Una domenica in castigo

Una domenica in castigo Una domenica in castigo a Sei andato a trovar© in collegio la Pia .Vèrri come t'avevo raccomandato prima ohe tu partissi? Mi faresti tanto contenta!... > La mamma ha scritto queste righe in fondo ad una di quelle lettere ohe spedisce di rado al figliuolo, assai di rado, ma ohe sono volumetti interi di carta sottile sottile, edritte con inchiostro pallido, odorose di un profumo soave e antico (la mamma tiene la carta da lettere nel cassetto dove serba le cravatte di prèso e le velette passate di snoda) e con tutte le notizie, per disteso, della casa e del paese : nella stanza dei forestieri appaiono'delle chiazze d'umido, le tende della soletta a pianterreno cominciano a tarlarsi, il ciliegio del giardino vuol morire, la figlia del giardiniere si è sposata.... In fondo, poi, in qualche angolino trascurabile, la mamma parla di sè. c Io sto benÉBsiimo, non ti preoccupare a mio riguardo... » Quando riceve queste lettere, Alberto Bea ai piomba per qualche giorno in una malinconia nera e profonda come un pozzo. Égli pensa al passato, quando niente gli pareva bello lontano da sua madre ed ha vera» sè stesso un sentimento di avversione» quasi di odio. Non già che ora l'ami meno, la mamma, ma allora... Egli ricorda: era uno strazio tutte le'volte che la lasciava a casa e partiva pel collegio, era una felicità senza pari quando ritornava per le vacanze estive. Ogni volta, abbracciandola, le diceva: — Non voglio- proprio più andar via, cài!.... La mamma sorrideva, poi sospirava, poi, il momento venuto, lo persuadeva a ripartire. — E' un gran sacrificio per entrambi... Ma il tempo passa presto e quando sarai grande.... — Quando 6arò grande — le giurava (Alberto — non ci separeremo mai più!... — Davvero?... — Davvero!.... Ella sembrava una bambina con quel sorriso trepido sulla bocca, mentre gli occhi amorosi le lucevano di lacrime, e nulla pareva più bello ad Alberto di quel viso pieno di malinconia e di speranza insieme. — Non ho che te ! — ella gli diceva. — Ricordatene... Povera mamma, aveva ragione!... Il babbo non era cattivo, ma non' sapeva far fé lìce nessuno, neanche sè etesso, epperò era sempre malcontento e taciturno. Non si udiva la sua voce se non quando l'alzava irosa e stridula a lamentarsi di tutto e di tutti, specialmente dopo certi lunghi viaggi, dai^ quali tornava dopo aver sperperato denaro e salute. In quei giorni ella sbiancava ad ogni momento, come se si sentisse morire, cogli occhi pieni d'angoscia e le mani' tremanti. Talvolta stringeva suo figlio tra le braccia; perdutamente. — Ab non ne posso più !;.. Non ne posso più!... Fa presto Alberto a diventare un uomo!... In quei rari sfoghi ella si lagnava amaramente di tanta vita, di tanta gioventù così miseramente consumata, di tanti sforzi per risparmiare quella poca fortuna, di tanti «acritici inutili, e, pure ascoltando in silenzio ■ quei singhiozzi, quei ■ dolorosi riimpianti, egli si sentiva fin d'allora forte e fièro come un uomo, col cuore traboccante di pietà e d'amore per quella dolce fragilità che si appoggiava a lui. — Abbi pazienza ancora... Il tempo passa presto!... •Sì, il tempo passa presto; molti anni so< ccmsgccstdno. passati, il babbo è morto, Alberto è diventato un uomo, ha variamente vissuto, goduto e sofferto, si è lasciato incatenare. da molte passioni ed è precocemente invec- chiato, cedendo alla forza delle abitudini, Icomponendosi una ■ vita che non gli piace, faoendou trascinare e trascinando a sua Tolte, creature che gli ripugnano e'' dalle quali non sa distaccarli, svogliato e triste, Bensa più voglia di lottare. Molto