Un'inchiesta sui casi di malattia tra gli allievi dell'Accademia navale nella cerente campagna d'istruzione

Un'inchiesta sui casi di malattia tra gli allievi dell'Accademia navale nella cerente campagna d'istruzione Un'inchiesta sui casi di malattia tra gli allievi dell'Accademia navale nella cerente campagna d'istruzione i.*.' Livorno, 2, ntu». \ In seguito ad un articolo di un giornale di Milano sulla morte di due giovani allievi della nostra Accademia Navale non appena ritornati dalla campagna in Libia, il locale Telegrafo si rivolse per spiegazioni al comandante contr'ammiofaglio marchese Del Buono. Questi non ha voluto diro una parola al giornalista che l'interrogava, trincerandosi dietro ■la riserva Impostagli dalla disciplina militare, , «pecialmentè dopo che dei tatti avvenuti nelcorso della campagna di istruzione degli, allievi è stato fatto dettagliato rapporto ai ministro della Manina. i II Telegrafo, però, ha raccolto sull'importante argomento varie dichiarazioni .11 persone che, per il loro ufficio, hanno avuto contatto con gli allievi. Il giornale stampa che la Fla> vlo Gioia parti da Livorno con jrll allievi dell'Accademia, i (juall avevano recentemente superato l'esame di ammissione, dopo che non .due, ma un solo marinaio era stato sbarcato, 41 quale nel corso della prima traversata si era ammalato di febbre gastrica. £' stato però assicurato al giornale che ltnfermeria nella Quale era stato degente il marinalo, che giunse a Livorno completamente guarito, cosi da poter essere mandato in licenza, era stata rigorosamente disinfettata, tanto è vero che in quella parte del bastimento, la quale è ben separata da quella in cui si trovavano gli «ìlievi, noni sì è avuto nessun altro ammalato, irò la malattia ha avuto nessuna ripercussione nel numeroso personale di bordo. La Flavio Gioia giunse a Triipòli il 28 e ali allievi furono fatti scendere a terra per fioche ore, accompagnati dagli ufficiali e sotto!à sorveglianza dell'ammiraglio, de! coman-dante della nave e dell'ufficiale medico di bar-do. La malattia, che ha costato la vita al ni-pote dell'ammiraglio Martini e al figlio delcomandante 'Monaco, si è sviluppata la sera del 23, con quattro casi, che i medici di bordo dichiararono causati da imbarazzo gastro-febkiile. Infarti, gli ammalati guarirono con poche cure adatte alla circostanza in quattro o cinque giorni. 'Nei giorni successivi si presentarono altri casi do allievi ammalati e nel coreo della campagna d'istruzione furono assaliti dalle febbri 27 giovinetti, tutti dei primo corto. I casi non [presentavano carattere di gravità tanto da rendere neoessario lo sbarco in Jin ' porto. Solo two dei più linfatici mentre la Flavio Gioia faceva carbone a Messina, fu ricoverato all'ospedale <\ quella città ed ò ora quasi ristabilito in salute. La sFlavìo Gioia« fece ritorno a Livorno, perchè il comandante dell'Accademia giudiciS'a ebe nell'infermeria dell'Accademia stessa 1 giovani sarebbero stati meglio curati. Gli ammalati, tolti 1 due, disgraziatamente morti, sojin f-iv*i crns.riinone: nualcuno, anzi, è già uscito dall'Istituto. Il Ministro della Marina ba Inviato qui il colonnello meiflico, dottore j*h<% npr una inchiesta minuziosa, e l'inquirento ha riconosciuto che tutto quanto era necessario, sia per la cura, sia per impedire la diffusione del male, era stato scrupolosamente eseguito. Circa l'affare del ghiaccio infetto, che sarebbe stato somministrato agli allievi, gli informatori de] o Telegrafo » hanno concordemente escluso che ciò sia avvenuto, ed affermano, anzi, che a Bengasi non fu mai richiesto ghiaccio per la nave da guerra « Flavio Gioia ». Sulla nave non è mai stato adoperato altro ghiaccio che quello fabbricato dagli impianti della nave stessa, che non venne affatto somministrato agli allievi. E' altresì inesatto che si dovettero collocare altri ammalati nel reoarto desìi allievi sani, t/tnfermeria delle navi da guerra, come si può comprendere, ha un numero limitato di poeti, e qualche giovane ammalato dovette f.sst^ re ricoverato in un locale attiguo all'Infermeria, ma sempre però lontano od assolutamente isolato dai sani. Fino a qui le informazioni del « Telegrafo ». Si aspetta con ansia l'interrogazione che svolgerà alla Camera l'onorevole Orlando, e la risposta del Ministro della Marina, dalla quale scaturirà la luce completa mi fatti. ' • . ", Ite del Sostituto Procuratore Generalealla Corte d'Appello di Roma . Roma, 2, notte. il comm. Avellone, sostituto procuratore generale alla Corte d'Appello di Roma, ha presentato al ministro guardasigilli lo sue dimissioni dal posto coperto, con una lettera nella quale le dimissioni sono cosi motivate: i Eccellenza, Non pei' il responso del Consiglio suporiore della Magistratura, auspice isignor Oronzo Quarta, io mi dimetto. Di fronte a quel responso stanno due cosej. l.o la pubblica universale estimazione dall'uno .all'altro estremo d'Italia per l'opera mia modes'ta come avvocato prima, come magistrato poi, come uomo di cuore sempre; 2.o la mia convinzione profonda che posso fare a meno dell'Impiegoperchè la mia attività_a settantanni compiutidegna di riposo per i termini rigorosi di legge della Magistratura, 6 tale e tanta da far concorrenza forse ai più giovani ed ai più fortlottatori di questo mondo. Mi dimetto perciò regalando con questa mia dimissione 19 mesate di stipendio allo Stato e che spero prò curerete Voi di devolvere, se le leggi burocratiche dell'Amministrazione ve lo permetteranno, a beneficio delle vedove ed orfani dei miecolleghi, malo retribuiti e male ricompensat« che morirono in servi-zìo. Regalando la pen«Tone Mauriziana di L. 250 annuali della qualndo, e pregando sia devoluta a beneficio dqualche altro magistrato più povero di me che■i trova in sei-vizio, regalando la Commendadella Corona d'Italia e tenendo solo la Crocdel SS. Maurizio e Lazzaro, che da 35. anngodo e come omaggio che rendo alla Casa Savola che amo e come omaggio aTTftalia chda una simile Famiglia è rappreserftata nemondo, accettate le mie dimissioni e credetemi. — Firmato: G. B. Avellone ». A proposito della lettera del comm. Avellone, sostituto procuratore generale della Cortdi Appello di Roma, al Ministero di Grazia Giustizia si dichiara che la lettera effettivamente è perveuuta, ma che il Ministero, riteto^kdo di non poterla ricevere, perj terminIn cui era redatta, l'ha mandata al Procuratore Generale del Re, senatore Vacca, perchè la restituisca al mittente.

Persone citate: Avellone, Del Buono, Flavio Gioia, Gioia, Oronzo Quarta, Vacca