva di ™rll° \ ^ntocinquanta g, di risparaiio, maccntae fotoeraflche. accessori, abita, supellct. tui— Francesco Imbert restò privo di tutto, non potè più lavorare, nè pagare 11 fitto ario scadere del trimestre. Il padrone di casa non «ooUÒ Drom6S8e c ^hiCTe e obbilSÒ U 5110 inquilino ad accontentarsi di duo camerette al plano terreno: la cucina 0 la stanza da letto. Il poveruomo Invano cerco dumplegaral, invano chiese lavoro nelle fabbriche c negli stabilimenti della città. Tutti avevano operai in soprannumero. Così giunse precoso 0 rigiao imvenno e strila collina il freddo si fece sentire lnsiste^ e tormentoso. La famitfM. ai Fran- cesco av^be ^ * fame M la pietà aei vicini non fosse venuta in suo aiuto. Da qualche giorno un altro trimestre era passato. Il padrone aveva già avvertito che r, c-c?devf. ,fi dUfzlo^ho T^6 0 sfrattare. Ieri l'altro scadeva lHiltlmo termine, Francesco Imbert non possedeva un. soldo: pregò, supplicò che 11 padrone non lo cacCiasso cosi come si cacciano . coni, cne non lo riducesse sulla strada con le sue povere 0O9e' con la m°eHe sofferente, con 11 piccolo Leopoldo, che aveva tutto 11 corpo intirizzito.. Fu tautlile e lunedi scorso la vunetta venne sgombrata. La famiglia si accampò all'aperto, fuori del cortile, sotto una tenda bassa formata con due lenzuola, unite assieme e rattoppate. Quando glUMajkù! sera fu disuso .un i «onericelo ■ <l'uomo, la donna ed il bambino si accennarono per dormire. Ma il vento di fuori sibilava violento e passando tra lo fessure del leggero schermo geittava folate da gelo su quelle misere memora I-a si avanzava minacciosa e _ _ . . , la rafHca aumentava ad ogni ora. Francesco Imbert e sua moglie sollevarono il bambino che tremava tutto e piangeva, uscirono dalla 'tenda e cercarono un riparo. Va- giar<m,0 qnaxcuQ poCo e si spinsero rfsttotivameri»Q flno g». viUetta F^nfiito L'iv»rin «tb. "j"3*? nno _ ,a viuetta tenogiio. l uscio era socchiuso. Entrarono in punta di piedi. Nel- l'anticamera urtarono in un sofà. Quivi il piccolo Leopoldo fu adagiato, coperto, soaldato col nato (materno; ma la notte era tanto rigida che 11 bambino tremava emeora e planam& , , .,■ , , 1 due disgraziati stettero un po' perplessi e quindi pensarono di mettere in opera un espediente assai usato tra 1 corteadini. Presero un po' dH legna e vi applccarovio 11 fuoco; sulle brade e tra le fiamme vi deposero un grosso mattone; attesero che questo fosse caldo e avviluppatolo In un giornale lo collocarono In ™0, al letto' aocanto «* Piedirtl del too fl' glluolo. Il dolce tepore che si espandeva dalla pie tea aquetò il piccino, il quale si addormentò. Padre e 'madre uscirono 0 sotto la tenda, mentre la prima neve scendeva alla sommità della filino, passarono tutta la notte Ieri mattina due contadini, avvicinatisi verso lo 8 alla villa, videro da una finestra uscire del fumo e chiamarono al soccorso. Quelli che ' entrarono nella stanza invasa ancora dal fuoco oarto nan dimenticheranno più l'or cibile spettacolo che si parò loro inanzi Tra i farri contorti del letto, tra la cenere del pagllericclo 0 delle coperte distrutte era il cadavere del piccolo Leopoldo Imbert, quasi com pJetamente carbonizzato. Pochi resti sangui nolenti stavano ancora attaccarti alle ossa die) P***0 0 aUa testa- ma le SPainbe erano distrutte. u"° "t™210 san20- Dar,! " fuoco che covava nel pagtlericclo venne subftto spento e. l'opera più pietosa fu quella di rimuovere il morticino e di avvertire i disgra. ziatissiimi genitori. Accadde una scena tra le più angosciose ed impressionanti. La povera madre strappandosi « capelli, pazza dal dotore, chiamava chilamava il suo. figliuolo non sapendosi dar ra- glone d'essere stata anch'essa la Urnvolon- tarla causa di cosi grave disgrazia. E come questa potè avvenire fu facile spiegarlo. Evidente-nemte al mattone levato dal fuoco deve essere rimasta qualche scintilla od anche una bracia nascosta In una fessura. Bastò tanta piccola esca a provocare prima l'incendio del giornale e quindi delle lenzuola e di tutto il letto. Sul luogo si e recato il delegato Ghlsi della seziono di Borgo Po e la guardia Tempesta della squadra mobile. L'Autorità giudiziaria ha ordinato una severa Inchiesta.

Persone citate: Francesco Imbert, Leopoldo Imbert

Luoghi citati: Borgo Po