cose sono passato o mutate; solo la mamma è rima- sta sempre laggiù, in casa, tutta sola e|tutta bianca ormai, anche nei capelli, oon quel suo viso assottigliato e cèreo, e quel sorriso torme, ancora pieno di malinconia, ma Bensa più alcuna speranza. Ella non ha mai ricordato a suo figlio i giuramenti di un tempo; da un pezzo si è messa hi disparte, senza rancore. In tanti anni di dolore crescenti e di speranze deluse, ella ha imparato la vita; sa che il suo destino non è diverso da quello di molte madri, per le quali il figlio è perduto per sempre, benché sia vivo e sano, e si limita perciò a domandare ad Alberto delle piccole cose, con quel tono di tenera preghiera che le ò proprio e che fa tanto male al cuore del figliuolo, peggio di mille rimproveri. « Vorrei un regalo per la figlia del giardiniere che si sposa. Mandami qualcosa tu ohe stai in città e sei al corrente della moda. Mi faresti tanto piacere! > Così ha scritto''la volta scorsa e subito Alberto le ha spedito una bella catena d'oro. « Va a trovare la Pia Verri in collegio. Sarei tento contenta!.... » E per farla contenta (egli che sa bene come ella non potrà mai più essere contenta di lui) andrà oggi che è domenica a trovare questa piccola Pia. Iu un fogliolino aggiunto alla lettera la mamma gli dà le più minute informazioni sul conto della bambina. a E' la figliuola della mia povera amica Corinna, morta tanto giovane, te ne ricordi? Suo papà è capitano di marina, fa dei viaggi eterni, la piccina è stata sempre in collegio uu po' a Napoli, un po' a Firenze, dove aveva dei parenti; li ha perduti quasi tutti, adesso... Credo che abbia solo dei cugini, costà... Oh come la prenderei volentieri «e» me, se Bua *>asi tento(Bacchia !.....» SìK egli andrà. E presa questa risoluzione va a vedere che cosa fa Claudia nel salotto. Ella è là,accigliata e immobile, distesa "sul canapè, colile mani intrecciate sotto il capo, male avvolta in una vestaglia sporca ; è fosca, muta, coi capelli appena ravviati, il volto grigio, rimpicciolito dalla noia, cogli occhi socchiusi e una piega di durezza sotto le labbra, abbassate agli angoli. Ella gli rivolge, uno sguardo ostilo: giornata nera oggi. — Che fai?.... La donna non risponde. — Esci? Seccamente ella risponde: — Sai ohe detesto di andare in giro la domenica! — Bene.... — egli dice.con uno sforzo. — Io esco per conto mio™ allora. Claudia gli vibra uno sguardo da vipera. — Dove?.... — Vado a trovare una bambina in collegio... Mi è stata raccomandata dalla mamma.... Ella lo lascia andare, abbozzando un sorriso ironico. Alberto sa che dovrà pagare quell'accenno alla madie, duramente, sa che al ritorno, stasera troverà Claudia in piedi, nervosa e vibrante, frueciante di sete, luccicante di gemme, coli'occhio grande e lucido, colle guancie rosse di belletto, la testa carica di capelli finti, le dita piene di anelli; sa che dovrà seguirla alla trattoria, nel teatro, nei calie, dovunque ella vorrà trascinarlo, senza dirgli una parola, guardando butti gli altri uomini coi suoi, occhi viziosi .di femmina perduta. Così pagherà per aver detto « la mamma » con quel tono, senza, con questo, placare l'odio istintivo di Claudia verso la madre pura e dolorosa. Egli lo sa, ma non torna indietro. Compra da un confettiere un grosso cartoccio di marrons-glacés e lentamente sale su per la collina, fino al collegio. E' un convento veramente; una casa bianca, con inferriate, un giardino chiuso da un muro alto, un silenzio di tomba. Lo fanno entrare in un parlatorio lungo e stretto, opn poche finestre che danno sul giardino, molte seggiole iu fila e, alle pareti, degli scaffali chiusi, delle vetrine piene di ricami e di disegni (lavori delle educande) e qualche immagine sacra. Due fanciulle parlano con una vecchia signora. Non si sente che quel bisbiglio cheto e dolce. Fuori, nel giardino, qualche raro volo d'uccello, tutti'gli alberi d'oro, i sentieri coperti di foglie d'oro: il divino autunno. Una maestra assistente è scesa e dice al visitatore che l'alunna 'Verri è in castigo nella stanza da studio, epperò non è uscita coi parenti. Per un favore speciale egli la potrà vedere: tra un momento scenderà. Nel frattempo ella si lagna assai: l'alunna Verri non ha voglia di studiare, è negligente, è continuamente distratta... Fare ad Alberto che ila severa e legnosa assistente sbirci con ostilità il pacco che egli tiene in mano e sente un vivo desiderio di nasconderlo per paura ch'ella glielo confischi per via di quel benedetto castigo.' — Eccola. Alberto Re ani trattiene a stento un'esclamazione. — Com'è alta!... E come somiglia alla sua povera mamma!.... La fanciulla, aita e sottile, si avvicina esitante e tuttavia curiosa, infinitamente leggiadra in quell'atteggiamento, e ascolta colle palpebre chine, quello che le dice, presentandosi, lo sconosciuto. A un tratto il suo viso s'illumina; ella alza gli occhi rag gianti. . — Ah sì!... Sua madre mi ha scritto qualche volta. I Si mettono a sedere una di fronte all'ai tro, vicino alla finestra aperta ; la fanciula la, pur così alta, sembra una bambina ape pena è seduta ; ella nasconde i piedi sotto la sedia, si stringe nervosamente la cintura o colle mani dietro la schiena, si tormenta la lunga treccia, tiene gli occhi bassi e preue|(Je arrossendo il pacco dei marrons-glacés. — Grazie, li mangerò insieme con una mia amica, stesserà, e i a i i a o l o a a . a a e o a l - Tutti in una volta?... ! Pia si mette a ridere e il suo imbarazzo scompare. Ella comincia, a guardare con fi- ducia quel signoro elegante e pallid* che>a tutta prima sembrava grave e atHpato ed invece è così giovane quando ride o.quando la guarda'con occhi pieni, di bontà e di simpatia. E veramente egli si sente ringiovanire solo a guardarla. Di che pura e fresca materia è formata quella giovane creatura! Nella luce violenta e dorata del uo-1 volto- che pomeriggio, tutto brilla in q splendore di capelli biondi, di .denti perla cei„ di pelle candida, di occhi celesti da bimba sotto le ciglia lunghe, di labbra liscie e scarlatte!.... — Credevo fosse mio cugino. '— Avrà avuto una delusione... — Nemmen per sogno!... — ella dice, candidamente. — Mio cugino è vecchio e brontolone e mi avrebbe fatto una bella predica, sa!... Son terribili lui e sua mo-: glie. Tutte le volte che vado da loro torno; qui piangendo. Son proprio contenta che apetto credevano di farmi! — Ho sentito... veramente to un po'tmbarazzato. Ho sentito che è in castigo, oggi.. . . ,. •m abbian levata l'uscita oggi. Chissà che di- n^OTo„« aì t .ri" Ai»*.*-c*ico "' _ (subitamente su occhi di Pia, si riempio- .... °\ „ * *rr;. no di lacrime. No, ella non ha voglia di , ,. v ' „ -, , ■ 5 • studiare ne di eter la dentro ; è vecchia, ha già diciannove anni e un mondo di fa-1 stidi. La sgridano sempre perchè è distratta... Sicuro che è distratta!... Ma bisogna saperne il perchè; bisogna sapere ohe in. quei momenti, pensa a suo padre lontanoai parenti che ha perduto, alle amiche che ha lasciato; è già stata in tante' città, in tanti collegi, per quella sua povera vita randàgia di fanciulla sola, e,, adesso, al pensiero di'dover andare a'stare — uscita di collegio — dai suoi vecchi cugini, si sente agghiacciare il cuore. Poi ella dice, più piano e più commossa: — Alla mia mam|ma però .penso .sempre... Davvero che lei l'ha conosciuta?... — Sicuro... E come le somigliava! Senza saper come.; Alberto diventa loquace; egli descrive la s-ila casa, in campagna, e quella bella giornata — oh quanti anni fa ! — in cui tornando dalla-,città — egli ha • trovato le due signore, la madre e l'amica, sedute nel giardino, sotto il ciliegio, ve- ' stite di bianco, con un gran cappello dipaglia in testa. L'amica,. anzi, aveva sul cappello lina ghirlanda di fiori. — Come se ne ricorda! — esclama Pia giungendo le mani. Sicuro che se ne: ricorda, ' soltanto, non confessa ohe Corinna è stato il suo primo' e segreto amore. Allora, egli l'aveva salutata chiamandola signorina e sua madre si era messa a ridere. — Ma Corinna è' maritata sai... Magari fosse ancora signorina ; ' la sposeresti, tu. ' Corinna aveva arrossito dello scherzo, ridendo essa pure .Che lungo mese di felicità!... Il babbo non c'era, Alberto aveva sedici anni, la mamma pareva mi po' più [contenta e Corinna, convalescente di una o a a a a lunga malattia, diventava ogni-giorno più rosea, cóme una fanciulla.' ' " -. ' Quanto ridare, quanto cantare nel grande ... ,. , ° • giarunio m casa.... , - ... • — Ed io le somiglio? — Molto... TSn lungo silenzio. Essi sono soli nel par- i , • . ' „ . . : j latorio, accanto alla finestra.aperta di dove viene il profumo dolce e inebriante di tutto il giardino sfiorito del convento. Qualcosa passa negli occhi e nel cuore di Alberto occhi della fanciulla incontrano i suoi e si velano, uu momento, di tenerezza. Come tócca nel cuore ella si avvicina a lui rideu- . e e timida. ■ . ■ —Come ha fatto beue a venire a tro- vanni!... Sano tanto soia, io... E lei è pure solo qui?.... — Anch'i», 6Ì... Ah bambina, egli non può dirti ohe purtroppo non è 4olo, che il suo passato è triste i tenebroso, che una douna sta attraverso alla \ììa v'ita « non ai deciderà forse mai alia sua vita e non si acciaerà, rorse mai a liberarlo di sa... egli non può dirti oue- passa negli occhi e nel cuore di Alberto ti •< i i- . ,. . • . ' • Reani, qualcosa di sottile e di misterioso, ,,. „ 'i " , ., , > , i infinitamente languido e dolce. I grandi sto; perciò si alza-bruscamente per andarsene e sente disprezzo o pietà per sè stesso. — Tornerà? — ella domanda ansiosa- mente con un tremito di pianto nella voce...— Scriverò a-sua madre, sa?.... -Grazie; forse tornerò. Arrivederci ' . . , , . , . , , ¥o™> o centro scende lentataente^ dal>-<*>Uh». ..immagina la fancmlla seduta al suo fc^ol° studio, ;tnste e sola che 1 a"P**». fertilmente, e uon capisce probe *h non ritorna. - Eppure!... Se-sapessi.vo lc'™!— ' • ■' ' ' ■ >PP««. ^e cosa conta tutto il resto e ll e' 'A.'P"9**0, ?, 1 tormentl dcll° fmi<> la schiavitù ■ della carne, m con- 'ron';o "l questo puro senso d amore, ti malinconia, di tenerezza struggente che lo La ^vaso tutto davanti a quella pura già ; vinezza iu fiore?. — Se sapessi volere!... ! Se sapesse buttar via la catena e tornare a casa dalla madre, portandole una figlia nuova,-una Corinna rediviva e dirle: — Questa volta non vado più via .davvero, sai... E vederla contenta una volta; prima che muoia... 1 Sogni, dolci 60gni !... Sua madre, Corin- CAROLA PROSPERI. na, Pia... Sogni che svaniscono lungo la . , • . i i -n.- .strada mentre egli torna verso la citta, ver¬80 ^ KUo,destino. Ma il suo cuòre non si è ancora chiuso, quel senso d'amore e d'ebbrezza che è entrato in hii gli gonfia ancorail petto. Qualunque cosa accada egli non «■ , ■ * * t* l lo lasciera. soffocare. E per questo, un ■ • ■ . ....'>» . . ; giorno, forse, ritornerà,

Luoghi citati: Firenze, Napoli